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venerdì 26 febbraio 2010

Alla ribalta l'osservatorio giuridico sammaritano

GIUSTIZIA, EMRGENZA E SICUREZZA: CONVEGNO OSSERVATORIO GIURIDICO

SANTA MARIA CAPUA VETERE (di Ferdinando Terlizzi) - Si è tenuto l’altro giorno, presso le aule del Consiglio dell’Ordine di S. Maria C.V., un interessante convegno, organizzato dall’Osservatorio Giuridico Italiano, sui D.D.L n: 90 e 91, in approvazione in questi giorni da parte del parlamento. Giuristi, operatori del diritto, magistrati, docenti universitari e avvocati si sono confrontati su questi argomenti di scottante attualità, quali sono appunto la sicurezza del cittadino e l’emergenza legislativa. Le approfondite riflessioni sono state seguite da moltissimi praticante perché il convegno prevedeva 3 crediti formativi. In apertura, il Dr. Nicola Graziano, magistrato presso il Tribunale di Vallo della Lucania, componente del Comitato Scientifico Strumentario Avvocati Diritto e Procedura Civile, che ha moderato, con molto garbo e anche replicando puntigliosamente ad ogni intervento, ha segnalato l’assenza del Presidente dell’Ordine degli Avvocati Elio Sticco e del Presidente del Tribunale Dr. Andrea Della Selva, deputati nella locandina a porgere i saluti di rito, perché costretti a raggiungere il magistrato Lucio Di Nosse, presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di S. Maria C.V., per il grave lutto che lo ha colpito con la perdita della adorata madre. Il primo a prendere la parola - nella sala gremita – è stato l’avvocato Giulio Amandola, presidente della sezione sammaritana dell’Ossservatorio Giuridico Italiano, che ha porto il saluto ai convegnisti e che ha tra l’altro detto:” Il pacchetto “sicurezza” varato dal Governo, mette in atto riforme al codice penale e di procedura, inasprendo le pene e dando facoltà ai sindaci viene a modificare il codice e instaura una serie di dubbi sulla sua attuazione”. E’ stata poi la volta dell’avvocato Costantino Grasso, responsabile della sezione napoletana, dell’Osservatorio Giuridico Italiano. Con la proiezione di una serie di diapositive, l’oratore, con una appropriata dialettica e una carica emotiva ha pronunciato una vera e propria “requisitoria” contro il cosiddetto “pacchetto” sicurezza” mettendo in luce varie contraddizioni. Ha tra l’altro detto che “Quelle del Governo sono modifiche gravi che sono state attuate sull’onda emozionale ma che poi restano nell’applicazione della legge”. E poi passato ad illustrare la differenza delle pene edittali che sono state inasprite, dichiarando che a suo giudizio alcune norme sono in contrasto con la normativa comunitaria. Secondo l’avvocato Grasso è esagerata la sanzione dell’aggravante, per chi trasgredisce all’ordine di espulsione e questa norma sarebbe addirittura in contrasto con quanto sancito nella carta per i diritti dell’uomo. Gli avvocati, insomma non sono d’accordo per le pene pesanti. Grasso ha anche molto criticato la norma che prevede 6 anni di carcere a chi altera il proprio viso ( plastica facciale ) e si è addirittura appreso che molti extracomunitari, si sottopongono a trattamenti con acidi per modificare le loro impronte digitali. L’avvocato Costantino Grasso si è molto soffermato sull’aspetto delle aggravanti ed ha criticato in particolare quelle sulla guida in stato di ebrezza o di chi ha assunto droga, ( da 3 a 10 anni ), quelle sulla incensuratezza ( non saranno concesse le attenuanti generiche e sarà invece applicata l’aggravante della clandestinità), quelle sulla uccisione di un pubblico ufficiale che comporteranno l’ergastolo, quelle sull’applicazione del 416 bis anche alle organizzazioni ( non solo mafiose ) straniere. “Questa - ha concluso l’avvocato Grasso – è la legislatura dell’emergenza, con nuove fattispecie delittuose, legate all’umore popolare che sembra – non una modifica per la sicurezza – ma un diritto contro lo straniero”. E’ stata poi la volta del Sostituto Procuratore dr. Donato Ceglie, (magistrato con vecchia militanza nella lotta all’inquinamento e alla distruzione del territorio. Famose le sue inchieste sul villaggio Coppola, il fiume Volturno, la scoperta di centinaia di discariche e di siti tossici, ed era proprio da pochi minuti reduce di una conferenza stampa, per l’arresto degli ennesimi avvelenatori del nostro territorio) al quale è stato affidato il gravoso compito di discutere sulla istituzione del cosiddetto “ Il Tribunale della monnezza”. Il dr. Ceglie è stato molto duro ed ha sfoderato la sua forbita dialettica, la sua esperienza e la sua competenza in una settore, che lo ha visto dalla prima ora, uno dei protagonisti della lotta all’inquinamento. L’oratore ha prospettato, tra l’altro, la istituzione di “un protocollo condiviso”, un tavolo di confronto – perché il sapere giuridico – ha detto Ceglie – porta ad un confronto tra operatori del diritto in un clima di collaborazione per essere più efficienti; protocolli che stanno dando i loro frutti in altre parti d’Italia”. Ceglie ha dunque auspicato una “giustizia celere e giusta”. E’ passato poi ad esaminare la cosiddetta circolare Maddalena ( una vecchia circolare che suggerisce ai Presidenti dei Tribunali di dare una precedenza allo svolgimento dei processi di allarme sociale), proponendo un tavolo di incontri a corsie preferenziali per i processi sugli infortuni sul lavoro. “Più efficienza” - ha auspicato l’illustre oratore – con i cosiddetti “protocolli condivisi” che stanno giovando in alcuni tribunali d’Italia. Meno protagonismo e meno antagonismo tra avvocati e magistrati”. Come pure bisogna disciplinare – ha proseguito Ceglie – l’uso e le citazioni dei testi- specialmente per i rappresentati delle forze dell’ordine - precisando gli orari delle udienze, onde evitare di far vagare per l’Italia con spese esorbitanti della giustizia migliaia di funzionari distraendoli quasi sempre da servizi istituzionali più urgenti”. Il dr. Ceglie ha auspicato una giustizia più umana, più civile, più normale… in un paese normale. E’ passato poi a trattare le problematiche del cosiddetto “Tribunale Regionale dei Rifiuti”. “A giudicare, però, dagli atteggiamenti nel campo della gestione dei rifiuti, con il traffico illegale di quelli tossici, al relativo disastro ambientale, provocato in Campania - ha precisato Ceglie - mi viene da pensare, che il nostro non è un Paese normale. E’ una guerra, dove gli atteggiamenti schizofrenici del legislatore imbarstadiscono l’opinione pubblica – mentre da un lato assistiamo all’inasprimento delle pene per alcuni reati e dove manca solo la pena di morte – dall’altro la drastica diminuzione delle intercettazioni telefoniche. E’ un clima schizofrenico! Se si pensi solo al fatto proprio che le intercettazioni hanno fatto scoprire molti traffici illeciti dei rifiuti, centinaia di discariche abusive, migliaia di fusti tossici, come quello di aggi. Erano stati arrestati proprio su richiesta del piemme, in quello stesso giorno, vari personaggi, che falsificavano certificazioni per smaltire fanghi tossici. Ceglie è infatti noto per essere una paladino della lotta alle ecomafie. Il sostituto Procuratore dr. Donato Ceglie è passato poi ad esaminare le contraddizioni che sono state evidenziate con la istituzione del tribunale della mondezza. “Vi sono logiche che vanno oltre lo strumento generale e che hanno creato un diritto regionale violando il quadro istituzionale e la stranezza – ha detto – sta nel fatto che quello che è tossico altrove in Campania diventa un rifiuto da poter regolarmente depositare in una discarica normale. E’ un aspetto offensivo, è una lesione al principio costituzionale ( art. 32 sulla salute ) specialmente in un territorio come il nostro già abbondantemente martoriato, vilipeso e violentato per i traffici illeciti”. Ceglie ha poi criticato il fatto che si è istituito un “tribunale a tempo” nel senso che avrà la durata di un anno e ha poi puntualizzato il fatto che molti casi di traffici e smaltimenti ipotizzati dalla Procura sammaritana e rimessi – come per legge – al Tribunale Regionale dei Rifiuti – sono stati rimandati indietro ritenendo la competenza del Tribunale di S. Maria C.V. Si è poi complimentato con il NOE dei carabinieri di Caserta e ha detto che questo nucleo si è specializzato nella ricerca dei traffici velenosi tanto da esserci invidiato da tutte