DAL CONVEGNO "GIUSTIZIA E INFORMAZIONE. IL PUNTO SULLA DIFFAMAZIONE A
MEZZO STAMPA", CHE SI È TENUTO IL 10 A LIERNA, È PARTITO UN APPELLO AL
SENATO DELLA REPUBBLICA: "FATE IN FRETTA, LA PROPOSTA DI LEGGE SULLA
DIFFAMAZIONE A MEZZO MASS MEDIA VA APPROVATA IN TEMPI BREVI CON LE OPPORTUNE
CORREZIONI". QUESTA PROPOSTA DI LEGGE HA OTTENUTO L'OK IN TERZA LETTURA
DALLA CAMERA IL 24 GIUGNO 2015. DA ALLORA UN SILENZIO PESANTE E INSPIEGABILE
AVVOLGE PALAZZO MADAMA. FRANCO ABRUZZO: "IL TESTO VA ALLINEATO AI PRINCIPI
DELLA GURISRDENZA ELABORATA DALLA CORTE DEI DIRITTI DELL'UOMO DI STRASBURGO.
OGGI NON PESA SUI GIORNALISTI SOLO IL CARCERE, MA PESANO LE SANZIONI ECONOMICHE
ECCESSIVE, LE PERQUISIZIONI NELLE REDAZIONI, L'IMPUNITÀ ASSICURATA A COLORO CHE
IMPEDISCONO L'ESERCIZIO DEL DIRITTO DI CRONACA CON LE MINACCE, LE INTIMIDAZIONI
E LE QUERELE TEMERARIE".
di Francesco M. de Bonis
Lierna (Lecco), 11 giugno 2016. Dal convegno "Giustizia e
informazione. Il punto sulla diffamazione a mezzo stampa",
promosso dalla Lapec di Como/Lecco e dall'Associazione “Airone
cenerino" di Colico, e tenutosi il 10 a Lierna, è partito da
tutti gli oratori un appello al Senato della Repubblica: "Fate in fretta,
la proposta di legge sulla diffamazione a mezzo mass media va approvata
in fretta con le opportune correzioni". Questa proposta di
legge ha ottenuto l'ok in terza lettura dalla Camera il 24 giugno 2015. Da
allora un silenzio pesante e inspiegabile avvolge sul punto Palazzo
Madama. Franco Abruzzo, presidente emerito dell'Ordine dei Giornalisti
della Lombardia e sindaco dell'Inpgi, ha dichiarato riassumendo il dibattito di
fronte a un centinaio di giovani avvocati e giornalisti: "Il testo va
allineato ai principi della giurisprudenza elaborata dalla Corte dei diritti
dell'Uomo di Strasburgo. Oggi non pesa sui giornalisti solo il carcere, ma
pesano con eguale intensità le sanzioni economiche eccessive, le perquisizioni
nelle redazioni, l'impunità assicurata a coloro che impediscono o
limitano l'esercizio del diritto di cronaca con le minacce, le intimidazioni e
le querele temerarie. E' necessaria una svolta. La libertà di stampa è la
pietra angolare di ogni democrazia". Sulla stessa lunghezza d'onda
gli interventi di Gianfranco Avella (Procuratore generale aggiunto on. della
Cassazione), degli avvocati Tiziana Mevio e Salvatore Scuto, di Giuseppe
Guastella (cronista giudiziario di punta del Corriere della Sera).
Franco Abruzzo aggiunge: "Il Senato deve modificare, nel rispetto
delle pronunce di Strasburgo, la previsione della multa da 10
a 50mila euro per la diffamazione con l'attribuzione di un fatto
determinato. La sanzione è pesante ed eccessiva. E poi limita la libertà dei
cronisti di cercare notizie scomode con ricadute sul diritto dei
cittadini ad essere informati".
Ecco, in sintesi, i punti principali del disegno di legge sulla
diffamazione a mezzo stampa approvato dalla Camera il 24 giugno 2015. Questo
testo riguarda non solo le testate cartacee ma anche le testate online e
quelle radiotelevisive:
.STOP AL CARCERE. Niente più carcere per chi diffama a mezzo stampa ma
esclusivamente una multa che va dai 5mila ai 10mila euro. Se il fatto
attribuito è però consapevolmente falso, si applica la multa da 10mila a 50mila
euro. Alla condanna è associata la pena della pubblicazione della sentenza. In
caso di recidiva, vi sarà anche l’interdizione da uno a sei mesi dalla
professione. La rettifica tempestiva sarà valutata dal giudice come causa di
non punibilità.
