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martedì 5 novembre 2013

ENTRO NATALE LA SENTENZA


REQUISITORIA DI MILITA AL PROCESSO DEL’AVV. GERRY CASELLA


LA DIREZIONE ANTIMAFIA HA CHIESTO  15 ANNI DI RECLUSIONE PER L’AVVOCATO CASERTANO – 10  anni PER MASSIMO ALFIERO E 8  anni PER GABRIELE BRUSCIANO  -    LA VICENDA TRAE ORIGINE DALLE PERIZIE SULLA  PRESUNTA CECITÀ DI GIUSEPPE SETOLA –



     Caserta ( di Ferdinando Terlizzi )  Si è tenuta ieri mattina,  innanzi al GUP Dr.ssa Francesca  Ferro,  del Tribunale di Napoli,    la seconda udienza  col rito abbreviato del processo   a carico dell’Avv. Girolamo Casella,  Massimo Alfiero e Gabriele Brusciano  ( tutti  detenuti ), accusati,  a vario titolo,  di essere gli organizzatori della perizia truccata sulla cecità di Giuseppe  Setola ( per Setola e per il prof. Aldo Fronterrè, oculista di Pavia detenuto  si procede col rito normale e il processo è incardinato innanzi la Prima Sezione del Tribunale di S. Maria C.V.) che consentì a quest’ultimo di evadere dalla clinica di Pavia presso   la quale era ricoverato.
     L’ Accusa,  sostenuta in udienza dal pubblico ministero della DdA Dr. Alessandro Milita al termine della sua requisitoria – dopo aver fatto brevemente la storia delle “malefatte” dell’avvocato Gerry Casella nei suoi rapporti con Giuseppe Setola e specialmente in occasione delle sue numerose visite in carcere – ha chiesto una condanna a 15 anni di reclusione.  Per gli altri coimputati Massimo Alfiero  e Gabriele Busciano, rispettivamente a 10 e 8 anni di reclusione.

Il Dr. Milita ha fatto un conteggio che parte da una pena massima che arriva fino a 22 anni per cui,  con  tutte le aggravanti contestate – nonostante il giudizio abbreviato e nonostante le confessioni dell’imputato la richiesta è stata durissima che ha fatto sbiancare in volto Gerry Casella che assieme all’altro detenuto Gabriele Brusciano  occupava la cella con le sbarre.
     E’ stato preso un accordo secondo il quale nella prossima udienza del 21 novembre dovranno discutere gli avvocati Vittorio Giaquinto e Alessandro Barbieri per Casella. Mentre con molta probabilità nella udienza dell’11 dicembre  dopo le arringhe di Angelo Raucci per Alfiero e Giuseppe Stellato per Brusciano il  giudice dovrebbe emettere la sentenza. 
     Come si ricorderà l’avv. Casella fu tratto in arresto e   nei  suoi confronti fu contestato il reato di cui    art. 416 bis “ associazione mafiosa”. In particolare il legale del boss è accusato di aver portato “pizzini”,  che il Setola gli consegnava in occasione dei suoi colloqui all’interno del carcere, che contenevano ordini estorsivi e ed esecuzioni di morte.
      Il Casella è accusato, inoltre, con la complicità di Alfiero e Brusciano,  di aver corrotto il prof. Aldo Fronterrè, oculista di Pavia ( oggi detenuto, reo confesso e accusatore di Casella ) ad alterare la perizia oculistica con la quale fu stabilito che Giuseppe Setola era “quasi” completamente cieco e tuttavia le sue condizioni  non erano compatibili con il regime carcerario.
    Per questo motivo – come si ricorderà – il Setola,  una volta ottenuto il ricovero presso la struttura dove avrebbe dovuto ricevere la cure del caso -  evase,  dando vita a quella “stagione del terrore” che lo riportò alla strage dei Ghanesi ed a commettere in totale ben 18 omicidi,  per molti dei quali è già stato condannato all’ergastolo ( ma lui aveva già un ergastolo definitivo al momento della sua fuga )   e per molti altri sono in corso i relativi processi.
    Su pressione dell’avv. Casella,  l’oculista Aldo Fronterrè,  certificò che Setola era un “cieco parziale” che non poteva restare in carcere. L’operazione di “corruzione” – come poi ha accertato la DdA -  ( ma c’è stata anche una confessione del Casella)  venne a costare 40 mila euro sborsati da Massimo Alfiero, frutto di evidenti estorsioni.
     Come è noto la DdA acquisì varie prove,   per la massima parte di intercettazioni ambientali e telefoniche, riprese  e registrazioni di video conferenze. Nonché intercettazione di corrispondenza tra Setola ed i familiari e Setola e il suo difensore ( addirittura alcuni “pizzini” recuperati nel cestino dell’immondizia del carcere) sempre in sede dei colloqui che il Casella effettuava presso le carceri ove era ristretto il Setola e ritenendo il processo maturo chiese  la celebrazione  con il rito “immediato”.    
      La difesa, rappresentata da Vittorio Giaquinto e Alessandro Barbieri, nello intravedere, evidentemente, la possibilità di uno “sconto processualistico” ( il reato contestato di 416 bis non prevede, infatti, misure meno afflittive del carcere quali gli arresti domiciliari, per esempio) ha  controbattuto  alla  mossa dell’accusa  . che aveva chiesto un processo immediato ritenenedo ampiamente provata la colepevolezza del Casella,  con il richiedere un processo  “abbreviato” che, però, finora, si è dimostrata una mossa non tanto favorevole all’imputato.
    L’avv.  Gerry Casella, però, dopo una prima iniziale ammissione dei fatti,  ha reso una vera e propria completa confessione  nell’interrogatorio del 3 aprile u.s. ( di cui diamo un ampio stralcio nel box a parte)  dando però delle versioni che non sono apparse corrette alla pubblica accusa.