le Procure d’Italia. A questo punto vi è da registrare l’intervento del coordinatore dr. Graziano il quale – così come ha fatto con gli altri interventi - ha spesso rettificato il tiro su alcune affermazioni dissociandosi - ed in particolare - per quanto attiene all’inasprimento delle pene per le cosidette barricate – ha precisato che “ Comunque qualcosa andava fatto”. Ha preso la parola – con notevole ritardo sulla tabella di marcia con un uditorio stanco e accaldato data l’ora – l’avvocato Patrizia Cianni, componente del Comitato Scientifico Strumentario Avvocati rivista di Diritto e Procedura Civile la quale nonostante l’ora è riuscita con la sua verve e con le sue argomentazioni a interessare gli operatori del diritti presenti in aula. L’avv. Cianni ha trattato, con dovizia di particolari, la “Tutela giurisdizionale” ed in particolare la legittimità costituzionale dell’attribuzione di tutte le controversie in materia di gestione dei rifiuti presso il Tar del Lazio. “Tutto ciò – ha detto l’avvocatessa Cianni – andrebbe ad alterare l’amministrazione della giustizia amministrativa specialmente per quanto attiene il diritto alla salute del cittadino che andrebbe invece coordinato in modo diverso. Con il decreto 90 ( in corso di definitiva approvazione ) e con la scusa dell’emergenza dei rifiuti, si sono introdotti strumenti che non sono accettabili ( come l’esclusiva del Tar ) e la cosa più grave appare il fatto che coloro i quali hanno gestito l’emergenza vogliano anche gestire la cura”. Patrizia Cianni è poi passata a leggere una ordinanza del Tar del Lazio che riguarda appunto il caso emblematico della discarica di Serre ed ha criticato i due decreti legge dichiarando che: “ Oggi si lavora ad uno Stato di antidiritto e che ciò rappresenta una sospensione della garanzia costituzionale cosa che è trasversalmente voluta da tutti”. Su specifica domanda, poi, di un partecipante rivolta a Ceglie, vi è stata una breve replica dello stesso il quale ha detto che: “la schedatura del Rom è una norma fascita! Gli stati Europei debbono sapere che in Italia si stanno riesumando norme fasciste”. Ha preso poi la parola l’avvocato Mario Covelli, coordinatore dell’Ufficio del Giudice di Pace di Marano, il quale si è soffermato – nel corso della sua interessantissima “arringa” sull’aspetto e sulle responsabilità dei media dichiarando testualmente che: “ La colpa è dei giornali se oggi si può parlare di emergenze e di norme emergenziali. La spinta mediatica ha fatto partorire provvedimenti in contrasto con la costituzione. C’è un divario tra la costituzione scritta e che quella che si applica e per ciò siamo tutti correi della costituzione dell’emergenza. Oggi non si pensa altro che al carcere mentre si dovrebbero studiare – almeno per certi tipi di reati – le alternative al carcere. E’ stato vietato perfino il patteggiamento in appello i diritti della difesa sono mortificati specialmente per quanto attiene ai processi per direttissima. Con i decreti legge 90 e 92 è stata modificata mezza parte del codice di procedura penale. Hanno istituito nei tribunali l’ufficio del processo, la notifica elettronica con certificato Internet, le informazioni per il decreto di irreperibilità le fornirà l’ufficiale giudiziario, modificata la recidiva della legge Cerielli, modificata la prescrizione ( 4 anni contravvenzioni, 6 anni delitti, 30 anni altri ), abbreviato anche in Corte di Assise, aumentati i giorni di proroga per le indagini, la cosiddetta udienza di programmazione ( cioè si deve sapere in quante udienze si potrebbe definire il processo ). E’ un pacchetto – ha detto l’avvocato Covelli – di schizofrenia e repressione antigarantista. Si è detto poi contrario alla soppressione dei Pretori ed ha espresso le proprie preoccupazioni per la abrogazione della Legge Gozzini ( così come ha ipotizzato l’ avv. Alfonso Quarto, in un suo interessante articolo apparso nei giorni scorsi su “Il Denaro” – N.d.R). Ha preso poi la parola l’avvocato Antonio Mirra, del Foro di S. Maria C.V. il quale si è soffermato sulle modifiche legislative al codice della strada ( artt. 589 – 590 c.p.). “Le norme ha detto l’avvocato Mirra facevano già parte di un disegno di legge del precedente governo. Sono effetti rimpastati – ha continuato i noto penalista – e l’attuazione non è altro che una decisone forte di questo governo. Le novità più evidenti sono il rifiuto di sottoporsi all’ alcoltest, la competenza del tribunale ( anziché del giudice di Pace ) se l’automobilista è drogato o ubriaco”. A questo punto è intervenuto, ancora una volta, il moderatore Nicola Graziano, il quale ha aggiunto che: “Una lettura tecnica e un giudizio sereno sarà opportuno esprimerlo dopo l’approvazione definitiva e tuttavia sarà molto utile agli operatori del diritto”. Nella seconda sessione del convegno ha preso la parola il dr. Luigi Levita, magistrato, direttore scientifico Strumentario Avvocati rivista di diritto e procedura penale, che ha parlato sulle modifiche legislative in tema di immigrazione ed espulsione. In apertura il dottor Levita ha dato una sua interpretazione sul decreto 90 e 92 concludendo che in effetti non vi è il blocco dei concorsi in magistratura ( bloccati con un decreto e liberati con un altro ). Dopo aver illustrato le varie fasi delle modifiche apportate ha ppoi intrattenuto l’oratorio stigmatizzando le modifiche ai due decreti affermando che è fallita l’esperienza delle commissioni le quali lavorano per anni alle modifiche del codice e poi il governo non ne tiene affatto conto. Il giudice Levita ha poi detto è manifestamente incostituzionale l’ipotesi della aggravante per il clandestino che trovandosi in Italia non ha i regolari documenti. Si andrebbe verso una aggravante dell’aggravante. Tutto questo guazzabuglio è stato definito dall’oratore una sorta di rito Vesuviano. Poi, avviandosi alla conclusione, ha detto: “Con la speranza che la pratica del sospetto non prenda piede e che i giuristi lavorino per migliorare i predetti decreti”. Il penultimo oratore è il stato l’avvocato Alfonso Quarto, consigliere dell’Ordine degli avvocati di S. Maria C.V., Presidente dell’ Associazione Italiana Giovani avvocati e assistente di procedura penale all’ Università samaritana il quale ha trattato gli aspetti degli interventi in materia di misure di prevenzione e criminalità organizzata. Il prof. Quarto ha detto di aver sollevato egli stessi innanzi al Tribunale una questione di illegittimità costituzionale sull’abolizione del patteggiamento in appello. Ha poi criticato l’uso del decreto legge invece delle vie ordinarie. “Anche i procuratori antimafia potranno chiedere la misura di prevenzione e la conseguente confisca dei beni in disponibilità dei presunti mafiosi. Come pure l’attacco ai patrimoni mafiosi sono – secondo l’avvocato Quarto – lo strumento più importante contro le consorterie camorristiche e mafiose anche se queste sono delle scorciatoie per le Procure. Il guaio, però, ha detto Quarto, che spesso si confiscano beni anche a persone che poi in definitiva non risultano appartenenti ad organizzazioni camorristiche. Oggi ci troviamo di fronte alla cultura del sospetto e il sospetto non assurge a prova. Tutto ciò - ha concluso Quarto - si ritorce contro il cittadino onesto e le esigenza della tutela della collettività vengono a mancare”. Infine ha auspicato un razionale utilizzo dei patrimoni confiscati e una più ampia tutela per le persone che si sono travate coinvolte in queste vicende”. Il moderato ha citato in proposito il fatto che l’Agenzia delle Entrate di Caserta non fornisce neppure l’elenco dei beni confiscati. In chiusura si è detto soddisfatto del convegno definendolo “un incontro tra la tacnica e la pratica”. Ha concluso l’avv. Tiziana Barrella, responsabile scientifico dell’O.G.I. di S. Maria C.V. affermando tra l’altro che più carcere, più ergastolo, più pena, non significa più sicurezza, citando esempi nei paesi ad alto indice criminale, dove pure è in vigore la pena di morte. Ha auspicato più dialogo all’interno delle famiglie, della società civile, con nuove e innovative proposte. Del comitato organizzatore facevano parte Giulio Amandola, Tiziana Barrella, Antonio Battaglioni, Patrizia Cianni, Massimo Cammina, Ciro Torella, Gianluca Tretola e Annamaria Vozza. Perfetta, come sempre l’egida occulta di Elio Sticco. (17 luglio 2008)

