Accadde a Casal di Principe il 21 agosto del
1959
IL TIRO AL BERSAGLIO TRA LA FOLLA –
L’ASSASSINO CHE LAVORAVA COME BARBIERE FECE LA RIGA IN TESTA AD UN CLIENTE CON
UN COLPO DI PISTOLA – E’ PASSATO ALLA STORIA
L'assassino
lavorava come barbiere: sparò ad un cliente che protestava Lo sventurato si
senti sfiorare i capelli da due proiettili e cadde svenuto, ma non osò
presentare denuncia. Lo sparatore, che è passato alla storia, secondo
alcuni voleva bene apparire agli occhi
di una quindicenne. Le cronache dell’epoca raccontano che, alla presenza di oltre duemila persone,
mentre sul feretro cadevano fiori e confetti bianchi - secondo l'usanza - si
svolsero i funerali di Luigi Della Corte, il giovane ucciso
per la bravata del “figaro” pistolero.
Dopo alcuni giorni, i carabinieri della tenenza di Aversa, riuscirono
ad arrestare il responsabile dell'assassinio, Orlando Gagliardi, il ventenne che sparò per dimostrare di saper
colpire un ciondolo che il passante portava alla cintola. Con lui fu arrestato il coetaneo Mario Di Tella che l'aveva spalleggiato Intanto si apprese che,
le condizioni di Francesco Della
Corte, nipote della vittima, colpito
anche lui nel corso della folle
sparatoria e ricoverato all'ospedale “Antonio Cardarelli” di Napoli, erano migliorate. Decedeva,
invece, invece lo zio, che fu trasportato all'ospedale della SS. Annunziata di
Aversa.
Il vero motivo per cui il Gagliardi avrebbe
ucciso non fu soltanto quello di dare prova della sua
bravura con la pistola. Le indagini dei carabinieri accertarono, infatti, che egli voleva suscitare l'ammirazione di
una bella fanciulla quindicenne, Ida de
Chiara, con cui si era fidanzato e che in quel momento si trovava alla
finestra. Egli, come provavano i suoi
numerosi e gravi precedenti, non era nuovo a questo genere di
esibizioni, delle vere e proprie “corride” all'arma da fuoco, dove spesso
da “toro”, doveva fare il primo
malcapitato.
Il Gagliardi andava da Casal di Principe a Villa di Briano per
fare il barbiere. Si racconta che una volta che un cliente, tale Antonio Maisto, osò esprimere, sia pure
con garbo, le sue perplessità sul modo come era stato servito di barba e
capelli, il Gagliardi lo invitò a uscire fuori. Quando l'incauto aderì senza
sapere cosa l'attendeva, il “figaro pistolero”, sempre tenendo addosso il
bianco camice, impugnato il revolver gli sparò due colpi che gli lasciarono una
riga nella chioma. Il Maisto per la
paura svenne, ma giunto il momento di dire al magistrato se aveva o no subito
quel nuovo sistema di rasatura, lo smentì, non sentendosi proprio sicuro di non
dovere un giorno ripetere l'esperimento.
Un’altra volta il Gagliardi invitò alcuni
giovani a sollevare delle sedie con i denti. Non riuscendovi essi, insultò uno
dei sottoposti alla tortura, tale Benito Cacciapuoti sparandogli due
colpi che lo ferirono alla mano destra. Licenziato dal proprietario del salone,
per le sue singolari maniere di fare la riga ai capelli dei clienti, non già col pettine, ma con la pistola il Gagliardi continuò a
frequentare Villa di Briano, dove passava per le strade con aria da mattatore.
I suoi numerosi precedenti avevano potuto
farlo trovare in libertà perché, commessi da minorenne, erano stati sempre
puniti con pene condizionali prima e poi comunque lievi. Era uscito – infatti-
da poco tempo dalla prigione scuola
“Gaetano Filangieri”, dopo aver scontato una pena per un altro grave episodio
svoltosi presso un cinema di Aversa. Il
Gagliardi, infatti, mentre assisteva ad un film western, e nel mentre
la scena mostrava un bandito nell’atto di sparare alle spalle il suo avversario, il
giovane con la sala piena di gente ed al buio,
estrasse la pistola e sparò numerosi colpi che addirittura forarono in
più parti il telone dello schermo cinematografico.
I fatti di Villa di Briano, come
osservarono le autorità giudiziarie
incaricate del difficile compito di fare rispettare la legge nell'aspra e
solitaria zona dei “mazzoni”, andavano
inquadrati in una situazione delle più preoccupanti. Addirittura si
erano verificati in precedenza atti dio teppismo ed aggressioni da Far
West. Le corriere, infatti, spesso
dovevano essere scortate dai carabinieri. Ciò dopo vari episodi, dì cui il più
grave si verificò con una sparatoria fatta da una persona, non ufficialmente nota, ( ma gli inquirenti
pensarono al barbiere) contro un
autobus dove egli non aveva trovato posto. Nei giorni precedenti ad Aversa una banda di 14 ragazzi dagli 8 ai
13 anni, tutti identificati, saccheggiò completamente una palazzina dell'Ina-casa in via Diaz,
pronta per esser inaugurata. Quando, il giorno prima della cerimonia, un
funzionario di questo istituto, il geom. Renato
Correra, si recò a fare una ispezione, constatò che erano stati asportati
tubi, telai con vetri e ferri delle balconate.
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