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giovedì 29 aprile 2021

 


VENERDì 30 APRILE 2021
Clamoroso
In Cina andare a messa è vietato ai minori di 18 anni [Franco, CdS].
 
In prima pagina
• Poco dopo la mezzanotte italiana, durante un raduno religioso in Israele a cui partecipavano decine di migliaia di ebrei ortodossi, per il crollo di una gradinata, una quarantina di persone sono morte e un centinaio sono rimaste ferite
[vedi la rubrica Incidenti]
• I nove ex terroristi arrestati a Parigi non vogliono tornare in Italia, i giudici della Corte d’Appello hanno permesso loro di aspettare l’esito del processo di estradizione a casa propria in libertà vigilata. Di Marzio è l’unico dei dieci ancora in fuga
• Il gioielliere di Grinzane Cavour che ha sparato e ha ucciso due rapinatori ora è indagato. I banditi usavano una pistola giocattolo
• Ieri ci sono stati altri 288 morti. I posti occupati in terapia intensiva sono 2.640 (-71). Il tasso di positività sale al 4,3%. Le persone vaccinate sono 5.697.317 (il 9,55% della popolazione)
• Gli stadi iniziano a riaprire, alla finale di Coppa Italia potranno assistere 4500 spettatori. In Egitto Patrick Zaki ha chiesto di essere vaccinato in cella
• Una ventiquattrenne violentata e accoltellata a Pompei è morta in ospedale. Aveva le caviglie spezzate
• La Procura di Verona ha messo sotto inchiesta un uomo che ha vinto due volte di fila al Gratta e Vinci. Lo sospettavano di truffa
• In Puglia la polizia ha trovato 65 mitragliatori d’assalto, 33 fucili, 99 pistole, mine anticarro, bombe a mano, circa 300 detonatori e 10 silenziatori per pistole nascosti in una masseria
• L’avvocato di Vittorio Lauria, uno dei tre amici di Ciro Grillo, ha rinunciato al mandato dopo la puntata di Non è l’Arena in cui lui ha mandato all’aria il suo lavoro
• Navalny riappare in tribunale con il volto scavato e i capelli rasati
• Ergastolo a Igor il russo per i tre omicidi commessi in Spagna
• La Cina ha lanciato in orbita il primo modulo della sua nuova stazione spaziale
• Il Papa ha vietato ai cardinali di ricevere regali di valore superiore a 40 euro
• Incidente nel cantiere del deposito di Amazon ad Alessandria, un morto e cinque feriti
• Europa League, il Manchester United batte la Roma 6-2.
• È morto a 26 anni Filippo Mondelli, campione del mondo di canottaggio nel 2018. Aveva un osteosarcoma alla gamba sinistra
 
Titoli
Corriere della Sera: Vaccini, corsa delle regioni
la Repubblica: Giustizia, i corvi del Csm
La Stampa: «Il pass vaccinale non va, mette arischio la privacy»
Il Sole 24 Ore: Recovery, via libera al progetto Draghi / Decreto da 35 miliardi per investimenti
Avvenire: Pulizie di primavera
Il Messaggero: Gli statali in ufficio da lunedì
Il Giornale: Chi difende i terroristi
Leggo: Pompei, morte choc di una 24enne
Qn: Noi 500 mila vaccini, Berlino il doppio
Il Fatto: Figliuolo smentito, vaccini al ralenty
Libero: Primo Maggio, la festa dei disoccupati
La Verità: Buoni con i terroristi, duri con chi si difende
Il Mattino: Un freno allo smart working
il Quotidiano del Sud: Uscire dal labirinto del non fare
il manifesto: La finzione ecologica
Domani: Tassare le grandi multinazionali è possibile: chiedete a Joe Biden
Pulci di notte
di Stefano Lorenzetto
In un’intervista (peraltro nobilissima) rilasciata al Corriere della Sera in occasione dell’arresto in Francia del latitante Giorgio Pietrostefani, mandante dell’uccisione di Luigi Calabresi, il figlio del commissario di polizia assassinato nel 1972 da Lotta continua ricorda: «Il giorno dopo l’omicidio di mio padre, sul Corriere della Sera apparve un solo necrologio firmato da un privato cittadino. Fatico a pensare alla solitudine che lo circondò anche da morto. Era tanto tempo fa, erano tempi feroci». Trattandosi di un giornalista, cioè di quel Mario Calabresi che ha diretto La Stampa e La Repubblica, ci saremmo aspettati più precisione. Magari dipende dal fatto che all’epoca aveva appena 2 anni, e quindi non può ricordare, ma il 18 maggio 1972 sul Corriere, oltre ai necrologi della famiglia, dei parenti, di molte questure d’Italia e di due aziende, apparvero quelli di 14 privati cittadini, comprendenti le partecipazioni al lutto di 111 persone. Tra i firmatari di tali necrologi figuravano condomini e amministratore del centro residenziale milanese Cherubini 6, davanti al quale il commissario Calabresi venne assassinato, l’imprenditore Antonio Lanfranchi, l’ingegner Orazio Bagnasco e la Lega internazionale per i diritti dell’uomo. Fra l’altro, Mario Calabresi contraddice sé stesso, perché nel libro Spingendo la notte più in là (Mondadori), in cui racconta la storia della sua famiglia, scrive: «Luigi Calabresi, padre di due bambini con un terzo in arrivo, ucciso con due colpi sparati alle spalle, vittima di un pubblico linciaggio furioso, ebbe solo quattro necrologi spontanei e non dovuti».
Nel titolo d’apertura di prima pagina, dedicato al caso del presunto stupro di gruppo che vede fra gli indagati il figlio di Beppe Grillo, La Verità specifica: «I giudici dovranno capire qual’era lo stato psicofisico della ragazza alle prese con i tre giovani». Quale si può troncare in qual, ma non si apostrofa mai dinanzi a parola che inizi per vocale (qual è, non qual’è). Ove non bastasse la conoscenza della grammatica, dovrebbe sopperire l’incipit della Divina Commedia, soprattutto a 700 anni dalla morte di Dante Alighieri: «Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita. / Ahi quanto a dir qual era è cosa dura / esta selva selvaggia e aspra e forte / che nel pensier rinova la paura!».
«Giallo nel Reggiano: fermato il figlio dell’uomo uomo trovato col cranio sfondato in casa con la moglie ferita», titola il sito della Repubblica. Ricapitolando: 1) l’uomo è davvero un uomo, e non una donna; 2) l’assassino gli ha sfondato il cranio in casa usando la moglie ferita come arma contundente. La famosa analisi illogica.
Sul medesimo sito: «Il ritorno su un podio degli Europei dopo 7 anni sulle note di “Bella Ciao”, e proprio nel giorno della Liberazione. Vanessa Ferrari conquista la medaglia di bronzo nel corpo libero alla rassegna di continentale (sic) di Basilea». Ma allenarsi per 7 anni con Bella ciao nelle orecchie non sarà troppo anche per i più resistenti della Resistenza?
Nella sua rubrica Buongiorno sulla prima pagina della Stampa, Mattia Feltri incappa in uno sfondone storico: «Gli armeni furono spazzati via in particolare negli anni della Seconda guerra mondiale, il novanta per cento fu ammazzato o cacciato dalla Turchia e più dei numeri potrà il testo di un telegramma spedito dal governo centrale alla prefettura di Aleppo – oggi in Siria, allora nell’Impero Ottomano. “Il governo ha deciso di eliminare completamente tutti gli armeni... senza riguardo per le donne, i bambini, i malati. Per quanto possano essere tragici i mezzi di sterminio... bisogna mettere fine alla loro esistenza”». Il genocidio armeno a opera dei turchi iniziò nel 1894, culminò nel 1915 e proseguì fino al 1922. Infatti il telegramma citato da Feltri fu spedito il 16 settembre 1915 da Mehmed Talat Pascià, l’architetto del Metz Yeghérn (Grande Crimine), come documentano le ricercatrici Flavia Lattanzi ed Emanuela Pistoia in The Armenian Massacres of 1915-1916 a hundred years later open. Questions and tentative answers in international law (Springer).
«Quelle che provano a godersela, vengono stecchite dalla punizione divina: il vaiolo si porta via la cortigiana balzachiana Nanà e anche la marchesa de Merteuil ne Le relazioni pericolose», scrive Chiara Tagliaferri su Domani. Duole deluderla, ma Honoré de Balzac non c’entra nulla, essendo Nanà l’infelice protagonista dell’omonimo romanzo di Émile Zola (come Tagliaferri dovrebbe ben sapere, visto che è una scrittrice).
Didascalia sotto una foto a corredo di un servizio del Corriere della Sera su Fernande Grudet (1923-2015), meglio nota come Madame Claude, che in Francia arrivò ad arruolare 500 prostitute: «Madame Claude fu anche una potente “protettrice”. Insisteva che le “sue” ragazze imparavano i modi dell’alta società». Ci sfugge il significato dell’anche, avendo costei fatto soltanto la maîtresse. E per l’agghiacciante imperfetto al posto del congiuntivo ci appelliamo a san Francesco di Sales, protettore dei giornalisti.
SL

