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mercoledì 24 ottobre 2012


SALLUSTI: LE NORME
DEL DDL, dalle MULTE 
alla RETTIFICA. PREVISTA 
l’INTERDIZIONE 
dalla PROFESSIONE 
e un’AGGRAVANTE 
per il DOSSIERAGGIO

In caso di diffamazione commessa con il mezzo della stampa, consistente nell’attribuzione di un fatto determinato (art 13 della legge sulla stampa n. 47/1948), si applica la pena della multa da 5.000 a 100.000 euro, tenuto conto della gravità dell’offesa e della diffusione dello stampato. Se la diffamazione con il mezzo della stampa è quella generica prevista dall’art 595 Cp, la pena della multa va da 5.000 a 50.000 euro. Cancellata la riparazione, si prevede che in caso di diffamazione commessa con il mezzo della stampa, la persona offesa possa chiedere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali: la somma è determinata in relazione alla gravità dell’offesa e alla diffusione dello stampato e non può essere inferiore a 30.000 euro. IACOPINO (ODG): "IL DDL SULLA DIFFAMAZIONE E’ PISTOLA ALLA NUCA". Siddi (Fnsi): “Se non cambiano proposte insensate contrasto come sulle intercettazioni”. In aula all’avvio del dibattito presentati 138 emendamenti.

di Michele Cassano-ANSA

Roma, 23 ottobre 2012. Il disegno di legge sulla diffamazione, nella versione approvata dalla Commissione Giustizia del Senato che domani andrà in Aula, contiene modifiche alla legge sulla stampa del ‘48, al Testo unico della radiotelevisione e al Codice penale. La novita’ principale consiste nell’abolizione del carcere e nella previsione di multe più salate rispetto al passato. Ecco i punti essenziali.

LE MULTE - In caso di diffamazione commessa con il mezzo della stampa, consistente nell’attribuzione di un fatto determinato, si applica la pena della multa da 5.000 a 100.000 euro, tenuto conto della gravità dell’offesa e della diffusione dello stampato. Qualora il colpevole sia stato condannato per un reato della stessa indole nei due anni precedenti la pena è raddoppiata. La pena è diminuita qualora sia pubblicata la rettifica ed aumentata quando la pubblicazione venga rifiutata.

INTERDIZIONE DALLA PROFESSIONE - Come pena accessoria è prevista l’interdizione dalla professione e comunque dall’attività di giornalista per un periodo da uno a sei mesi. In caso di reiterazione nei due anni successivi, l’interdizione va da sei mesi a un anno e, in caso di ulteriore condanna, da uno a tre anni.

DOSSIERAGGIO - La pena è aumentata fino alla metà qualora il fatto sia commesso dall’autore, dal direttore o dal vicedirettore responsabile, dall’editore, dal proprietario della pubblicazione in concorso tra loro, o comunque da almeno tre persone.

RETTIFICA - Il direttore, o comunque il responsabile, è tenuto a pubblicare gratuitamente nel quotidiano o nel periodico, comprese le testate giornalistiche diffuse in via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini o ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della propria dignità o contrari a verità. Le rettifiche vanno pubblicate sui quotidiani e sulle testate on line non oltre due giorni da quello in cui è avvenuta la richiesta, per i periodici non oltre il secondo numero successivo alla settimana in cui è avvenuta la richiesta. La rettifica va pubblicata nella stessa collocazione della notizia cui si riferisce. In caso di mancata ottemperanza a queste norme, la persona offesa può rivolgersi al giudice per ottenere la pubblicazione della rettifica.

RISARCIMENTO DANNI - Cancellata la riparazione, si prevede che in caso di diffamazione commessa con il mezzo della stampa, la persona offesa possa chiedere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali. La somma è determinata in relazione alla gravità dell’offesa e alla diffusione dello stampato e non può essere inferiore a 30.000 euro.

PENE PER IL DIRETTORE - Il direttore o il vicedirettore responsabile, il quale omette di esercitare il controllo necessario, è punito, a titolo di colpa, se un reato è commesso, con la pena stabilita per tale reato, diminuita in misura non eccedente un terzo. La pena è aumentata qualora l’autore sia un giornalista professionista sospeso o radiato dall’Ordine.

