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mercoledì 29 aprile 2020


"Cutolo è un ex boss, vecchio e malato, la Nco non c'è più Che senso ha il 41 bis per lui?"




 Il suo difensore in attesa della decisione del Giudice di sorveglianza. Il tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia dovrà decidere sull'istanza di differimento della pena per Raffaele Cutolo. C'è attesa per la decisione del magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia sull'istanza relativa alla detenzione domiciliare per gravi motivi di salute, avanzata dall'avvocato Gaetano Aufiero, del foro di Avellino, per conto del suo assistito Raffaele Cutolo.

È detenuto al 41 bis del carcere di Parma e di recente è stato dimesso dall'ospedale a causa di una grave crisi respiratoria. Una decisione, da parte della magistratura di sorveglianza, che non sarà semplice. Soprattutto alla luce delle polemiche seguite alla concessione degli arresti domiciliari - con ordinanze cristalline e impeccabili - per gravi motivi di salute a due boss mafiosi. Uno è Francesco Bonura, gravemente malato, al quale mancano pochi mesi per il fine pena.

L'altro è Pasquale Zagaria per il quale la pericolosità sociale è stata smentita già nel 2011, quando la Corte d'Appello di Napoli gli ha revocato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Eppure i soliti giornali, dopo aver creato un uragano, travolgendo lo Stato di Dritto, grazie alle istituzioni che assecondano hanno stilato una lunga lista di nomi che secondo loro potrebbero uscire dal carcere accostando il nome del mafioso Leoluca Bagarella a quello di Raffele Cutolo.

"Ma come si fanno a fare questi confronti - spiega l'avvocato Aufiero a Il Dubbio - con chi appartiene alla mafia, ha fatto stragi e gestisce un potere economico criminale".

L'avvocato sottolinea: "Cutolo è una persona sola, ultraottantenne, afflitta da malattie e reclusa da 40 anni, delle quali 25 al 41 bis. La nuova camorra organizzata non esiste da decenni, tutti i suoi associati sono morti, ha una moglie e una figlia di 12 anni, ha un fratello di novant'anni e la sorella altrettanto anziana. Vada a vedere - continua l'avvocato - in quale condizione vivono i suoi familiari ad Ottaviano". Il legale di Cutuolo descrive così l'esatta dimensione delle cose.

Che senso ha il 41 bis in questi casi? L'importanza strategica che ha svolto il regime differenziato nella lotta alla criminalità organizzata dovrebbe essere ben chiarita. L'obiettivo è volto a impedire che il detenuto continui a mantenere collegamenti, e possa dunque impartire ordini e direttive, pur dal carcere, con le associazioni criminali di riferimento.

Se il 41 bis ha più volte superato il vaglio della Corte Costituzionale e della Corte Europea dei Diritti dell'uomo, questo è grazie a quei magistrati di sorveglianza che hanno emesso misure come quelle che ora hanno creato indignazioni. Intervenire con una norma per scoraggiare questi provvedimenti, vuol dire rischiare proprio di porre fine al 41 bis. Il paradosso è che potrebbe non superare più il vaglio grazie a chi invoca il pungo duro senza se e senza ma.

Ma ritorniamo a Cutolo. Nel suo caso, al di là dell'incompatibilità di salute o meno con il carcere, c'è anche la questione dell'emergenza Covid 19. "Se Cutolo continua a manifestare grave patologie, e in particolare se quelle pneumologiche non hanno trovato definitiva soluzione - scrive l'avvocato nella sua memoria -, cosa accadrebbe in piena emergenza epidemiologica e con gli ospedali di Parma e dell'intera Regione Emilia Romagna ancora interessati all'emergenza come veri e propri presidi Covid- 19, se dovesse rendersi necessario e non rinviabile un ricovero del Cutolo, come avvenuto il 19 febbraio, in piena notte ed in fin di vita?".

Resta il fatto che al rientro presso il carcere di Parma, il personale sanitario dello stesso Istituto Penitenziario ha annotato il diario clinico di Cutolo con queste precise parole: "Il paziente deambula a fatica ed il bagno non è adeguato per poter aiutare il paziente nell'espletamento delle sue funzioni... il paziente necessita di una sistemazione più adeguata e di aiuto continuo". Da allora, nonostante siano trascorsi 50 giorni, secondo l'avvocato Aufiero non risulta siano stati adottati provvedimenti finalizzati a una più mirata assistenza di Cutolo all'interno della cella in cui è ristretto: a oggi non è in grado di autogestirsi e la cella in cui è recluso per l'intero arco della giornata non è affatto adeguata, "ma, ciò che appare ancor più grave - sottolinea il legale -, l'intera sezione di 41 bis non ha un presidio medico notturno, con la conseguenza che potrebbe essere impossibile fronteggiare un'eventuale crisi del detenuto durante la notte".

C'è da chiedersi se per davvero un eventuale differimento pena per Cutolo, e in più provvisorio, possa davvero scatenare indignazioni. Al quel punto sarà davvero difficile delineare una linea demarcazione tra il bene e il male, tra lo Stato e la mafia. Ma soprattutto tra lo Stato di Diritto e quello di Polizia.


Fonte: di Damiano Aliprandi/ Il Dubbio, 29 aprile 2020









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