CONTRO UN IMPRENDITORE DI SESSA AURINCA
INSTAURATA PRESSO IL TRIBUNALE DI CARINOLA UNA SINGOLARE AZIONE PER ABUSO DI PROCESSO
Perseguita la vedova del fratello con azioni giudiziarie temerarie, fa pubblicare e poi impugna testamenti falsi, inventa crolli di palazzi, disconosce rapporti di lavoro e non versa i relativi contributi, anzi denuncia per truffa la parente che rivendicava le spettanze lavorative.
Sessa Aurunca – Nei giorni scorsi, l’avv. Dario Testa, con studio in Caserta, ha depositato presso il Tribunale di S. Maria C.V. - Sezione distaccata di Carinola, un corposo ricorso, per conto della sua assistita, Maria Francecone, Vedova Sullo, contro Andrea e Nicolina Sullo, da Sessa Aurunca, chiamandoli in causa per “abuso di processo” e conseguente risarcimento danni, in base alla assoluzione di un giudizio penale – risoltosi dopo 5 anni – presso la Sezione di Carinola e risultato favorevole alla vedova sulle accuse calunniose del Sullo e dei suoi accoliti.
La vicenda, che qui di seguito brevemente enucleamo, è però molto complessa – ed anche penosa - vista la bassissima qualità morale dei personaggi – e visti i numerosi e reiterati tentativi di inquinare ed ingolfare la giustizia civile, penale e amministrativa, con falsi e temerari procedimenti, tutti strumentali e mirati a dilatare i tempi delle questioni.
Una vera e propria “persecuzione” - ha spiegato il legale - che rasenta il “parossismo” e che ha dei risvolti Kafkiani. Insomma, in breve, questo personaggio – dall’altezza della sua posizione economica – (diceva Carlo Marx “dietro ogni fortuna c’è un crimine“) nega eredità, paga avvocati e consulenti, per intentare cause strumentali e per seviziare la vedova del fratello, con azioni di “stalking” giudiziario, fa pubblicare (dalla sorella Nicolina) e poi impugna testamenti falsi, inventa crolli di palazzi, disconosce rapporti di lavoro e non versa i relativi contributi, anzi denuncia per truffa, la parente che rivendicava le spettanze lavorative e per falso, i dipendenti che hanno testimoniato il vero nei processi di lavoro.
La sig.ra Francescone Maria, - è detto nell’atto di citazione - sciaguratamente vedova anzitempo di Salvatore Sullo, vive con i suoi due figli, Simona e Michele presso l’abitazione sita in Sessa Aurunca al Viale XXI Luglio n°80, sin dalla data del suo matrimonio, in virtù di lascito testamentario da parte di suo suocero Michele Sullo, padre di Andrea e del medesimo Salvatore. Da sempre purtroppo afflitta da turbolenze finanziarie, prestò attività lavorativa alle dipendenze dei coniugi Andrea Sullo e sig.ra Rosanna Di Resta, sia presso l’abitazione di loro proprietà, sia presso il Supermercato “Sisa – Euromarket” di Via Ospedale in Sessa Aurunca, - oggi ha cambiato casacca con una nuova etichetta - di cui il Sullo era ed è tuttora proprietario.
Nell’anno 2005, in seguito al mancato pagamento di consistenti spettanze retributive e contributive, la Francescone fu costretta a presentare formale richiesta di pagamento delle corrispondenti somme relative al periodo di lavoro prestato alle dipendenze di Andrea Sullo e di Rosanna Di Resta, per entrambi i rapporti sopra indicati, di cui il primo è stato transatto da parte del Sullo, mostrando in ciò un atteggiamento palesemente contraddittorio rispetto a quanto poi deposto dal medesimo in sede di denuncia-querela per tentativo di truffa, mentre il secondo, concernente in particolare il riconoscimento delle spettanze per il lavoro prestato presso il supermercato, è ad oggi pendente.
E qui subentra il primo atto di ”paranoia” o di “schizofrenia” giudiziaria. Invece di pagare o di accordarsi per tale legittima richiesta, fonte pertanto di due procedimenti attivati innanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – sez. lavoro, provocava la scioccante reazione del datore di lavoro, il quale inspiegabilmente sporgeva denuncia-querela per tentativo di truffa nei confronti della sig.ra Francescone. Da ciò come detto, scaturiva un inaspettato e afflittivo processo penale innanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere sezione distaccata di Carinola, il quale nella persona del Giudice Monocratico dott. Enea, con sentenza di assoluzione, scagionava completamente la Francescone “perché il fatto non sussiste”.
