Translate

domenica 22 settembre 2013

LA 2° UDIENZA PER IL PROCESSO A SETOLA E I SUOI COMPLICI PER LA FUGA DALLA CLINICA DI PAVIA DOPO LA PERIZIA DI FALSA CDCITA'


 

 L’UDIENZA  DI OGGI 23 SETTEMBRE VERTERA’ ANCHE SULLA NOMINA DI PERITI PER LE INTERCETTAZIONI

OGGI SECONDA UDIENZA DEL PROCESSO A GIUSEPPE SETOLA E ALDO FRONTERRE’ PER LE PERIZIE FALSE CHE CONSENTIRONO LA FUGA DALLA CLINICA DI PAVIA –



Il presidente Picardi potrebbe anche depositare il responso per la richiesta di liberta’ avanzata dai difensori di Fronterre’ – il 27 prossimo l’abbreviato per Gerry Casella e  al tribunale di sorveglianza di Milano per la perizia su  Setola – la forzata rinuncia della difesa di Giuseppe Garofalo “incompatibile” essendo stato difensore del Casella .



     Santa Maria Capua Vetere ( di Ferdinando Terlizzi ) Al processo fissato per oggi,  lunedì 23 settembre,  innanzi alla Prima Sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere forse ci sarà un colpo di scena. L’Avv. Giuseppe Garofalo, nominato difensore – in video conferenza nella passata udienza da Giuseppe Setola –  annuncerà di non poter difendere “l’indifendibile” killer per manifesta incompatibilità.  Garofalo, infatti, è stato il primo  difensore dell’Avv. Gerry Casella  ( ex difensore di Setola ) coinvolto ed arrestato nell’ambito dell’inchiesta delle perizie false che consentirono di “evadere” dalla Clinica di Pavia a Giuseppe Setola e di instaurare – secondo l’accusa – un regime di terrorismo razziale con moltissimi episodi cruenti e delittuosi.
     Oltre al Setola risulta accusato di frode processuale ( perché redasse la perizia )  un noto professionista di Pavia, un barone della medicina come il professore Aldo Frontarré oculista. Questi è in carcere da ben nove mesi per aver certificato la cecità del boss attraverso una falsa perizia. Il dibattimento si è aperto lunedì, dinanzi al collegio giudicante presieduto dal dottor Luigi Picardi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, perché a volere il processo sono stati proprio i difensori di Frontarré gli avvocati Pasquale Coppola e Mario Imbimbo per conto del loro assistito anche se ha rinunciato a presenziare.
     Al banco dell’accusa il pm Giovanni Conzo della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Setola è difeso per questo procedimento dall’avvocato Elena Schiavone, ma come preannunciato molto probabilmente, come detto,  Giuseppe Garofalo, (lo stesso legale che in prima battuta assisteva anche il giovane collega Girolamo Casella per il quale si procede in separata sede con giudizio abbreviato dinanzi al gup Ferri del tribunale partenopeo) rinuncerà alla nomina.
     Nedlla passata udienza furono numerose le richieste dei mezzi di prova articolate dal pm e dalla difesa. Per quanto riguarda Setola la difesa  formalizzò  la  richiesta di una visita medica per accertare allo stato attuale la capacità visiva del boss detenuto nel carcere di Milano Opera.  Si tratta di  un accertamento in merito al quale il Tribunale si è riservato di decidere così come si è riservato sull’istanza di revoca della misura cautelare a carico del dottore Frontarrè che, però, potrebbe depositare oggi.  

     Nel caso di rigetto di quest’ultima istanza, la difesa potrà ricorrere dinanzi al riesame per la libertà. Per quanto concerne il capitolato di prova presentato dal pm Conzo la lista testimoniale è lunghissima: una sfilza di pentiti a cominciare da Emilio Di Caterino, Oreste Spagnuolo, Luigi Tartarone, Francesco Cantone, Luigi Guida, Francesco e Luigi Diana, Luigi Grassia. Tra i pentiti citati vi è anche Michele Froncillo in merito a due verbali che non compaiono dell’ordinanza di custodia cautelare che venne eseguita il 23 dicembre del 2012.
      A testimoniare per l’accusa ci sarà anche lo stesso  Gerry Casella, come imputato di reato connesso e gli altri coimputati Gabriele Brusciano e Massimo Alfiero, nonché il direttore sanitario del carcere di Milano,  dell’ospedale San Raffaele e di Città di Milano. L’accusa inoltre sfodera come teste chiave il dottore  Luigi Paludi, il medico consulente della DDA che smantellò le perizie effettuate da Frontarrè.  
     Per non parlare dei faldoni delle intercettazioni telefoniche e ambientali la cui acquisizione non è stata fatta, perché non c’è stato accordo tra le parti. L’incarico per il conferimento delle perizie verrà fatto infatti nella udienza  di  oggi. E’ stata ipotizzata anche  una perizia collegiale per “sbobinare” e trascrivere tutto ciò che la Dda ha intercettato tra Setola, i familiari e il suo avvocato dell’epoca Casella.
     Tantissimi anche i testimoni della difesa come tutti i medici che dal 2007 hanno avuto in cura Setola. Un processo dunque che si prospetta molto più lungo di quello che si pensasse, per questo motivo forse l’avvocato Casella ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, la cui udienza camerale è fissata per il prossimo 27 settembre. Tutto ciò che Casella, difeso dagli avvocati Vittorio Giaquinto e Alessandro Barbieri,  avrebbe voluto lasciare solo tra le carte della procura comunque uscirà nel dibattimento ora in corso per lo stralcio che è stato fatto.  Setola grazie a quella certificazione di Frontarrè venne scarcerato e diede inizio alla sua strategia del terrore seminando panico e morti.
     Le contestazioni sono quelle di associazione a delinquere di stampo mafioso e falso. Casella e Frontarrè  vennero tratti in arresto per aver redatto una relazione tecnica attestante una patologia oculistica di Setola “in continuo peggioramento” e per averla poi confermata, rendendo così false dichiarazioni, durante il processo per la strage di Castelvolturno (ritenendo l’incompatibilità con il regime carcerario per il superkiller). I fatti contestati permisero a Setola di beneficiare, dalla fine del 2007, degli arresti domiciliari a Pavia da cui evase il 7 aprile del 2008. Da quel momento, fino al suo arresto del gennaio 2009, Setola si pose a capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi che nell’arco di poco più di 7 mesi si rese protagonista di una vera e propria strategia del terrore commettendo ben 18 omicidi e ferendo 8 persone.  

