Viterbo, tutto pronto per la Festa di Santa Rosa: la Macchina sulle spalle di 113 facchini tra fede e tradizione
Attesa dell'evento, alberghi e b&b esauriti. Ieri la processione con le spoglie della patrona come nel 1250
Festa doppia e straordinaria a Viterbo, nell’anno Giubilare. Ieri, le spoglie di Santa Rosa hanno ripercorso le vie del centro come nel 1250, tra preghiere e sguardi ammirati. Stasera, il trasporto della Macchina di Santa Rosa – dedicato alla pace tra i popoli – trasformerà la città: il buio cederà alla luce e le strade diventeranno un fiume di fede, speranza ed emozione condivisa. «Per il Giubileo abbiamo anticipato già a luglio il montaggio e organizzato visite guidate, per permettere al maggior numero possibile di persone di ammirarla», spiega la sindaca Chiara Frontini, precisando che – come lo scorso anno – non ci saranno tribune: «È una festa di popolo vissuta in comunità». A rendere l’edizione 2025 ancora più internazionale, la presenza di una delegazione del Comune di Santiago de Querétaro, in Messico, dove la devozione a Rosa è profondissima.
Fedeli
La prima cittadina evidenzia anche il ruolo di Viterbo come meta privilegiata per i pellegrini: «Abbiamo accolto oltre 3.500 fedeli per il Giubileo dei giovani, ospitati tra parrocchie, famiglie e palestre prima di proseguire per Roma, dando così un respiro cosmopolita alla città. Negli ultimi tempi, la festa di Santa Rosa e la Tuscia sono stati promossi nelle principali fiere internazionali, da Miami a Berlino, da Londra a Madrid. E Viterbo, il 3 settembre, è sempre sold out».
La torre
Alta 28 metri e con un peso di 51,8 quintali, Dies Natalis – la torre disegnata dall’architetto Raffaele Ascenzi – compie il suo secondo trasporto. Statue scolpite raccontano la vita della Santa, mentre oltre mille punti luce e fiaccole ne illuminano il percorso. In prima fila, pronto a sollevarla e guidarne il passo deciso, il motore vivente della tradizione: 113 valorosi facchini, tra cui 11 nuove leve. «Il Dies Natalis è il giorno della nascita al cielo di Santa Rosa – ricorda monsignor Orazio Francesco Piazza, vescovo di Viterbo – sintesi di una vita breve ma straordinaria, che dona senso identitario a un’intera comunità. Il trasporto raccoglie l’essenziale della sua esistenza: la gloria di Rosa è nella dedizione ai più bisognosi». E aggiunge: «Si svolge in un centro storico completamente buio, eppure la luce della Macchina accende la città. Proprio come Rosa illuminava con la pace e l’unione, anche noi siamo chiamati a essere luce nel buio».
L’invito a dedicare il trasporto alla pace, lanciato dal vescovo, ha acceso subito il cuore dei facchini. «È un richiamo che vogliamo arrivi forte, che non sia retorico o superficiale», sottolinea Massimo Mecarini, presidente del Sodalizio dei Facchini. Madrine scelte per la manifestazione sono le atlete paralimpiche Viviana Cozzani e Marina Casagrande, orgoglio di Viterbo, che hanno portato in alto i colori della Tuscia.
Il futuro
Tra memoria e identità, la festa guarda al futuro. La candidatura di Viterbo a Capitale europea della Cultura 2033 è già in cammino, così come i progetti legati alla multimedialità: dagli ultimi trasporti ripresi in realtà aumentata all’esperienza immersiva sotto la Macchina. «Un museo che ospiti quelle originali è difficile da realizzare, servirebbero spazi alti oltre 30 metri – aggiunge Frontini –. Per questo puntiamo sulla multimedialità, che può restituire l’emozione dell’evento a chi non c’era. Ovviamente nulla è paragonabile ai brividi che si vivono stasera». Resta centrale la sicurezza: niente più sedie portate da casa. «Il trasporto è classificato come pubblico spettacolo – ricorda la sindaca – ma questa definizione non rispecchia l’identità della festa, che è patrimonio immateriale dell’umanità».
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