Umberto Veronesi
lancia la campagna per l’abolizione del carcere a vita.
Perché, spiega,
il cervello si evolve e le persone cambiano.
Ergastolo ostativo significa fine pena mai: nessun
beneficio o sconto di pena, a meno che non si decida di collaborare con la
giustizia. Umberto Veronesi ha lanciato una campagna per abolire la pena senza
fine.
Perché uno scienziato si imbarca in questa battaglia?
Quattro anni fa ho fondato il movimento Scienze for
peace affinché desse voce alla scienza contro ogni forma di violenza, a partire
dalla pena capitale.
L’ergastolo ostativo è di fatto una pena di morte
civile o una pena fino alla morte. Una
persona che entra in cella sapendo di essere destinato a morirvi è condannata
a un’agonia lenta e spietata.
Quali sono le basi scientifiche di questa campagna?
Innanzitutto il nostro sistema di neuroni non è
immutabile, ma si rinnova perché il cervello è dotato di cellule staminali in
grado di generare nuove cellule. Quindi la persona che abbiamo chiuso in un
carcere non è la stessa vent’anni più tardi. Per ogni uomo esiste la
possibilità di cambiare ed evolversi. In secondo luogo, gli studi sul dna
dimostrano che la violenza non è un imperativo biologico. Al contrario il
messaggio del nostro codice genetico è la perpetuazione della specie, una
naturale predisposizione alla solidarietà. Vi sono poi molti studi a sostegno
dell’ipotesi ambientale della violenza: chi agisce con aggressività è stato
esposto a fattori esterni sfavorevoli che lo spingono all’atto violento.
Perché proprio ora?
La spinta è venuta dalle lettere inviate
dall’ergastolano Carmelo Musumeci (condannato
per associazione mafiosa, ndr) a me come a tanti italiani che hanno aderito
al suo appello. Abbiamo avuto la percezione che la sensibilità nei confronti
dell’ergastolo e, più generale, della situazione dei detenuti stesse cambiando.
Lo dimostrano i film dei fratelli Taviani e di Matteo Garrone.
La politica vi darà ascolto?
È una campagna impopolare. Sarà difficilissimo sradicare
il principio della giustizia come vendetta. Non siamo sicuri che la politica ci
appoggerà, anche se i radicali si sono già schierati con noi. Il nostro
obiettivo però è innanzitutto culturale. Vorremmo fare capire ai cittadini che
la campagna contro l’ergastolo è una campagna per una giustizia più giusta tesa
al recupero e alla rieducazione della persona, come prescrive la nostra
Costituzione.
(Annalisa
Chirico)
Tratto da “Panorama” 17 ottobre
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