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lunedì 31 marzo 2014



Alla sbarra  il  decano dei cronisti giudiziari  casertani per una vicenda giudiziaria ai limiti kafkiani 
da inviato in ùIsraele: 1980 


RINVIATA AL 24 SETTEMBRE   L’UDIENZA PER LA DIFFAMAZIONE A ROBERTO SAVIANO IL GIUDICE ATTENA VUOLE RIUNIERE ANCHE IL PROCESSO STRALCIATO NEI CONFRONTI DEL DIRETTORE BIAGIO SALVATI – I DIFENSORI CHIEDERANNO DI ACCORPARE ANCHE L’ALTRO PROCEDIEMNTO DI BIS IN IDEM


  Saviano non ha digerito il fatto che Terlizzi abbia recensito un libro, “L’Impero dei Casalesi“, sulla camorra del giornalista napoletano Gigi Di Fiore, scrivendo che si trattava di un lavoro più fedele alle fonti e ai fatti rispetto a “Gomorra”, che contiene invece parecchie vicende inventate di sana pianta.

Santa Maria Capua Vetere –  E’ stata  rinviata al 24 settembre, innanzi al Giudice Monocratico Attena del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il processo per diffamazione intentato dall’autore di “Gomorra”, Roberto Saviano, contro due  cronisti giudiziari della Provincia di Caserta. La vicenda è nota e può essere cosi riassunta.   
L’eroe “dell’antimafia di carta” se l’è presa con chi, in terra di camorra, svolge il non facile compito di informare. E così ha querelato un sito d’informazione casertano  mandando sotto processo il direttore della testata, Biagio Salvati (per il quale si è proceduto ad uno stralcio e subirà un processo a parte ) e contro  il decano dei cronisti di nera e giudiziaria  casertani Ferdinando Terlizzi.
     Si è sentita diffamata, la “star di Gomorra”, da una serie di articoli che il quotidiano online ha pubblicato da maggio a ottobre 2008, quando ormai il bestseller sui Casalesi aveva superato i confini nazionali per conquistare i mercati europei. Cose forti, attacchi violentissimi. Roba da condanna sicura. Eh, sì. Il paladino della libertà di stampa, ad esempio, non ha digerito il fatto che Terlizzi abbia recensito un libro, “L’Impero dei Casalesi“, sulla camorra del bravissimo giornalista napoletano Gigi Di Fiore, scrivendo che si trattava di un lavoro più fedele alle fonti e ai fatti rispetto a Gomorra, che contiene invece parecchie vicende inventate di sana pianta ( che il giornalista Terlizzi, per la verità,  ha definito “cazzate”.
     Anatema. E ancora: Salvati e Terlizzi dovranno spiegare com’è che gli è saltato in mente di scrivere che Sua Eccellenza Saviano aveva difficoltà a trovare Casa per motivi di sicurezza, dopo che la stessa notizia l’avevano pubblicata evidentemente, senza ricevere carte bollate – praticamente tutti i quotidiani napoletani -  e il sito nazionale “Dagospia”.
     “Affetto da querelite acuta, Saviano ( ha scritto “Il Giornale” riportando la vicenda)   ha denunciato il direttore e il cronista/commentatore del sito anche per articoli ripresi pari pari da altri quotidiani e soprattutto dall’informatissimo e gettonatissimo sito Dagospia. La sola decisione di riproporli ai lettori del sito casertano, secondo lo scrittore, li rende meritevoli di una legnata in un’aula di giustizia. E poco importa che, prima o in contemporanea al sito casertano, gli stessi articoli avessero fatto il giro del web e della carta stampata. Così la prossima volta imparano a lanciarli nella homepage. E il primo che deve pagare per omesso controllo è proprio il direttore Salvati, quello che generosamente forniva al carneade Saviano,  atti giudiziari e chicche sui Casalesi. La guerra è guerra”.

