“L’urlo di un uomo ombra”,
di carmelo musumeci
In molti mi chiedono perché scrivo così
tanto e io rispondo che scrivo innanzitutto per far sapere qualcosa di più di
me ai miei figli e per fare conoscere il
carcere al mondo esterno, perché mi ha
colpito una frase scritta sul muro di un lager nazista: “Io sono stato qui e
nessuno lo saprà mai”.
E non è vero che uno scrive per se
stesso, si scrive sempre per gli altri. Si scrive per sentirsi vivi. Io scrivo
pure per dimostrare a me stesso che nonostante sono sepolto di cemento, sbarre di ferro e cancelli blindati, non solo
respiro, ma sono anche vivo.
Scrivo per fare conoscere ai “buoni” il
mondo dei “cattivi” perché i libri sono specchi. E riflettono quello che
abbiamo dentro.
Scrivo anche perché m’illudo
che questo sia l’unico modo che ho per continuare ad esistere al di là del muro
di cinta:
“Alla sera, quando la giornata dell’ergastolano è
finita e sento la mandata del cancello ed il blindato che si chiude ed inizia
la notte dell’ergastolano, la più dura, sento la voglia di farla finita, ma
subito dopo mi preparo a passare la notte giacché non ho il coraggio di farlo.
Si vive con tristezza e malinconia, senza speranza e senza sogni. Si vive una
realtà, in una penosa solitudine, più brutta degli stessi incubi con l’angoscia
di aspettare la notte ed il giorno senza vivere, come ombre che oscillano nel
vento, come pesci in un acquario, con la differenza che non siamo pesci. Vivi una vita che non ti
appartiene più, vivi una vita riflessa, una vita rubata alla vita. Per
l’ergastolano, il carcere è come un cimitero: invece che morto sei sepolto
vivo.”
“L’ergastolo non potrà mai essere giusto.
Il perdono è il sentimento più bello, il più perfetto,
il più difficile, il più giusto. L’ergastolano non può guardare in faccia il
futuro, può solo guardare il tempo che va via. Anche noi siamo per la certezza
della pena, ma non ci fermiamo solo qui. Siamo anche per la certezza del fine
pena. Anche noi ergastolani vogliamo un calendario nella cella per segnare con
una crocetta i giorni, i mesi, gli anni che passano.
Molti ergastolani sono pure vittime di se stessi ed in
tutti i casi non si può essere responsabili per sempre: qualsiasi cosa dovrebbe
avere un inizio e una fine.
La legge viene dal greco nomos: distribuire, ordinare e misurare. Ma come si fa a misurare
l’ergastolo? L’ergastolo non ha nessuna funzione, è la vendetta dei forti, dei
vincitori, della moltitudine.
L’ergastolo è il male e rende innocente chi lo sconta.
Probabilmente
la maggioranza politica a quella del paese è contraria all’abolizione
dell’ergastolo, ma la storia è piena di maggioranze che sbagliano.
Essere
in molti non significa di per sé che si abbia ragione.”
“Scontare l’ergastolo è come giocare a scacchi con la morte: non puoi vincere. Ma io combatto
ugualmente tutte le volte contro di lei perché, anche se non potrò vincere, per
l’amore dei miei figli, non posso neppure perdere”.
(Da “L’urlo di un uomo ombra” Edizioni
Smasher)
“L’urlo
di un uomo ombra”, lo potete ordinare in qualsiasi libreria,
tramite questo indirizzo email che curano dei volontari: zannablumusumeci@libero.it
o direttamente all’editore editore@edizionismasher.it (www.edizionismasher.it)
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