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domenica 6 ottobre 2013

UDIENZA DEL 7 OTTOBRE PER SETOLA E FRONTERRE'

FISSATO PER  LUNEDI 7 ottobre  INNANZI AL TRIBUNALE DI S.MARIA C.V.

IL PROCESSO PER GIUSEPPE  SETOLA E I SUOI COMPLICI PER LA FALSA CECITA’

 L’oculista Aldo Fronterrè (detenuto)  è reo  confesso -  Imputato anche Massimo Alfiero,   ritenuto il “regista” per la fuga  di Setola – Le accuse  di  associazione camorristica e falsità in atti giudiziari  - Di scena i periti per le trascrizioni delle intercettazioni – Rinviata al 29 novembre la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano per la libertà di Setola – I giudici hanno chiesto un ulteriore accertamento oculistico – La DdA di Napoli ha però contrastato la difesa inviando a Milano ampi stralci del processo in atto innanzi al Presidente Picardi -




     Santa Maria Capua Vetere ( di Ferdinando Terlizzi ) Una ulteriore udienza è fissata   per  oggi lunedì, 7 ottobre ( nonostante l’astensione degli avvocati che tuttavia non è valida per i processi con detenuti )   innanzi  alla Prima Sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Presidente Luigi Picardi,  il processo a carico di Aldo Fronterrè, oculista,  detenuto a Pavia ( reo confesso e accusatore di Gerry Casella  ) accusato di aver falsificato la perizia che consentì a Giuseppe Setola di evadere dalla clinica di Pavia fingendosi cieco;  lo stesso Setola, e i suoi complici Massimo Alfiero e Gabriele Brusciano. Per l’avv. Gerry Casella ( accusato di associazione camorristica e corruzione ) si procede a parte avendo chiesto i difensori ( Vittorio Giaquinto e Alessandro Barbieri ) il processo abbreviato,  dopo che la DdA aveva invece chiesto il processo immediato. Parimenti a parte si procede per Brusciano.
     Nella odierna udienza è previsto un incarico peritale per la trascrizione dei verbali delle intercettazioni ambientali ( per la massima parte riferentisi ai colloqui in carcere ) ed a quelle telefoniche e relativamente ad alcune “microspie” piazzate nelle auto dei camorristi. Potrebbe essere anche sciolta la riserva sulla scarcerazione del Fronterrè,  avanzata dai suoi difensori gli  avvocati Pasquale Coppola e Mario Imbimbo,  nella udienza precedente.
     Intanto il 27 scorso era a ruolo a Milano presso il Giudice di Sorveglianza una udienza sollecitata da Giuseppe Setola per la verifica dell’aggravamento delle sue condizioni visive. Il Tribunale ha rinviato il tutto al prossimo 29 novembre,  ordinando una nuova perizia oculistica per accertare lo stato “attuale” di visus del Setola.  Secondo uno dei difensori, l’ Avv. Elena Schiavone,  “le condizioni del  suo assistito sono gravemente compromesse e  la sua  cecità ( incurabile)  è in netto aggravamento”.
     Mentre la Sezione del Tribunale per le Misure di Sicurezza non ha ancora deciso di concedere un “permesso” alla moglie di Setola,  Stefania  Martinelli, istanza avanzata dal suo difensore,  Giuseppe Garofalo,  che ha chiesto di poter lasciare il suo paese ( Frignano ) per andare a fare visita al marito detenuto a Milano presso il Carcere di Opera. La Martinelli è colpita da provvedimento restrittivo che non può lasciare la sua residenza.  
     Dal canto suo però, la Direzione Distrettuale Antimafia,    della Procura della Repubblica di Napoli, nella persone dei pubblici ministeri: Antonello Ardituro, Alessandro Milita, Cesare  Sirignano e Giovanni Conso,  ha prodotto al Giudice di Sorveglianza di Milano – per contrastare le pretese della difesa di Setola – una vasta documentazione ( stralci del presente processo ) oltre a riprese ambientali in carcere che proverebbero la “piena agibilità visiva” del Setola.