Intervista al tenore Carlo Bini ( Carletto Bifone sammaritano )

TEATRO GARIBALDI: IL TENORE CHE SANTA MARIA C.V. IGNORA

Santa Maria Capua Vetere (di Ferdinando Terlizzi) - Carletto Bifone, in arte Carlo Bini, è mio amico d’infanzia. Ci siamo frequentati in quel “laboratorio” ( almeno ai nostri tempi ) di “etica civica” che era l’Istituto Piccirillo di via Tari da sempre gestito dei Frati Carissimi di Santamaria. Poi lui ha spiccato il volo ( anche perché conosce correttamente varie lingue straniere) cogliendo successi in tutto il mondo, come tenore, ed io sono rimasto, invece, modesto cronista di periferia, in una provincia grigia e addormentata. Vive con una compagna inglese, in una splendida tenuta, in provincia di Pistoia. Là, in terra “straniera”, non conosce il disagio della sua terra natìa, oppressa dall’immondizia, dalla camorra e dalla protervia di tanti politici “catto-comunisti” come quelli sammaritani. Lui, però, segue da lontano la sua città e soffre per scelte sbagliate. Lui, con un curriculum invidiabile, viene disatteso dai politici locali, che al prestigio dell’Artista, preferiscono le clientele politiche, con la nomina di comitati d’affari i quali, con il pretesto delle prestazioni gratuite – peraltro vietate ed in contrasto con gli ordini professionali – si spartiscono i fondi della Regione Campania. Ecco quanto ci ha dichiarato in un cordiale incontro.

D) Maestro Bini, recentemente Santa Maria Capua Vetere è stata animata da una vera e propria rivolta, mirata a mettere in discussione le scelte del sindaco sull’affido della programmazione al Teatro Garibaldi. Il tuo pensiero?
R) Non entro nel merito delle scelte del sindaco, nè intendo esprimere giudizi
sulla vasta polemica in atto nella mia Città. Mi auguro solo che non vengano
disattese le speranze di quanti si attendono un segnale che qualifichi il
nostro magnifico teatro come luogo d'arte ad ogni livello,
D) Accuse, critiche, risentimenti e tutto in difesa, si afferma, di una struttura che potrebbe avere un peso più ampio nella vita della città.
R) I contenuti di alcune argomentazioni mi convincono poco e altre non mi
convincono affatto. L'analisi di quanto ho potuto leggere finora, indica che
si è attuato un percorso a senso unico nel quale, mi pare di capire,
s'inseriscono anche interessi personali. Rilevo solo che la musica non ha
trovato spazio e dunque l’iter artistico del Teatro Garibaldi è partito già con una grossa defaillance.
D) Tu hai portato a Santa Maria l'opera Pagliacci, in occasione del 150°
anniversario della nascita di Ruggero Leoncavallo con il successo che
tutti conosciamo. Ti rivedremo - magari con un’altra opera - al Teatro Garibaldi?
R) Finora non ho ricevuto alcun invito ufficiale, segno che i due esauriti che
hanno sottolineato la rappresentazione non hanno alcun significato per gli
"esperti" che si rendono garanti della cultura della nostra città. Del resto
la Stampa locale ha completamente ignorato l’evento e questo la dice
lunga sul frondismo messo in atto per contrastare la mia iniziativa.
D) Il dono alla città del prestigioso evento musicale ha avuto un
riconoscimento ufficiale?
R) Nessuno, Ma questa è una questione di stile. La mia lunga carriera nei più
importanti teatri del mondo, è forse sfuggita all’attenzione della politica
locale, ma fortunatamente non al grande numero dei miei estimatori che
hanno voluto sottolineare con la loro presenza la stima di cui godo tuttora.

D) Riesci a dare un significato a questo comportamento?

R) Da cristiano osservante sì. Mi permetto di citare San Luca Cap. IV verso 24: “Nemo propheta acceptus est in patria sua”. ( Nessun profeta è gradito nella sua Patria).

