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mercoledì 2 marzo 2016




Mascherin (Presidente Consiglio Nazionale Forense. Cnf): "dall'Antitrust un'aggressione all'avvocatura"



di Giovanni Negri

Il Sole 24 Ore, 2 marzo 2016

L'Antitrust è ormai protagonista di un'aggressione all'autonomia deontologica dell'avvocatura. L'ingresso del socio di capitale nel modello per l'esercizio della professione forense non va bene. Semaforo rosso poi per ulteriori interventi sulle geografia giudiziaria e per la soluzione del ministero sulle elezioni forensi. Andrea Mascherin, presidente del Cnf, alla vigilia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario che si svolgerà domani a Roma con la partecipazione, per la prima volta, del Primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio e del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, fa il punto sulle questioni aperte nell'avvocatura.

Presidente, poche ore fa è stata resa nota la notizia della nuova condanna inflitta dall'Antitrust al Cnf per condotte anticoncorrenziali. Ormai è scontro continuo.
"Soprattutto constato una forma di accanimento nell'aggredire l'autonomia deontologica dell'avvocatura. La centralità della deontologia, un tema caro per ovvie ragioni al Consiglio nazionale forense, non può essere letta come un ostacolo alla concorrenza. Anzi: professionisti di elevato rigore deontologico rappresentano la migliore garanzia per tutti i cittadini".

Ecco, proprio su questo punto, gli avvocati sono ormai protagonisti di un circuito di amministrazione della giustizia alternativo alla giurisdizione "classica". Trova che alle competenze accresciute corrisponda anche un livello adeguato di preparazione.
"Direi senza dubbio di sì. Gli avvocati sono dei giuristi, obbligati a essere continuamente aggiornati. Trovo che la giurisdizione italiana, con riferimento agli avvocati ma anche ai magistrati, sia di grande qualità. Anche nel confronto con Paesi che nelle varie classifiche internazionali ci precedono. Essere giudicato in uno di questi non mi farebbe molto piacere. Certo, su negoziazioni e arbitrati si potrebbe fare di più sia in termini di incentivi sia in termini di competenze. Su quest'ultimo aspetto, per esempio, agli avvocati dovrebbero essere permessi i trasferimenti immobiliari nell'ambito della negoziazione".

Sta prendendo forma, nei prossimi giorni sarà votata in commissione alla Camera, la delega per la riforma del Codice di procedura civile. Potremo a breve contare su un modello più efficiente?
"Alcuni punti lasciano fortemente perplessi. Per esempio, l'estensione del rito sommario, che da eccezione rischia di diventare norma. Oppure il favore per un modello, basato sullo scambio di memorie, che alla fine potrebbe mettere nelle mani del giudice pochi elementi per decidere. In generale credo si debba prestare la massima attenzione alle conseguenze delle norme che si intende introdurre: la velocità di molte soluzioni potrebbe rivelarsi solo apparente".

Con la delega e il debutto del tribunale della famiglia si intende procedere in maniera più decisa sulla strada della specializzazione. Strada rispetto alla quale l'atteggiamento dell'avvocatura è stato spesso assai ondivago...
"La maggiore specializzazione della magistratura, e anche dell'avvocatura, innalza senza dubbio la qualità del servizio giustizia. Bisogna però bilanciarla con altri principi come quello di prossimità della giustizia al cittadino che non deve essere considerato residuo del passato".

Quindi siete contrari a ulteriori interventi sulla geografia giudiziaria?
"Non servono nuovi interventi. Soprattutto se dovessero comprendere tagli alle Corti d'appello o a nuovi tribunali. Non ci sono motivi per tagliare ancora in assenza di valutazioni d'impatto sulle conseguenze per le possibilità di accesso dei cittadini a una servizio chiave per lo Stato. Bisogna prestare la massima attenzione a non impoverire i territori".

Siete favorevoli all'ingresso del socio di capitali nel modello forense?
"No. Siamo contrari. Qui è a rischio l'indipendenza dell'avvocatura; sono coinvolti diritti costituzionali, non si tratta della prestazione di servizi ordinari. Il Parlamento è sovrano naturalmente, ma non si può non registrare che il Governo poteva esercitare una delega sul punto e non l'ha fatto".

E sulla soluzione che sta prendendo corpo per sbloccare l'impasse sulle elezioni dei Consigli dell'ordine?
"La previsione della possibilità di esprimere preferenze solo per il 50% più uno dei posti di consigliere non è convincente. È vero che va favorito il ricambio e che vanno tutelate le minoranze, ma senza sacrificare la governabilità. Inoltre tra i principi da preservare c'è anche il rispetto della volontà dell'elettore evitando che venga eletto chi gode di poco consenso".

Un'ultima domanda. Nell'avvocatura è inutile negare polemiche sulla decisione del Cnf di attribuire un compenso all'ufficio di presidenza per l'attività istituzionale. Intende replicare?
"Preferirei di no. Ritengo che questioni interne all'avvocatura non vanno dibattute sui giornali".
 

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