CARCERI: NASCE La “CARTA DELLE PENE”, NO A CATTIVA INFORMAZIONE. Non manca il riferimento al diritto all’oblio: una volta scontata la pena, “l’ex detenuto che cerca di ritrovare un posto nella societa’ non puo’ essere indeterminatamente
Roma, 14 marzo 2013. Un codice deontologico dedicato a chi scrive di imputati, condannati, detenuti, delle loro famiglie e del mondo carcerario in genere. E’ la “Carta del carcere e delle pene”, approvata dall’unanimita’ dall’Ordine nazionale dei giornalisti e che sara’ presentata domani alle 11 nel corso di un conferenza stampa nell’istituto penitenziario di Regina Coeli a Roma. Gia’ sottoscritta dagli Ordini regionali della Lombardia, del Veneto, della Toscana, dell’Emilia Romagna, della Basilicata, della Liguria, della Sardegna e della Sicilia, la Carta ambisce ad essere qualcosa di piu’ di un documento di indirizzo, una sorta di vademecum che - senza interferire con la liberta’ di cronaca - metta qualche paletto alla cattiva informazione. La Carta - spiegano i promotori - nasce da “una riflessione collettiva, maturata all’interno delle redazioni carcerarie, tra coloro che fanno giornalismo in carcere e sul carcere”. Un dibattito dal quale e’ emersa la necessita’ di “informare gli informatori, che troppo spesso scrivono di carcere ignorando cosa prevedono le leggi che regolano la materia”. Sono leggi quelle che consentono a un detenuto di accedere a benefici e misure alternative: la possibilita’ di riappropriarsi progressivamente della liberta’ “non mette in discussione la certezza della pena. Semplicemente un giudice ha deciso un diverso modo di espiazione della pena, con tutti i limiti previsti dalle misure alternative”. La Carta invita a ricordare che “il reinserimento sociale e’ un passaggio complesso che dovrebbe avvenire gradualmente, come previsto dalle norme che consentono l’accesso al lavoro esterno, i permessi premio, la semi-liberta’, la detenzione domiciliare, l’affidamento in prova ai servizi sociali”. Non manca il riferimento al diritto all’oblio: una volta scontata la pena, “l’ex detenuto che cerca di ritrovare un posto nella societa’ non puo’ essere indeterminatamente esposto all’attenzione dei media che continuano a ricordare ai vicini di casa, al datore di lavoro, all’insegnante dei figli e ai loro compagni di scuola il suo passato”. (AGI)
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giovedì 14 marzo 2013
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