Il Pubblico Ministero
della Procura Sammaritana, Dr.ssa Marta Correggia, ha chiesto il mio rinvio a
giudizio per diffamazione nei confronti di Roberto Saviano per l’udienza del 10
novembre 2014 innanzi al Tribunale di Caserta. Roberto Saviano – come afferma il sito “Dagospia” è affetto da “querelite
acuta”. Infatti è la terza querela che ha intentato contro di me. Motivo? Ho
criticato alcuni suoi atteggiamenti in una intervista che qui di seguito
riporto. I miei legali avv.ti Nicola
Garofalo, Dario Pepe e Genny Iannotti,
non mancheranno di rispondere adeguatamente ai capricci del singolare “prigioniero”
di Stato.
ROBERTO SAVIANO – LA MAFIA – LA CAMORRA
– LA NDRANGHETA
“La mafia, la
camorra, la ndrangheta, non avvisa uccide e basta. hai mai visto scrittori e giornalisti che vanno nella terra
di camorra a provocare? Non l’ha fatto neppure
Gio’ Marrazzo, negli anni ottanta, quando ha scritto un libro su
Raffaele Cutolo”. Il giornalista Ferdinando Terlizzi, che si
occupa di cronaca giudiziaria da oltre
40 anni nella terra del clan dei casalesi - considera
Saviano un buffone e un provocatore e
confuta le tesi sulle minacce ai
cronisti giudiziari.
Intervista al giornalista Ferdinando
Terlizzi a cura di Giovanna Canzano - Roma, 19 novembre, 2008 pubblicata sul
sito policamentecorretto.it
CANZANO 1- Cosa ne pensi dello scrittore Roberto
Saviano?
TERLIZZI - Saviano è un buffone. Un provocatore, un
pusillanime. Un cronista, un giornalista, uno scrittore non va nella terra dei
protagonisti del suo libro ad offenderli, a sfidarli, a provocarli.
Saviano è andato egli stesso al
di là della cronaca. Andare nella villa del boss (confiscata) attorniato da poliziotti e
carabinieri non significa avere coraggio o essere qualcuno. Saviano non è nessuno. Salire sul palco,
assieme ai politici, arringare la folla, chiamare per none i latitanti e dire: Tu Zagaria, tu Jovine ve ne dovete andare da
questa terra”… significa non avere la misura delle cose. Nel corso del Festival
della cultura ha offeso gli avvocati e figli di questi ultimi. E’ andato
nell’aula bunker di Poggioreale a
presenziare alla lettura della sentenza di appello di Spartacus (a che titolo?)
pavoneggiandosi e poi si lamenta di qualche minaccia (non esiste prova alcuna).
E’ solamente un pallone gonfiato.
CANZANO 2- Non sapevo che Saviano fosse giunto a
questi tipi di provocazione e che altro puoi dire?
TERLIZZI - La mafia, la camorra,
la ndrangheta, non avvisa uccide e basta. Hai mai visto scrittori e giornalisti che vanno nella terra
di camorra a provocare? Non l’ha fatto
neppure Gio’ Marrazzo negli anni Ottanta
quando ha scritto un libro su Raffaele Cutolo
“Il Camorrista”. Nanni Balestrini, che ha scritto un libro su Francesco
Schiavone detto Sandokan, non conosce
neppure sulla carta la nostra provincia. Gigi Di Fiore, inviato de Il Mattino, che ha scritto L’Impero dei Casalesi è andato forse a S. Cipriano o Villa Literno
o Casal di Principe non dico a provocare ma neppure a presentare il suo libro.
Raffaele Sardo, giornalista di Repubblica autore di uno spaccato sulla camorra
locale (La Bestia) è di Aversa, ma non si è azzardato a fare quello che ha
fatto quel buffone e parolaio di Saviano.
CANZANO 3- Ma questo Saviano
oggi vive blindato è stato o no minacciato? Sono stati minacciati magistrati e
giornalisti?
