L’UDIENZA DI OGGI 23 SETTEMBRE VERTERA’ ANCHE SULLA
NOMINA DI PERITI PER LE INTERCETTAZIONI
OGGI SECONDA UDIENZA DEL PROCESSO A GIUSEPPE
SETOLA E ALDO FRONTERRE’ PER LE PERIZIE FALSE CHE CONSENTIRONO LA FUGA DALLA CLINICA
DI PAVIA –
Il presidente Picardi
potrebbe anche depositare il responso per la richiesta di liberta’ avanzata dai
difensori di Fronterre’ – il 27 prossimo l’abbreviato per Gerry Casella e al tribunale di sorveglianza di Milano per la
perizia su Setola – la forzata rinuncia
della difesa di Giuseppe Garofalo “incompatibile” essendo stato difensore del Casella
.
Santa Maria Capua Vetere ( di Ferdinando Terlizzi ) Al processo
fissato per oggi, lunedì 23
settembre, innanzi alla Prima Sezione
del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere forse ci sarà un colpo di scena.
L’Avv. Giuseppe Garofalo, nominato
difensore – in video conferenza nella passata udienza da Giuseppe Setola – annuncerà
di non poter difendere “l’indifendibile” killer per manifesta
incompatibilità. Garofalo, infatti, è
stato il primo difensore dell’Avv. Gerry Casella ( ex difensore di Setola ) coinvolto ed
arrestato nell’ambito dell’inchiesta delle perizie false che consentirono di
“evadere” dalla Clinica di Pavia a Giuseppe Setola e di instaurare – secondo
l’accusa – un regime di terrorismo razziale con moltissimi episodi cruenti e
delittuosi.
Oltre al Setola risulta accusato di frode
processuale ( perché redasse la perizia ) un noto professionista di Pavia, un barone della medicina come il professore Aldo Frontarré oculista. Questi è in carcere da ben nove mesi per aver
certificato la cecità del boss attraverso una falsa perizia. Il dibattimento si
è aperto lunedì, dinanzi al collegio
giudicante presieduto dal dottor Luigi
Picardi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere,
perché a volere il processo sono stati proprio i difensori di Frontarré gli
avvocati Pasquale Coppola e Mario
Imbimbo per conto del loro assistito anche se ha rinunciato a presenziare.
Al banco dell’accusa il pm Giovanni Conzo della Direzione Distrettuale
Antimafia di Napoli. Setola è difeso per
questo procedimento dall’avvocato Elena Schiavone,
ma come preannunciato molto probabilmente, come detto, Giuseppe Garofalo,
(lo stesso legale che in prima battuta assisteva anche il giovane collega
Girolamo Casella per il quale si procede in separata sede con giudizio
abbreviato dinanzi al gup Ferri del tribunale partenopeo) rinuncerà alla nomina.
Nedlla passata udienza furono numerose le
richieste dei mezzi di prova articolate dal pm e dalla difesa. Per quanto
riguarda Setola la difesa
formalizzò la richiesta di una visita medica per accertare
allo stato attuale la capacità visiva del boss detenuto nel carcere di Milano
Opera. Si tratta di un accertamento in merito al quale il
Tribunale si è riservato di decidere così come si è riservato sull’istanza di
revoca della misura cautelare a carico del dottore Frontarrè che, però,
potrebbe depositare oggi.
Nel caso di rigetto di quest’ultima istanza, la difesa potrà
ricorrere dinanzi al riesame per la libertà. Per quanto concerne il capitolato
di prova presentato dal pm Conzo la lista testimoniale è lunghissima: una
sfilza di pentiti a cominciare da Emilio
Di Caterino, Oreste Spagnuolo, Luigi Tartarone, Francesco Cantone, Luigi Guida,
Francesco e Luigi Diana, Luigi
Grassia. Tra i pentiti citati vi è anche Michele Froncillo in merito a due verbali che non compaiono
dell’ordinanza di custodia cautelare che venne eseguita il 23 dicembre del
2012.
A testimoniare per l’accusa ci sarà anche lo
stesso Gerry Casella, come imputato di reato connesso e gli altri
coimputati Gabriele Brusciano e Massimo
Alfiero, nonché il direttore sanitario del carcere di Milano, dell’ospedale San Raffaele e di Città di
Milano. L’accusa inoltre sfodera come teste chiave il dottore Luigi Paludi,
il medico consulente della DDA che smantellò le perizie effettuate da
Frontarrè.
Per non parlare dei
faldoni delle intercettazioni telefoniche e ambientali la cui acquisizione non
è stata fatta, perché non c’è stato accordo tra le parti. L’incarico per il
conferimento delle perizie verrà fatto infatti nella udienza di
oggi. E’ stata ipotizzata anche una
perizia collegiale per “sbobinare” e trascrivere tutto ciò che la Dda ha
intercettato tra Setola, i familiari e il suo avvocato dell’epoca Casella.
Tantissimi anche i
testimoni della difesa come tutti i medici che dal 2007 hanno avuto in cura
Setola. Un processo dunque che si prospetta molto più lungo di quello che si
pensasse, per
questo motivo forse l’avvocato Casella ha scelto di essere giudicato con rito
abbreviato, la cui udienza camerale è fissata per il prossimo 27 settembre.
Tutto ciò che Casella, difeso dagli avvocati Vittorio Giaquinto e Alessandro Barbieri, avrebbe voluto lasciare solo tra le carte
della procura comunque uscirà nel dibattimento ora in corso per lo stralcio che
è stato fatto. Setola grazie a quella certificazione di Frontarrè venne
scarcerato e diede inizio alla sua strategia del terrore seminando panico e
morti.