C’era una volta
Dieci anni fa
Domenica 1° maggio 2011. Papa Giovanni Paolo II viene proclamato Beato. Alla cerimonia assistono 2.300 giornalisti provenienti da 101 Paesi, 87 delegazioni, sedici capi di Stato, cinque re, un milione di fedeli, in gran parte polacchi, e due miliardi di telespettatori. A celebrare l’evento –iniziato ufficialmente alle 10 in piazza San Pietro – Benedetto XVI, che indossa pianeta e mitria di Giovanni Paolo II, e adopera il suo calice. A portare al Papa e all’altare in piazza San Pietro la reliquia del beato, un’ampolla del suo sangue è stata, insieme a suor Tobiana, per 27 anni al servizio del Pontefice polacco, la suora francese la cui guarigione dal Parkinson ha fatto sancire la beatificazione di Wojtyla. Alla proclamazione da parte di Benedetto XVI, alla scopertura dell’arazzo col ritratto di Giovanni Paolo II sulla facciata di San Pietro grandi scene di giubilo e commozione tra i fedeli, sventolio di bandiere, applausi, lacrime e il grido «Santo subito». La teca con le spoglie mortali del nuovo beato, traslata in basilica dalle Grotte vaticane, è stata meta, dopo la cerimonia, di una lunga sfilata di fedeli, fino alle tre di notte: in 250 mila solo nel primo giorno. Benedetto XVI si è inginocchiato in preghiera davanti al feretro, poi baciato, uno ad uno, dai cardinali concelebranti. Dopo la cerimonia, Napolitano e Berlusconi hanno avuto un breve colloquio con papa Ratzinger all’interno della Basilica, nei locali della sagrestia. Durante il Regina Coeli, il Papa ha anche ringraziato il presidente Napolitano. Ringraziamenti anche al sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Poi Benedetto XVI ha concelebrato la beatificazione con i cardinali, ma uno non ce l’ha fatta: il cardinale spagnolo Agustin Garcia-Gasco Vicente, ex arcivescovo di Valencia, è morto d’infarto in ospedale poco prima della cerimonia. Aveva 80 anni [Ansa].
«È il popolo di Karol: lingue ed età diverse, jeans o veli da suora, scarpe da ginnastica o sandali da frate, ma tutti accomunati dalla voglia "di esserci per lui" […] Dai megafoni viene diffusa la voce di Wojtyla ad accompagnare le migliaia di fedeli che ancora vogliono entrare "perché oggi è il giorno di Wojtyla ma anche il nostro, il giorno di chi gli ha voluto bene", spiega Angela, scout di Firenze. E Salvatore, di Palermo, ha un modo tutto suo per ringraziare "questo Papa che era uomo e Santo": una volta uscito dalla basilica fa nuovamente il giro della piazza e si rimette in fila» [Lapenda, Ansa].
Alla Casa Bianca il presidente Barack Obama, il suo vice Joe Biden e la squadra di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, tutti riuniti nella Situation Room, seguono attentamente l’andamento dell’operazione Neptune Spear – nota anche come Geronimo e Abbottabad. Quattordici Navy Seals, comandati dal capo delle operazioni speciali William McRaven, si sta preparando ad entrare in un compound di Abbottabad. Dentro, stando all’intelligence, ci sarebbe il nemico pubblico n.1: Osama bin Laden, capo di al Qaeda. Spiega McRaven: «Non mi eccitai troppo, perché dopo l’11 settembre c’erano stati diversi avvistamenti sbagliati. Ma noi avremmo condotto la missione comunque, che fosse stato lui al 100%, o al 50% […]. Diverse ipotesi erano state proposte da altri, ma l’unica che io avevo avanzato era il raid. C’erano il bombardamento massiccio e quello chirurgico, però il presidente [Obama] non li voleva per il rischio di colpire civili innocenti, e l’impossibilità di provare che si trattava davvero di Osama. Perciò alla fine scelse il raid» [Sta].
L’operazione culminerà domani 2 maggio con l’uccisione di Osama Bin Laden. Continua McRaven: «Avevo i migliori piloti di elicotteri al mondo, e i Seal erano tutti veterani. Sul piano tattico la missione non era complessa: volare dall’Afghanistan, entrare nel compound di Abbottabad, trovare Bin Laden, metterlo sull’elicottero e tornare. Mi preoccupavano i rischi ignoti, tipo se l’edificio era minato, o Bin Laden dormiva con una cintura esplosiva. Però sapevo che i miei uomini potevano farcela [...] Non ero emozionato - racconta a La Stampa - Ero ancora concentrato sulla missione. L’aspetto emotivo l’ho compreso dopo» [a la Stampa]. A New York sono appena terminati i lavori per la realizzazione del Memoriale in onore delle vittime delle Torri Gemelle.
A Bari, Francesco Totti segna la sua 206esima rete e diventa capocannoniere tra i viventi nati in Italia.
«I padroni di casa si portano subito in vantaggio grazie a un rigore concesso per un mani ingenuo di Juan. Niente paura perché Totti si carica la Roma sulle spalle e agguanta il pareggio con una rasoiata su punizione. Gol numero 205 in serie A, raggiunto un mito del calcio come Roberto Baggio. Il Bari non ci sta e ripassa in vantaggio. A complicare la vita ai giallorossi, ci pensa anche Daniele De Rossi che si fa cacciare per una gomitata a un avversario. Totti pareggia ancora i conti su rigore, poi i pugliesi, rimasti in 10, colgono un palo. La Roma risponde con un altro legno (ancora Totti su rigore), il Bari allora prende una traversa. Perrotta si fa cacciare e la Roma rimane addirittura in 9. Un delirio. “Fino a due mesi fa dicevano che fossi il male della Roma, mi criticavano spesso e volentieri. Il mio segreto? La testa è la prima cosa. Se stai bene di testa puoi fare grandi cose. Non sono morto, non morirò mai”, dichiarerà il Capitano giallorosso a fine gara, presentandosi davanti alle telecamere in maglietta e la scritta: The King of Rome is not dead, la celebre frase pronunciata dal telecronista Richard Lightbown nel corso del derby giocato poche settimane prima, deciso proprio dalla doppietta di Totti» [Carducci, vocegiallorossa.it].