INGIURIA E DIFFAMAZIONE NEL CODICE PENALE - La normativa modifica anche gli articoli del codice penale su ingiuria (art. 594) e diffamazione (art. 595). In caso di ingiuria, la pena è della multa fino a 5000 mila euro. In caso di diffamazione, si prevede che chiunque, comunicando con più persone, offenda l’altrui reputazione, è punito con la multa che va da 3.000 a 30.000 euro. Se l’offesa consiste in un fatto determinato la pena è aumentata. Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, la pena è della multa da 5.000 a 50.000 euro. (ANSA).

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IACOPINO (ODG): il ddl sulla DIFFAMAZIONE E’ PISTOLA ALLA NUCA.

Roma, 24 ottobre 2012. “Diffamazione: una pistola alla nuca”: il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha commentato così il testo delle nuova normativa sulla diffamazione, messo a punto dalla commissione Giustizia di palazzo Madama. “Sì, noi siamo ‘choosey’, schizzinosi e incontentabili quando si tratta di garantire ai cittadini il diritto alla verità - si legge in una nota -. Il Senato, approvando la nuova normativa sulla diffamazione, si assumerà una grave responsabilità. E’ ben più di una legge bavaglio: è una pistola permanentemente puntata alla nuca di migliaia di giovani, messa liberamente in mano a chiunque voglia emulare i più spietati killers della mafia”. L’Ordine dei giornalisti, continua il comunicato, ricorrerà alla Corte di Strasburgo, qualora la legge venisse approvata. “La Corte (sentenza 17.07.2008 su ricorso n.42211/07), in un caso di asserita diffamazione, ha condannato l’Italia a un risarcimento di 60.000 euro, annotando, tra l’altro, che la sanzione pecuniaria inflitta all’imputato dai giudici italiani era una interferenza sproporzionata e non ‘necessaria in una società democratica. La condanna (41.315,00 euro), data la situazione del ricorrente, era, infatti, ’suscettibile di dissuaderlo dal continuare ad informare l’opinione pubblica su temi di interesse generalé”, spiega l’Ordine dei giornalisti. “I giornalisti non vogliono l’impunità. Chi di loro sbaglia deve essere chiamato a risponderne. A cominciare dalle pesanti sanzioni deontologiche che arrivano sino alla radiazione dall’Ordine. Ma solo chi vive in un’altra realtà può immaginare che il rischio di una multa, in sede penale, fino a centomila euro (senza contare le altre misure), possa garantire ai giornalisti quella serenità necessaria per offrire ai cittadini una informazione libera, rispettosa della verità e delle persone, pacata e responsabile. Ci sono migliaia di giornalisti che debbono lavorare anche oltre dieci anni, sfruttati da editori contro i quali lo Stato continua a non fare nulla, per mettere insieme quella cifra che viene prevista con una disinvoltura che documenta quanto è grande il distacco tra società e politica”. (ANSA)

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Diffamazione. Siddi (Fnsi): “Se non cambiano proposte insensate contrasto come sulle intercettazioni”

Roma, 24 ottobre 2012. “Lo ripetiamo ancora una volta: sulla libertà di stampa, sul diritto di cronaca, sul diritto dei cittadini a essere informati non possiamo guardare in faccia nessuno e adottare atteggiamenti diversi a seconda di chi fa proposte restrittive. L’opposizione alle norme bavaglio della bozza di legge in discussione al Senato sulla diffamazione non è altro perciò che la prosecuzione di un’attività permanente e coerente a difesa della Costituzione, dei diritti di espressione  e di informazione, con criteri di lealtà e di trasparenza. Cancellare il carcere dalle pene principali per i reati a mezzo stampa da una legge non in linea con i canoni delle democrazie avanzate e della giurisprudenza della Corte di Giustizia sui diritti umani è cosa giusta e doverosa. Scambiare questo possibile passaggio con norme bavaglio, già rigettate nei tentativi di intervento contro il diritto di cronaca in vari progetti di legge sulle intercettazioni, è insensato. Inaccettabile come allora. E questa eventualità,  se ancora  portata avanti, avrà le stesse risposte di allora, anche se al posto del governo Berlusconi c’è il governo Monti e anche se al posto di una maggioranza di centro destra c’è una coalizione parlamentare per un governo di necessità nazionale. La libertà dell’informazione è un bene nazionale e non di qualcuno”. (www.fnsi.it)

Diffamazione: presentati 138 emendamenti

Roma,  24 ottobre 2012. Al ddl sulla Diffamazione sono stati presentati 138 emendamenti da quasi tutte le forze politiche. Nel pomeriggio in Aula, al Senato, dovrebbe riprendere la seduta con l'illustrazione delle proposte di modifica e, probabilmente, con le prime votazioni. (Ansa)





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