Raffaele Raimondi morto l'altro giorno a Napoli è stato pubblico ministero nel processo per la rivolta del pallone del 1969. Io, in quell'anno, esordii come giornalista giudiziario con il "Napoli Notte" un quotidiano della sera del Gruppo Editoriale del Roma - Ricordo la richiesta del P.M. Raimondi: "200 anni di reclusione per i rivoltosi del calcio". Un collegio sfortunato quello del processo alla rivolta di Caserta. Il presidente Arcella affetto da una grave malattia si suicidò. Il giudice a latere, Alfonso Malinconico, Presidente della 5 Penale della Corte di Cassazione ( pittore pregevole e poeta, il figlio Giovanni è Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Latina , mio carissimo amico ) è morto da poco per una rara malattia. Resta l'altro componente, il Dr. Blandini, fino a qualche tempo presidente del Tribunale di Milano.
La rivolta del pallone
Caserta 1969
Estate 1969: Caserta è sconvolta da disordini di piazza senza precedenti! Il motivo? La locale squadra di calcio, la gloriosa Casertana, dopo aver conquistato sul campo la promozione in Serie B viene retrocessa con un provvedimento della giustizia sportiva.
Francesco Padula ha scritto per noi un articolo su questi incredibili avvenimenti. Buona lettura!
Un campionato eccezionale vanificato da una sentenza da parte dell'Ufficio Inchieste che ancora oggi lascia discutere i protagonisti che vissero in prima persona sia i momenti esaltanti che quelli bui della stagione calcistica 1968/1969. Stiamo parlando dell'Unione Sportiva Casertana Calcio, e di un avvenimento storico che colpisce per assurdità, avvenimento che, da tutti, venne ribattezzato come "La rivolta del pallone".
LA RIVOLTA DEL PALLONE
Mentre la dirigenza rossoblù è al lavoro per allestire la squadra per la serie B, si diffonde la voce che la Casertana avrebbe comperato una partita. Indiscrezione che viene confermata da Michele Di Maggio, commissario straordinario del Taranto che si è classificato al secondo posto alle spalle dei falchetti: un'eventuale penalizzazione della squadra di Moccia porterebbe alla promozione proprio la formazione pugliese.
La partita sotto osservazione è Trapani-Casertana del precedente 18 maggio: una rete di Sandro Minto all'83° ha permesso ai rossoblù di ottenere una vittoria importantissima quando mancavano appena cinque giornate alla chiusura del campionato.
L'8 luglio 1969 parte ufficialmente l'inchiesta a seguito della denuncia del Di Maggio e a distanza di tre giorni vengono messi a confronto i due indiziati principali della combine: da un lato il rossoblù Renzo Selmo, dall'altro il difensore trapanese Renato De Togni da un cui errore è scaturita la rete del successo casertano. Il primo nega di aver cercato di corrompere l'avversario, il secondo conferma le accuse. La Casertana viene conseguentemente rinviata a giudizio.
Il 21 agosto, al processo fissato a Firenze, arriva il colpo di scena: viene presentata una lettera di De Togni nella quale il calciatore siciliano ritratta tutte le accuse, lettera che la Commissione Disciplinare della Lega di serie C giudicherà non scritta spontaneamente dallo stesso De Togni a seguito di un supplemento d'inchiesta.
La notizia giunge prima alla Questura di Caserta dove fa una lunga anticamera prima di arrivare negli uffici della società sportiva. Alle 10:40 viene data la notizia via radio: lo speaker non ha neanche terminato di annunciare la condanna che tutta Caserta è per strada. Circa venti minuti dopo la Giunta municipale approva una delibera con la quale invita la cittadinanza a manifestare con tutti i mezzi consentiti lo sdegno e la protesta più viva avverso il grave e farsesco provvedimento di cui si chiede l'annullamento. E' l'inizio della "Rivolta del pallone", per Caserta è un pugno allo stomaco, un tradimento, un delitto d'onore di una città. Gli incidenti "anti-retrocessione" si scatenano da un lato all'altro della città, nel tardo pomeriggio vengono dati alle fiamme un'ala della stazione ferroviaria e un carro merci, c'è un vero e proprio assalto alla stazione con centinaia di manifestanti che travolgono tutto e tutti, la stessa Reggia rischia di farne le spese.
Il 9 settembre la furia devastatrice continua, viene assaltato il palazzo degli Uffici finanziari e il Provveditorato agli Studi, ne fanno le spese anche le redazioni dei giornali, gli istituti di credito e gli scontri con la polizia si susseguono nelle strade del centro. Non c'è pane, non c'è acqua, non c'è latte per i bambini, i negozi di alimentari sono chiusi per protestare contro la sentenza, la stazione e l'autostrada sono nelle mani dei dimostranti, Caserta è isolata, prigioniera di se stessa.
La situazione, sia pure lentamente, migliora il 10 settembre e si cerca di tornare alla normalità, anche se i danni sono per centinaia di milioni dell'epoca. Più degli appelli dell'allora sindaco Salvatore Di Nardo e del vescovo Roberti può lo stesso presidente Giuseppe Moccia, che parla ai sostenitori rossoblù che si sono riuniti sotto la sede sociale. Il massimo dirigente della Casertana richiama alla calma la tifoseria dei falchetti; c'è ancora la sentenza della CAF (Commissione d'Appello Federale) che può ribaltare la penalizzazione, anche se le speranze sono davvero ridotte al lumicino.
Il 19 settembre, alla Commissione d'Appello Federale, bastano appena tre ore per confermare la sentenza della Disciplinare e respingere il ricorso della società rossoblù. Caserta è ancora sotto assedio, ma stavolta è quello delle forze dell'ordine che presidiano le strade principali della città. La decisione della CAF, però, verrà accolta con calma e civiltà da parte della città. Per la nuova promozione in serie B bisognerà attendere nove mesi: il 14 Giugno 1970 la Casertana riconquisterà il salto tra i cadetti, questa volta legittimo, con due punti di vantaggio sul Brindisi, senza ombre, senza mazzette.
La rivolta del pallone è stato uno degli avvenimenti più significativi della città di Caserta, una protesta così violenta, così devastante, ma anche così significativa e intensa, non ha precedenti e non ha avuto eguali a distanza di quasi 42 anni, sicuramente esagerata e troppo estesa, ma ciò fa capire quanto sia forte il legame tra città e squadra a Caserta e quanto costò, in termini economici, quella sentenza che, ancora oggi, lascia perplessi.
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