Ancora una interessante
puntata dedicata ai delitti più efferati della Terra di Lavoro. Per lunedì 2
febbraio tratteremo il duplice omicidio di un nobile di Villaricca che con un
suo guardaspalle uccise i figli del suo fattore. Era il 4 marzo del 1953, allorquando
metà della famiglia di Vincenzo Belardo ( due figli: Salvatore Belardo di anni 22, Giovannina di anni 18 ed il ferimento
di Vincenzo Belardo di anni 25 ) cadeva tragicamente sotto i colpi di
pistola di Luciano Chianese e Antonio De Rosa. Il fatto accadde nella
desolata terra della tenuta “Bartolotto”
in agro di Castel Volturno. Quale il motivo di questa strage? Sembra
impossibile, ma la cruda realtà ci dimostra che il delitto fu la reazione inumana alla giusta opposizione
alla consumazione di un sopruso. Il delitto, perciò, nella sua essenza, oltre
che per le conseguenze, è di una gravità eccezionale. Quella dozzina di colpi
di pistola che stroncarono due giovani
vite è la esplosione più tipica della prepotenza. Tratto a giudizio per duplice
omicidio, assieme ai suoi complici, però, un poco per la potenza dell’eloquio
forense ( c’erano impegnati i migliori avvocati dell’epoca ) un poco per il
risarcimento del danno ( la famiglia Belardo incassò 100 milioni delle vecchie
lire ) il marchese Luciano Chianese di Villaricca venne condannato dalla Corte
di Assise di S. Maria C .V. presieduta dal giudice Giovanni Morfino, soltanto
a 13 anni di reclusione. Alla difesa un parterre di eccezione: Avv.ti Luigi
Palumbo, Ciro Maffuccini, Alfredo De Marsico,
Alberto Martucci, Pasquale Fortini, Orazio Cicatelli, Giannuzzi Carlo
Savelli, Velia Di Pippo, Giovanni Leone,
Francesco Lugnano. Alla parte civile Giuseppe
Garofalo e Giovanni Porzio.
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