 Nella ordinanza di custodia cautelare in carcere al Casella veniva attribuita la paternità delle falsificazioni delle perizie oculistiche e di essere il portavoce delle “istanze” della stragista Giuseppe Setola. In particolare gli veniva contestato di far parte del Clan dei casalesi come organico per aver preso parte alla organizzazione che faceva capo a Giuseppe Setola  e dei suoi complici  quali Francesco e  Raffaele Bidognetti,  promossa, diretta ed organizzata, prima, da  Antonio BARDELLINO (1981 - 1988), poi, da Francesco SCHIAVONE di Nicola, da  Mario IOVINE e da  Vincenzo DE FALCO (1988 - 1991), di seguito da Francesco Schiavone di Nicola e da Francesco BIDOGNETTI che anche dopo l’arresto  hanno continuato ad esercitare il proprio ruolo dal carcere, anche da Michele  Z.AGARIA e  Antonio IOVINE , Luigi Guida e Nicola e Massimo Alfiero.
    Inoltre tutti gli imputati sono accusati in concorso tra loro   di numerose relazioni, poi trasferite  nel Diario Clinico, attestanti falsamente l'esistenza nei riguardi di  Giuseppe SETOLE  di patologie oculistiche insussistenti  ed indicandole come in continuo peggioramento, attestazioni, anche indotte dai pregressi comportamenti mistificatori  del SETOLE stesso e incorporate -- in modo da indurre  il falso convincimento dell'esistenza di una patologia del SETOLE incompatibile con la detenzione in carcere -- in numerose istanze di scarcerazione rivolte all'A.G., in relazione a diversi procedimenti ( istanza prodotta dall’avv. Alfonso Martucci e Girolamo Casella  depositata presso la Corte di assise d'Appello di Napoli, IV Sezione, in data 30/9/2006, Cui seguiva l'ordinata del 9/10/2006, emessa dalla Corte di assise d'Appello di Napoli, IV Sezione, disponente la traduzione -- in regime detentivo, piantonamento, ai sensi dell'art. Il OP – del SETOLE presso la Casa di cura città di Milano. Ed altra istanza in altra occasione redatta dall’Avv.  Salvatore Maria Lepre  (  già avvocato di Setola e ultimamente tratto in arresto per millantato credito).
Inoltre a Gerry Casella è contesta l’intera organizzazione del piano  presso la casa  adi cura, con il consigliare il comportamento da tenere nel corso degli incontri con il perito e con i magistrati   ed in  modo da palesare  deficit nell'orientamento - agendo congiuntamente con i concorrenti -- facendosi latore, in ambito carcerario, delle istanze di ricovero presso Centri clinici esterni e sulla necessità di un programma di  riabilitazione  presso  una casa di cura, simulando sistematicamente una grave ipovisione all’occhio Sinistro e simulando -- anche impedendo la corretta  esecuzione degli esami diagnostici - una totale incapacità visiva  all'occhio destro, patologie entrambe inesistenti, nonché accordandosi con FRONTERRE' sui relativi esiti, in modo da simulare una condizione di acuità visiva, e relativa origine, apparentemente coerente con le attestazioni del FRONTERRE', così concorrendo a realizzare  le false attestazioni che seguono, falsi esami diagnostici e  per falsificare  l'intero diario clinico del detenuto. Con l’aggravante per il Fronterrè che  veste di esercente un pubblico servizio, quale medico oculista e c.t. di parte agendo congiuntamente con i concorrenti. Disponendo falsamente l’urgenza    l'idoneità e utilità del ricovero presso la clinica ''Città di Milano" per le esigenze diagnostiche del detenuto Giuseppe SETOLA  essendo perfettamente a conoscenza che presso tale struttura non fosse disponibile la strumentazione  per effettuale l'esame OCT, esame ritenuto indispensabile dallo stesso Fronterrè -- esame mai eseguito nel periodo di degenza dal  così come unanimemente ritenuto, per l'individuazione di patologie Maculari retiniche; così creando i presupposti per l'inserimento della relazione nel diano clinico ed allo scopo  di predisporre un documento necessario per il successivo ricovero presso la Casa di Cura, in modo da  usufruire  di un periodo di degenza del paziente detenuto in ambito extra-carcerario e poterne dispone per procedere alle ulteriori successive falsificazioni.

 



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