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mercoledì 24 ottobre 2012


DIFFAMAZIONE.
138EMENDAMENTI,
SCONTRO al SENATO. 
POI L'INTESA
all'ultimo secondo.
Giudizio immediato
(entro sei mesi)
CSM: SALLUSTI?
SULLA CASSAZIONE
TONI INACCETTABILI.

Non ci sarà il carcere per chi diffama e la sanzione massima sarà di 50 mila euro. Per quanto riguarda la rettifica online, questa riguarderà solo le testate giornalistiche e gli articoli che vi saranno pubblicati. Nessun obbligo di rettifica, invece, per i commenti.

di Anna Laura Bussa- ANSA

Roma, 24 ottobre 2012.  Un interminabile scontro al Senato sul ddl diffamazione (presentati 138 emendamenti), poi, in serata la maggioranza trova un'intesa: non ci sara' il carcere per chi diffama e la sanzione massima sarà di 50 mila euro. Per quanto riguarda la rettifica online, questa riguardera' solo le  testate giornalistiche e gli articoli che vi saranno pubblicati. Nessun obbligo di rettifica, invece, per i commenti.    Nato dalle penne 'bipartisan' di Vannino Chiti (Pd) e di Maurizio Gasparri (Pdl) per evitare il carcere al giornalista Alessandro Sallusti, il testo si e' andato 'arricchendo' via via di norme, una piu' spinosa dell'altra, che, come ammette il responsabile Giustizia dell'Idv Luigi Li Gotti, ''sono difficili adesso da esaminare e poi in tempi cosi' rapidi''. Risultato: dopo l'illustrazione degli emendamenti, la seduta d'Aula viene sospesa per consentire a tecnici e capigruppo di arrivare ad un'intesa. L'intenzione, spiega il presidente dei senatori del Pdl Gasparri, e' di non far tornare il testo in commissione, come era stato chiesto da alcuni senatori anche del centrodestra, ne' di 'stralciare' il 'no' al carcere per i giornalisti che diffamano, perche' su questo il Pd sembra sia stato irremovibile.

   Tecnici e capigruppo decidono, così, di mettersi intorno ad un tavolo per vedere di 'salvare il salvabile' e di mettere a punto un testo ''piu' snello ed agile grazie agli emendamenti che sono stati presentati''. Come spiegheranno a margine della riunione Gasparri e il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro.

   Ma mentre il Pd si divide tra 'innocentisti' come Vincenzo Vita (''se il testo resta così non lo voto'') e 'colpevolisti' come Alberto Maritati (''si parla di reati quindi e' giusto prospettare il carcere''), e al Senato si cerca di trovare una soluzione, fuori dal Palazzo continua a infuriare la polemica.    Il vicepresidente del Csm Michele Vietti solidarizza con i magistrati della Cassazione per le ''critiche inaccettabili nei toni'' che gli sono piovute ancora oggi da Sallusti. Mentre il presidente della Fieg Giulio Anselmi 'bolla' il ddl come un insieme di norme ''assurde e pericolose'' che ''possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la liberta' di stampa''. Per il presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Jacopino, infine, si tratta di un provvedimento che ''e' ben piu' di una legge bavaglio: e' una pistola permanentemente puntata alla nuca'' dei giornalisti.

Sul ddl, intanto 'fioccano' ben 138 emendamenti. Tra i piu' significativi, quello di Lucio Malan (Pdl) che di fatto impedisce di scrivere contro la Casta chiedendo condanne per chi parli male di Parlamento e istituzioni. O quello del Pd che chiede di sopprimere la norma che prevede la restituzione al governo dei contributi pubblici all'editoria, in caso di condanna per diffamazione. O quello, ancora, che impedisce ai conviventi di chiedere la rimozione dai siti internet di immagini e dati lesivi nel caso in cui sia morto il 'diffamato'. L'Udc e il Pd sono per ridurre la sanzione pecuniaria dai 100mila ai 50mila euro. Mentre il Pdl vorrebbe estendere l'obbligo di rettifica on line non solo alle testate giornalistiche, ma anche ai blog o ai siti ''che contengono informazioni pubblicitarie''.

Le proposte di modifica che puntano a cancellare l'Ordine dei giornalisti, firmate dai senatori Radicali del Pd Donatella Poretti e Marco Perduca, invece vengono dichiarati inammissibili. Decisione che scatena la protesta della Poretti che da oggi minaccia di astenersi ''su qualsiasi votazione''.    Ma alla fine, il ''vero tentativo di conciliazione'' e' quello che tenta Li Gotti appellandosi di nuovo al Capo dello Stato. ''Se Napolitano concedesse la grazia a Sallusti sarebbe tutto risolto - dichiara in Aula - ed eviterebbe a noi l'imbarazzo di legiferare su temi così delicati in così poco tempo. Perche' voi del governo - e' l'invito che fa ai ministri presenti al Senato - non vi impegnate a chiederglielo?''. Alla fine, in extremis, si trova l'intesa.(ANSA).

Questi, in sintesi, i contenuti dell'accordo raggiunto nella riunione durata tre ore:


NO CARCERE - Era questa la norma più scontata. Quasi tutti, tra maggioranza e opposizione, erano d'accordo per eliminare il carcere per il giornalista che diffama.


SANZIONI MENO SALATE - Le sanzioni per chi diffama oscilleranno tra i 5.000 e i 50 mila euro. Si cancellano i 100 mila euro previsti dal ddl così come era stato approvato in Commissione.


RETTIFICA ONLINE - L'obbligo scatterà solo per le testate giornalistiche e varrà solo per gli articoli pubblicati. Nessun obbligo, invece, per i commenti.


RETTIFICA, STESSO SPAZIO DIFFAMAZIONE - La rettifica sui media normali, invece, dovrà avere lo stesso spazio e dovrà essere inserita nella stessa pagina «occupata» dall'articolo diffamatorio.


GIUDIZIO IMMEDIATO - I tecnici si sono impegnati a dire sì ad un emendamento dell'Idv, primo firmatario Luigi Li Gotti, che introduce un giudizio immediato per i reati di diffamazione. Tale giudizio dovrà essere celebrato nel giro di sei mesi visto che «non si devono fare particolari indagini».


RECIDIVA - Nessun raddoppio della pena in caso di recidiva. Se si torna a delinquere si applicherà la norma del codice già prevista per i recidivi. Non ci sarà, poi, l'obbligo dell'interdizione dalla professione giornalistica. Il giudice potrà o meno ma senza alcun obbligo particolare. E l'interdizione diventa più soft: in caso di prima recidiva l'interdizione dalla professione giornalistica potrà andare da uno a tre mesi, in caso di seconda recidiva, da tre a sei mesi e in caso di terza, fino ad un anno.


NO CONDANNE PER EDITORI - Gli editori non dovranno più rispondere per il reato di diffamazione. Salta dunque il discorso del pagamento delle quote.


NO RISCHI PER CONTRIBUTI - Almeno nel ddl per la diffamazione i contributi all'editoria non correranno rischi. Si cancella la norma che prevedeva la restituzione di parte di questi in caso di diffamazione non risarcita.


EVITATO SCONTRO - All'ultimo minuto quindi evitato uno scontro tra Pdl, Pd e Udc. Erano ben 138 infatti gli emendamenti presentati per modificare il testo aspramente criticato non solo da sindacato e Ordine dei giornalisti, ma anche dalla Federazione degli editori e da diversi esperti di diritto.

(in www.corriere.it del 24/10/2012









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