ll clan della
forca lincia i giudici per linciare i diritti
Bonura e Zagaria sono stati
scarcerati perché malati di cancro. Ma il partito dei pm non lo dice e diffama
i magistrati di Sorveglianza. Che devono essere abbattuti e sottomessi allo
Stato di polizia. Lungi dal placarsi, l'inverecondo linciaggio di magistrati di
Sorveglianza che fanno solamente il loro dovere, il loro difficilissimo ed ingrato
mestiere, aggiunge ogni giorno sassi scagliati senza il benché minimo
sentimento di misura, di rispetto della verità, e di senso del pudore.
Stando alla solita filiera
mediatico-giudiziaria dei guardiani della ortodossia politica, etica e
legalitaria che imperversa senza freni nel nostro Paese, dobbiamo allora
necessariamente presumere che magistrati di Sorveglianza da sempre ansiosi di
sguinzagliare liberi ed impuniti per il Paese mafiosi, ndranghetisti,
terroristi e criminali di ogni genere e natura, abbiano colto la ghiotta
occasione della pandemia per realizzare finalmente la turpe missione alla quale
hanno votato la propria toga. Occorrerebbe almeno che ci venisse data una
spiegazione.
Chi sarebbero, costoro?
Giudici imbelli? Ricattati? Corrotti? Intimoriti? Sodali di quei criminali? Mi
rendo conto che riuscire a ottenere una risposta, o almeno avviare una
riflessione, mentre fischiano i sassi di questa indignazione berciante,
protetta da un conformismo protervo e stomachevole, è impresa impossibile. E
tuttavia, mentre puntuali giungono le notizie di ispezioni e tonitruanti
riforme normative di stampo poliziesco, nemmeno è possibile rassegnarsi,
tacendo di fronte a questo spettacolo indecoroso, indifferente ai fatti.
Che sono due. Il primo riguarda
un signore che ha espiato pressoché per intero la pena inflitta di poco più di
14 anni di reclusione, per gravi fatti di estorsione e altri reati connessi di
stampo mafioso. Detratta l'ultima quota di sicura liberazione anticipata (ha
già fruito legittimamente delle precedenti), sarebbe uscito dal carcere tra
otto mesi. Senonché, ha un cancro al colon in uno stadio che - apprendiamo il
Tribunale di Sorveglianza ha accertato essere talmente avanzato da determinare
una condizione di incompatibilità con il permanere (per quei residui otto mesi)
in carcere.
Gli indignados che straparlano
di inaudito cedimento al ricatto mafioso hanno dunque notizia che tale
condizione sia falsa, o pretestuosa, o ingigantita ad arte? Non ho letto nulla
del genere; non una tra quella pioggia di vituperanti e fiammeggianti parole di
sdegno si è soffermata su questa senz'altro allarmante ipotesi.
Nemmeno ci viene spiegato cosa
cambierebbe, per la sicurezza sociale messa così irresponsabilmente in
pericolo, l'anticipazione di qualche mese di quella libertà che il detenuto
avrebbe comunque e definitivamente riguadagnato tra una manciata di settimane.
Perché vi comunico una notizia su come funzionano le cose: perfino un mafioso,
quando ha scontato la pena inflittagli, ritorna libero tra di noi. Oddio, i
guardiani della pubblica moralità potrebbero cogliere l'occasione per proporre
il carcere a vita per qualunque reato di mafia, e questo - mi diano retta - è
il governo giusto per provarci con successo.
Nel frattempo tuttavia le cose
funzionano come vi ho detto. Il secondo è un condannato per fatti di camorra
che ha un cancro alla vescica, giunto a uno stadio che richiede cure
specialistiche indisponibili nel carcere dove attualmente è ristretto. Il
Tribunale chiede formalmente al Dap di indicargli altra struttura detentiva
attrezzata all'uopo, dove trasferire il malato. Il Dap non risponde, e dopo
oltre venti giorni di silenzio il Giudice di Sorveglianza, al quale non
possiamo chiedere né di cancellare d'imperio il diritto alla salute del
detenuto, né di assumersi responsabilità gravissime e personali, lo scarcera
perché possa curarsi.
In quale modo, per quale
ragione minimamente seria e credibile si deve immaginare che un Paese civile
possa crocefiggere quei giudici? Occorre allora rassegnarsi a un dato di fatto:
esistono magistrati di serie A e magistrati di serie B. Magistrati che quando
arrestano 400 persone vengono portati in trionfo, senza attendere di sapere (e
sarebbe decisamente il caso) se e quanti di quegli arrestati saranno poi
giudicati effettivamente colpevoli; e magistrati che amministrano la giustizia
convinti di dover rispettare anche quella regola secondo la quale il diritto
alla salute di un detenuto per mafia vale quanto il diritto alla salute di
chiunque di noi. Se osi dire una parola sui primi, sarai crocefisso; se lanci
la prima pietra sui secondi, seguirà linciaggio di massa, e l'immancabile
decreto-legge: per aumentare il potere dei primi, guarda caso.
Fonte: di Gian Domenico
Caiazza/Il Riformista, 29 aprile 2020/*Presidente dell'Unione Camere Penali
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