Ergastolo confermato anche in Cassazione per Ciro Guarente, per l'omicidio dell'attivista omosessuale Vincenzo Ruggiero, ucciso a colpi di pistola quattro anni fa.
La vittima venne poi fatta a pezzi e
coperta di cemento in un garage di Ponticelli, a Napoli, zona di provenienza
dell'assassino. La madre di Vincenzo, ragazzo d'oro (così definito da tutti i
conoscenti) non ha mai smesso di chiedere giustizia per suo figlio.
La famiglia di Vincenzo è residente a
Parete e ha seguito da casa l'andamento dell'udienza finale del processo in
Cassazione, attraverso l'avvocato di parte. Ciro Guarente, in un estremo
tentativo di farsi ridurre la pena, si era rivolto ai consiglieri della prima
sezione penale della Suprema Corte, ma non c'è stato niente da fare.
La conferma del carcere a vita per l'ex
dipendente della Marina militare è giunta come una tagliola ieri pomeriggio. In
realtà, già nel processo di Appello - nel gennaio del 2020 - l'assassino si era
detto pentito chiedendo di nuovo scusa alla famiglia di Ruggiero.
Il suo legale nel corso dell'arringa
difensiva, aveva chiesto ai giudici di rideterminare la pena, almeno per
evitare a Guarente l'isolamento diurno. La Procura generale aveva invece
chiesto la conferma della condanna emessa in primo grado dal gup di Napoli
Nord, Fabrizio Finamore e della
condanna poi di Appello.
Gli ermellini di piazza Cavour non hanno
avuto dubbi, anche perché Guarente è reo-confesso anche se collaborò alle
indagini indicando il complice che gli aveva dato la pistola, Francesco De Turris, arrestato e
condannato all'ergastolo in un diverso processo.
Il delitto, cruento, ci fu la sera del 7
luglio 2017; Guarente si presentò ad Aversa a casa di un'amica trans di Ciro
Ruggiero, Heven Grimaldi, ex
compagna dell'assassino che all'epoca ospitava Vincenzo.
Di questa ospitalità Ciro non si era mai
fatto una ragione. Heven era sua e basta. E così, in preda alla gelosia, Ciro
Guarente uccise colui che era il suo antagonista in amore a colpi di pistola,
quindi lo avvolse in un tappeto, lo fece a pezzi, lo cosparse di acido
muriatico e cemento e nascose le parti in un autolavaggio a Ponticelli.
I resti furono ritrovati dai carabinieri
sotto un massetto di cemento, nel punto dove solitamente c'era il cane da
guardia, ma qualche frammento osseo della testa e di un braccio è andato
perduto. Passionale il movente; Guarente era geloso della sua fidanzata trans
Heven Grimaldi e pensò di vendicarsi.
Fonte: di Marilù Musto Il Mattino del 15
maggio 21
Un lunghissimo capitolo di questo
delitto è riportato nell’ultimo libro di Ferdinando Terlizzi “Vittime,
assassini, processi”.
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