Venti anni fa
Martedì 1° maggio 2001. Concerto del Primo Maggio a Roma. «Per la prima volta, la piazza ha (quasi) superato la platea televisiva. Il concerto da piazza San Giovanni è stato seguito dalla folla record di 800 mila ragazzi, 300 mila in più del passato (tutto esaurito perfino sui tetti delle toilette chimiche) grazie alla migliore visualità del palco e ai maxi-schermi. La diretta su Raitre ha un ascolto modesto: 1 milione 31 mila spettatori nella prima parte dalle 16 alle 19 (share del 12.39 per cento) e 1 milione 789 mila dalle 20 alle 23 (share del 7.77 per cento), in lieve diminuzione rispetto all’anno scorso. C’è chi porta a spasso il pupo in carrozzina, chi mangia salsicce, chi gioca a pallone, chi vende occhiali da sole, chi si bacia e chi non lavora e non fa l’amore. Chiambretti legge una richiesta della Rai per le elezioni: “Sarò il carabiniere messo dall’azienda per tutelare la par condicio”. I giovani di Forza Italia protestano: “È andata in onda la vergogna della sinistra”. Non è così, anche se molti cantanti hanno detto la loro sulle elezioni, e senza la leggerezza di Chiambretti. La verità è che non ci sono state tensioni, proteste, incidenti. Il presidio sanitario ha compiuto 200 interventi in soccorso di chi ha avuto malori per il caldo e per qualche bottiglia di troppo. Per il resto, una giornata di festa, tra bandiere del Che e dichiarazioni d’amore scritte su manifesti, in un concerto che ormai è il più grande raduno musicale europeo, in bilico tra contenuti sociali […]. I più applauditi sono stati i 99 Posse con Pino Daniele» [Cappelli, CdS].
Al quarto giorno di sciopero della fame e della sete, Emma Bonino ha un malore. Alle dieci e mezza di sera viene ricoverata d’urgenza nel reparto di cardiologia del San Paolo di Roma.
Anche Luca Coscioni, neo presidente dei radicali, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, è in sciopero. Ha ridotto la somministrazione dei farmaci che gli alleviano il dolore. I radicali hanno deciso di attuare questa forma di protesta non violenta per sottolineare «l’eliminazione in questa campagna elettorale di temi centrali per la stessa vita dei cittadini, ottenuta in particolare attraverso la cancellazione del movimento radicale».

Venticinque anni fa
Mercoledì 1° maggio 1996. Cinquecentomila persone assistono al concerto del Primo Maggio in Piazza San Giovanni a Roma. «“La Sanremo comunista”, l’ha definita con ironica provocazione Piero Chiambretti. “Non mangiate i vostri bambini, ma solo i disoccupati sopra i quarant’anni”. Nel suo unico intervento sul palcoscenico, in compagnia della band di Paolo Belli, ha esibito anche una mortadella: “Il mezzobusto di Prodi, il principe del tortellino, l’eroe della serata”. Nel pomeriggio, sotto gli alberi dietro il palco, Chiambretti aveva salutato Walter Veltroni, arrivato con la moglie e le due figliolette e acclamato come una rockstar: “Lavoreremo nel nostro stile di ragazzi degli anni Settanta - gli ha detto -. Per Bertinotti ho anche preparato la scala mobile!” […]. Verso le 23 a pochi minuti dalla fine della maratona, è stato raggiunto il massimo della demenzialità quando un guasto tecnico ha ritardato l’ultima travolgente esibizione, quella di Zucchero. Il gran finale con tutti gli artisti insieme a cantare “Romagna mia” è stato invece cancellato per rispettare gli orari televisivi» [Cervone, CdS].

Trenta anni fa
Mercoledì 1° maggio 1991. «La violenza degli autonomi del Leoncavallo si è abbattuta anche sul Primo Maggio. Mentre in piazza Duomo, gremita di oltre quindicimila persone, stavano per concludersi gli interventi dei sindacalisti per la grande manifestazione unitaria all’insegna della solidarietà, gli estremisti hanno cominciato a lanciare bulloni, sassi e monete sul palco. Con il capo protetto da caschi e il volto mascherato da fazzoletti, hanno quindi tentato di travolgere il servizio d’ordine dei lavoratori a difesa delle transenne. Ci sono stati violenti corpo a corpo, seguiti poi da ripetute cariche della polizia. Armati di spranghe, manici di piccone e chiavi inglesi, gli autonomi hanno tenuto testa per alcuni minuti a polizia e carabinieri e sono poi stati inseguiti fra la folla. A terra sono rimasti due feriti: Roberto Chiodi, funzionario della Digos, è stato colpito da una bastonata alla testa e medicato poi al Policlinico con nove punti di sutura ; un agente ricoverato al Fatenebefratelli è stato dimesso con sette giorni di prognosi. Contusi numerosi sindacalisti, fra cui Renato Lucetti, della Cgil, speaker della manifestazione, raggiunto al volto da un bullone. Le persone che erano sul palco, fra cui il sindaco e l’eurodeputato Luigi Vertemati, sono stati sfiorati da pietre, pile scariche e pezzi di ferro. Nove gli estremisti bloccati dagli agenti: quattro sono stati arrestati, gli altri denunciati a piede Ubero» [Grassi, CdS].
Papa Giovanni Paolo II pubblica l’enciclica Centesimus annus per i cento anni della Rerum Novarum di Leone XIII. «La Centesimus Annus è una enciclica che si misura con la cultura del tempo, e che si legge anche speditamente per le sue 113 pagine (e forse la speditezza è il sintomo che la stesura originaria è stata in italiano). I caratteri di originalità sono tre: la riconciliazione con la cultura occidentale (è un’enciclica occidentale, è la immediata reazione alla lettura); la spinta a portare più avanti la qualità umana dell’attuale modello di sviluppo; la ambizione di proporre una nuova cultura di governo, centrata sulla “soggettività della società”. C’è nell’enciclica una riconciliazione con la cultura occidentale, o almeno una piena sua presa d’atto» [De Rita, CdS].
Laura Antonelli viene scarcerata e torna nel suo casale di Cerveteri. «Si passa in continuazione una mano fra i capelli, con un gesto meccanico. Sono scomposti, unti. Ciocche di poveri riccioli senza bellezza. Tiene in mano un Vangelo e un mazzetto di giaggioli gialli e viola, al collo porta un grosso crocefisso appeso a una cordicella. E sorride, sorride guardando verso il vuoto. Un sorriso stentato, pallido ricordo di quello che esibiva dallo schermo. I teleobiettivi impietosi dei fotografi scandagliano la sua dimessa felpa blu, indugiano sui pantaloni rimboccati alla meno peggio, si fermano sugli occhi pesti, solcati da profondi segni scuri. II primo maggio di Laura Antonelli si consuma così, in un dimesso vagabondare fra le piante del suo bel giardino. «Laura! Laura!», la invocano dalla recinzione. Ma lei saluta con la mano, sorride e torna in casa: i giudici le hanno vietato qualsiasi contatto, lei obbedisce […]. Nel giardino compare anche una signora anziana, il viso forte e i capelli bianchi. È Gioconda, la madre. Lei non è agli arresti domiciliari, e con i giornalisti ci può parlare. Ha la calma fermezza che le viene dall’età e da quello che la vita le ha regalato. Come decine di migliaia di suoi compatrioti, ha lasciato tutto quello che aveva dall’altra parte dell’Adriatico, in Istria […]. Sotto il portico adesso Laura Antonelli accenna a dei passi di danza, con il Vangelo ancora in mano. Dall’interno della casa viene una musica ritmata, un reggae. Bob Marley, dice qualcuno che se ne intende. C’è un’atmosfera strana, irreale» [Gallo, CdS].
A Buenos Aires Diego Armando Maradona è inchiodato a letto. Giorno e notte gli viene somministrato per via endovenosa siero a glucosio, così da eliminare i resti di cocaina che potrebbero ancora esserci nel suo organismo, e calmanti per evitare nuove crisi come quella che lo ha colpito in cella di isolamento. Al suo fianco, nell’appartamento di avenida Libertador e calle Correa, si alternano medici, psicologi e infermieri. Maradona aspetta di essere convocato dal giudice Berraz De Vidal, di sapere con precisione di che cosa sarà incriminato e di conoscere i tempi del processo e per decidere quando potrà internarsi in una clinica specializzata in cure disintossicanti. Il giocatore potrebbe essere condannato da uno a dodici anni di prigione, ma difficilmente tornerà a dormire in una cella. Diego non ha precedenti penali e il tribunale dovrebbe concedergli la libertà provvisoria.

