Venerdì presso il Gabinetto della Polizia Scientifica di Roma
I periti e i consulenti hanno iniziato i rilievi sui reperti fotografandoli alla ricerca di tracce. Il 5 dicembre il prelievo della saliva per il test del DNA degli assassini di Serena Mollicone.
Tutti presenti avvocati difensori, di parte civile, i periti d’ufficio e i consulenti di parte. Il presunto assassino ( poi assolto ) Carmine Belli in attesa del risarcimento per “ingiusta detenzione”
( Dall' inviato )
Roma. Si è tenuta nel pomeriggio di venerdì scorso, presso il Gabinetto Scientifico della “Criminal Pol” di Roma, la prima sessione di tutti i periti, consulenti di ufficio e di parte, per l’esame comparato dei reperti inerenti il delitto di Serena Mollicone, in aderenza al provvedimento del Tribunale di Cassino, emesso in sede di incidente probatorio.
Come si ricorderà il Gip – nel corso dell’incidente probatorio - osservava che “considerato che il progresso effettuato dalle tecniche potrebbe ora consentire di evidenziare eventuali tracce genetiche presenti sugli oggetti e sugli indumenti, ( elemento ovviamente molto rilevante, ai fini dell’individuazione dell’autore dell’efferato gesto ) ritenuto quindi che sia condivisibile la scelta di procedere ad assunzione probatoria e ritenuto, inoltre, che trattasi di un accertamento tecnico verosimilmente non ripetibile, visto che le tracce genetiche e biologiche esistenti sul materiale posto sotto sequestro potrebbero disperdersi e non consentire – dopo un ulteriore lasso di tempo – la genuina acquisizione della prova a fine di comparazione autorizza il perito a procedere al prelievo di campioni di materiale biologico degli indagati; campioni dai quali poi si andrà ad estrapolare il profilo genetico da comparare con quello che sarò evidenziato sui reperti già acquisiti”.
Infatti sono stati fotografati venerdì pomeriggio, presso la sezione di polizia scientifica di Roma, numerosi “reperti riconducibili” alla vittima, ( il nastro adesivo che legava il corpo della ragazza, la busta del supermercato Eurospin, che copriva la testa di Serena, il telefonino, la maglietta, i pantaloni, alcuni campioni di vegetazione della zona dove è stato rinvenuto il cadavere) che saranno esaminati – in contraddittorio - nella prossima riunione del 5 dicembre.
Poi, come stabilito dal Giudice per le Indagini Preliminari, Dr. Angelo Valerio Lanna, i lavori peritali saranno esaminati nelle udienze del 16 dicembre ( ma questa udienza potrebbe slittare a causa dell’errore dei cartoni dei reperti, giunti a Roma con ritardo ) e del 2 febbraio 2012, presso il Tribunale di Cassino, per l’esame comparato delle risultanze della perizia.
Le operazioni peritali sono state dirette dal Prof. Giuseppe Novelli, dell’Università di Roma, perito di ufficio per la pubblica accusa, alla presenza dei consulenti di parte proff. Luigi D’Ancora, dell’Università di Napoli e Ciro Di Nunzio dell’Università di Catanzaro. Erano inoltre presenti per i loro assisti il criminologo Carmelo Lavorino, il genetista Saverio Potenza, gli ingegneri di genetica vegetale, Giulia Viggiani e Antonella Canini, (dovranno esaminare le tracce delle vegetazioni che coprivano il corpo della povera vittima), il Gen. Luciano Garofano ( ex comandante del Ris di Parma) per la famiglia Mollicone.
Erano altresì presenti, gli avvocati difensori, Dario De Santis per la famiglia di Guglielmo Mollicone; l’Avv. Armando Pagliei ( per il fidanzato di Serena, Michele Fioretti, e la madre, Rosina Partigianoni, indiziati dell’omicidio); l’avv. Emiliano Germani e Eduardo Rotondi (per il brigadiere Francesco Suprano, anche lui indiziato del grave delitto ); l’avv. Francesco Germani ( per Franco Mottola, all’epoca comandante della stazione dei carabinieri di Arce, 55 anni residente a Teano; per il figlio Marco, 29 anni in famiglia a Teano, e per la madre, omonima del marito, Anna Maria Mottola, nata e residente a Teano di anni 50, tutti indiziati per l’omicidio ).
Come tutti ricorderanno, per l'omicidio di Serena Mollicone, la studentessa di Arce (Frosinone) scomparsa il primo giugno 2001 e ritrovata uccisa dopo due giorni in un boschetto di Anitrella, sempre nel Frusinate. fu arrestato, processato e poi assolto, nei tre gradi di giudizio, il meccanico di Arce, Carmine Belli ( difeso dall’avvocato Eduardo Rotondi, con la collaborazione del consulente di parte, il criminologo Carmelo Lavorino ( autore, tra l’altro, del libro “Il Delitto di Arce”), il quale oggi è in attesa di un robusto risarcimento del danno per “ingiusta detenzione”.
L’incidente probatorio ( che ha portato alla riapertura del caso ed alle perizie in atto ) è stato provocato dal Procuratore Capo Dr. Mario Mercone, il quale è fermamente convinto che tra i sei indiziati ci possa essere l’assassino di Serena Mollicone, il mandante ed i testimoni oculari dell’efferato crimine, avvenuto 10 anni or sono ad Arce. Ma, la pubblica accusa è partita da molto lontano e non esclude di coinvolgere altre persone tanto è vero che il provvedimento notificato alle parti parla anche di “concorso con ignoti da identificare”.
Il Procuratore Capo, tuttavia, ha formulato una precisa accusa ed ha ipotizzato anche il probabile scenario del delitto. Il maresciallo Mottola, con il figlio Marco, con la moglie Anna Maria ( ed in alternativa con il concorso del brigadiere Suprano o con il concorso del fidanzato di Serena Mollicone e della madre di quest’ultimo o con il concorso di ignoti ) avrebbero ucciso la povera Serena “colpendola al cranio con uno strumento contundente ( così è scritto nella ordinanza del Gip ) legandole gli arti superiori dietro alle spalle e bloccandone le gambe con un nastro adesivo bianco e con fili accoppiati di ferro, nonché incappucciando il cranio con una busta di plastica sigillata attorno al collo e tappando con altro adesivo la bocca ed il naso, ne cagionavano la morte, sopravvenuta a causa dello shock traumatico e della asfissia meccanica, dopo ampio versamento ematico; con l’aggravante di avere agito con inutile crudeltà verso la vittima”.
Ed inoltre il Procuratore Capo ha contestato a tutti l’aggravante ( in concorso tra loro o con ignoti ) all’occultamento di cadavere “al fine di conseguire l’impunità per il commesso omicidio occultavano il cadavere trasportandolo in un viottolo recondito ed ivi abbandonandolo, dopo essersi impegnati, per ostacolarne il rintraccio a ripiegare al di sopra della salma arbusti ivi vegetanti e ad utilizzare come riparo la sagoma di un contenitore metallico cilindrico”.
In effetti l’incidente probatorio è stato concesso dal Gip principalmente perché l’accusa aveva prospettato che vi erano numerosi “reperti riconducibili” alla vittima, ( nastro adesivo, la busta dell’Eurospin che copriva la testa di Serena, il telefonino, la maglietta i pantaloni etc. etc. ) per i quali al momento del delitto ( e questo è un altro mistero, che va ad aggiungersi al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, alle lettere anonime, al prelievo coatto del padre della vittima nel corso dei funerali ) non fu possibile estrapolare profili genetici di soggetti estranei”.
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