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giovedì 6 marzo 2014

RAFFAELE RAIMONDI PUBBLICO MINISTERO NEL PROCESSO PER LA RIVOLTA DEL PALLONE DI CASERTA

Raffaele Raimondi morto l'altro giorno a Napoli è stato pubblico ministero nel processo per la rivolta del pallone del 1969. Io, in quell'anno, esordii come giornalista giudiziario con il "Napoli Notte"  un quotidiano della sera del Gruppo Editoriale del Roma - Ricordo la richiesta del P.M. Raimondi: "200 anni di reclusione per i rivoltosi del calcio". Un collegio sfortunato quello del processo alla rivolta di Caserta. Il presidente Arcella affetto da una grave malattia si suicidò. Il giudice a latere, Alfonso Malinconico,  Presidente della 5 Penale della Corte di Cassazione ( pittore pregevole e poeta, il figlio Giovanni è Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Latina , mio carissimo amico ) è morto da poco per una rara malattia. Resta l'altro componente, il Dr. Blandini, fino a qualche tempo presidente del Tribunale di Milano.





La rivolta del pallone

Caserta 1969



Estate 1969: Caserta è sconvolta da disordini di piazza senza precedenti! Il motivo? La locale squadra di calcio, la gloriosa Casertana, dopo aver conquistato sul campo la promozione in Serie B viene retrocessa con un provvedimento della giustizia sportiva. 

Francesco Padula ha scritto per noi un articolo su questi incredibili avvenimenti. Buona lettura! 



Un campionato eccezionale vanificato da una sentenza da parte dell'Ufficio Inchieste che ancora oggi lascia discutere i protagonisti che vissero in prima persona sia i momenti esaltanti che quelli bui della stagione calcistica 1968/1969. Stiamo parlando dell'Unione Sportiva Casertana Calcio, e di un avvenimento storico che colpisce per assurdità, avvenimento che, da tutti, venne ribattezzato come "La rivolta del pallone". 

Fazzi, il bomber della CasertanaFazzi, il bomber della Casertana
Ma partiamo con ordine: la Casertana, nel campionato precedente, si vede soffiare dalla Ternana la promozione in serie B per una sola lunghezza. La delusione è grande ma il presidente Moccia è disposto in qualsiasi modo a onorare quello che ritiene un suo debito verso la città, ovvero la promozione nella serie cadetta. Nell'estate del 1968 Aldo Olivieri lascia la panchina e assume il ruolo di direttore sportivo, la guida tecnica della squadra viene affidata al sanbenedettese Tom Rosati, che due anni prima aveva portato la Salernitana in serie B. Ancora una volta, la Casertana è regina del mercato estivo, Moccia riesce a strappare l'attaccante Taccetti alla Fiorentina, e insieme a lui arriva, a Caserta, l'attaccante ventiseienne Marco Fazzi, che per dieci anni legherà la sua carriera calcistica ai colori rossoblù. Con loro completano l'organico il portiere Piloni, il centrocampista Di Maio, il difensore Gatti e l'attaccante Migliorati. L'inizio del campionato è esaltante e dopo cinque giornate i falchetti sono in vetta alla classifica precedendo di una lunghezza l'Internapoli. La sfortuna non abbandona, però, la Casertana che a Potenza perde, dopo ben 180 partite consecutive in maglia rossoblù, capitan Anghilleri per rottura della clavicola. I falchetti, in ogni caso, non mollano la presa e all'undicesima giornata i punti di vantaggio sui partenopei guidati da Luis Vinicio diventano quattro. Il titolo di campione d'inverno è nelle mani della Casertana anche dopo lo stop di Taranto in casa di quella che diverrà, nel girone di ritorno, la più pericolosa antagonista dei falchetti nella corsa alla promozione. Infatti, alla ventesima giornata, dopo la sconfitta di Chieti, i pugliesi si avvicinano a una sola lunghezza dai casertani. La tifoseria rossoblù contesta mister Rosati, ma grazie a Moccia ritorna la calma, e può iniziare lo sprint verso la serie B, con la Casertana che trova due vittorie consecutive a Trapani e Marsala, in entrambi i casi, i rossoblù vincono 0-1 con gol di Minto nel finale. Il 25 maggio del 1969, al Pinto di Caserta, si affrontano Casertana e Taranto, la partita finisce 0-0, i falchetti mantengono il punto di vantaggio sui tarantini, punti che diventeranno due all'ultima giornata, quando la Casertana supera il Messina e il Taranto non va oltre il pari esterno a Barletta. La Casertana è meritatamente in serie B, non solo la città ma l'intera provincia è in delirio per il successo della squadra del presidente Moccia. 

LA RIVOLTA DEL PALLONE 

La rivolta del pallone arrivo sino alla Reggia di Caserta!La rivolta del pallone arrivò sino alla Reggia di Caserta!