Quaranta anni fa
Venerdì 1° maggio 1981. «Un Primo Maggio nel segno della distensione e della unità sindacale sulle piazze italiane, dopo le accese polemiche che hanno diviso la federazione Cgil-Cisl-Uil. Tutti i maggiori leader sindacali hanno insistito con forza sulla necessità di recuperare e rafforzare la coesione delle organizzazioni dei lavoratori. Sottolineati da Lama i punti di disaccordo residui e quelli su cui vi sono posizioni uguali. Il sindacato è disposto, nel quadro di una rigorosa lotta all’inflazione, a discutere della scala mobile» [Stagno,CdS]

Cinquanta anni fa
Sabato 1° maggio 1971. «Le manifestazioni del Primo Maggio si sono svolte in tutta Italia ordinatamente. Gli incidenti verificatisi in alcune città sono stati infatti irrilevanti. Le tre grandi organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil, hanno celebrato la festa del lavoro unitariamente: i tre rispettivi segretari generali (Lama della Cgil, Storti della Cisl e Vanni della Uil) hanno parlato a Roma, Milano e Terni. Le stelle al merito del lavoro — ossia le massime onorificenze per i lavoratori distintisi per l’attività svolta e per l’attaccamento alle aziende dove prestano la loro opera — sono state consegnate dai ministri Donat-Cattin (a Roma), Ripamonti (a Milano), Taviani (a Genova), Restivo (a Palermo), Mariotti (a Firenze)» [CdS].
A Parigi «la gioventù gauchiste non ha lasciato passare il primo maggio senza darsi allo sport della violenza; ma, tutto sommato, gli incidenti, a Parigi e nel resto della Francia, sono stati poca cosa: qualche vetrina rotta in boulevard Saint-Germain, qualche automobile ferma danneggiata a sassate, e il rovesciamento di un palco, al festival del teatro universitario di Nancy, dove una bimba dodicenne ha avuto una gamba rotta. Il Journal du Dimanche registra in venti righe queste dimostrazioni di furore incosciente» [CdS].
In Cina «Mao Tse-tung e gli altri principali dirigenti cinesi hanno preso parte a Pechino alle celebrazioni del primo maggio, culminate nella grande piazza Tien-Anmen con uno spettacolo di fuochi d’artificio. «Piene della gioia del trionfo mezzo milione di persone hanno applaudito a lungo Mao, che risplendeva di salute ed era in ottime condizioni di spirito», scrive l’agenzia Nuova Cina,.. Numerosi gli ospiti stranieri, tra cui il deposto leader cambogiano Sihanuk e alcuni giornalisti americani beneficiari della “diplomazia del ping-pong” hanno assistito a saggi di danza e d’opera» [CdS].
A Mosca Breznev, nel suo discorso nella Piazza Rossa «l’ha definita una “festa della primavera”. Ma è stata certo una primavera bizzarra quella che quest’anno ha fatto da cornice alle celebrazioni del primo maggio: grandine, pioggia e neve sugli interminabili cortei, raffiche di vento freddo sulle bandiere e sui festoni scarlatti che pavesavano la città».
A Cuba, la legge contro la pigrizia. «Nel discorso pronunciato in occasione del 1° maggio, Fidel Castro ha detto che il raccolto di zucchero di quest’anno dovrà raggiungere i sei milioni e mezzo di tonnellate. Il primo ministro cubano si è soffermato soprattutto su problemi di carattere economico, ricordando le nuove norme di lavoro già introdotte parzialmente e che saranno attuate entro la fine dell’anno. Castro ha aggiunto che è entrata definitivamente in vigore la legge contro la pigrizia. Condannando una “mancanza di coscienza” che si riscontrava fino all’anno scorso nel partito, fra gli amministratori e i lavoratori […]. Castro ha poi detto che è necessario risparmiare i combustibili, l’acqua, l’elettricità e in generale le materie prime. Inoltre ha accennato a un aumento progressivo delle tariffe dell’energia elettrica, al fine di ridurne il consumo. Ha anche dichiarato che non si può ancora introdurre l’eguaglianza dei salari, essendoci certi lavori che sono più duri o più specializzati» [CdS].
Esce Sticky Fingers dei Rolling Stones.
La maggior parte delle registrazioni vennero fatte nello studio mobile – il Rolling Stones Mobile Studio – che allora era proprietà della band, parcheggiato nella casa padronale di Mick Jagger, a Stargroves.

