Il processo a Rosaria Capacchione
per calunnia
Prevista per mercoledì 24 aprile
dopo l’arringa dell’avv. Vittorio Giaquinto la sentenza – Il P.M. chiese 2 anni e mezzo
di carcere. Altre denunce contro la giornalista dall’ex giudice Antonio
Leone - Tutti i particolari della nuova vicenda -
Caserta – ( di Ferdinando Terlizzi ) Fissata per mercoledì 24 aprile, innanzi al Dr. Antonio Riccio, giudice monocratico del Tribunale di Santa Maria
Capua Vetere, Sezione distaccata di
Caserta, Pubblico Ministero Gary Goglia,
l’udienza conclusiva per il processo a carico della
giornalista Rosaria Capacchione,
accusata di calunnia nei confronti di un
sottufficiale della Guardia di Finanza,
giornata in cui - dopo l’arringa
dell’avv. Vittorio Giaquinto, difensore
della giornalista, sarà - molto
probabilmente, emessa la sentenza.
Come è noto Pubblico Ministero Dr. Gary Goglia, nell’ultima udienza, al
termine della sua requisitoria chiese
una condanna a 2 anni e mezzo per l’imputata. Seguì l’arringa della parte civile costituita, Avv. Luigi
Tuccillo, in difesa del luogotenente
Luigi Papale, ora in pensione e
domiciliato in S. Maria C.V.
Della richiesta – come era prevedibile rimase scontenta la
Capacchione, la quale, per bocca del suo difensore – con una colonna
di piombo nella cronaca napoletana – rigettò ogni accusa ed addirittura accusò il pubblico ministero di
aver riferito … “vistose inesattezze”; che nel processo non vi erano “querele della parte offesa”; che “un processo
così delicato, nei confronti di una famosa
giornalista, sia stato incautamente
affidata ad un magistrato non togato”; e
infine che “il fratello Salvatore (
sotto processo a Perugia ed arrestato per gravi reati ) non era stato “inquisito” dalla DdA
ma…semplicemente dalla Guardia di Finanza.
Non sappiamo se vi siano
state proteste o rimostranze da
parte dell’Associazione dei Magistrati onorari o dai comandi della Guardia di
Finanza. Un fatto è certo – aggiungiamo noi – se la Capacchione, così come ha fatto intendere il suo
difensore, dovrà essere assolta, giocoforza si dovrà ritenere che tre
ufficiali della Guardia di Finanza ed un magistrato non togato hanno detto il
falso.
Nel 2006 la Capacchione
venne a sapere che il luogotenente delle Fiamme Gialle Luigi Papale per ordine del P.M. Antonio Clemente, stava
indagando su suo fratello Salvatore
Capacchione, e decise di fare un pesante intervento presso il
Capitano Capriello diretto superiore del Papale.
Salvatore Capacchione era oggetto di indagini per bancarotta fraudolenta
e nel corso delle stesse era stato appurato che svariati miliardi del fratello
erano transitati sui suoi conti in varie banche. Nella circostanza la
Capacchione si recò presso la Guardia di Finanza ed ebbe un colloquio col Capitano Vittorio
Capriello rappresentando le doglianze contro il Papale, pagato a suo dire, dai fratelli Coppola per le attività edilizie
della Saint Gobain che davano fastidio
ed erano concorrenziali ai
programmi gestiti dalla società di Salvatore Capacchione e che “non desse conto alle indagini del Papale in
quanto questi era prezzolato ed al soldo della camorra di Marcianise tramite
tale Acconcia”.
Il
Capitano, però, ebbe delle riserve e dopo aver verificato che il Papale non
aveva incassato alcunché ( la Capacchione dichiarò perfino che il finanziere
aveva nella sua disponibilità un conto
di una vecchia zia ) e che non vi era traccia alcuna del passaggio
di denaro, stilò un dettagliato rapporto
al magistrato intuendo che l’azione
della Capacchione tendeva a frenare l’attività investigativa del Papale nei
confronti del fratello.