Mentre la dirigenza rossoblù è al lavoro per allestire la squadra per la serie B, si diffonde la voce che la Casertana avrebbe comperato una partita. Indiscrezione che viene confermata da Michele Di Maggio, commissario straordinario del Taranto che si è classificato al secondo posto alle spalle dei falchetti: un'eventuale penalizzazione della squadra di Moccia porterebbe alla promozione proprio la formazione pugliese.
La partita sotto osservazione è Trapani-Casertana del precedente 18 maggio: una rete di Sandro Minto all'83° ha permesso ai rossoblù di ottenere una vittoria importantissima quando mancavano appena cinque giornate alla chiusura del campionato.
L'8 luglio 1969 parte ufficialmente l'inchiesta a seguito della denuncia del Di Maggio e a distanza di tre giorni vengono messi a confronto i due indiziati principali della combine: da un lato il rossoblù Renzo Selmo, dall'altro il difensore trapanese Renato De Togni da un cui errore è scaturita la rete del successo casertano. Il primo nega di aver cercato di corrompere l'avversario, il secondo conferma le accuse. La Casertana viene conseguentemente rinviata a giudizio.
Il 21 agosto, al processo fissato a Firenze, arriva il colpo di scena: viene presentata una lettera di De Togni nella quale il calciatore siciliano ritratta tutte le accuse, lettera che la Commissione Disciplinare della Lega di serie C giudicherà non scritta spontaneamente dallo stesso De Togni a seguito di un supplemento d'inchiesta.

I disordini anche alla Stazione Ferroviaria I Disordini anche alla Stazione Ferroviaria
Il 6 settembre il Pubblico Ministero pronuncia le sue richieste: a carico della Casertana si chiede una penalizzazione di sei punti in classifica da scontarsi nel campionato di serie C concluso da quasi tre mesi. Penalizzazione che significherebbe retrocessione al secondo posto in classifica e promozione in serie B del Taranto. Due giorni dopo arriva la sentenza: confermata la penalizzazione a carico della Casertana che viene punita per responsabilità oggettiva. Ritiro della tessera per Selmo e De Togni. 
La notizia giunge prima alla Questura di Caserta dove fa una lunga anticamera prima di arrivare negli uffici della società sportiva. Alle 10:40 viene data la notizia via radio: lo speaker non ha neanche terminato di annunciare la condanna che tutta Caserta è per strada. Circa venti minuti dopo la Giunta municipale approva una delibera con la quale invita la cittadinanza a manifestare con tutti i mezzi consentiti lo sdegno e la protesta più viva avverso il grave e farsesco provvedimento di cui si chiede l'annullamento. E' l'inizio della "Rivolta del pallone", per Caserta è un pugno allo stomaco, un tradimento, un delitto d'onore di una città. Gli incidenti "anti-retrocessione" si scatenano da un lato all'altro della città, nel tardo pomeriggio vengono dati alle fiamme un'ala della stazione ferroviaria e un carro merci, c'è un vero e proprio assalto alla stazione con centinaia di manifestanti che travolgono tutto e tutti, la stessa Reggia rischia di farne le spese.
Il 9 settembre la furia devastatrice continua, viene assaltato il palazzo degli Uffici finanziari e il Provveditorato agli Studi, ne fanno le spese anche le redazioni dei giornali, gli istituti di credito e gli scontri con la polizia si susseguono nelle strade del centro. Non c'è pane, non c'è acqua, non c'è latte per i bambini, i negozi di alimentari sono chiusi per protestare contro la sentenza, la stazione e l'autostrada sono nelle mani dei dimostranti, Caserta è isolata, prigioniera di se stessa.
La situazione, sia pure lentamente, migliora il 10 settembre e si cerca di tornare alla normalità, anche se i danni sono per centinaia di milioni dell'epoca. Più degli appelli dell'allora sindaco Salvatore Di Nardo e del vescovo Roberti può lo stesso presidente Giuseppe Moccia, che parla ai sostenitori rossoblù che si sono riuniti sotto la sede sociale. Il massimo dirigente della Casertana richiama alla calma la tifoseria dei falchetti; c'è ancora la sentenza della CAF (Commissione d'Appello Federale) che può ribaltare la penalizzazione, anche se le speranze sono davvero ridotte al lumicino.
Il 19 settembre, alla Commissione d'Appello Federale, bastano appena tre ore per confermare la sentenza della Disciplinare e respingere il ricorso della società rossoblù. Caserta è ancora sotto assedio, ma stavolta è quello delle forze dell'ordine che presidiano le strade principali della città. La decisione della CAF, però, verrà accolta con calma e civiltà da parte della città. Per la nuova promozione in serie B bisognerà attendere nove mesi: il 14 Giugno 1970 la Casertana riconquisterà il salto tra i cadetti, questa volta legittimo, con due punti di vantaggio sul Brindisi, senza ombre, senza mazzette.
La rivolta del pallone è stato uno degli avvenimenti più significativi della città di Caserta, una protesta così violenta, così devastante, ma anche così significativa e intensa, non ha precedenti e non ha avuto eguali a distanza di quasi 42 anni, sicuramente esagerata e troppo estesa, ma ciò fa capire quanto sia forte il legame tra città e squadra a Caserta e quanto costò, in termini economici, quella sentenza che, ancora oggi, lascia perplessi.

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