“Tale processo, - a ha spiegato l’avv. Dario Testa - generato evidentemente solo come reazione ad una legittima richiesta economica da parte della vedova, rappresentò la prima tappa di un lungo percorso di accanimento giudiziario nei confronti della Francescone, la quale, da sempre fortunatamente estranea a codesto genere di vicissitudini, iniziò seriamente a risentirne, in senso negativo, da un punto di vista emotivo, declinando in una spirale d’ansia e di panico, resa ancor più ossessionante e claustrofobica dal fatto che erano i propri medesimi parenti a sferrare “attacchi” giudiziari nei suoi confronti”.
Ma non è finita. Tale accanimento, perpetrato, direttamente o indirettamente, comportò anche l’impossibilità per la vedova di veder riconosciuto il suo diritto, insieme con i figli, sull’eredità ( fabbricati, terreni, depositi bancari e costosi monili) di Concetta Di Marco, madre del defunto marito. Tale diritto, è quasi superfluo precisarlo, le è stato sempre negato dai Sullo, di contro ( e qui si innesta ancora la paranoia ) le è stato chiesto di pagare il contributo per i funerali e i diserbanti per i terreni i cui frutti pendenti: olio, legna e frutta, sono stati sempre solo appannaggio dell’Andrea.
E nel continuare la sua azione di “abuso di processo” e “stalking giudiziario”, Andrea Sullo, addirittura, impugnava innanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per falso, il testamento – pubblicato da Nicolina Sullo, sua sorella – del de cuius Michele Sullo, padre, nel quale la Maria Francescone veniva di fatto resa usufruttuaria dell’immobile in cui attualmente vive, grazie al beneficio concesso al figlio Michele – processo ad oggi pendente innanzi la Corte d’Appello di Napoli.
Addirittura si è successivamente incardinato un ulteriore processo penale a seguito della querela sporta da Andrea Sullo nei confronti della vedova e dei figli, tacciata apparentemente di aver redatto ella stessa, in concorso con i figli, il suddetto testamento; costringendola, insomma, a difendersi tecnicamente e con esigue risorse economiche su più fronti giudiziari, a differenza del Sullo, commerciante notoriamente benestante e avvezzo alle pratiche legali, evidentemente noncurante dei costi del sistema.
Sembrerebbe a questo punto impossibile, ma invece la Francescone veniva anche convenuta innanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere sezione distaccata di Carinola, nel giudizio per la convalida di sfratto intentato formalmente dalla Nicolina Sullo, sorella dell’Andrea, avente anch’egli un evidente interesse economico nell’azione, e per occupazione “sine titulo”, dell’appartamento in cui la vedova e si suoi figli risiedono ormai da oltre un ventennio indisturbati e che, come detto, le è stato lasciato in eredità dal suocero. La circostanza rende ancora più triste ed incresciosa la vicenda, già di per sé stupefacente...
Infine, in base ad argomentazioni sempre più pretestuose, la medesima ad oggi si è dovuta difendere ( anche presso il TAR Campania ) in un procedimento ex art.700 c.p.c promosso dal Sullo, azionato allo scopo di far dichiarare l’urgenza di liberare l’immobile di Viale XXI Luglio n°80 in Sessa Aurunca, causa il rischio imminente di un ipotetico ed inventato crollo. Il ricorso in primo grado è stato ovviamente respinto, per insussistenza del “periculum in mora”. Ma la pretestuosità della domanda cautelare evidentemente non era tanto evidente da evitare il reclamo da parte del Sullo innanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che però lo ha rigettato a favore della vedova.
L’ovvia conseguenza di tale narrato accanimento giudiziario, è stata la comprensibile sopportazione di grosse spese dovute per poter difendere i propri diritti illegittimamente minacciati dall’Andrea Sullo e dalla sorella, insieme o in distinti procedimenti, nonché l’aver dovuto contrarre ingenti debiti personali al fine di far fronte a tali vicende, nonché ancora, più di tutto, l’imperdonabile insorgenza di uno stato fortemente depressivo, connotato altresì da stress, ansia e inquietanti attacchi di panico, che l’hanno resa estremamente debole e fragile, attestante il disagio vissuto quotidianamente dalla vedova, la quale in pochi anni ha dovuto lottare contro la devastante perdita del proprio marito e l’improvviso, del tutto inaspettato, malvolere e conseguente ostracismo dichiarato di fatto dalla quasi totalità dei membri della famiglia del marito ormai defunto.
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