Ma
i guai – per la coraggiosa giornalista, ora senatrice del PD – sembra che non debbano mai finire. E’ di
questi giorni, infatti, la notizia secondo la quale l’Avv. Antonio Leone, ex giudice di Pace di Caserta, assistito dagli
avvocati Antonio Cassino e dall’Avv. Marcello Carmine Salvione,
del Foro di Benevento, ha presentato un dettagliato esposto al
Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Napoli, ed una circostanziata citazione per danni per
diffamazione aggravata, con una
richiesta di risarcimento ( anche nei
confronti de il Mattino S.p.A., quale editore del quotidiano “Il Mattino”, e di
Federico Monga, quale Direttore responsabile del giornale “Il Mattino”, e
naturalmente, contro Rosaria Capacchione
) per Euro trecentomila.
Ma non si
tratta, come si potrà agevolmente capire, della solita strumentale citazione per
tacitare il giornalista, bensì di una
vicenda che ha travolto un galantuomo, avvocato, magistrato non togato, colpevole e vittima della sua passione
di “collezioniasta” di armi da guerra.
L’Avv. Leone si duole di varie circostanze e ritiene che la sua “brutta avventura” abbia
avuto una regia “occulta”, da ricercarsi
addirittura nell’ambito della magistratura o in quella dell’avvocatura. E’
convinto che i guai giudiziari,
artatamente gonfiati da una campagna stampa odiosa, siano iniziati
allorquando ha redatto un provvedimento
di ufficio contro un alto magistrato.
Ritiene,
inoltre, di essere stato ingiustamente “estromesso” dalla riconferma quale
Giudice di Pace, vittima di un vero e
proprio abuso di ufficio ( di qui il
ricorso al Consiglio Giudiziario della Corte di Appello ) da parte di un altro
magistrato. Invidia? Per le sue
relazioni sociali? Ma quale l’antefatto?
Il 28.10.2010,
presso la sua abitazione in Casagiove, a seguito di sopralluoghi svolti dai
Carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, furono rinvenute delle
armi o parti di esse, che gli furono prontamente sequestrate con il conseguente
arresto immediato.
Vi è da
premettere, però, che l’ Avv. Leone è un
collezionista di armi di notoria importanza, molto conosciuto tra gli
appassionati di tale oggettistica e altresì stimato per le proprie profonde
conoscenze.
In ragione di
tale evento – chiaramente traumatico - egli è stato sottoposto a processo
penale innanzi al Tribunale di Roma, con
Giudizio Direttissimo, per l’ipotesi di
reato di detenzione illecita di armi che
- per ragioni di mera opportunità – definiva
con un patteggiamento pari alla pena detentiva sofferta.
L’Avv. Leone
ritiene che la Capacchione abbia volutamente
alterato e distorto arbitrariamente l’accaduto, modificando radicalmente
il fatto storico nella sua sostanza,
tale da creare – verosimilmente per esclusive finalità di scoop a effetto
mediatico - una notizia del tutto falsa, infedele rispetto all’occorso e
pertanto infamante e diffamatoria e di
avere letteralmente “dipinto”, sullo sfondo di un immaginifico scenario criminoso
da pura fiction, come uno scaltro mercante d’armi addirittura con funzioni
di intermediario tra i clan camorristici
di cartello e l’Est Europa nel relativo traffico ciò a dispetto e in totale dispregio del fatto
storico “ab origine” che era limitato e circoscritto ad un mero sequestro di
armi, la cui relativa notizia non solo era contenuta esclusivamente negli atti
della Polizia Giudiziaria ma altresì coperta dal massimo riserbo dagli
inquirenti per evitare la compromissione dell’indagine in corso”.
In particolare
l’avv. Leone si duole per essere stato
definiti “un trafficante d’armi”, un “camorrista”,
laddove si trattava invece di mero collezionismo e che neppure le “accuse giudiziarie” contestavano quanto invece
la Capacchione contestava “mediaticamente” all’ex giudice.
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