Ma chi è veramente Carlo Bini nel mondo della lirica? Carlo Bini è nato a Santa Maria Capua Vetere, ma nella vicina Napoli ha avuto la sua formazione artistica e professionale. Allievo di quella prestigiosa scuola canora del Maestro Mino Campanino, dalla quale hanno preso il via acclamatissimi interpreti, ha cominciato molto presto a far valere le sue brillanti doti artistiche che lo hanno condotto in breve a debuttare al San Carlo di Napoli, dove consegue in Madama Butterfly un brillantissimo successo.
Un esordio seguito con vivo interesse dagli operatori artistici che, apprezzando le sue altissime doti di versatilità ed impegno, gli aprono le porte dei maggiori Enti Lirici Italiani, comprso “La Scala” di Milano, dove debutta nel “Wozzeck” di Alban Berg quale Tambour Major in lingua tedesca sotto la direzione di Claudio Abbado e poco dopo nella “Chovanschina” di M.P. Musorgskìj nei panni di Andrei Chavonskij, eseguita in lingua russa. Sono anni di grande impegno in cui l’artista cerca di raffinare sempre più le sue interpretazioni rese ancor più apprezzabili da una rara disinvoltura scenica.
Invitato nei più prestigiosi teatri europei, Bini passa dal Covent Garden di Londra all’Operà di Parigi, a Vienna, Monaco di Baviera, a Francoforte, ad Amburgo, a Berlino, a Stoccarda: città nelle quali ritorna regolarmente per vari anni ad interpretare il repertorio italiano. Seguito con attenzione anche dagli impresari americani, viene invitato al Metropolitan Opera di New York dove, in seguito al debutto in “Carmen”, la lusinghiera recensione del “New York Times” acclamò Carlo Bini come “A really true Don” (Josè). Seguono, negli anni successivi, impegni tra l’altro a San Francisco, Chicago, Washington, San Diego e Dallas, per quelle opere che sono considerate il suo repertorio per antonomasia e cioè il Trovatore, Tosca, Carmen, Luisa Miller, Gioconda, Rigoletto, Cavalleria rusticana, Pagliacci e Manon Lescaut.
Tra le sue partners vanno citate Montserrat Caballè, Katia Ricciarelli, Maria Chiara, Edita Gruberova, Leontyn Price, Grace Bumbry, Raina Kabaivanska e Ghena Dimitrova ed i più prestigiosi direttori d’orchestra: Claudio Abbado, Riccardo Muti, Giannandrea Gavazzeni, Giuseppe Patanè, Sir John Pritchard, James Levine, James Colon, Nino Sanzogno e Riccardo Chailly.
Numerose le sue incisioni discografiche tra le quali ricordiamo “La Messa da requiem” di Giuseppe Verdi incisa dalla Decca; “Eine Nacth in Venedig” di J. Strauss, in forma integrale con la BASF e “Highlights” con la R.C.A. in videocassetta “Life”; “Una notte a Venezia” di J. Strauss; “I Lombardi alla Prima Crociata” di G. Verdi; “Messa di Gloria” di G. Puccini e “Promenaden Concert mit Carlo Bini Norddeutscher Rundfunk”.
(19 ottobre 2008)

Accusa ingiustamente i vicini di casa ma viene citato per danni. Accadde a Sessa Aurunca

SESSA AURUNCA (CASERTA): ASSOLTI DA INTERESSE PRIVATO DUE FUNZIONARI DEL COMUNE
Previste rivalse milionarie contro un ingegnere che aveva denunciato l’illecito per ritorsione contro una citazione per la costruzione di un garage abusivo – Coinvolti i proprietari dell’immobile e vari tecnici


Sessa Aurunca (Mediapress), 9 maggio 2009 - Si è conclusa ieri, dopo vari anni di istruttoria, l’iter giudiziario di una annosa vicenda innanzi al Gip Stefania Amodeo che ha assolto “perché il fatto non sussiste” il geometra Luigi Testa, responsabile dell’ufficio condono del Comune di Sessa Aurunca, difeso dall’avvocato Luigi Imparato; l’ing. Renata Tecchia, responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Sessa Aurunca, difesa dall’avvocato Carlo De Stavola; la signora Virginia Francescone, assieme al figlio Geom. Gianpaolo Tucci, da Sessa Aurunca, proprietari dell’immobile, difesi entrambi dall’avvocato Genny Iannotti nonché Ferdinando Terlizzi, procuratore speciale dei due, difeso dagli avvovati Giuseppe Garofalo e Gerardo Marrocco. P.M d’udienza il dr. Marco Guarriello che ha chiesto l’assoluzione – come detto per tutti “perché il fatto non sussiste”. La vicenda prendeva le mosse da un esposto dell’ing. Silvestro Mancini, un professionista di Sessa Aurunca, oggi insegnante, vicino di casa della Francescone e del Tucci, il quale nel marzo del 2006, dopo aver ricevuto da Gianpaolo Tucci la citazione civile innanzi al Tribunale di Cerinola ( a mezzo degli avvocati Antonio e Giuseppe Monarca ) per la costruzione di un garage abusivo ( a ridosso del muro di contenimento delle due proprietà ) presentava una querela contro il geom. Umberto Visone che aveva redatto la perizia sul garage abusivo, contro i proprietari della villetta confinante e contro i funzionari del comune di Sessa Aurunca.. Nella predetta querela/ denuncia si ipotizzava il reato di falsità in scrittura – art. 485 cp. Nel prosieguo delle indagini la Procura della Repubblica iscriveva nel registro degli indagati i signori Tucci/ Terlizzi/ Francescone/ Visone al n° 4356/06 e riteneva parte offesa Silvestro Mancini. Frattanto, il P.M. Silvio Marco Guarriello invia missiva al Commissariato di PS di Sessa Aurunca con preghiera di – testuale – “assumere sommarie informazioni dal denunciante al fine di fargli specificare meglio le sue doglianze…” Intanto, poiché precedentemente il Mancini aveva presentato anche un’altra denuncia e la Procura stava indagando per presunti abusi edilizi ( P.M. Landolfi ) il commissariato comunicava che era già in corso una indagine delegata anche da parte dei vigili urbani di Sessa Aurunca – Poiché si trattava di materia ingarbugliata ( l’accusa propendeva per il rilascio di una concessione edilizia in sanatoria con una cubatura maggiore di quella consentita dalla legge ) il commissario di P.S. chiede la nomina di un tecnico e viene designato l’ing. Leonardo Antonio da Pietramelara. Questi nel corso delle indagini – dopo aver acquisito vario materiale presso il Comune – ipotizza un abuso di ufficio per i tecnici Testa e Tecchia con la complicità ( quali istigatori ) del Terlizzi, della Francescone e del Tucci.. Nel corso del dibattimento innanzi al Gip si evidenziava, da parte dei difensori, che agli atti esisteva una missiva del responsabile dell’ufficio del Territorio del Comune di Sessa Aurunca Arch. Gabriella Landi, che spiegava che la concessione in sanatoria era al netto delle licenze già concesse e soltanto per la “diversa destinazione d’uso della zona garage”. All’inizio dell’istruttoria dibattimentale i difensori di Ferdinando Terlizzi, Giuseppe Garofalo e Gerardo Marrocco, chiedevano il rito abbreviato. Il P.M. d’udienza, dal canto suo riteneva di chiedere invece 8 mesi di reclusione per il Terlizzi. Mentre procedeva il dibattimento normale per gli altri imputati il Gip Stefania Amodeo ha ritenuto invece di dover affidare una perizia tecnica all’ing. Anacleto Fuschetti. Depositata la perizia ( favorevole agli imputati tutti ) il Fuschetti venne interrogato dal P.M. Alessandro D’Alessio che chiese ed ottenne dal gip la nomina di un terzetto di ulteriori consulenti. Nell’udienza successiva venne affidata la superperizia a tre periti napoletani, l’architetto Mariangela Cimma, l’architetto Gianluca Donadeo e l’ing. Ferdinando Spagnoletti i quali, l’altro giorno, hanno depositato per perizia concludendo che “nessun abuso” era stato commesso da parte di chicchessia. Da qui l’assoluzione per tutti.

Fanno il testamento falso ( per nascondere quello vero ) e poi lo pubblicano...