Sessanta anni fa
Lunedì 1° maggio 1961. «A Mosca, la Festa del Lavoro è morta da qualche anno. Tuttavia, essa non aveva mai raggiunto un tono tanto militarista quanto ieri. In realtà, Kruscev aveva invitato i sovietici alla Festa dei Missili. Non è più il trionfo degli operai e dei contadini che viene celebrato sulla Piazza Rossa, ma l’incoronazione dei soldati e degli aviatori, e primo fra tutti il superuomo Gagàrin» [Gallius, Paris Jour]
Gli spettatori inglesi della televisione hanno visto per la prima volta un programma russo: la sfilata del primo maggio nella Piazza Rossa. Due ore e mezza, troppo lungo ma nitido e priva di interferenze. Alcune sequenze hanno mostrato molto da vicino Kruscev e Gagàrin mentre ricevevano un mazzo di fiori da un bambino vestito da uomo spaziale [CdS].
Concluse le riprese del film tratto da Lolita e girato a Londra. «Ma i produttori hanno dovuto stipulare nuovi accordi con Vladimir Nabokov il quale protestava per alcune modifiche della trama originale. Per indurlo a non ritirare il suo nome dai titoli di testa i produttori gli hanno offerto 35 mila dollari».
Il re di Giordania Hussein ha annunciato il suo fidanzamento con una ragazza musulmana, ma non araba. Si tratta dell’unica figlia del colonnello inglese V. G. Gardiner, consigliere militare del Genio nell’Armata giordana. Un annuncio ufficiale afferma che la ragazza ha vent’anni, è “una sincera musulmana” e ha preso il nome di Mona el Hussein, vale a dire “eletta di Hussein”. Il re ha scelto la vigilia dell’anniversario della sua ascesa al trono per annunciare il fidanzamento. Hussein non ha stabilito il giorno del matrimonio, dicendo semplicemente: “Quando il Signore vorrà, il nostro matrimonio sarà celebrato, senza pompa”. Egli ha dato l’annunzio per radio, dicendo: “Alla vigilia del 2 maggio, Hussein il sovrano si fa da parte per cedere il passo a Hussein l’uomo. Ciò mi da l’occasione di rivolgermi a voi, miei sudditi. “Per tutta la vita ho celato le mie preoccupazioni, i miei problemi, le mie cure dietro un sorriso che appariva sul volto ma che non veniva dal cuore”. Sarà questa la seconda volta che il sovrano di Giordania, 25 anni, si unirà in matrimonio. Diciannovenne sposò infatti Dina Abdel Hamid, di cinque anni più anziana di lui, e ne divorziò, secondo la legge musulmana, due anni dopo, nel 1957, quando dall’unione era già nata una bimba di nome Alia» [CdS].
Ultimo giorno di crociera per la regina Elisabetta e il principe consorte Filippo. Domani mattina il panfilo attraccherà a Napoli. Dopo una breve visita della città, la coppia reale prenderà il treno che la porterà a Roma. Partenza alle 16. A riceverla alla stazione Ostiense sarà il presidente Gronchi.
«La signora Perronnelle Lasckey, definita first lady dell’Ambasciata d’Inghilterra a Roma, si è premurata di fornire un decalogo per le signore che avvicineranno Elisabetta: 1) L’inchino va fatto portando la gamba sinistra lievemente in avanti, e piegandosi, poi, su tutte e due 2) La mano che si porge alla Regina o a Filippo deve essere guantata 3) L’inchino spetta di diritto anche al principe consorte 4) Le signore che vengono presentate a Filippo di Edimburgo devono aspettare che sia lui a tendere la mano 5) Le signore che parteciperanno ai balli e ai ricevimenti in onore di Elisabetta II, scelgano per i loro vestiti colori chiari e aboliscano quelli sgargianti 6) Sia per il ricevimento al Quirinale che per quello all’Ambasciata è obbligatorio l’abito lungo 7) Evitare accuratamente le toilettes nere 8) Il diadema si può portare anche al cospetto di Elisabetta II 9) Le scollature degli abiti, sia dorsali che frontali, devono essere morigerate 10) Le signore che si recheranno al derby o al concorso evitino di andarci a testa scoperta».
«Un biglietto per il concorso ippico a piazza di Siena, al quale parteciperà dopodomani anche la regina Elisabetta, è stato pagato stamattina quarantamila lire. Le signore dell’alta società hanno investito diverse centinaia di migliaia di lire per comperare abiti e toilettes per l’occasione» [CdS].

Settanta anni fa
Martedì 1° maggio 1951. «Il primo maggio è stato celebrato a Roma senza incidenti. A Napoli, invece, qualche incidente si è avuto, assai lieve, con alcuni contusi, quando un corteo ha voluto percorrere un itinerario non compreso nel percorso. La tranquillità e la calma con cui, in tutto il resto d’Italia, la giornata è trascorsa, avrebbero dovuto indicare l’armonia e l’unione ideale di tutti i lavoratori, senza distinzioni di tendenze e di partiti, nell’ambito di uno Stato democratico che a proprio vanto può porre, oggi, non solo il fatto di guardare con simpatia a questa festa tanto contrastata e avversata nel passato, ma di averla assunta come festa della Nazione. Al contrario, invece, la giornata di ieri ha dimostrato la profonda metamorfosi provocata, nel mondo socialista, dall’avvento del bolscevismo. Se un tempo esisteva un primo maggio che affratellava tutti i lavoratori in un sentimento di slancio verso un avvenire più libero e migliore, oggi esistono almeno due primi maggio: quello dei comunisti e quello dei democratici» [CdS].
Nel suo messaggio al Congresso argentino sullo stato dell’Unione, il Presidente Perón ha affermato che entro 2 anni l’intera rete di energia elettrica dell’ Argentina potrà essere alimentata a mezzo di energia atomica se l’attuazione dei piani sperimentali continuerà a progredire col ritmo attuale. “In capo a tale termine, - ha detto Perón - il mondo si renderà conto del tempo che esso ha sciupato per prepararsi alla guerra mentre l’Argentina stava lavorando per la pace”» [CdS].
«Si è svolta nella Piazza Rossa la tradizionale parata del primo maggio, nel corso della quale il ministro della Guerra Maresciallo Vasilevsky ha accusato i “monopolisti americani” di aver respinto le proposte sovietiche di riduzione degli armamenti e di condurre una guerra espansionista contro il popolo coreano. Stalin ha presenziato, assieme ai massimi dignitari del Cremlino, alla sfilata delle truppe dall’alto del mausoleo di Lenin, mentre nel cielo rombavano oltre duecento apparecchi al comando del tenente generale Vasili Stalin, figlio del generalissimo e comandante del presidio per la difesa aerea di Mosca. Circa la metà degli apparecchi era composta di bombardieri quadrimotori» [CdS].