Le contestazioni sono
quelle di associazione a delinquere di stampo mafioso e falso. Casella e
Frontarrè vennero tratti in arresto per
aver redatto una relazione tecnica attestante una patologia oculistica di
Setola “in continuo peggioramento” e per averla poi confermata, rendendo così
false dichiarazioni, durante il processo per la strage di Castelvolturno
(ritenendo l’incompatibilità con il regime carcerario per il superkiller). I
fatti contestati permisero a Setola di beneficiare, dalla
fine del 2007, degli arresti domiciliari a Pavia da cui evase il 7 aprile del
2008. Da quel momento, fino al suo arresto del gennaio 2009, Setola si pose a
capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi che nell’arco di poco più di 7
mesi si rese protagonista di una vera e propria strategia del terrore
commettendo ben 18 omicidi e ferendo 8 persone.
UNA CARRIERA “KRIMINALE” DI TUTTO RISPETTO
Una
carriera “Kriminale” di tutto rispetto per
“O’ Cecato”. Nella giovinezza
frequenta l’Azione Cattolica, fa a volte anche da chierichetto servendo la
messa e passa spesso le giornate giocando a biliardino. Ben presto però inizia
i primi episodi criminali, con piccole estorsioni ed intimidazioni. Nel 1992
compie probabilmente il suo primo omicidio: a San Cipriano d'Aversa viene
ucciso Arcangelo Chiarovalanza.
All’età di 21 anni inizia a gestire il traffico del racket. Il suo carattere
ribelle che non vuole avere regole da seguire gli vale il soprannome di “a puttana” affibbiatogli dai boss Casalesi Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti,
che non ripongono piena fiducia in lui. Insieme a Michele Zagaria e Antonio Iovine prende le redini del clan dei
Casalesi dopo l'arresto del boss Francesco
Schiavone.
Ritenuto
responsabile della strage di Castelvolturno, è stato considerato fino alla data
del suo arresto come uno dei più pericolosi latitanti della camorra ed era
ricercato dal 2008 per associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio ed
altro. La latitanza di Giuseppe Setola non cominciò dopo la strage di
Castelvolturno ma nella primavera dello stesso anno (2008) quando venne
trasferito dal carcere in una clinica di Pavia dopo essersi finto cieco. Setola
passa la sua latitanza insieme alla famiglia in un monolocale di
Trentola-Ducenta, in via San Giuseppe Cottolengo nelle vicinanza di una chiesa.
Il monolocale, con una piccola stanza da letto, un cucinino e un bagno, è
difeso da una squadra di fiancheggiatori. La mattina del 11 gennaio 2009 i
carabinieri riescono ad individuare il covo e il giorno successivo, il 12
gennaio, scatta il blitz delle forze dell'ordine.
All'ingresso
dei soldati, la moglie di Setola, Stefania
Martinelli, trovata rannicchiata in un angolo del monolocale, viene portata
alla caserma di Aversa, interrogata e poi arrestata per detenzione e porto
abusivo di armi. Setola invece, scortato da due complici, accede ad un tunnel
sotterraneo tramite una botola situata sotto un tavolino della stanza da letto.
Il tunnel, collegato alle fogne, ha permesso loro di sbucare in un’altra zona
della città, dove hanno fermato e rubato un’automobile con la quale si sono
dati alla fuga. Nel nascondiglio del latitante sono stati trovati, tra gli
altri, una copia del libro “L'oro della camorra”, di Rosaria
Capacchione e una copia del libro ”Alzatevi, andiamo!”, di Giovanni
Paolo II.
Il
blitz nell’appartamento di Trentola-Ducenta era avvenuto a solo una settimana
dall’individuazione del rifugio di un altro latitante del clan dei casalesi, Antonio Iovine. Il 14 gennaio 2009 i
Carabinieri coordinati dal tenente colonnello Ottavio Oro, riescono ad arrestarlo a Campozillone, una
frazione di Mignano Monte Lungo (CE), mentre cerca di scappare sui tetti
dell'edificio dove si nascondeva, una casa attigua ad una clinica privata dove
probabilmente voleva farsi curare il polso fratturato dopo la rocambolesca fuga
di due giorni prima.
Nell’appartamento
sono stati trovati circa 100.000 € in contanti, due pistole, un fucile a pompa
e una busta di medicinali. Arrestata anche un’infermiera della vicina clinica.
Sono stati arrestati con il boss inoltre anche due suoi guardaspalle, verosimilmente
presenti anche nella fuga di Trentola-Ducenta: Paolo Gargiulo, 23 anni, di Aversa, cugino di Nicola Gargiulo detto “Capitone” del clan dei Bidognetti; John Peram Loran, italo-americano
residente a Pozzuoli
Giuseppe Setola è stato condannato, fino ad ora, a tre ergastoli, rispettivamente per:
omicidio di Genovese Pagliuca
avvenuto nel 1995. Per questo caso, Setola non è stato individuato come
mandante o responsabile materiale dell’omicidio ma per aver aderito moralmente. La condanna è
definitiva ma è stato inoltrato un ricorso alla Corte europea dei diritti
dell'uomo di Strasburgo. Omicidio di Michele
Orsi, imprenditore nel campo dei rifiuti, ucciso nel 2008 perché aveva
cominciato a collaborare con la giustizia.
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