TERLIZZI - Sono balle. Il fatto
è che non si vuole
riconoscere la realtà dei fatti.
Io penso che un giornalista venga minacciato quando travalica il suo
compito, quando vuole fare l’investigatore, vuole attribuire ruoli e fatti a
cosche avversarie e contrapposte, pubblica in anteprima il pentimento di un
camorrista, vanificando il lavoro dei magistrati e mettendo in pericolo i
familiari del pentito. Queste sono tutte cose che non spettano al giornalista
bensì agli inquirenti. Vuoi un’altra prova del fatto che molte minacce sono
inventate? Ascolta. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale del processo di
appello Spartacus (un maxiprocesso come quello di Palermo alla mafia siciliana)
l’avvocato di alcuni imputati Michele Santonastaso ha letto un lungo documento
in aula con il quale chiedeva il
trasferimento ad altro giudice del processo a causa del clima “sfavorevole” che
si era creato intorno alle gesta del clan addossando per questo la colpa ai giornali locali. Un documento di
56 cartelle che io custodisco gelosamente. Non c’è un rigo o una parola di
minaccia nei confronti di Roberto Saviano, Rosaria Capacchione (giornalista de
Il Mattino autrice de L’Oro della Camorra, libro che domenica 16 novembre era
nella classifica del Corriere della Sera al 17° posto nella saggistica) e del
magistrato Raffaele Cantone (attualmente al Massimario della Cassazione ed ex
piemme della DdA, autore del libro “Solo per Giustizia” che occupava nella
stessa classifica della Capacchione il 2° posto). L’avvocato
Santonastaso ha stigmatizzato l’uso indiscriminato dei pentiti da parte di
molti piemme ed ha evidenziato che sia la Capacchione che il Saviano “erano da ritenersi giornalisti prezzolati”.
Di minacce di morte nei confronti dei tre neppure l’ombra. Eppure tutti
i giornali nel riportare l’accaduto hanno espressamente parlato di minacce ai
tre. Un falso giornalistico, come tanti altri.
CANZANO 4- E il libro di Saviano tu l’hai letto?
TERLIZZI - Saviano – come un poco tutti – predica bene e
razzola male. Ha sparato sentenze dalle
colonne dell’Espresso contro il
malcostume della Campania, contro le speculazioni sulla monnezza, sulle gesta dei clan. Ma non ha detto che il
padre come medico è sotto processo per
truffa al Servizio Nazionale Sanitario. Faceva fatture false per gonfiare le
prestazioni mediche. Il suo libro?
Frutto di scopiazzature dalle cronache dei giornali di Napoli e Caserta (la Mandadori nelle varie edizioni è
stata costretta a rettificare molti
capitoli) ad oggi pare siano moltissime le querele (compreso quella di Raffaele
Cutolo al quale ha attribuito di essere il mandante di un delitto contro la
figlia di un magistrato, laddove Cutolo, per questa vicenda, non è stato neppure incriminato). Ha omesso,
per esempio, di riportare nei suoi
resoconti che sotto un manifesto che inneggiava “Io sono amico di Saviano”
qualcuno ha vergato “frocio”. Il suo
libro non è altro che la copiatura
del lavoro di alcuni magistrati (Cafiero
De Rhao, Raffello Magi, Catello Marano) che si sono fatti un “mazzo così” prima
per l’indagine e poi per il processo. Per avere una idea precisa basta leggere
il libro “Questa Corte Condanna”, dove
emerge un lavoro improbo con centinaia di udienze, migliaia di pagine e la
condanna all’ergastolo del ghota del clan dei Casalesi.
CANZANO 5- Qualcuno ha parlato di Nobel a Saviano che ne
pensi?
