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domenica 22 settembre 2013

LO STATO SI TIENE IL TESORO E LIBERA LE INEZIE

Con provvedimento della Sezione Misure di Sicurezza del Tribunale

DISSEQUESTRATI PARTE DEI BENI AGLI EREDI DI DANTE PASSARELLI

Confiscati, invece, 32 appartamenti a Santa Maria Capua Vetere della Società Immobiliare Bellavista, un terreno edificabile in Lusciano e la Tenuta ex Cirio “La Balzana” in S. Maria La Fossa,  intestata alla Ipam. Restituiti ai figli e alla vedova,  terreni e fabbricati in Casagiove, Pomigliano, Caiazzo, Villa Literno, Castelvolturno, Cancello Arnone, Sessa Aurunca, Mondragone   e Casal di Principe. Criticato dai difensori il metodo adottato per la confisca.



Santa Maria Capua Vetere ( di Ferdinando Terlizzi ) Il Collegio per  l’applicazione di misure di prevenzione del Tribunale di S. Maria Capua Vetere,  composto dai  Magistrati dott. Raffello Magi, Presidente Est., dott.ssa Paola Lombardi  e  dott.ssa Roberta Attena,  sulla proposta di confisca dei beni in godimento degli eredi di Dante Passarelli, deceduto il 3 novembre 2004, avanzata  dalla Procura della Repubblica di Napoli - Direzione Distrettuale Antimafia contro  Teresa De Marco (coniuge);  e dei figli Biagio, Franco,  Gianluca, Davide,  Antonella e Maria Teresa, tutti  Casal di Principe, ha disposto la confisca della tenuta “La Balzana” in S. Maria La Fossa intestata allo zuccherificio Ipam ( ora in liquidazione ) dei 32  appartamenti nel Parco Quadrifoglio a Santa Maria Capua Vetere e un terrino edificabile in Lusciano. Sono stati invece restituiti alla famiglia Passsarelli terreni e fabbricati in Casagiove, Pomigliano, Caiazzo, Villa Literno, Castelvolturno, Cancello Arnone e Casal di Principe.  
     L’istruttoria è stato lunga e difficoltosa ( udienze fin dal 2010)   poiché il Tribunale si è avvalso delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia: Salvatore D’Alessandro, Raffale Ferrara, Carmine Di Girolamo, Domenico Frascogna, Augusto La Torre, Dario De Simone, Franco Di Bona Giuseppe Pagano, Carmine Schiavone  e Giuseppe Quadrano;  oltre e numerosi riferimenti giurisprudenziali. Come si ricorderà Dante Passarelli, capostipite della dinastia,  venne processato in Spartacus e per lui il Pubblico Ministero Federico Cafiero De Raho,  chiese una condanna a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa.
Ma la Corte di Assise dovette,  nella sentenza Spartacus,   prendere atto che il reato era estinto “per morte del reo”, perché il Passarelli mentre conversava col telefonino,  sul lastrico del suo palazzo, precipitò al suolo morendo poi nella nottata a Napoli. 
Quindi Dante Passarelli non è mai stato condannato per camorra; eppure lui e la sua famiglia sono stati – da anni  -  vittime delle estorsioni di tutti i gruppi che si sono avvicendati nella “leadership” del clan dei casalesi. In ultimo il sequestro dei fratelli Davide e Franco Passarelli ( processo ancora in atto )  da parte del gruppo di Giuseppe Setola, prelevati e portati in un ristorante ed estorti di svariate migliaia di euro dopo che nella nottata – come avvertimento -   una sventagliata di mitra aveva danneggiato il supermercato della MD di proprietà dei Passarelli. 
Il Collegio presieduto da Lello Magi ( che è stato anche il relatore della sentenza Spartacus ) ha fatto un ragionamento,  che secondo i difensori ( gli avvocati Giuseppe Garofalo e Mario Murone )   è assai “contorto” e “dubbioso”.   Posta da parte l’eccezione che lo stesso andava ricusato per essersi ampiamento occupato dello Sparatacus,  i difensori lamentano che il criterio adottato è inapplicabile ai loro assistiti. Processare un morto infatti, attribuendogli  di essere camorrista e pericoloso non essendo mai stato condannato  è veramente inverosimile. Non riconoscere poi i precedenti dissequestri di una barca e 12 appartamenti in Parco Quadrifoglio a S. Maria C.V. ( operati dallo stesso magistrato)  hanno non poco amareggiato i difensori i quali hanno più volte dimostrato che i beni già sequestrati altre volte erano stati restituiti agli aventi diritto,  con decisione della Corte di Appello ( confermato dalla Cassazione con una singolare motivazione: Dante Passarelli ha pagato la tassa della tranquillità ).
     Per quanto attiene alla restituzione di alcuni beni il Tribunale ci ha tenuto ad evidenziare che ha adottato il seguente criterio. Alla luce – è scritto nella sentenza di confisca   – delle precisazioni  analizzate risulta possibile analizzare i singoli beni;  sul punto va precisato che “non sono passibili di confisca”: a) i beni acquistati prima dell’anno 1988 cui è databile la pericolosità accertata di Dante Passarelli; b) i beni acquistati dopo il 3.11.2004,  data del decesso di Dante Passarelli,  non essendo possibile nel presente procedimento ritenere portatori di pericolosità “autonoma”  i soggetti successori e non essendo, pertanto dilatabile l’area della confiscabilità; c) i beni acquistati da persona fisica diversa cui non è possibile estendere in questa sede il giudizio di pericolosità.
Si tratta  - precisa ancora il Tribunale  - di beni che  per quelli antecedenti  all’anno 1988. risultano essere estranei all’area della confìscabilità (sempre che non vi sia stata la realizzazione di particolari migliorie o trasformazioni nel periodo di constatata pericolosità) non solo in aderenza agli orientamenti giurisprudenziali citati in apertura ma  anche in virtù del fatto   che l’attività svolta sino a tale periodo dal Passarelli,  non risulta

caratterizzata da quel  particolare scambio di favori con l’organismo criminale che ha ampiamente caratterizzato il periodo successivo. L’analisi incrociata dei dati acquisiti (perizia Boccia e consulenza di parte redatta dal dottor Foglia nonchè prima relazione degli amministratore giudiziari) consente pertanto di identificare i beni passibili di restituzione.
Certamente gli avvocati Murone e Garofalo presenteranno appello e come per la precedente sentenza – la Corte di Appello vaglierà con attenzione “se è possibile in Italia processare anche i morti e spogliare gli eredi dei beni che erano stati ereditati”.


  

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