UNA CARRIERA “KRIMINALE” DI TUTTO RISPETTO



Una carriera “Kriminale” di tutto rispetto per  “O’ Cecato”.  Nella giovinezza frequenta l’Azione Cattolica, fa a volte anche da chierichetto servendo la messa e passa spesso le giornate giocando a biliardino. Ben presto però inizia i primi episodi criminali, con piccole estorsioni ed intimidazioni. Nel 1992 compie probabilmente il suo primo omicidio: a San Cipriano d'Aversa viene ucciso Arcangelo Chiarovalanza. All’età di 21 anni inizia a gestire il traffico del racket. Il suo carattere ribelle che non vuole avere regole da seguire gli vale il soprannome di  “a puttana” affibbiatogli dai boss Casalesi Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti, che non ripongono piena fiducia in lui. Insieme a Michele Zagaria e Antonio Iovine prende le redini del clan dei Casalesi dopo l'arresto del boss Francesco Schiavone.
Ritenuto responsabile della strage di Castelvolturno, è stato considerato fino alla data del suo arresto come uno dei più pericolosi latitanti della camorra ed era ricercato dal 2008 per associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio ed altro. La latitanza di Giuseppe Setola non cominciò dopo la strage di Castelvolturno ma nella primavera dello stesso anno (2008) quando venne trasferito dal carcere in una clinica di Pavia dopo essersi finto cieco. Setola passa la sua latitanza insieme alla famiglia in un monolocale di Trentola-Ducenta, in via San Giuseppe Cottolengo nelle vicinanza di una chiesa. Il monolocale, con una piccola stanza da letto, un cucinino e un bagno, è difeso da una squadra di fiancheggiatori. La mattina del 11 gennaio 2009 i carabinieri riescono ad individuare il covo e il giorno successivo, il 12 gennaio, scatta il blitz delle forze dell'ordine.
All'ingresso dei soldati, la moglie di Setola, Stefania Martinelli, trovata rannicchiata in un angolo del monolocale, viene portata alla caserma di Aversa, interrogata e poi arrestata per detenzione e porto abusivo di armi. Setola invece, scortato da due complici, accede ad un tunnel sotterraneo tramite una botola situata sotto un tavolino della stanza da letto. Il tunnel, collegato alle fogne, ha permesso loro di sbucare in un’altra zona della città, dove hanno fermato e rubato un’automobile con la quale si sono dati alla fuga. Nel nascondiglio del latitante sono stati trovati, tra gli altri, una copia del libro “L'oro della camorra”,  di Rosaria Capacchione e una copia del libro ”Alzatevi, andiamo!”,  di Giovanni Paolo II.
Il blitz nell’appartamento di Trentola-Ducenta era avvenuto a solo una settimana dall’individuazione del rifugio di un altro latitante del clan dei casalesi, Antonio Iovine. Il 14 gennaio 2009 i Carabinieri coordinati dal tenente colonnello Ottavio Oro,  riescono ad arrestarlo a Campozillone, una frazione di Mignano Monte Lungo (CE), mentre cerca di scappare sui tetti dell'edificio dove si nascondeva, una casa attigua ad una clinica privata dove probabilmente voleva farsi curare il polso fratturato dopo la rocambolesca fuga di due giorni prima.
Nell’appartamento sono stati trovati circa 100.000 € in contanti, due pistole, un fucile a pompa e una busta di medicinali. Arrestata anche un’infermiera della vicina clinica. Sono stati arrestati con il boss inoltre anche due suoi guardaspalle, verosimilmente presenti anche nella fuga di Trentola-Ducenta: Paolo Gargiulo, 23 anni, di Aversa, cugino di Nicola Gargiulo detto “Capitone” del clan dei Bidognetti; John Peram Loran, italo-americano residente a Pozzuoli
Giuseppe Setola è stato condannato, fino ad ora, a tre ergastoli, rispettivamente per: omicidio di Genovese Pagliuca avvenuto nel 1995. Per questo caso, Setola non è stato individuato come mandante o responsabile materiale dell’omicidio ma per  aver aderito moralmente. La condanna è definitiva ma è stato inoltrato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Omicidio di Michele Orsi, imprenditore nel campo dei rifiuti, ucciso nel 2008 perché aveva cominciato a collaborare con la giustizia.


Nessun commento:

Posta un commento