TESTAMENTO CON 'GIALLO' A SESSA AURUNCA: EREDITA' FINISCE IN PROCESSO

Sessa Aurunca – (di Ferdinando Terlizzi) – Una vicenda giudiziaria, davvero incredibile, e quasi irreale, degna della più classica tradizione Kafkiana, se non ci fossero, da un lato, Maria Francescone, vedova di Salvatore Sullo, con i figli Michele e Simona, vittime di una serie di soprusi e di prevaricazioni e, dall’altra, Andrea Sullo e la sorella Nicolina, schegge impazzite, guidate da spregiudicati azzeccagarbugli che li istigano a delinquere. Ecco i fatti, nella loro essenzialità, così come emergono dalla querela presentata – con l’ausilio dell’avvocato Luigi Ferrante – al commissariato di P.S. di Sessa Aurunca. Un breve ricordo del “personaggio”. Andrea Sullo è il co-gestore del supermercato “SISA”, invischiato in una vicenda ingarbugliata, al vaglio ora della Procura della Repubblica, perché l’esercizio commerciale, ( di proprietà della Edilclass, società facente capo a Silvestro Mancini e Andrea Grella ), risulterebbe allocato in un garage, che non avrebbe ottenuto, a suo tempo, 1994, il cambio di destinazione d’uso, la regolare concessione amministrativa, senza adeguato parcheggio, vie di fuga, uso del lastrico solare, interruzione della catena del freddo, ed altre gravi irregolarità) e non solo. E’ noto anche per aver denunciato la cognata, appunto Maria Francescone, all’autorità giudiziaria, (giudizio penale in corso presso il Tribunale di Carinola ), per tentativo di truffa, dopo che quest’ultima, a mezzo del suo legale avvocato, Domenico Stanga, aveva chiesto gli emolumenti ( limitatamente al periodo che aveva lavorato sia presso l’abitazione dei coniugi Rosanna Di Resta- Andrea Sullo, che presso l’Euromark gestore del Sisa). Diritti negati, con pretestuose e devastanti false deposizioni di dipendenti, evidentemente costretti a tali affermazioni. Ma se ne parlerà al processo. E veniamo alla vicenda del testamento cosiddetto “falso”. Il primo settembre del 2004, inopinatamente e di sua volontà Nicolina Sullo, (sorella di Andrea Sullo, erede di Michele Sullo, deceduto il 2 dicembre del 2001 e Concetta di Marco, deceduta il 24 dicembre del 2004), si reca presso il notaio Luigi Sorgenti degli Uberti con studio in Sessa Aurunca, e chiede la pubblicazione di un testamento, ( senza svelare né il luogo del rinvenimento né la data o altre circostanze concrete né convocando o facendo convocare, per la dovuta accettazione o conoscenza uno dei membri della famiglia presunta beneficiaria e cioè Maria Francescone o il figlio Michele ), che assegna l’appartamento alla via XXI Luglio 80 (appartamento già occupato da Maria Francescone, fin dal matrimonio contratto con Salvatore Sullo, fratello di Andrea e della citata Nicolina ) a Michele Sullo ( il giovane, figlio di Maria e nipote omonimo del de cuius ) e l’usufrutto dello stesso a Maria Francescone. Nel testamento vi è anche il lascito di un pezzo di giardino per la stessa Nicolina Sullo. Sembrerebbe tutto regolare ed anche normale se non fossero seguite, a questo atto pubblico, azioni giudiziarie che, definire temerarie, sarebbe veramente un eufemismo. L’aggrovigliarsi degli avvenimenti, con decisioni cervellotiche, condivise, incredibilmente, da vari difensori, fanno sprofondare la vicenda nella più maleodorante putredine. Sta di fatto che Andrea Sullo, cita in giudizio la sorella Nicolina ( che però rimane contumace ), la cognata Maria Francescone, i nipoti Michele e Simona e perfino la figlia illegittima del fratello Jessica. Cosa rivendica? Non dice che il testamento che assegna l’appartamento alla Maria e ai figli è falso. No. Si lamenta di essere stato pretermesso. Cioè di essere stato escluso da quel testamento e quindi chiede la sua parte. Poi, evidentemente, costretto a tanto dalle osservazioni del giudice, ( che aveva opinato:”Se il testamento, come ritenete, è falso, perché finora, non avete sporto querela contro ignoti?”). E Andrea Sullo parte, “lancia in resta”, e presenta una denuncia- querela, in corso di causa, innanzi al giudice Dott. Giovanni D’Onofrio ( R.G. 2791/05 udienza 15/05/07), contro Maria Francescone, Michele e Simona Sullo, Jessica Sullo, (figlia naturalizzata ) e, udite, udite… anche contro la sorella Nicolina Sullo e accusa tutti di aver redatto il falso testamento… perché il padre era cieco: Ma lui, poverino, non lo sapeva quando la sorella Nicolina, nel 2004, andò a pubblicare il testamento. Ma, come si dice: “il sangue si mazzica, ma non si sputa”. Lui invece ha ritenuto utile sputarlo. Anzi, vomitarlo in faccia a tutti i consanguinei. L’altro giorno – come detto – la presentazione della querela per calunnia aggravata, presentata da Maria Francescone e i due figli. Il reato è doppiamente aggravato, sia perché Andrea Sullo ha accusato persone che sapeva innocenti, ( si è sempre vantato, finanche nel corso delle udienze in Tribunale, che era stato lui a redigere il testamento falso; ciò ha riferito alla presenza del suo avvocato e dell’avvocato di Maria Francescone ), sia perché ha sostenuto la predetta accusa, davanti a magistrato. Si può semplicemente dedurre, che l’ingordigia e l’avidità di denaro, portano taluni, non solo a queste azioni, ma a tante pericolose e drammatiche svolte, come quella dei vicini della strage di Erba, Questi personaggi hanno, evidentemente, una concezione errata della giustizia, o hanno scambiato le sedi dei tribunali per il loro esercizio commerciale. Dove, come è noto, si “congela e si scongela il pesce a proprio piacimento”. Ovvero ritengono magistrati, carabinieri, poliziotti, finanzieri e avvocati, avventori del loro… emporio di sconcezze. Mentre noi crediamo, ( e siamo per questo fiduciosi che sarà fatta giustizia ), nella serietà ed equanimità delle forze dell’ordine e dei magistrati. ( 13 ottobre 2007-17:48)

lA CAMORRA D'ALTRI TEMPI - Operazione Anceschi

CAMORRA CASERTANA:SPARTACUS DEGLI ANNI '20 CON NOVEMILA ARRESTI

Una retata di camorra del 1923 con oltre 9000 arresti
L’ordine di Mussolini: Distruggete la camorra col ferro e col fuoco”

LE GESTA DI UN COLONNELLO DEI CARABINIERI DEL COMANDO DI CASERTA INVIATO DA MUSSOLINI PER DEBELLARE LA CAMORRA DEI MAZZONI – LE VICENDE DELL’EPOCA RIEVOCATE IN UN LIBRO SCRITTO DAL FIGLIO DEL COLONNELLO ANCESCHI. LA PREFAZIONE DEL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI GUIDO BELLINI

Caserta (di Ferdinando Terlizzi)

E’ Mussolini che parla, nel suo discorso del maggio del 1927, presentando la missione del colonnello dei Reali Carabinieri Vincenzo Anceschi, incaricato di debellare la camorra dei Mazzoni.
"I Mazzoni sono una plaga che sta tra la provincia di Roma e di Napoli e Caserta; terreno favoloso, stepposo, malarico abitato da una popolazione che, fin dal tempo dei Romani aveva una pessima reputazione, ed era chiamata popolazione di "latrones". Vi do un'idea della delinquenza di questa plaga: nei 3 anni che vanno dal 1922 al 1926 furono commessi i seguenti delitti principali, trascurando i minori: oltraggio alla Forza pubblica 171, incendi 318, omicidi 169, lesioni 918, furti e rapine 1082, danneggiamenti 44. Questa è una parte di quella piaga. Veniamo all'altra, quella dello Aversano: oltraggi 81, incendi 161. omicidi 194, lesioni 410, furti e rapine 702 danneggiamenti 193. Ho mandato un maggiore dei carabinieri con questa consegna: liberatemi da questa delinquenza col ferro e col fuoco! Questo maggiore ci si è messo sul serio. Difatti, dal dicembre ad oggi sono stati arrestati per delitti consumati e per misure preventive nella zona dei Mazzoni 1699 affiliati alla malavita e nella zona di Aversa, 1268. I Podestà di quella regione sono esultanti, i combattenti di quella regione altrettanto, ho qui un plico di telegrammi, di lettere, di ordini del giorno; documenti con i quali la parte sana di quella popolazione ringrazia l'Autorità del Regime fascista per l'opera necessaria d'igiene che sarà continuata sino alla fine".

