FISSATO PER LUNEDI 7 ottobre INNANZI AL TRIBUNALE DI S.MARIA C.V.
IL PROCESSO PER
GIUSEPPE SETOLA E I SUOI COMPLICI PER LA
FALSA CECITA’
L’oculista Aldo Fronterrè (detenuto) è reo confesso
- Imputato anche Massimo Alfiero, ritenuto il “regista” per la fuga di Setola – Le accuse di
associazione camorristica e falsità in atti giudiziari - Di scena i periti per le trascrizioni delle
intercettazioni – Rinviata al 29 novembre la decisione del Tribunale di
Sorveglianza di Milano per la libertà di Setola – I giudici hanno chiesto un
ulteriore accertamento oculistico – La DdA di Napoli ha però contrastato la
difesa inviando a Milano ampi stralci del processo in atto innanzi al
Presidente Picardi -
Santa Maria Capua Vetere ( di Ferdinando Terlizzi ) Una ulteriore
udienza è fissata per
oggi lunedì, 7 ottobre ( nonostante l’astensione degli avvocati che
tuttavia non è valida per i processi con detenuti ) innanzi
alla Prima Sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Presidente
Luigi Picardi, il processo a
carico di Aldo Fronterrè,
oculista, detenuto a Pavia ( reo
confesso e accusatore di Gerry Casella ) accusato di aver falsificato la perizia che
consentì a Giuseppe Setola di evadere
dalla clinica di Pavia fingendosi cieco;
lo stesso Setola, e i suoi complici Massimo
Alfiero e Gabriele Brusciano.
Per l’avv. Gerry Casella ( accusato di associazione camorristica e corruzione )
si procede a parte avendo chiesto i difensori ( Vittorio Giaquinto e Alessandro Barbieri ) il processo abbreviato, dopo che la DdA aveva invece chiesto il
processo immediato. Parimenti a parte si procede per Brusciano.
Nella odierna udienza è previsto un
incarico peritale per la trascrizione dei verbali delle intercettazioni
ambientali ( per la massima parte riferentisi ai colloqui in carcere ) ed a
quelle telefoniche e relativamente ad alcune “microspie” piazzate nelle auto
dei camorristi. Potrebbe essere anche sciolta la riserva sulla scarcerazione
del Fronterrè, avanzata dai suoi
difensori gli avvocati Pasquale Coppola e Mario Imbimbo, nella
udienza precedente.
Intanto il 27 scorso era a ruolo a Milano
presso il Giudice di Sorveglianza una udienza sollecitata da Giuseppe Setola
per la verifica dell’aggravamento delle sue condizioni visive. Il Tribunale ha
rinviato il tutto al prossimo 29 novembre,
ordinando una nuova perizia oculistica per accertare lo stato “attuale”
di visus del Setola. Secondo uno dei
difensori, l’ Avv. Elena Schiavone, “le condizioni del suo assistito sono gravemente compromesse
e la sua
cecità ( incurabile) è in netto
aggravamento”.
Mentre la Sezione del Tribunale per le
Misure di Sicurezza non ha ancora deciso di concedere un “permesso” alla moglie
di Setola, Stefania Martinelli, istanza
avanzata dal suo difensore, Giuseppe Garofalo, che ha chiesto di poter lasciare il suo paese
( Frignano ) per andare a fare visita al marito detenuto a Milano presso il
Carcere di Opera. La Martinelli è colpita da provvedimento restrittivo che non
può lasciare la sua residenza.
Dal canto suo però, la Direzione
Distrettuale Antimafia, della Procura
della Repubblica di Napoli, nella persone dei pubblici ministeri: Antonello Ardituro, Alessandro Milita,
Cesare Sirignano e Giovanni Conso, ha prodotto al Giudice di Sorveglianza di
Milano – per contrastare le pretese della difesa di Setola – una vasta
documentazione ( stralci del presente processo ) oltre a riprese ambientali in
carcere che proverebbero la “piena agibilità visiva” del Setola.
Come si ricorderà, in seguito alla fuga del Setola, la DdA chiese
ed attenne, tra l’altro, l’arresto
dell’avvocato Gerry Casella, che difendeva Setola e che avrebbe
architettato tutto e dell’oculista di
Pavia Aldo Fronterrè. Le indagini
portarono alla scoperta di una falsa perizia che avrebbe consentito a Setola di
evadere dopo essere stato dichiarato “cieco”.
Ad
Aldo Fronterrè è contestato il reato di associazione camorristica ( 416 bis )
perché, non essendo inserito organicamente ed agendo nella consapevolezza della
rilevanza causale dell’apporto reso e della finalizzazione dell’attività, agli scopi dell’associazione di tipo mafioso
denominata “clan dei casalesi”, promossa, diretta ed organizzata, prima, da Antonio Bardellino, (anni 1981 - 1988), poi, da Francesco Schiavone, di Nicola, e successivamente da Francesco Bidognetti, da Mario Jovine e da Vincenzo
De Falco (1988-1991), di seguito da Francesco
Schiavone, di Nicola e da Francesco
Bidognetti, e, infine, dopo l’arresto di
questi ultimi due che hanno continuato ad esercitare il proprio ruolo
dal carcere, anche da Michele Zagaria e Antonio Jovine, quali esponenti di vertice, della fazione facente
capo alla famiglia Schiavone e da Raffaele,
Aniello e Domenico Bidognetti, da Luigi
Guida, da Nicola e Massimo Alfiero, da Alessandro Cirillo e Giuseppe
Setola, quali componenti
apicali che si avvicendavano alla guida della fazione facente capo alla
famiglia Bidognetti, i quali, operando sul litorale domitio, in Casal di
Principe e sull’intera area della provincia di Caserta ed altrove, si avvalgono
della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di
assoggettamento ed omertà che ne deriva, per la realizzazione ed il controllo delle attività' economiche,
anche attraverso la gestione monopolistica di inferi settori imprenditoriali e commerciali.
