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martedì 31 ottobre 2023

 LEZIONE DI GIORNALISMO 

Ranucci: “Politici insofferenti alle domande vere: non vogliono finestre sui poteri ma vetrine”

IL CONDUTTORE DI “REPORT” - "Un tempo ai giornalisti si sparava, oggi si usano dossier per delegittimarli"

31 OTTOBRE 2023
 

 

“L’informazione è sotto attacco. Ci troviamo di fronte a una classe politica insofferente alle domande, che vorrebbe un giornalismo vetrina e non tollera quando invece diventa una finestra aperta sul potere, come diceva Kennedy. Un tempo ai giornalisti scomodi si sparava. Oggi si tenta di delegittimarli. Con il ricorso a querele, attaccando le loro fonti, preparando dossier”. Sigfrido Ranucci rimette in fila gli ultimi assalti subiti da Report: da Matteo Renzi che si scaglia contro le spese legali del programma pagate dai contribuenti alla vigilanza Rai che chiede conto della puntata sull’eredità di Silvio Berlusconi, passando alle varie azioni legali subite. Reazioni che somigliano a quelle seguite all’inchiesta del Fatto su Vittorio Sgarbi, che ha definito addirittura “un’estorsione” le domande del nostro giornalista, mentre sul Giornale veniva riesumato un vecchio e fumoso contenzioso dell’autore dell’inchiesta con il suo editore (controdenunciato): “È singolare che la politica lamenti di subire dossieraggi, ma poi accetti questo tipo di comportamenti nei confronti di giornalisti.

Ranucci, a che casi si riferisce?

Posso parlare di quelli che conosco e cioè quelli subiti da Report. Dopo un un servizio su Renzi si sono inventati che avevamo pagato una fonte in Lussemburgo con fondi neri della Rai. Tutto falso. L’ex sindaco  Flavio Tosi ci accusò di costruire falsi dossier su di lui, ma è stato condannato per diffamazione e un risarcimento di 15mila euro. Occorrerebbe sollevare l’attenzione su come certe informazioni vengono reperite e sull’attività di alcune società di cybersecurity.

Si attaccano i giornalisti per non rispondere?

Queste strategie sono armi di distrazioni di massa. Ma quando non si risponde a un giornalista, non si risponde a tutta l’opinione pubblica. Pochi giorni fa il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro si è rifiutato di rispondere a domande sulla strage di Mestre, sulla base del fatto che non voleva parlare con Report.

In che stato di salute è l’informazione?

Non è un bel momento per la libertà di stampa in Italia. Ma non è un fenomeno cominciato con il governo Meloni, va avanti così da anni. Si è persa la figura dell’editore puro, gli imprenditori che possiedono testate spesso hanno saldi legami con la politica. La fragilità economica indebolisce i cronisti, li espone alla minaccia di azioni giudiziarie. Nell’ultimo anno siamo stati denunciati da Giorgetti, da Fontana, da Urso, dai figli di La Russa. Non è così normale e non è rassicurante la solerzia con cui le Procure danno corso a questo tipo di querele, mentre sembrano paralizzate sul fronte del contrasto alla corruzione e ai reati contro la pubblica amministrazione. Ma c’è un altro grande fronte di questa offensiva…

Quale?

L’attacco alle fonti e ai whistleblowerReport denunciò la truffa delle banche sui diamanti. Il risultato è stato che Bankitalia ha licenziato il funzionario che aveva denunciato anomalie, Carlo Bertini. Un altro caso è l’iniziativa giudiziaria di Matteo Renzi contro la professoressa che filmò l’incontro in autogrill con l’allora dirigente dell’intelligence Marco Mancini.

Matteo Renzi, poche ore prima che andasse in onda la vostra puntata in cui si parlava dei suoi rapporti con i sauditi, ha attaccato: “Fango da Report, peccato che la Rai paghi le spese legali a questi signori”.

Il senatore Renzi può dire quello che vuole, ma non che siamo inaffidabili. Dice di non essersi mai interessato della vendita della Fiorentina, ma il dg della Fiorentina Joe Barone conferma il messaggio che abbiamo rivelato. E se poi la preoccupazione di Renzi sono le nostre spese legali, sappia che non abbiamo mai perso una querela.

Le azioni legali sono un’arma per silenziare i giornalisti?

Il tasso di querele a cui siamo abituati è un’anomalia tutta italiana. Andrebbe introdotta una legge in proposito. Chi presenta un’azione che viene giudicata temeraria dovrebbe poi pagare il 30% di quello che aveva richiesto. Sono sicuro che le querele crollerebbero.

Che effetto ha tutto questo sull’opinione pubblica?

L’affetto aumenta e la gente ci chiede di andare avanti. Il problema è che diventa sempre più difficile. La legge Cartabia imporrà una sorta di oblio di Stato: dal 2025 non potremo più dare dettagli su molte inchieste in corso. Rischiamo di svegliarci in un mondo migliore, ma senza aver fatto nulla per meritarcelo.

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