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giovedì 29 agosto 2013

NELLA REPUBBLICA DELLE BANANE... CHI DIFFAMA VA IN GALERA E CHE UCCIDE RESTA FUORI...








Giustizia: altri "no" al carcere per la diffamazione... ma il tempo sta per scadere

di Ignazio Ingrao

Panorama, 29 agosto 2013

Spero che il Parlamento sappia cogliere l'opportunità di riformare finalmente la normativa sulla diffamazione" dichiara a Panorama Franco Siddi. Raramente, osserva il segretario della Federazione nazionale della stampa, "si è registrata una tale condivisione di organismi di categoria, di giornalisti e direttori come oggi nella discussione sulla riforma della diffamazione alla Camera, a cominciare dall'abolizione del carcere e dalla pubblicazione della rettifica come condizione di non punibilità. Il Parlamento è chiamato a tenerne conto cercando tuttavia di migliorare alcuni aspetti, in particolare sulla rettifica e sul segreto professionale. Occorre anche un giurì per la lealtà dell'informazione".

Da giovedì 29 agosto, con l'uscita di questo numero di Panorama, mancheranno appena 9 giorni allo scadere dei 100 indicati in maggio come termine ultimo per la riforma della legge, perché fosse evitata la potenziale incarcerazione del direttore, Giorgio Mule, condannato a Milano (senza condizionale) a una reclusione di 8 mesi per un articolo ritenuto diffamatorio (e poi condannato il 9 luglio ad altri 8 mesi senza condizionale). Il 5 settembre riparte la discussione del provvedimento alla Camera, iniziata lo scorso 6 agosto. È probabile che slitti almeno alla seconda metà di settembre, a patto che la legislatura non venga bruscamente interrotta.

Beppe Ginnetti, ex parlamentare pd e portavoce dell'associazione Articolo 21, chiede che si utilizzino le settimane che ci separano dalla discussione in aula per "un ampio confronto pubblico su questa riforma, con una più attiva partecipazione anche della grande stampa, come è opportuno quando si affronta un tema delicato come la libertà di espressione". Per Giulietti la proposta di legge "rappresenta un indubbio passo avanti", ma occorre "rafforzare le sanzioni per le querele temerarie che diventano uno strumento di pressione soprattutto sui cronisti più esposti e meno tutelati anche da parte delle organizzazioni criminali e dei gruppi mafiosi". Dello stesso avviso è Paola Spadari, presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, che da tempo insiste su questo profilo della normativa.
Anche il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, è per una rapida approvazione. Invita solo a rivedere "l'ammontare delle multe previste, troppo alto tenuto conto del reddito della maggioranza dei cronisti precari che oggi scrivono sui giornali". Iacopino chiede inoltre di ripensare la clausola che prevede la pubblicazione della rettifica senza commento che rischia di diventare una scorciatoia per "permettere arbitri".
Vincenzo Vita (Pd), già protagonista del dibattito sulla diffamazione in Senato nella scorsa legislatura, guarda ottimisticamente al "rinnovato clima che si registra su una riforma che è attesa da anni" e che è necessaria per smantellare quella "censura indiretta" sui giornalisti che è la minaccia delle querele. Anche per Vita si tratta di un "passo avanti", migliorabile in particolare con un ripensamento sulle norme relative ai giornali digitali. Resta da augurarsi che la Camera raccolga questi appelli per evitare che la riforma finisca di nuovo per arenarsi nelle secche dei lavori parlamentari.

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