La Consulta -come
Ponzio Pilato- se ne lava le mani
-La ricetta di
rendere sociale il soggetto antisociale, mettendolo in una situazione asociale,
insegnandogli cioè a nuotare fuori dall’acqua, è fallito. Solo nella società si
può educare alla società. (Gustav Radbruch)
I
fatti:
la nostra Costituzione sarà anche “la più bella del
mondo”, come l’ha chiamata Roberto
Benigni, ma per i detenuti e gli uomini ombra è solo cartastraccia.
Il Magistrato di Sorveglianza di Firenze aveva
sollevato questione di legittimità costituzionale alla Consulta per il divieto
dei detenuti ad avere rapporti intimi con la propria compagna o compagno, anche per evitare pratiche degradanti.
I vari Ponzio Pilato della Consulta con la sentenza
n. 301/12 (relatore Giuseppe Frigo) rigettano la questione di legittimità
costituzionale perché il Magistrato ricorrente non aveva descritto bene il caso
concreto e anche per motivi di esigenza dell’ordine e della sicurezza.
Penso che i giudici della Corte Costituzionale si
siano comportati come l’azzeccagarbugli de
“I Promessi Sposi” del Manzoni, sicuramente
formalmente avranno anche ragione, ma in altre occasioni sono stati molto meno
farraginosi e cavillosi.
La famiglia dovrebbe essere la principale e basilare
formazione sociale intermedia perchè costituisce la “prima cellula” della
società, andrebbe protetta anche in carcere, perché i diritti di unione civile (o di
fatto) dovrebbero (a questo punto il condizionale è d’obbligo) essere protetti
dalla Costituzione e dai suoi giudici.
Il diritto alla vita privata e familiare di
condividere con il proprio compagno o compagna un bacio e una carezza non si
dovrebbe perdere entrando in carcere.
Io credo che uno Stato abbia il potere di punire, ma
non dovrebbe poter impedire per decenni
(per gli uomini ombra-gli ergastolani
ostativi ad ogni beneficio penitenziario- per sempre) ad un detenuto/a di fare l’amore
con la persona a cui vuole bene. Tutto
questo non accade negli altri paesi in Europa.
Il carcere, troppo carcere, ci rende asociali e
trovo ingiusto, irragionevole, punire due persone che si amano perché una di
queste ha commesso un crimine.
E poi a che serve proibire ad un prigioniero o ad
una prigioniera di fare l’amore con la persona che ama?
Non è razionale, né umano, far soffrire il delinquente negli affetti per
riparare al male che ha fatto.
A mio parere il male deve essere compensato con il
bene e non con altro male, perché una inutile sofferenza rende le persone
ancora più cattive.
Penso che “condannare” una persona all’amore sia il
modo migliore per “punirla”: peccato che
i giudici della Corte Costituzionale non l’abbiano capito e se ne siano lavate
le mani, come Ponzio Pilato.
Carmelo Musumeci
Carcere Padova, Gennaio 2013
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