     Come si ricorderà,  in seguito alla fuga del Setola, la DdA   chiese ed attenne, tra l’altro,  l’arresto dell’avvocato Gerry Casella,  che difendeva Setola e che avrebbe architettato tutto  e dell’oculista di Pavia  Aldo Fronterrè. Le indagini portarono alla scoperta di una falsa perizia che avrebbe consentito a Setola di evadere dopo essere stato dichiarato “cieco”.   
      Ad Aldo Fronterrè è contestato il reato di associazione camorristica ( 416 bis ) perché, non essendo inserito organicamente ed agendo nella consapevolezza della rilevanza causale dell’apporto reso e della finalizzazione dell’attività,  agli scopi dell’associazione di tipo mafioso denominata “clan dei casalesi”, promossa, diretta ed organizzata, prima, da Antonio Bardellino,  (anni 1981 - 1988), poi, da Francesco Schiavone, di Nicola, e successivamente da Francesco Bidognetti,  da Mario  Jovine e da  Vincenzo De Falco  (1988-1991), di seguito da Francesco Schiavone,  di Nicola e da Francesco Bidognetti, e, infine, dopo l’arresto di  questi ultimi due che hanno continuato ad esercitare il proprio ruolo dal carcere, anche da Michele  Zagaria e Antonio Jovine, quali esponenti di vertice, della fazione facente capo alla famiglia  Schiavone e da  Raffaele, Aniello e Domenico Bidognetti, da Luigi Guida, da  Nicola  e  Massimo Alfiero, da Alessandro Cirillo e Giuseppe  Setola, quali  componenti apicali che si avvicendavano alla guida della fazione facente capo alla famiglia Bidognetti, i quali, operando sul litorale domitio, in Casal di Principe e sull’intera area della provincia di Caserta ed altrove, si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per la realizzazione ed  il controllo delle attività' economiche, anche attraverso la gestione monopolistica di inferi  settori imprenditoriali e commerciali.
     In particolare  Aldo Fronterrè, medico oculista, essendo a disposizione del clan e di diversi capi reclusi al regine differenziato speciale, quali   Enrico Martinelli ed altri affiliati facenti capo  al clan Jovine,  contribuiva all’associazione  denominata “clan dei casalesi” ed alla fazione facente capo a Giuseppe Setola, quale leader ancora riconosciuto e quale capo pienamente operante dal carcere ove è detenuto in regime di 41 bis, sia  nel periodo antecedente all’arresto del Setola  del gennaio 2009,  risultando la sua opera decisiva per la sua illecita liberazione e successiva evasione, dunque per l'assunzione del comando, sia  nel periodo successivo, a partire della reclusione al regime differenziato speciale, attivandosi  per fornire ulteriore apporto al Setola, dandogli, direttamente ed indirettamente, consigli strumentali atti a  perpetuare la sua simulazione della patologia, redigendo ulteriori relazioni dirette a comprovare falsamente uno stato di incompatibilità con il regime detentivo, relazioni anche utile  per ostacolare l'accertamento del fondamentale ruolo del medesimo nell'ideazione, programmazione ed esecuzione della strategia omicida e stragista, a scopo terroristico.

     Massimo Alfiero, Gabriele Brusciano, Gerry Casella, Aldo Fronterrè e Giuseppe Setola,   oltre che di concorso in associazione camorristica,  dovranno inoltre rispondere del reato di false attestazioni  - (coautori di numerose relazioni - poi annotate nel diario clinico attestante l'esistenza nei riguardi di Giuseppe Setola di patologie oculistiche  insussistenti)  indicandole come in continuo peggioramento, attestazioni, anche indotte dai pregressi comportamenti mistificatori del Setola stesso e incorporate,  in modo da indurre il falso convincimento dell'esistenza  di una patologia del Setola  incompatibile con la detenzione in carcere,  in numerose istanze di scarcerazione rivolte all'A.G., in relazione a diversi procedimenti  (istanza redatta dagli avv. Alfonso Martucci e Girolamo Casella e  depositata presso la Corte di assise d'Appello di Napoli, IV Sezione, in data 30/9/2006, cui seguiva l'ordinanza  del 9/10/2006, emessa dalla da Corte  di Assise d'Appello di Napoli, IV Sezione, disponente la traduzione – in  regime detentivo  con  piantonamento, presso  la Casa di cura  città  di Milano; istanza redatta dagli avv. Alfonso Martucci e Girolamo Casella  depositata presso la Corte di assise d'Appello di Napoli, IV Sezione, il 19/3/2007, applicativa degli arresti domiciliari;   istanza redatta dagli avv.ti Alfonso Martucci e Salvatore Maria Lepre, ( il primo deceduto,  il secondo arrestato ed ancora detenuto )  depositata presto la Corte di Assise di S. Maria C.V. il  17 dicembre 2007 alla quale faceva  seguito  l’ordinanza  della Corte d'assise di Santa Maria Capua Vetere,  applicativa degli arresti  domiciliari, cosi attestando mendaci condizioni personali e comunque ideologicamente false  perchè redatte in esecuzione dell'accordo con il detenuto e - dunque – nella   consapevolezza che le condizioni di salute fossero il frutto di un’attività  fraudolenta  e di simulazione preventivamente concordata, il tutto consapevolmente intendendo falsificare, per derivazione ed induzione, ogni successiva attestazione medica e la totalità del diario clinico  afferente al detenuto.
     Massino Alfiero è accusato  di essere stato il  “regista”, organizzatore ed istigatore avendo determinato gli altri, sostenendo i costi delle false certificazioni all'uopo stanziando le somme necessarie – ( denaro proveniente dalle casse  sociali del clan dallo stesso pro tempore gestito )  per retribuire illecitamente  Aldo  Fronterrè e terzi soggetti, determinando così i comportamenti successivi  in vista della scarcerazione di  Giuseppe Setola, il tutto finalizzato alla  successiva evasione ed all'assunzione del Comando, con intenzionale scopo di dare al gruppo un'impronta sanguinarie e terroristica.
     Infine a  Gabriele Brusciano è contestato il ruolo,   quale agevolatore e co-determinatore, avendo mantenuto le relazioni tra Fronterrè e Girolamo Casella,  versando al primo le somme stanziate dal clan per retribuirne la condotta. Al pluriomicida Giuseppe Setola è contestato invece di essere stato l’ideatore della redazione dell’intero piano – sulla base delle sue attestazioni – di numerose altre false attestazioni derivate ed indotte dai falsi ideologici del medico Fronterrè nel diario clinico – a redigere ed inoltrare ai giudici procedenti – istanze ideologicamente false incorporanti le relazioni di  Aldo Fronterrè, e strutturate in modo da indurre in errore l‘A.G. sulla reale capacità visiva di Giuseppe Setola e sull’esistenza di una patologia non compatibile con la detenzione in carcere e sull’essenzialità di un ricovero e sulla necessità di un programma di riabilitazione presso case di cura.






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