.RETTIFICA SENZA COMMENTO. Rettifiche o smentite, purché non inequivocabilmente
false o suscettibili di incriminazione penale, devono essere pubblicate senza
commento e risposta menzionando espressamente il titolo, la data e l’autore
dell’articolo ritenuto diffamatorio. Il direttore dovrà informare della
richiesta l’autore del servizio. Tempi e modalità della pubblicazione in
rettifica variano a seconda dei diversi media. Se, però, vi è inerzia,
l’interessato può chiedere al giudice un ordine di pubblicazione (per il cui
mancato rispetto scatta una sanzione amministrativa da 8mila a 16mila euro).
.RISARCIMENTO DANNO. Nella diffamazione a mezzo stampa il danno sarà
quantificato sulla base della diffusione e rilevanza della testata, della
gravità dell’offesa e dell’effetto riparatorio della rettifica. L’azione civile
dovrà essere esercitata entro due anni dalla pubblicazione.
RESPONSABILITA’ DEL DIRETTORE. Fuori dei casi di concorso con l’autore del
servizio, il direttore o il suo vice rispondono a titolo di colpa se vi è un
nesso di causalità tra omesso controllo e diffamazione, la pena è in ogni caso
ridotta di un terzo. E’ comunque esclusa per il direttore al quale sia
addebitabile l’omessa vigilanza l’interdizione dalla professione di
giornalista. Le funzioni di vigilanza possono essere delegate, ma in forma
scritta, a un giornalista professionista idoneo a svolgere tali funzioni.
LITI TEMERARIE. In caso di querela temeraria, il querelante può essere
condannato anche al pagamento di una somma da mille a 10mila euro in favore
della cassa delle ammende. Chi invece attiva in malafede o colpa grave un
giudizio civile a fini risarcitori rischierà, oltre al rimborso delle spese e
al risarcimento, di dover pagare a favore del convenuto un’ulteriore somma
determinata in via equitativa dal giudice che dovrà tenere conto dell’entità della
domanda risarcitoria.
NORMA SALVA-GIORNALISTI. A meno che non si tratti di diffamazione dolosa,
quanto pagato dal direttore o dall’autore della pubblicazione a titolo di
risarcimento del danneggiato avrà natura di credito privilegiato nell’azione di
rivalsa nei confronti del proprietario o editore della testata. La norma
cosiddetta salva-giornalisti e’ stata estesa durante l’esame in aula a tutti
gli autori di pubblicazioni.
SEGRETO PROFESSIONALE. Non solo il giornalista professionista ma ora anche
il pubblicista potrà opporre al giudice il segreto sulle proprie fonti.
INGIURIA/DIFFAMAZIONE. Anche per l’ingiuria e la diffamazione tra privati
viene eliminato il carcere ma aumenta la multa (fino a 5mila euro per
l’ingiuria e 10mila per la diffamazione) che si applica anche alle offese
arrecate in via telematica. La pena pecuniaria e’ aggravata se vi e’
attribuzione di un fatto determinato. Risulta abrogata l’ipotesi aggravata
dell’offesa a un corpo politico, amministrativo o giudiziario.
Franco Abruzzo conclude così: "Per fortuna non ci sarà più alcun
riferimento al reato della diffamazione nella norma (all'esame del Senato)
contenuta nel ddl che punisce le intimidazioni agli amministratori pubblici, ai
politici e ai magistrati. Questa vicenda incredibile dimostra che il mondo
politico è pronto a colpire i giornalisti, dimenticando che nello stesso
Senato giace dal 24 giugno 2015 il ddl di riforma del reato di diffamazione che
elimina il carcere. Se quella norma assurda fosse rimasta in vita, i giornalisti
avrebbero rischiato la galera anche per 9 anni".
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9.6.2016 - OSCE SULLE CORREZIONI APPORTATE AL DDL APPROVATO DAL SENATO: “E’
UN PASSO NELLA GIUSTA DIREZIONE”. Dunja Mijatovic, rappresentante per la
libertà dei media, ha commentato favorevolmente l’eliminazione dell’aggravante
della pena per la diffamazione. - TESTO INhttp://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=20975
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