TERLIZZI - Il Nobel della pace
non si può dare a chi provoca guerra. Né si può dare un Nobel della letteratura
ad un poppante scribacchino che ha arraffato ciarpame dalle cronache dei giornali locali per farne un libro. Siamo
seri. Basta citare la frase di uno dei
magistrati che ho sopra citato per avere l’idea delle scopiazzature di Saviano:
“Non credevo che quello che io ho scritto
negli atti giudiziari fosse così importante per il pubblico”. E difatti Leonardo Sciascia diceva che la
cronaca giudiziaria è una materia saggistica che si presta alla narrativa.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Direttore responsabile della
radio libera “Teleradio Volturnia” a Santa Maria Capua Vetere (provincia di
Caserta) Ferdinando Terlizzi è stato il mio direttore quando muovevo i primi passi nel mondo del
giornalismo. Oltre ad essere cronista giudiziario del quotidiano “IL ROMA”, aveva fondato una
rivista locale “CRONACHE”, sulla quale io ho scritto alcuni articoli. Sono trascorsi molti anni e poi
ho “rivisto” Terlizzi sul “Web” (dopo 20 anni e più) è infatti anche
direttore del quotidiano on-line “casertasette.com”. Ferdinando Terlizzi è nato
nel 1937 a Santa Maria C.V. (Caserta), è
specializzato in cronaca giudiziaria. E’ direttore responsabile
dell’Agenzia ”Mediapress”. Ha scritto articoli tra l’altro per: “Gazzetta di Caserta”, “Napoli
Notte”, “Il Roma”, “Il Roma Sera”, “Il Tempo”, “Il Messaggero”, “Paese Sera”,
“Il Diario”, “Il Mattino”, “Il Giornale di Napoli”, “CentoCitta’”, “Il Denaro”, “ Il Corriere del
Mezzogiorno”, il dorso campano del “Corriere della Sera”. E’ stato Direttore responsabile di radio e
tv libere. Dal 1982 al 1988 è stato
ininterrottamente eletto nel consiglio direttivo dell'Associazione della Stampa
di Caserta. Nel 1998 è stato accusato da
un pentito (Pasquale Pirolo, braccio
destro di Bardellino) contro il quale aveva scritto articoli e dopo essere
stato arrestato e tradotto nel carcere di
Poggioreale (nella sua cella
c’era Ciro Formicola, boss di S.
Giovanni a Teduccio, condannato a vari
ergastoli) è stato poi in sede di giudizio completamente scagionato e assolto
con la più ampia formula. A dicembre la casa editrice “Il Filo” pubblicherà un
suo libro “Il delitto di un uomo normale”, una vicenda boccaccesca che
sconvolse le coscienze bigotte della società degli anni Sessanta. Quale direttore della rivista
“Detective&Crime” – edita dal criminologo Carmelo Lavorino, ha fatto parte del pool che ha
scagionato Pietro Pacciani, il presunto
mostro di Firenze -“La camorra non minaccia, uccide come nel caso di
Giancarlo Siani” dice Terlizzi e
smentisce le presunte minacce ai cronisti giudiziari di Caserta. Nel 1983, da
parte della Presidenza della Stampa Europea, gli è stato assegnato il premio
internazionale di giornalismo "Aquila d'Oro", per una serie di
reportage dall'estero. Nel 1984 ha
ricevuto a Londra, dalle mani del giornalista Ruggero Orlando (mitico corrispondente
Rai da New York) la laurea honoris causa conferitagli dall'Università americana
"Pro Deo" di New York. Nel
1994 è stato inviato speciale presso la "World Ministerial Conference On
Organized Transnational Crime", organizzata dall'Onu. A novembre 2006, la trasmissione “Matrix” di
Canale 5, ha riproposto un suo servizio tv degli anni 80, su di un duplice
omicidio di camorra in Terra di Lavoro. Per conto dell’editore Tullio
Pironti, ha curato la pubblicazione dei
volumi “La seconda guerra napoletana alla camorra” e “Teatro di Giustizia”
scritti dal penalista sammaritano Giuseppe Garofalo.
giovanna.canzano@email.it
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