Queste ed altre notizie dell’epoca sono riportate in un interessante libro (“I carabinieri Reali contro la Camorra” – Edizioni Laurus Robuffo - Euro 25 ) scritto dal colonnello dei carabinieri Enzo Anceschi figlio del colonnello Vincenzo che ebbe incarico da Mussolini di debellare la camorra. Il libro reca una pregevole prefazione del comandante generale dell’arma Generale di C.A. Guido Bellini.

La prefazione del Generale Bellini

“Fin in dalla sua istituzione – ha scritto il generale Bellini nella sua prefazione – “avvenuta nel lontano 13 luglio 1814, l'Arma dei. (carabinieri è sempre stata in prima linea nella lotta alla criminalità in tutte le sue forme, in tulle le sue estrinsecazioni. Accanto ai molteplici impegni, fronteggiati dall'Arma con grande abnegazione in pace ed in guerra, il contrasto alla criminalità menta certamente un posto di rilievo; si e trattato di un impegno continuo e totale, una lotta senza quartiere, combattuta talvolta in condizioni particolarmente difficili, che puntava e continuerà a puntare all’affermazione dei valori fondati dalla società civile. Sì tratta di una lotta per tutelare la sicurezza pubblica e privata, per garantire l’osservanza delle leggi e quindi per difendere la libertà di tutti. In un periodo travagliato della storia italiana, mentre la criminalità organizzata imperversa, soprattutto nelle regioni meridionali, l’allora maggiore Vincenzo Anceschi, comandante della Divisione di Caserta (attuale Comando Provinciale di Caserta ) fa la sua parte negli anni 1926-27, perseguendo con inflessibile determinazione, non disgiunta dal tradizionale buon senso e dall'umanità, propria dei Carabinieri, le bande camorriste che spadroneggiavano nella cosiddetta terra dei “Mazzoni” quella parte della Campania che si estende nel Casertano, da Casal di Principe a Capua sino ad oltre la foce del Garigliano. Il successo è pieno ed il brillante ufficiale riceve ampi riconoscimenti dagli organi istituzionali dell’epoca”.
“In questo volume – prosegue il generale Bellini – Enzo Anceschi, figlio di Vincenzo di cui ha seguito il cammino nell’Arma sino al grado di Generale, non rievoca soltanto le benemerente del padre, ma, atraverso traverso la riproduzione di documenti originali (rapporti, articoli di stampa ) che corredano l’opera, propone uno spaccato socio-politico di quel periodo, del costume e della mentalità del mondo contadino, anche attraverso lo stile un po’ enfatico e rifinito del linguaggio coevo”.

Sradicata la camorra dei Mazzoni ( 1927)

“La camorra – è scritto nel volumetto - “era un'associazione segreta, napoletana di malfattori, che, con le prepotenze e le intimidazioni s'imponeva abitualmente ai deboli ed ai viziosi, ponendoli a contributo. Sorta in Ispagna, forse nel secolo XVI, col vicereame venne ad infestare anche Napoli; poi le sue Province. Sortita con i liberati dalle carceri ( ove per primo aveva attecchito, taglieggiava i detenuti ), intensificò al di fuori la sua attività. E dal 1830, avendo trovato terreno sempre più fertile nella servitù, nella ignoranza e nei vizi del popolo, e soprattutto nell'egoismo e nella disonesta
dei governanti, si sparse e penetrò dovunque, sovra ponendosi, spesso, ai poteri pubblici; che la tolleravano non solo, ma la ponevano anche a profitto dei loro pravi fini di governo. Più tardi rese, peraltro qualche servigio alla causa del Risorgimento. Raggiuntasi l'unità nazionale, il ministro Silvio Spaventa (che nella prigionia politica l'aveva conosciuta) iniziò contro la pericolosa sètta, una lotta dura, e spesso senza quartiere, che dovette prolungarsi fino a poco prima della grande guerra. Si riuscì a sradicarla. Il risanamento morale, politico, sociale ed igienico dei tempi odierni assicurano che non potrà più risorgere.
Qualunque eventualità ai riguardo incontrerebbe, ogni modo, prevenzione e repressione, severissime nelle norme, di polizia e penali, che sono state appositamente varate”.

La 3° Guerra alla Camorra (2008)

Purtroppo le belle parole sono rimaste tali. Nonostante la lotta “a ferro e fuoco” e “senza quartiere” scatenata prima dai Reali Carabinieri e oggi dalla DdA, la camorra non è stata sradicata, e mai come in questo periodo, è più viva che mai nella società cosiddetta civile, negli apparati politici, nelle carceri e nei Tribunali.
Ma la speranza di debellarla definitivamente non è perduta. La Legge Rognoni-La Torre e la legislazione premiale per i pentiti hanno inferto un durissimo colpo alle cosche mafiose. I capi storici – oggi – 2008 – o sono all’ergastolo col 41 bis o sono pentiti. Ai cani sciolti resta un margine di azione ristretto e le serrate indagini ( da parte di polizia e carabinieri ) che sono in corso, fanno sperare, a breve, in una vera e propria vittoria della Giustizia in quella che potremmo definire ( parafrasando il libro di Giuseppe Garofalo: La seconda guerra alla camorra ) la terza guerra alla camorra.

Ma ritorniamo all’autore del libro il quale – con una serie di documenti dell’epoca e con un’accurata ricostruzione storica – ( addirittura un lungo elenco - scritto di pugno dal colonnello Vincenzo Anceschi – beato lui che aveva una calligrafia bellissima - ) riporta una sintesi dei primi processi alle cosche camorristica alle quali veniva contestata ( per la prima volta ) l’associazione a delinquere.