Ottanta anni fa
Giovedì 1° maggio 1941. L’Italia conquista Cefalonia. «La bandiera d’Italia sventola sul semaforo di Argostoli, brilla con i suoi tre colori contro lo sfondo giallastro delle groppe montuose di Cefalonia. È una giornata di sole, una di quelle giornate meravigliose in cui lo splendore della natura ha suggerito ai primi abitatori del Mediterraneo la divinazione dei loro miti di poesia. L’isola, che domina gli sbocchi marini del Peloponneso occidentale e alla cui ombra sparge la scogliosa Itaca, è passata anch’essa, come l’altro giorno Corfù, in potere delle nostre armi. Una perfetta manovra della IV Armata aerea ne ha assicurato la resa e il possesso con un’azione che si può definire a largo raggio, perché oltre quattrocento chilometri di volo hanno dovuto essere superati dalle varie formazioni cui era stata affidata. Oltre all’azione propriamente detta di sbarco, quella di protezione e di fiancheggiamento alla manovra che vedeva, per la prima volta, impiegati i nostri reparti di paracadutisti. In tre ore, dal momento in cui gli apparecchi hanno lasciato le loro varie basi di partenza, l’operazione è stata portata a compimento. Alle 4 del pomeriggio la capitolazione della guarnigione» [CdS].
Germania. A Berlino, parlando al Reichstag, Hitler annuncia l’esito trionfale della campagna balcanica [Salmaggi e Pallavisini].
Africa settentrionale. Infuriano i combattimenti nel saliente prodotto dalle truppe italo-tedesche nel perimetro occidentale delle difese di Tobruk: per ampliare il varco, Rommel invia continuamente in prima linea truppe fresche, ma ciò nonostante non riesce a compiere progressi apprezzabili [Salmaggi e Pallavisini].
«Tutti coloro che sono stati più brontoloni per l’affare greco, adesso fanno gli estremisti in fatto di Dalmazia. Ciò avviene particolarmente al Senato che si distinse durante la quartarella albanese per le incomposte blaterazioni. Il sen. Felici mi parla anche di una specie di petizione al Duce per chiedere che nemmeno un centimetro di costa vada alla Croazia. Ho detto ad Acquarone che sarebbe opportuno ch’egli facesse capire che è inutile montare una simile assurda campagna. Al senato la parola che viene da Casa Reale è molto ascoltata» [dai Diari di Galeazzo Ciano].

Novanta anni fa
Venerdì 1° maggio 1931. Madrid chiusa per il primo maggio. «I negozi, che ieri sera hanno abbassato assai tardi le saracinesche, sono tutti chiusi: fanno eccezione alcuni estancos, cioè spacci di generi di monopolio, e le farmacie. Anche i pettegoli fragorosi caffè di Madrid, dove i limpia botas strisciano come gatti sotto i tavoli a lustrare scarpe a tutte le ore agli avventori che parlano di politica, questi caffè dove la gente va e viene come in un porto di mare, sono chiusi. I ristoranti non danno da mangiare, per 24 ore. Negli alberghi la clientela locale è servita da un personale ridottissimo: la cucina non serve che cibi freddi la cui distribuzione vien fatta dai proprietari assistiti da qualche amico. Tranvai, metro, auto pubbliche, tutto fermo: non possono uscire nemmeno le macchine private. Le poche automobili che si vedono in giro sono quelle del Corpo diplomatico e quelle dei medici, riconoscibili queste ultime per un cartello appiccicato al vetro del parabrise. All’arrivo dei treni del mattino facevano servizio non più di sei taxi per stazione: è facile immaginare come sono stati presi d’assalto. Le motociclette sono gli unici veicoli che hanno avuto oggi libertà di circolare […]. Sono però autorizzati a molestare i passanti i venditori di cartelle della Lotteria nazionale, che sono gli esseri più petulanti che sia dato incontrare sulla crosta terrestre. Anche gli smerciatori di coccarde repubblicane sono compresi nelle pochissime eccezioni di questa draconiana vacanza che ha paralizzato la vita di un Paese di venti milioni di abitanti […]. La folla ha cominciato a brulicare verso le 9. È una folla di sagra: la grande massa è composta di operai e di piccoli impiegati che vanno a comitive, recando ogni sorta di provviste. Le donne, come sempre, sono le più infervorate. Il rosso ricompare in mille forme sugli abbigliamenti femminili. I più - ventimila, trentamila, chi può dirlo? - marciano verso la Casa de Campo, la tenuta reale al di là del Manzanares». A Madrid non ci sono stati incidenti.
Tafferugli e morti in giro per l’Europa. Durante le manifestazioni del primo maggio sono avvenuti a Monaco di Baviera incidenti singolarmente gravi. In uno scontro tra polizia e comunisti, gli agenti dell’ordine sono stati fatti segno ad una violenta sassaiola. Sette agenti sono rimasti feriti. Oltre cento comunisti sono stati arrestati. Tafferugli anche a Parigi, alcune centinaia di manifestanti con alla testa il sindaco comunista hanno cercato di riunirsi in comizio contravvenendo all’ordine del prefetto. Al sindaco sono stati subito tolti i poteri di polizia. Intanto un tenente dei gendarmi ha cercato di arrestare un manifestante che lo aveva insultato. A Varsavia la polizia, dopo aver invano esortato alcuni tumultuanti a sciogliersi, fece uso delle armi: due dimostranti rimasero uccisi.
Nota: Il Corriere della Sera, che dà conto dettagliatamente delle manifestazioni di mezza Europa, non dà notizia di quelle italiane, che non devono dunque esserci state.
Ladri chiusi nel pollaio. «Il fittabile Carlo Moro fu Giuseppe di 33 anni, dimorante in una casa colonica di Bresso, vicino a Niguarda, stava per coricarsi verso le 22 quando udì strani scricchiolii provenire dal pianterreno. Disceso silenziosamente si pose in ascolto e stabilì che i rumori sospetti provenivano da una specie di ripostiglio dove una volta egli teneva alcuni gallinacei. Si trattava di un terzetto di ladri che si erano rifugiati in quel nascondiglio con l’intenzione, quando la casa fosse immersa nel sonno, di uscire a rubacchiare. Essi non ebbero la presenza di spirito di quel malvivente che sorpreso nell’interno di una stia, al “Chi va là?” del proprietario rispose bisbigliando: “Siamo noi galline” e venne lasciato in pace. Alle ripetute ingiunzioni del Moro, che però prudentemente non aveva varcato la soglia del bugigattolo, nessuno dei tre rispose. Allora il fittabile fu lesto a sprangare dall’esterno la porta e a chiudere in trappola i pericolosi visitatori. I quali vennero poco dopo presi in consegna dai carabinieri, chiamati dalla vicina stazione» [CdS].
Viene inaugurato l’Empire State Building, che fino al 1967 sarà il grattacielo più alto del mondo.
«Cominciarono a costruirlo, all’incrocio fra la Quinta Avenue e la 34esima Strada, quando il crac di Wall Street del 29 era diventato uno tsunami che spazzava via l’economia: mentre centinaia di manovali sospesi nel vuoto, europei e pellerossa, edificavano mattone su mattone i 102 piani lo skyscraper Art Déco più alto e famoso del mondo, pochi isolati più a nord, Central Park era l’inferno in terra, il rifugio ultimo di disoccupati e senzatetto, con le loro file infinite e disperate alle mense dei poveri, davanti ai manifesti che celebravano sorridente l’american way of life. Il giorno del battesimo ad abitare i 254.000 metri quadri dell’Empire c’erano solo una ventina di persone e quella freccia lanciata verso il cielo sembrò peccare di presunzione come la Torre di Babele. Il gigante nato per testimoniare la corsa infinita del progresso verso l’abbondanza, vivacchiò per anni in perdita, ammirato come belvedere di una città che in quegli anni amari guadagnava a essere vista dall’alto piuttosto che dal basso. Alfred E. Smith, governatore dello Stato di New York prima di Franklin Roosevelt, volle che l’Empire, come racconta il Washington Post, fosse come un faro nella notte, sempre illuminato anche nei tempi più bui, anche se gli uffici restavano desolatamente vuoti, per trasmettere fiducia sulla rinascita della Grande Mela e della nazione tutta. Così da Washington il presidente Herbert Hoover schiacciò un bottone e la luce, accecante, illuminò l’ingresso del palazzo, la nuova meraviglia del mondo che rubava alla Torre Eiffel il record dell’altezza e del tempo, visto che per costruirlo bastarono solo un anno e quarantacinque giorni, poco meno di 41 milioni di dollari e il sudore della fronte di 3.400 operai. Disegnato in due settimane dall’alto verso il basso dalle mani esperte dell’architetto William Lamb, l’Empire con i suoi 102 piani, 443 metri di altezza compresa l’antenna-pinnacolo, i suoi 73 ascensori, le sue 6.500 finestre e le 57mila tonnellate di acciaio usate solo per costruirne lo scheletro, offre sempre con i suoi due balconi-osservatorio, uno all’86esimo piano, l’altro al 102esimo, la veduta più straordinaria di Manhattan, che si allunga nelle giornate più limpide fino al Connecticut, al New Jersey e al Massachusetts. Nessuno può dire di aver visto New York se non l’ha guardata da lassù. Ma ogni ora ha il suo fascino, forse quella più emozionante, veramente magica è quando, scivolando dal pomeriggio nella sera, le basse rossastre case di Brooklyn oltre l’East River ardono un’ultima volta ai raggi del sole che tramonta nel New Jersey, mentre nei canyons in ombra di midtown e di downtown si accendono le prime luci. Ieri come oggi l’Empire, maestoso come l’albero maestro di una nave, non spegne mai le sue luci, semmai cambia colori […]» [Veronese, Giornale].