Peccato che  Roberto Saviano in questo periodo si trovi in America,  perché spocchioso com’è si sarebbe pure presentato – con il suo codazzo di gorilli da noi pagati essendo lo stesso costituitosi parte civile quale  persona offesa. Gli altri personaggi citati dalla difesa di Terlizzi sono:  Prof. Alessandro Dal Lago, autore del libro “Eroi di carta, il caso Gomorra e altre epopee”, sulle “discrepanze tra parole e realtà” (intervista dell’autore del 12.07.2010) rilevate dal Dal Lago nel testo del Saviano; Biagio Salvati, giornalista, sulle fonti da cui gli articoli per cui è processo traevano origine e sulla circostanza che taluni di essi (o tutti) erano ripresi dal sito “Dagospia” con copia e incolla; Roberto D’Agostino, giornalista e direttore del sito “Dagospia”, sulle circostanze di cui al punto che precede, sulle fonti in suo possesso e su ogni altra circostanza utile in relazione ai fatti di cui all’imputazione; Simone Di Meo, giornalista e scrittore, sui fatti relativi alla vertenza con il Saviano avente ad oggetto un presunto plagio di articoli del Di Meo, usati (e, secondo il Di Meo, anche travisati) dalla persona offesa dal reato nel presente procedimento; Dott. Antonio Arricale, giornalista, anche in qualità di consulente tecnico, potrà riferire circa le modalità di attribuzione di articoli non firmati.
Dunque, dopo l’errore di citare a Milano,   un postino omonimo del Terlizzi, il secondo incidente di percorso,  ha bloccato nuovamente il processo essendo fissata una udienza sbagliata. Malagiustizia  o jella del Saviano?  Ma non basta… perché poi si è arrivati all’assurdo per non dire al  ridicolo.
Nello stesso giorno che si doveva celebrare il processo innanzi al giudice Attena agli avvocati difensori ( Avv. Angelo Santoro e Gennaro Iannotti ) veniva notificato un decreto di chiusa istruttoria e la richiesta da parte della Procura ( P.M. Giuliana Giuliano) di rinviare a giudizio  per diffamazione ( “nuovamente”: “bis in idem”?)  sia il Terlizzi che il Salvati… con lo stesso capo di imputazione che però portava l’annotazione: così modificato”… ma nulla veniva rettificato o modificato.   Nuova jattura di Saviano o malagiustizia?
Un’ amara considerazione: Se il reato avesse previsto l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare  Terlizzi e Salvati  sarebbero stati   arrestati entrambi.  Intanto gli avvocati  Nicola Garofalo,  Gennaro Iannotti, e Dario Pepe,  difensori,   si sono subito adoperati con una istanza:”Alla Procura, deposito del decreto che dispone il giudizio emesso dal Gup Francesco Caramico D’Auria proc. N° 13284/12/21,  a carico di Ferdinando Terlizzi al fine di evidenziare alla SS.VV. l’evidente “ne bis in idem” in relazione ai fatti oggi contestati all’imputato. Invero, il procedimento a carico di Biagio Salvati e Ferdinando Terlizzi, originariamente incardinato presso la Procura di Milano veniva trasmesso per competenza territoriale alla Procura di S. Maria C.V. ed affidata al P.M. Dott.ssa Ambrosino ed iscritto al n° 13284/12/21”.
“Sempre in relazione al medesimo fatto – continua l’esposto degli avocati - ed attribuito ala medesima persona, veniva notificato all’indagato Terlizzi,  ex art. 415 bis cpp,  contenente  una pedissequa ripetizione del capo di imputazione per il quale risulta pendente anche il procedimento penale n° 13284/12 innanzi alla dott.ssa Roberta Attena,  giudice monocratico del Tribunale di S. Maria C.V. la cui prossima udienza è fissata per il 31 marzo. Alla luce di quanto esposto,  pertanto,  appare evidente l’identità del fatto contro la stessa persona evenienza questa che implica “pur in mancanza di una sentenza irrevocabile  l’improponibilità dell’azione penale in applicazione della preclusione fondata sul principio generale del “ne bis in idem” ed il divieto di un secondo giudizio  ( Cassazione S.U. 28/6/2005 n° 34655)  Si insiste pertanto nella richiesta di archiviazione del presente procedimento ex art. 408 e 649 cpp.”.
Bene. Nessuna archiviazione. Abbiamo saputo che il P.M. ha rimandato di nuovi gli atti alla Procura di Milano.  Non è forse una malagiustizia? O è jattura  savianese? Lunedi non mancheremo di seguire gli sviluppi di questa singolare vicenda  che definirla kafkiana è veramente riduttivo.



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