"Cutolo è un ex boss, vecchio e malato, la Nco non c'è più Che
senso ha il 41 bis per lui?"
Il suo difensore in attesa della decisione del Giudice di
sorveglianza. Il tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia dovrà decidere
sull'istanza di differimento della pena per Raffaele Cutolo. C'è attesa per la
decisione del magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia sull'istanza relativa
alla detenzione domiciliare per gravi motivi di salute, avanzata dall'avvocato
Gaetano Aufiero, del foro di Avellino, per conto del suo assistito Raffaele
Cutolo.
È detenuto al 41 bis del carcere di Parma e di recente è stato dimesso
dall'ospedale a causa di una grave crisi respiratoria. Una decisione, da parte
della magistratura di sorveglianza, che non sarà semplice. Soprattutto alla
luce delle polemiche seguite alla concessione degli arresti domiciliari - con
ordinanze cristalline e impeccabili - per gravi motivi di salute a due boss
mafiosi. Uno è Francesco Bonura, gravemente malato, al quale mancano pochi mesi
per il fine pena.
L'altro è Pasquale Zagaria per il quale la pericolosità sociale è
stata smentita già nel 2011, quando la Corte d'Appello di Napoli gli ha
revocato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Eppure i soliti
giornali, dopo aver creato un uragano, travolgendo lo Stato di Dritto, grazie
alle istituzioni che assecondano hanno stilato una lunga lista di nomi che
secondo loro potrebbero uscire dal carcere accostando il nome del mafioso
Leoluca Bagarella a quello di Raffele Cutolo.
"Ma come si fanno a fare questi confronti - spiega l'avvocato
Aufiero a Il Dubbio - con chi appartiene alla mafia, ha fatto stragi e gestisce
un potere economico criminale".
L'avvocato sottolinea: "Cutolo è una persona sola,
ultraottantenne, afflitta da malattie e reclusa da 40 anni, delle quali 25 al
41 bis. La nuova camorra organizzata non esiste da decenni, tutti i suoi
associati sono morti, ha una moglie e una figlia di 12 anni, ha un fratello di
novant'anni e la sorella altrettanto anziana. Vada a vedere - continua
l'avvocato - in quale condizione vivono i suoi familiari ad Ottaviano". Il
legale di Cutuolo descrive così l'esatta dimensione delle cose.
Che senso ha il 41 bis in questi casi? L'importanza strategica che ha
svolto il regime differenziato nella lotta alla criminalità organizzata
dovrebbe essere ben chiarita. L'obiettivo è volto a impedire che il detenuto
continui a mantenere collegamenti, e possa dunque impartire ordini e direttive,
pur dal carcere, con le associazioni criminali di riferimento.
Se il 41 bis ha più volte superato il vaglio della Corte
Costituzionale e della Corte Europea dei Diritti dell'uomo, questo è grazie a
quei magistrati di sorveglianza che hanno emesso misure come quelle che ora
hanno creato indignazioni. Intervenire con una norma per scoraggiare questi
provvedimenti, vuol dire rischiare proprio di porre fine al 41 bis. Il paradosso
è che potrebbe non superare più il vaglio grazie a chi invoca il pungo duro
senza se e senza ma.
Ma ritorniamo a Cutolo. Nel suo caso, al di là dell'incompatibilità di
salute o meno con il carcere, c'è anche la questione dell'emergenza Covid 19.
"Se Cutolo continua a manifestare grave patologie, e in particolare se
quelle pneumologiche non hanno trovato definitiva soluzione - scrive l'avvocato
nella sua memoria -, cosa accadrebbe in piena emergenza epidemiologica e con
gli ospedali di Parma e dell'intera Regione Emilia Romagna ancora interessati
all'emergenza come veri e propri presidi Covid- 19, se dovesse rendersi
necessario e non rinviabile un ricovero del Cutolo, come avvenuto il 19
febbraio, in piena notte ed in fin di vita?".
Resta il fatto che al rientro presso il carcere di Parma, il personale
sanitario dello stesso Istituto Penitenziario ha annotato il diario clinico di
Cutolo con queste precise parole: "Il paziente deambula a fatica ed il
bagno non è adeguato per poter aiutare il paziente nell'espletamento delle sue
funzioni... il paziente necessita di una sistemazione più adeguata e di aiuto
continuo". Da allora, nonostante siano trascorsi 50 giorni, secondo
l'avvocato Aufiero non risulta siano stati adottati provvedimenti finalizzati a
una più mirata assistenza di Cutolo all'interno della cella in cui è ristretto:
a oggi non è in grado di autogestirsi e la cella in cui è recluso per l'intero
arco della giornata non è affatto adeguata, "ma, ciò che appare ancor più
grave - sottolinea il legale -, l'intera sezione di 41 bis non ha un presidio
medico notturno, con la conseguenza che potrebbe essere impossibile
fronteggiare un'eventuale crisi del detenuto durante la notte".
C'è da chiedersi se per davvero un eventuale differimento pena per Cutolo,
e in più provvisorio, possa davvero scatenare indignazioni. Al quel punto sarà
davvero difficile delineare una linea demarcazione tra il bene e il male, tra
lo Stato e la mafia. Ma soprattutto tra lo Stato di Diritto e quello di
Polizia.
Fonte: di Damiano Aliprandi/ Il Dubbio, 29 aprile 2020
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