Il primo maxi processo della storia: uno Spartacus degli anni Venti. Assegnato alla Corte di Assise di Potenza per legittima suspicione

Il Tribunale di S. Maria C.V. all’epoca – negli anni Venti – aveva una giurisdizione che arrivava fino a Nola e oltre. Ecco alcuni interessantissimi appunti. Ufficio Istruzione della Regia Procura n° 1210/1926 - Imputati Nicola Mancano ed altri 8 per associazione a delinquere, violenza privata estorsione e danneggiamenti avvenuti in Gallo di Comiziano ( mandamento di Cicciano ) nel 1926 e precedentemente. Gli imputati, con ogni sorta di prepotenza e soprusi, erano riusciti ad imporsi ai proprietari del luogo obbligandoli ad illecite preferenze sul fitto delle terre e delle case. Chi osava resistere era fatto segno a gravi rappresaglie. Gli imputati furono quasi tutti condannati con sentenza del 12 aprile 1927 dal Tribunale di S. Maria C.V. – Pende appello alla Corte di Appello di Napoli. Il processo fu istruito dal giudice istruttore Cav. Giuseppe Buonoconto e dal Sostituto Procuratore del Re Cav. Luigi Ricciardelli.
Il primo maxi processo della storia contro la camorra dei Mazzoni, uno “Spartacus” d’altri tempi!. E’ il 1926 e Il generale Anceschi annata: “ Luigi Iovino ed altro 90 personaggi formano una pericolosa banda che è stata sgominata il cui processo è in istruttoria presso il Tribunale di S. Maria C.V. I reato contestati a 91 imputati vanno dall’associazione a delinquere ai furti qualificati, dalle rapine a mano armata a ai tentati omicidi a scopo di furto dal 1918 al 1926. Gli associati operavano su vasta zona che comprendeva i comuni di Aversa, Trentola, Ducenta, Casasluce, Frignamo Maggiore, Casal di Principe, S. Cipriano d’Aversa, Villa Literno e parte del territorio di Giugliano. Il centro di gravità dell’associazione era S.Cipriano d’Aversa, dove risiedevano i due capi: Luigi Iovino e Luca Pagano e dove affluiva tutta la refurtiva costituita da cavalli, asini e maiali. Il sistema dei ladri era quello di costringere, dopo del furto, gli stessi derubati a riscattare i loro animali mercè pagamento di una somma stabilita dai capi, con obbligo però di occultare tutto all’autorità pena la vita. Gli imputati, pur essendo stati difesi da numerosi e valenti avvocati sono stati tutti rinviati a giudizio della Corte di Assise ed il processo per legittima suspicione è stato assegnato alla Corte di Assise di Potenza”.
“ Questo processo – annota ancora il generale Anceschi – “il più importante di tutti per il numero degli imputati (91) e per il numero e la gravità dei delitti fu istruito dal giudice istruttore Cav. Giacomo Barresi e dal Procuratore del Re Comm. Giacinto Palopoli”.

Corso e ricorso della storia. Al valorosissimo generale Anceschi non era ancora noto il fatto che le estorsioni con il riscatto dei beni saranno poi chiamate – ai giorni nostri – “cavalli di ritorno”. Come neppure era noto il fatto che dopo circa 80 anni, in un processo denominato Spartacus, sarebbe stata invocata la “legittima suspicione” dagli avvocati difensori, che però sarebbe stato rigettata, a differenza di quella del 1926 accolta ed assegnata alla Corte di Assise di Potenza.


Caserta - Repressione della delinquenza – 1° maggio 1928


Il colonnello Anceschi, evidentemente dovette essere affascinato dal capitano dei carabinieri Carlo Fabroni ( protagonista della retata del 1906 che portò all’erresto di molti camorristi accusati anche del duplice omicidio di Gennaro Cuocolo e della moglie Maria Cutinelli ) perché al termine del suo rapporto propose di far trasferire tutti gli agenti della polizia perchè evidentemente erano ritenuti ( oggi così si dice ) in “contiguità” con la camorra dell’epoca. Infatti Fabroni chiese addirittura l’arresto per il Questore dell’epoca e tutti i poliziotti della Questura di Napoli. Anceschi, però, nel suo rapporto evidenzia molti punti positivi della lotta intrapresa contro la malavita del Mazzoni ma indica anche altri rimedi per sradicarla definitivamente. Poi evidenzia i personaggi che allora erano i veri boss della camorra dei Mazzoni: Gennaro Palazzo, detto il Re dei Mazzoni, ed il suo vice Girolamo Rozzera.
I due imponevano taglie e tributi , godevano dell’impunità assoluta e le loro persone erano reputate invulnerabili. In queste zone ed in questi ambienti i delitti si succedevano pertanto con un ritmo impressionante, rimanendo impuniti. Basti accennare ai reati più gravi avvenuti nel quinquennio 1922-1926 senza tener conto di quelli – i sono i più numerosi – che non furono denunziati. 463 incendi dolosi, 737 danneggiamenti, 143 rapine, 37 estorsioni, 2.689 furti, 517 omicidi e ben 5.783 di altri gravi reati. Alla fine del suo rapporto il colonnello Anceschi chiosa: Non si ritiene superfluo infine aggiungere che sarebbe necessario dare disposizioni all’Autorità Giudiziaria di assecondare meglio l’azione dell’Arma, poichè non di rado si verificano concessioni di libertà provvisoria ed assoluzioni inopportune se non ingiuste. Impedire, infine, l’infiltrazione della politica a favore della malavita. Allontanare dalla circoscrizione tutti i funzionari ed agenti di P.S. nativi del luogo o che abbiano parenti ed interessi nella località ove prestano servizio”.




(12 maggio 2008)

Un artista in magistratura: ALFONSO MALINCONICO

ARTE E CULTURA: IL LIBRO DEL GIUDICE ARTISTA ALFONSO MALINCONICO
A Caserta è ricordato per essere stato giudice-estensore della sentenza di condanna dei rivoltosi del calcio in qualità di componente il collegio giudicante del Tribunale di S. Maria C.V. ma anche per la Mostra “Arte Impegno ‘74” e le illustrazioni a libri oltre che per i suoi quadri. Lasciata la carica di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione si è dedicato con maggiore impegno alla letteratura ed ha sfornato una produzione pregevole di piccoli “tesori dell’arte letteraria” Poeta, pittore, scrittore, giurista, traduttore di poemi spagnoli Màlino, (questo il suo pseudonimo in pittura) è stato un vero protagonista dell’arte contemporanea. Con una sua poesia “Zeus” ha fatto dichiarare incostituzionale una norma sul riconoscimento dei figli incestuosi.