Cento anni fa
Domenica 1° maggio 1921. «L’astensione dal lavoro è generale, con poche eccezioni; i rari treni sono scortati da fascisti armati e bersagliati da fucilate esplose da attivisti di sinistra. Sulla linea Pisa-Viareggio è colpito lo squadrista diciannovenne Pacino Pacini (morirà l’indomani): per ritorsione viene bastonato il deputato socialista Modigliani, in viaggio sullo stesso treno. I candidati socialisti Giuseppe Mingrino e Luigi Salvatori, recatisi a Viareggio per un comizio, sono sequestrati e costretti ad aprire un corteo inneggiante all’Italia. Il corteo dei lavoratori di Romagnano Sesia (NO) è disperso a revolverate dai fascisti, che uccidono l’operaio comunista Giuseppe Giustina e feriscono gravemente due suoi compagni. Conflitti sanguinosi avvengono a Dignano (Ud), a Monza (Mi), Rieti e Roma. A Ravenna viene ucciso a revolverate il cinquantacinquenne operaio socialista Francesco Segurini. A Cavriago (Re) cadono sotto i colpi dì una squadra d’azione il cattolico Stefano Barilli e l’anarchico Primo Francescotti. A Piacenza viene ucciso il giovane comunista Stefano Fiorani, del Sindacato ferrovieri secondari e tranvieri; in provincia gli squadristi ammazzano l’operaio Giovanni Chia. A Trieste l’uccisione del fascista Giovanni Comisso è vendicata dall’assalto al giornale comunista il Lavoratore. Incendiate la cooperativa e la sezione socialista di Occhiobello (Ro). A Spilimbergo (Pn) l’invasione della sede socialista è seguita dal rogo di bandiere rosse e arredi vari. A Napoli gli squadristi di Aurelio Padovani disperdono il comizio comunista di Misiano e Bordiga e uccidono il ferroviere Giuseppe Spina. Due morti e numerosi feriti nell’espugnazione della Casa del popolo e della Camera del lavoro di Corato (Ba) da parte di squadristi, carabinieri e guardie regie» [Franzinelli].

Centodieci anni fa
Lunedì 1° maggio 1911. A Torino, tra feste e manifestazioni, alla presenza dei sovrani e di 600 fanciulli, viene inaugurato lo Stadium: «È stato uno dei più grandiosi spettacoli che sia dato di vedere. Si pensava alle immense adunanze di popolo che doveva offrire il Colosseo. Settantamila persone gremivano le gradinate. Formavano uno sterminato, fantastico cerchione di umanità. Era tutta la popolazione di una città, disposta a corona. La costruzione, benché non completa ancora, nuda, senza i gruppi di statue che l’adorneranno, senza le bighe trionfali che si eleveranno al sommo delle tribune d’onore, così com’è, scheletrica e grigia, ha un’imponenza indicibile. Non si era mai preparato un così vasto teatro ai ludi moderni. Questo stadium supera il famoso anfiteatro che aduna il popolo americano per le grandi sfide annuali del fool-ball fra gli studenti di Harvard e quelli di Yale; è più grande dello stadium che Londra eresse per le gare olimpiche: copre centomila metri quadrati, può offrire spazio alle evoluzioni di un’armata, poiché cinquantamila attori vi si possono muovere. È costruito in cemento armato, a gradinate, i cui numerosi ripiani si culminano in una vastissima galleria, una serie di tribune colossali, tutto un immenso colonnato. La tribuna d’onore, vastissima, alta, è fiancheggiata da due colonne che sorreggono il soffitto massiccio sporgente a baldacchino. Ai due lati si aprono le ampie porte d’onore, per le quali potrebbero passare tre carrozze insieme e disposte in modo che gli equipaggi e le automobili entrate da un lato possano riuscire subito dall’altro senza creare ingombro. La tribuna d’onore si solleva solennemente» [CdS].
Primo Congresso Internazionale sulla regolamentazione dell’aviazione a Parigi.

Centotrenta anni fa
Domenica 1° maggio 1891. Si celebra solennemente il 1° maggio come festa dei lavoratori. Si rivendica il diritto alle otto ore di lavoro giornaliero. Si sente risuonare il canto dell’inno dei lavoratori che echeggia come un inno di guerra (Comandini).
A Roma, sul Piazzale di Santa Croce in Gerusalemme, si riunisce un grande Comizio operaio. Vi prendono parte gli on. Ferrari, Maffi, Barzilai. Amilcare Ciprigni è trionfalmente accolto e parla applauditissimo. Il Comizio divenuto tumultuoso è sciolto con la forza, ma dopo un grave conflitto fra gli operai e la forza armata. Sono operati oltre duecento arresti di operai, tutti armati di coltello, pugnali e rivoltelle e munizioni. È arrestato anche Amilcare Cipriani ferito alla testa da un carabiniere. A Firenze, a Sampierdarena, a Bologna qualche tentativo di disordine è sollecitamente represso (Comandini).

Centocinquanta anni fa
Mercoledì 1° maggio 1871. La Comune in Francia decreta l’istituzione di un Comitato di salute pubblica (Comandini).

Centosessanta anni fa
Venerdì 1° maggio 1861. Parigi. A sera il conte Vimercati telegrafa a Cavour che Napoleone III acconsente che il ministro Thouvenel formuli il progetto di convenzione franco-italiana per Roma (Comandini).
Garibaldi, a Quarto, nello stesso luogo dove l’anno scorso, all’alba del 6, si imbarcò per Marsala, imbarcasi sul Virgilio per Caprera, ringraziata la regia nave Gulnara che tenevasi ai suoi ordini. Accompagnanlo Bixio, Medici, Missori, Crispi, Calvino, Mordini, Bellazzi, Brusco, Sacchi, Mosto; la signora Crispi e la m.sa Pallavicino Triulzi con la nipote. Contemporaneamente a Genova imbarcansi per Caprera Menotti, ed altri intimi del generale (Comandini).
A Vienna l’imperatore inaugura solennemente il Consiglio dell’Impero (Comandini).