In particolare Aldo Fronterrè, medico oculista, essendo a
disposizione del clan e di diversi capi reclusi al regine differenziato speciale,
quali Enrico Martinelli
ed altri affiliati facenti capo al clan Jovine,
contribuiva all’associazione denominata “clan dei casalesi” ed alla fazione facente capo a Giuseppe Setola, quale leader ancora
riconosciuto e quale capo pienamente operante dal carcere ove è detenuto in
regime di 41 bis, sia nel periodo antecedente
all’arresto del Setola del gennaio 2009,
risultando la sua opera decisiva per la sua
illecita liberazione e successiva evasione, dunque per l'assunzione del
comando, sia nel periodo successivo, a
partire della reclusione al regime differenziato speciale, attivandosi per fornire ulteriore apporto al Setola,
dandogli, direttamente ed indirettamente, consigli strumentali atti a perpetuare la sua simulazione della patologia,
redigendo ulteriori relazioni dirette a comprovare falsamente uno stato di
incompatibilità con il regime detentivo, relazioni anche utile per ostacolare l'accertamento del fondamentale
ruolo del medesimo nell'ideazione, programmazione ed esecuzione della strategia
omicida e stragista, a scopo terroristico.
Massimo Alfiero, Gabriele Brusciano, Gerry
Casella, Aldo Fronterrè e Giuseppe Setola, oltre
che di concorso in associazione camorristica,
dovranno inoltre rispondere del reato di false attestazioni - (coautori di numerose relazioni - poi
annotate nel diario clinico attestante l'esistenza nei riguardi di Giuseppe
Setola di patologie oculistiche insussistenti) indicandole come in continuo peggioramento,
attestazioni, anche indotte dai pregressi comportamenti mistificatori del Setola
stesso e incorporate, in modo da indurre
il falso convincimento dell'esistenza di
una patologia del Setola incompatibile
con la detenzione in carcere, in
numerose istanze di scarcerazione rivolte all'A.G., in relazione a diversi procedimenti (istanza redatta dagli avv. Alfonso Martucci e Girolamo Casella e depositata presso la Corte di assise
d'Appello di Napoli, IV Sezione, in data 30/9/2006, cui seguiva l'ordinanza del 9/10/2006, emessa dalla da Corte di Assise d'Appello di Napoli, IV Sezione, disponente
la traduzione – in regime detentivo con piantonamento, presso la Casa di cura città di Milano; istanza redatta dagli avv. Alfonso Martucci e Girolamo Casella depositata presso la Corte di assise d'Appello
di Napoli, IV Sezione, il 19/3/2007, applicativa degli arresti domiciliari; istanza
redatta dagli avv.ti Alfonso Martucci e
Salvatore Maria Lepre, ( il primo deceduto, il secondo arrestato ed ancora detenuto ) depositata presto la Corte di Assise di S.
Maria C.V. il 17 dicembre 2007 alla
quale faceva seguito l’ordinanza della Corte d'assise di Santa Maria Capua
Vetere, applicativa degli arresti domiciliari, cosi attestando mendaci
condizioni personali e comunque ideologicamente false perchè redatte in esecuzione dell'accordo con
il detenuto e - dunque – nella consapevolezza
che le condizioni di salute fossero il frutto di un’attività fraudolenta e di simulazione preventivamente concordata,
il tutto consapevolmente intendendo falsificare, per derivazione ed induzione,
ogni successiva attestazione medica e la totalità del diario clinico afferente al detenuto.
Massino
Alfiero è accusato di essere stato
il “regista”,
organizzatore ed istigatore avendo determinato gli altri, sostenendo i costi delle
false certificazioni all'uopo stanziando le somme necessarie – ( denaro
proveniente dalle casse sociali del clan
dallo stesso pro tempore gestito ) per
retribuire illecitamente Aldo Fronterrè e terzi soggetti, determinando
così i comportamenti successivi in vista
della scarcerazione di Giuseppe Setola,
il tutto finalizzato alla successiva
evasione ed all'assunzione del Comando, con intenzionale scopo di dare al
gruppo un'impronta sanguinarie e terroristica.
Infine a Gabriele
Brusciano è contestato il ruolo, quale agevolatore e co-determinatore, avendo mantenuto
le relazioni tra Fronterrè e Girolamo Casella, versando al primo le somme stanziate dal clan
per retribuirne la condotta. Al pluriomicida Giuseppe Setola è contestato invece di essere stato l’ideatore
della redazione dell’intero piano – sulla base delle sue attestazioni – di
numerose altre false attestazioni derivate ed indotte dai falsi ideologici del
medico Fronterrè nel diario clinico – a redigere ed inoltrare ai giudici
procedenti – istanze ideologicamente false incorporanti le relazioni di Aldo Fronterrè, e strutturate in modo da
indurre in errore l‘A.G. sulla reale capacità visiva di Giuseppe Setola e
sull’esistenza di una patologia non compatibile con la detenzione in carcere e
sull’essenzialità di un ricovero e sulla necessità di un programma di
riabilitazione presso case di cura.
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