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mercoledì 7 dicembre 2011


Ieri di scena la pubblica accusa al processo contro l’avv. Michele Santonastaso – Chiesto dal P.M. D’Alessio il rigetto delle eccezioni della difesa. Prossima udienza  il 16 dicembre.

    S. Maria C.V. ( di Ferdinando Terlizzi )  E’ proseguito ieri, innanzi  la  prima sezione penale del Tribunale di S. Maria C.V. ( Presidente Orazio Rossi, giudici Francesca Auriemma e Paola Cervo ), il dibattimento a carico dell’avvocato Michele Santonastaso  che risponde di 416 bis, e di corruzione,   insieme al perito Alberto Fichera ( difeso dall’avv. Bruno Von Arx )  e Francesco Bidognetti  – quest’ultimo detenuto in regime di 41 bis in video conferenza dal supercarcere di Parma -  difeso dall’ avv. Elsa Cardone  La pubblica accusa è stata sostenuta, questa volta, dalla Dott. Alessandro D’Alessio della DdA di Napoli.
    In apertura di udienza l’avvocato Giuseppe Garofalo che difende il penalista casertano,  assieme agli avvocati Gaetano Pastore e Stefano Sorrentino ha depositato una memoria ribadendo l’eccezione già proposta nella precedente udienza, di annullare tutti gli atti fin qui eseguiti,  per evidente nullità,  essendo il capo d’accusa lo stesso che ha visto l’avv. Michele Santonastaso già assolto nel 1997.
     Di parere contrario – naturalmente – il piemme d’udienza il Dr. Alessandro D’Alessio il quale ha chiesto al Tribunale il rigetto delle eccezioni perché infondate. Ha detto che la questione del registro di cui al modello 21 è una questione preliminare che andava fatta in sede di riesame.
    A tal proposito anche ieri mattina era in discussione presso l’ottava sezione di Napoli del Tribunale della Libertà per il riesame delle misure cautelari ( sono o non sono cessate le esigenze cautelari? ) ma anche questa volta l’udienza è stata aggiornata perché non sono giunti alcuni incartamenti. La discussione è stata aggiornata al prossimo 16 gennaio.
    Dicevamo della disquisizione del piemme contro le eccezioni della difesa. Il pemme Alessandro D’Alessio, a muso duro, ha rintuzzato punto per punto tutto quanto contestato ingiungendo al tribunale di non farsi condizionare dalle sirene della difesa perché non trattasi affatto dello stesso capo di imputazione per cui l’imputato venne prosciolto bensì di fatti nuovi gravissimi e reiterati. Oltre ad essere additato quale portavoce dei boss – ha detto il piemme – il professionista casertano è accusato di aver pilotato perizie che hanno evitato l’ergastolo a pericolosi assassini.
     Qual è l’obiettivo della difesa? Si è poi chiesto il rappresentante della pubblica accusa. E si è anche risposto: “L’obiettivo è quello di utilizzare il Tribunale come teste d’ariete per scardinare l’accusa che è invece precisa, metodica e puntuale. Si tratta di un reato permanente per il quale non è richiesta la nuova autorizzazione per il prosieguo delle indagini così come ha prospettato la difesa. Tuttavia qualora dovesse essere accolta l’eccezione della difesa – secondo il piemme – sarebbe inficiabile soltanto una parte della indagine e non tutto il processo e tuttavia non è da collegarsi l’istruttoria di questo processo con il decreto di archiviazione del Gip di Napoli del 1997.
    Si tratta – ha proseguito il piemme della DdA – di una contestazione diversa da quella della passata indagine anche se il clan rimane lo stesso  sia pure con  l’alternanza dei capi: prima Antonio Bardellino, poi Mario Iovine, poi Francesco Bidognetti e Francesco Schiavone.  Salterebbe quindi letteralmente in aria la prospettazione del “ne bis in idem”. ( il concetto cioè del soggetto che è stato giudicato e non può essere giudicato una seconda volta. Per lo stesso reato).
     E qui il piemme si è intrattenuto a lungo  dichiarando che trattasi di altre accuse, gravi, nuove e  reiterate e di condotta aperta e perdurante che riguarda altri segmenti e non lo stesso fatto, sia pure configurabile con lo stesso articolo 416 bis.
     Non erano ammesse repliche della difesa. Il Presidente Dr. Rossi ha rinviato quindi le parti al 16 dicembre prossimo per lo scioglimento della riserva ed in caso di prosieguo per   l’ammissione dei mezzi di prova. Avrà il coraggio il Tribunale di scardinare l’accusa della DdA anche se presenta qualche crepa? Dovrà passare anche altro tempo in carcere il professionista casertano?














   









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