Centosettanta anni fa
Sabato 1° maggio 1851. Sabato 1° maggio 1851. Londra, ore 12: la regina Vittoria siede sul trono apposto nel Crystal Palace e annuncia: «The Exhibition opened», dando il via alla Grande esposizione universale di Londra, la prima grande fiera delle invenzioni, delle merci e dei macchinari. Nel corso della giornata la regina compare più volte sul balcone per salutare l’immensa folla di turisti che si apprestano a visitare l’esposizione. «Pioveva questa mattina quando siamo usciti, ma quando siamo arrivati al palazzo di Cristallo c’era il sole. La luce del sole illuminava tutto l’edificio dell’esposizione e tutte le bandiere dei paesi che vi partecipano. All’ingresso ci sono delle palme in fiore. Nel corridoio, gli osti sono seduti e agitano i loro fischietti in segno di saluto […] sono delle impressioni indimenticabili» [dal diario della Regina Vittoria]. Alla sera, malgrado le fredde temperature, si sono consumati molti gelati. Corre voce di una sola brutta notizia: uno straniero sarebbe stato picchiato a morte da un poliziotto [Le Journal de Genève]. Metà della superficie espositiva è destinata alla Gran Bretagna e ai suoi possedimenti. Il resto vede 1.597 espositori dalla Germania, 1.560 dalla Francia e Algeria, 647 dall’Austria, 599 dagli Stati Uniti e 512 dal Belgio. La partecipazione dell’Italia, ancora non unita, conta in tutto 277 espositori: 57 provengono dallo Stato Pontificio, 123 dalla Toscana e 97 dal Regno di Sardegna. Dell’Italia si possono ammirare pizzi, damaschi, broccati, ma anche medaglie, mobili, quarzi incisi, cammei, vasi, candelabri, carta di Fabriano, mosaici in pietra e vetro, marmi, cristalli, lavori in scagliola, porcellane della fabbrica Ginori di Doccia etc. L’elevato livello delle “manifatture industriali” del Lombardo-Veneto, dello Stato Pontificio, del Gran Ducato di Toscana e degli Stati Sardi, fu lodato dalla stessa regina Vittoria che esclamò: «Quale artista europeo consentirebbe rimanersi ignoto creando così meravigliose cose?». Al secondo piano ci sono gli strumenti musicali Ad esaminare gli strumenti musicali c’è Berlioz. Il compositore si lamenta della mole di lavoro che gli è stata affidata: «Mi tocca sentire centinaia di strumenti scordati, quattro o cinque eccezioni a parte». Passa le sue giornate a compiacere direttori di teatri, concertisti ed espositori, tuttavia in una lettera al figlio Louis scrive: «Quest’esposizione universale, questo concorso di tutte le nazioni e soprattutto questo palazzo di Cristallo, sono delle meraviglie di cui non proverò neanche a darti idea». Nel Crystal Palace la merce è suddivisa in quattro classi: materie prime; macchine, prodotti manifatturieri e oggetti d’arte. La metà dello spazio è riservata all’Inghilterra e alle sue colonie, il resto agli stranieri. Sono 25 i paesi partecipanti più una ventina di colonie in tutto 14mila espositori. Tra le macchine a vapore ce n’è una che pesava 31,5 tonnellate, tra i diamanti esposti il Koh-i-Noor, il più grosso al mondo. Vengono presentate anche le prime telecopiatrici e i dagherrotipi, le prime fotografie stampa su supporti di argento o rame. Ci sono anche abiti esotici. Nella zona riservata alla Cina ci sono lanterne, porcellane e sete. In quella degli Usa delle macchine agricole, un telegrafo e un revolver. Al ristorante, il Gastronomic Symposium of all Nations, si possono trovare cibi provenienti da tutti i paesi del mondo.
«L’ideatore di questa grande ‘serra’, ideale per potere garantire agli espositori il riparo dalle intemperie ma al tempo stesso la migliore illuminazione naturale, era stato Joseph Paxton che dalla sua esperienza di giardiniere aveva saputo estrarre una stupefacente professionalità di architetto: la struttura del palazzo di cristallo era interamente prefabbricata ed era organizzata su un modulo base quadrato di 24 piedi (7,3 metri circa) montato con elementi in ghisa e acciaio forgiato per un totale di 77 x 17. […] L’enorme successo della Great Exhibition decretò il trionfo dell’industria sull’artigianato e quando l’11 ottobre si chiusero i battenti del Crystal Palace, molti dei prodotti esposti non vennero dispersi ma costituirono il primo nucleo di un Museum of Manufactures, che fu aperto nel maggio dell’anno successivo alla Marlborough House e presto sarà all’origine del Victoria and Albert Museum. Il numero dei visitatori superò, di poco, i sei milioni e il fasto degli oggetti esposti, dalle macchine a vapore ai tessuti damascati in seta fu celebrato non solo in Inghilterra. A Torino dalla Tipografia Subalpina venne pubblicato periodicamente “La grande esposizione di Londra. Giornale illustrato”. Né mancarono gruppi di operai che organizzarono visite collettive» [De Marchi, Avvenire].

Duecento anni fa
Giovedì 1° maggio 1821. Napoleone Bonaparte è in deliro. Ha la febbre altra. Vaneggia. Nei suoi pochi attimi di lucidità, dice alla sua corte – 16 persone tra cui i generali Bertrand, Montholon e Gourgnaud e il conte Emmanuel Las Cases: «Se perdo la coscienza, non dovete comunque permettere l’accesso al medico inglese... Rimarrete fedeli alla mia memoria e non farete cosa alcuna che possa offenderla. Ho messo a base di tutte le mie leggi e le mie azioni i più rigidi principii. Purtroppo le circostanze erano così gravi che io non potei lasciar prevalere ad indulgenza e dovetti procrastinare molte buone cose. Vennero allora i rovesci. Non ho potuto allentar l’arco e la Francia è rimasta priva delle istituzioni liberali che le destinavo. Ma essa mi giudica con indulgenza, mi tien conto delle intenzioni, ama il mio nome e le mie vittorie: imitatela, siate fedeli alle opinioni che abbiamo difeso, alla gloria che abbiamo acquistata: oltre questo non vi è che vergogna e confusione» [storiologia.it].
«La lingua greca, benché a noi sembri a prima vista il contrario, e ciò in gran parte a cagione delle circostanze in cui siamo tutti noi Europei ec., rispetto alla latina, è più facile della latina; dico quella lingua greca antica quale si trova ne’ classici ottimi, e quella lingua latina quale si trova ne’ classici del miglior tempo; e l’una e l’altra comparativamente, qual’è presso gli scrittori dell’ottima età dell’una e dell’altra lingua. E ciò malgrado la maggiore ricchezza grammaticale ed elementare della lingua greca. Questa dunque è la cagione perch’ella fosse più atta della latina ad essere universale: e n’è la cagione sì per se stessa e immediatamente, sì per la somiglianza che produce fra la lingua volgare e quella della letteratura, fra la parlata e la scritta» [dallo Zibaldone di Leopardi].


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