Con
provvedimento della Sezione Misure di Sicurezza del Tribunale
DISSEQUESTRATI PARTE DEI BENI AGLI EREDI DI
DANTE PASSARELLI
Confiscati, invece, 32
appartamenti a Santa Maria Capua Vetere della Società Immobiliare Bellavista,
un terreno edificabile in Lusciano e la Tenuta ex Cirio “La Balzana” in S.
Maria La Fossa, intestata alla Ipam.
Restituiti ai figli e alla vedova,
terreni e fabbricati in Casagiove, Pomigliano, Caiazzo, Villa Literno,
Castelvolturno, Cancello Arnone, Sessa Aurunca, Mondragone e
Casal di Principe. Criticato dai difensori il metodo adottato per la confisca.
Santa Maria Capua Vetere ( di Ferdinando Terlizzi ) Il Collegio per l’applicazione di misure di prevenzione del Tribunale
di S. Maria Capua Vetere, composto
dai Magistrati dott. Raffello Magi, Presidente Est.,
dott.ssa Paola Lombardi e
dott.ssa Roberta Attena, sulla proposta di confisca dei beni in
godimento degli eredi di Dante
Passarelli, deceduto il 3 novembre 2004, avanzata dalla Procura della Repubblica di Napoli -
Direzione Distrettuale Antimafia
contro Teresa De Marco (coniuge); e
dei figli Biagio, Franco, Gianluca, Davide, Antonella e Maria Teresa, tutti Casal
di Principe, ha disposto la confisca della tenuta “La Balzana” in S. Maria La Fossa intestata allo zuccherificio Ipam
( ora in liquidazione ) dei 32
appartamenti nel Parco Quadrifoglio a Santa Maria Capua Vetere e un
terrino edificabile in Lusciano. Sono stati invece restituiti alla famiglia
Passsarelli terreni e fabbricati in Casagiove, Pomigliano, Caiazzo, Villa
Literno, Castelvolturno, Cancello Arnone e Casal di Principe.
L’istruttoria è stato lunga e difficoltosa
( udienze fin dal 2010) poiché il Tribunale si è avvalso delle
dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia: Salvatore D’Alessandro, Raffale Ferrara, Carmine Di Girolamo,
Domenico Frascogna, Augusto La Torre, Dario De Simone, Franco Di Bona Giuseppe
Pagano, Carmine Schiavone e Giuseppe
Quadrano; oltre e numerosi
riferimenti giurisprudenziali. Come si ricorderà Dante Passarelli, capostipite
della dinastia, venne processato in
Spartacus e per lui il Pubblico Ministero Federico
Cafiero De Raho, chiese una condanna
a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa.
Ma la Corte di Assise dovette,
nella sentenza Spartacus, prendere atto che il reato era estinto “per
morte del reo”, perché il Passarelli mentre conversava col telefonino, sul lastrico del suo palazzo, precipitò al
suolo morendo poi nella nottata a Napoli.
Quindi Dante Passarelli non è
mai stato condannato per camorra; eppure lui e la sua famiglia sono stati – da
anni -
vittime delle estorsioni di tutti i gruppi che si sono avvicendati nella
“leadership” del clan dei casalesi. In ultimo il sequestro dei fratelli Davide e Franco Passarelli ( processo
ancora in atto ) da parte del gruppo di Giuseppe Setola, prelevati e portati in
un ristorante ed estorti di svariate migliaia di euro dopo che nella nottata –
come avvertimento - una sventagliata di mitra aveva danneggiato il
supermercato della MD di proprietà dei Passarelli.
Il Collegio presieduto da Lello Magi ( che è stato anche il
relatore della sentenza Spartacus ) ha fatto un ragionamento, che secondo i difensori ( gli avvocati Giuseppe Garofalo e Mario Murone
) è assai “contorto” e “dubbioso”. Posta
da parte l’eccezione che lo stesso andava ricusato per essersi ampiamento
occupato dello Sparatacus, i difensori
lamentano che il criterio adottato è inapplicabile ai loro assistiti.
Processare un morto infatti, attribuendogli
di essere camorrista e pericoloso non essendo mai stato condannato è veramente inverosimile. Non riconoscere poi
i precedenti dissequestri di una barca e 12 appartamenti in Parco Quadrifoglio
a S. Maria C.V. ( operati dallo stesso magistrato) hanno non poco amareggiato i difensori i quali
hanno più volte dimostrato che i beni già sequestrati altre volte erano stati
restituiti agli aventi diritto, con
decisione della Corte di Appello ( confermato dalla Cassazione con una
singolare motivazione: Dante Passarelli ha pagato la tassa della tranquillità
).
Per quanto attiene alla restituzione di
alcuni beni il Tribunale ci ha tenuto ad evidenziare che ha adottato il
seguente criterio. Alla luce – è scritto nella sentenza di confisca – delle precisazioni analizzate risulta possibile analizzare i
singoli beni; sul punto va precisato che
“non sono passibili di confisca”: a) i beni acquistati prima dell’anno 1988 cui
è databile la pericolosità accertata di Dante Passarelli; b) i beni acquistati
dopo il 3.11.2004, data del decesso di Dante
Passarelli, non essendo possibile nel
presente procedimento ritenere portatori di pericolosità “autonoma” i soggetti successori e non essendo, pertanto
dilatabile l’area della confiscabilità; c) i beni acquistati da persona fisica
diversa cui non è possibile estendere in questa sede il giudizio di
pericolosità.
Si tratta - precisa ancora il Tribunale - di beni che
per quelli antecedenti all’anno
1988. risultano essere estranei all’area della confìscabilità (sempre che non
vi sia stata la realizzazione di particolari migliorie o trasformazioni nel
periodo di constatata pericolosità) non solo in aderenza agli orientamenti
giurisprudenziali citati in apertura ma anche in virtù del fatto che l’attività svolta sino a tale periodo dal
Passarelli, non risulta
caratterizzata da quel particolare scambio di favori con l’organismo
criminale che ha ampiamente caratterizzato il periodo successivo. L’analisi incrociata
dei dati acquisiti (perizia Boccia e consulenza di parte redatta dal dottor
Foglia nonchè prima relazione degli amministratore giudiziari) consente
pertanto di identificare i beni passibili di restituzione.
Certamente gli avvocati Murone
e Garofalo presenteranno appello e come per la precedente sentenza – la Corte
di Appello vaglierà con attenzione “se è possibile in Italia processare anche i
morti e spogliare gli eredi dei beni che erano stati ereditati”.
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