The Mastellas. La
family di Ceppaloni
Clemente Mastella prepara l’ennesima battaglia. Si ricandida
a sindaco di Benevento in solitudine: il Pd, pronto a sposare l’alleanza con i
Cinque Stelle in Campania, non vuole sostenerlo. Mastella non si scoraggia, è
carico a pallettoni: sfida i dem, annuncia loro sventure locali e nazionali,
promette di sabotare ogni accordo con i grillini a Napoli. Piuttosto che far
vincere un Fico qualsiasi, dice, è pronto ad allearsi con l’altro grande
vecchio della politica campana, Antonio Bassolino.
L’altra metà del cielo su Ceppaloni – il feudo sannita dei
Mastellas – è la moglie Sandra Lonardo. Lei è a Roma. Meno irruente del marito,
fiuta l’aria in Parlamento. Eletta con Forza Italia, è diventata una
sostenitrice convinta del governo Conte. Insieme a una sporca decina di
senatori del Misto – ex forzisti ed ex grillini – si dice voglia far nascere un
gruppo parlamentare autonomo per sostenere il premier a Palazzo Madama, dove la
maggioranza balla sempre. Lonardo smentisce il retroscena in modo non proprio
categorico: “Non ho incontrato Conte, non
ho chiesto nulla. Ma è chiaro che se nasce qualcosa di nuovo in Parlamento,
qualcosa di concreto e migliorativo, io sono qui. C’è questo sentore, questa
necessità, questa voglia”.
È l’eterna pastorale mastelliana. Clemente e Sandra sono due
certezze assolute nelle mutevoli vicende della politica nazionale. Loro sono
sempre lì. Nel mezzo.
Nel pomeriggio Mastella si concede volentieri per una
chiacchierata sulle sue campagne belliche. E conferma: “Io a Napoli vado con Bassolino, così quegli altri vedono”. Ma come
con Bassolino? “Certo: mica il Pd
napoletano può decidere di fare alleanze coi Cinque Stelle e pretendere che
stiamo tutti a dargli retta”. La foga tradisce il malanimo dell’amante
tradito. In questa fase Mastella aveva sposato provvisoriamente il campo del
centrosinistra, ma il Pd ha deciso di ostacolare il suo secondo mandato a
Benevento. E questo è intollerabile. “Guardi
che non è mica una ripicca, è un’alleanza”, sottolinea. Ma presto si
smentisce: “Mi tolgo uno sfizio, tutto
qui. Perché mai dovrei andare con Pinco Pallo e non con Bassolino. I Cinque
Stelle mettono solo veti, sono contro Bassolino, contro De Luca, contro
Mastella. Sono singolari”.
L’idea di Roberto Fico sindaco sembra provocargli un’ulcera: “Le ricordo un fatto. Quando De Magistris
vinse le elezioni a Napoli, quasi 10 anni fa, mi candidai a sindaco anche io.
Lo feci per una questione personale, per uscire dalla palude nella quale mi
aveva precipitato la magistratura. Non avevo alcuna velleità di vittoria, presi
il 2%. A quelle elezioni si presentò anche un certo Fico, raccolse l’1,3%. Io a
Napoli non contavo nulla, ma prendevo il doppio di lui”.
L’amarezza di Mastella si trascina dal locale al nazionale: “L’alleanza Pd-Cinque Stelle non ha senso, farà
male a entrambi. Guardi pure il governo, ha perso slancio, non decide più
nulla, sopravvive solo grazie alla paura del voto e alla paura del Covid”.
E qui, in teoria, l’armonia di casa Mastella si dovrebbe
incrinare. Ma come, Clemente demolisce il governo Conte mentre Sandra si
prepara a sostenerlo con un nuovo gruppo politico al Senato? Mastella non si
scompone, anzi si lascia sfuggire una mezza frase: “Ma no, avevo chiesto io a Sandra di valutare questa ipotesi…”, poi
se la rimangia. “Lei non ha mai conosciuto
Conte, è stata contattata da alcuni senatori, le hanno chiesto di far nascere
un gruppo di appoggio al premier. Ma non è successo nulla, per mia esperienza
le novità che nascono in Parlamento funzionano solo se hanno radici solide
nelle realtà locali. E non è questo il caso”.
Sandra Lonardo, da Roma, conferma: “Non sono entrata in nessun nuovo gruppo, sono nel Misto da luglio.
Continuo a sostenere il governo in ogni votazione, perché andare alle elezioni
in questo momento storico sarebbe una follia. Non ho incontrato Conte, ma se
nascesse qualcosa di nuovo e ci fosse un modo per dare un contributo ed essere
protagonisti… sarebbe interessante”.
Clemente e Sandra non sono né contiani, né bassoliniani: sono
mastelliani. La collocazione la spiega lui: “Dove ci sta Salvini, non ci
stiamo noi”. È un’altra mezza contraddizione: la sua sfida con
Bassolino al Pd può far vincere la destra a Napoli. “Temo di sì. Ma a Benevento vinco
io. Non è vanità, ho una certa esperienza”.
di Tommaso Rodano | 26 NOVEMBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano
Nessun commento:
Posta un commento