Santa Maria Capua Vetere, Caserta - (di Ferdinando Terlizzi) - Alfonso Malinconico è nato a Nocera Superiore il 6 settembre del 1930. Ha trascorso l’infanzia tra Napoli e Portici. Nel 1941 la guerra lo vede sfollato a Scafati ove inizia a disegnare in campagna e sugli argini dei fiumi. Consegue la maturità classica ed è ammesso per esame ai corsi liberi di paesaggio presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. In uno studio ricavato da una soffitta nel 1952, oltre alla pittura e alla scultura, sperimenta la ceramica, frequentando anche le botteghe ed i forni di Vietri sul Mare. Firma con la sigla “A.Malinc” che sarà trasformata in “Màlino”. Successivamente apprende le tecniche dell’incisione presso l’Istituto d’Arte di Urbino. Entrato in magistratura, continua a lavorare fino a quando nel febbraio del 1959 raggiunge il tribunale di Tolmezzo. E’ Pretore quindi a Pisticci ed a Fondi ove nel 1966 incoraggiato dalla moglie e da un gruppo ristretto di amici riprende l’attività artistica. Nel 1968 apre studio a Sperlonga e S. Maria C.V. Per alcuni anni lavora anche a Milano. Dal 1976 si è stabilito a Latina dove ha concentrato tutte le attività. Ha pubblicato monografie e collabora a riviste giuridiche e letterarie in particolare scrivendo saggi su Goethe, Laforgue, Segal, Filippo Bonaccorsi, Croce, Compagnone. Ha spiegato interventi sulle nuove avanguardie, sul fumetto e sulla grafica.
Il primo impegno artistico di Alfonso Malinconico in Provincia di Caserta risale a ben 35 anni or sono. Nel 1974, infatti, col patrocinio dell’Amministrazione Comunale, fu organizzata una rassegna d’arte intitolata “ARTE-IMPEGNO ‘74” con l’attenta regia di Malinconico ( che si impegnò anche nella progettazione grafica del volumetto stampato per l’occasione ) e con la partecipazione dei più accreditati critici d’arte dell’epoca e con l’invito dei pittori dell’avanguardia artistica di quegli anni, tra i qualòi moltissimi casertani. Enrico Crispolti invitò: Algardi, Bernardi, Conenna, Davide, De Poli, Maraniello, Scolavino e Vittorio; il critico Raffaele De Grada invitò: Caldari, De Gregorio, Indaco, Malinconico, Marzulli, Reggiani, Repossi e Togo. Guido Della Martora invitò: Di Giovanni, Di Pippo, Forster, Mandelli, Rando, Rossi, Soscia, Starnone e Volpe. Gino Grassi ritenne di invitare alla rassegna: Barisani, Di Ruggiero, Laudio, Persico, Pisani, Rezzuti, Ruotolo e Palumbo ( retrospettiva ). Infine il critico Ciro Ruyu invitò: De Core, De Falco, Del Vecchio, Marino, Marcolini, Russo M. Simone e Sparaco. La kermesse di arte figurativa che aveva un respiro a livello nazionale, ebbe un notevole successo di critica e di pubblico considerato il fatto che per la prima volta, artisti dell’avanguardia, esponevano le loro opere a Caserta. Fu costituito un apposito comitato – col patrocinio dell’amministrazione Comunale di S. Maria C.V., allora rappresentata dal sindaco dr. Prisco Zibella che costituì un comitato esecutivo del quale facevano parte gli Assessori: Nicola Di Muro, Giuseppe Cappabianca, Giuseppe Di Stasio, Mauro Cerrone, Gregorio De Pascale, Vincenzo Pimpinella, Mario Rossetti e come segretario il sottoscritto. Il Presidente del Comitato d’Onore era il Prefetto dell’epoca Gabriele Crisopulli e ne facevano parte il Sen. Giuseppe Santonastaso, l’on. Dante Cappello, il prof. Franchino Ianniello, segretario provinciale della DC; il Dr. Carlo Castellino, Presidente del Comitato di Controllo; l’on. Alfonso Tesauro dell’Università di Napoli; l’on. Elio Rosati, il Sen. Luigi De Michele, il dr. Prisco Palmiero, Presidente del Tribunale; Francesco Capocelatro, Procuratore Capo della Repubblica; Ettore Maresca, S. Procuratore della Repubblica; Ugo Abbamonte, Capo Ufficio Istruzione del Tribunale; Corrado Guglielmucci, Pretore dirigente; Mario Martucci, cancelliere capo del Tribunale; Fernando De Ritis, Direttore Medicina Legale Università di Napoli; Prof. Marcello Piazza, Direttore Clinica Malattie Infettive Università di Napoli; Prof. Antonio De Chiara, Direttore Didattico 1° Circolo; Dr. Ferdinando Pastore, Direttore Didattico 2° Circolo; Dr. Onofrio Quarello, Direttore Tabacchificio di S. Maria C.V.; gli avvocati: Ciro Maffuccini, Renato Matarelli, Elio Sticco, Furio Molinari, Antonio Russo, Alfonso Martucci e il Prof. Stefano Rinaldo.
Negli anni ’60 il pittore Malinconico ebbe un suo momento di celebrità illustrando alcuni libri. “Il Signorino” di Luigi Monteleone ( Marotta). F. Giancotti Lazzaro scrisse: “Abbandonata la dimensione storico-temporale, Màlino individua delle coordinate soltanto spaziali nelle quali dominare con fermezza la ricchezza dell’immaginazione, gli stimoli sensoriali e coloristici…”. Fu poi la volta del libro “Lanterne Rosse a Montevenere” di Leonida Rèpaci. ( Marotta). “Màlino è entrato nella emblematica contestataria di questo romanzo – scrisse la Rèpaci – con animo di poeta e levitazione di pittore.
Nel 1996 - grazie al mio intervento ha illustrato il libro di Giuseppe Garofalo “Teatro di Giustizia” ( Tullio Pironti Editore). Il dipinto “Il processo” oggi fa parte della collezione privata dell’avvocato Mario Matarrelli. Nel 1979 il Consorzio per i Servizi Culturali dell’Amministrazione Provinciale di Latina di cui era presidente Severino Del Balzo pubblicò un interessante catalogo delle opere di Alfonso Malinconico. Ecco alcuni giudizi critici su Alfonsoi Malinconico pittore. “Màlino si è formato a Napoli alla scuola di Vincenzo Ciardo, un maestro probo ( scrive P. Gerace ) e di rigorosa moralità, dal quale ha appreso la dignità dell’impegno pittorico ed anche un certo modo libero e spregiudicato, sottilmente raffinato…”. Gino Grassi dice che “quando Màlino esordì la grande fiammata del neorealismo si era quasi spenta. Il giovane artista entra a far parte dello scelto gruppo delle giovani rivelazioni. Il suo recupero realistico lo conduce ad approfondire il nuovo ruolo della gente del sud, dopo secoli di sottosviluppo sociale, civile e culturale; le sue prime figure sono tese e drammatiche: riassimilano l’esplosiva condizione dei personaggi crisconiani ma mostrando anche un’apertura verso metamorfosi tonali ed umane…”. Per V. Mariani “Màlino, ad occhi aperti, lavora con chiarezza e misura costruendo un suo mondo in perfetto equilibrio tra realtà e fantasia, riuscendo attuale e moderno proprio perché non si è mai preoccupato di esserlo… La ragione di ciò risiede nella funzione che la pittura ha sempre avuta nella sua vita…”.
“Màlino è un artista che si è formato nell’ambiente culturale napoletano… ( Rai- Secondo Programma – 20/06/1969) - “Dei giovani che espongono alla “Corda fratres” Malinconico ci è sembrato il più dotato perché dimostra un sicuro temperamento di artista. ( C. Barbieri – Rai 25/12/1951).
Dal 2000 Alfonso Malinconico si è dedicato alla letteratura ed ha prodotto quelli che io ho definito “piccoli tesori dell’arte letteraria”. Nasce, infatti a quell’epoca “Dies ad quem” edito dalla Book Editore di Bologna, con la prefazione di Marcello Carlino che scrive tra l’altro. ”Il cuore e il nerbo di quest’opera stanno forse, in “Dies ad quem”, nascosti in un giro di versi la cui marca semantica appare come un calco del concetto agostiniano di tempo. “L’esistenza” vi è scritto “è una condizione di stare sospesi / tra / un momento pensante/ ed uno pensato”: di qua la memoria ( e dunque quanto “è stato” pensiero e per effetto del pensiero quanto viene restituito del passato e, nella rappresentazione del pensiero, si rende renovatio rerum gestarum), di là l’attesa ( e, dunque il progetto del pensiero che pensa il possibile, il futuro )”.
“La scrittura di Alfonso Malinconico – scrive ancora Carlino nella sua prefazione – “incessantemente altera, rompe l’equilibrio e vince la tentazione al bilanciamento durevole alla stasi: tende, questa la sua ragione, questo il suo fine – a spendersi rifiutandosi di rimanere “sospesa” quasi fosse in un limbo: si incarica – e così riattiva il circolo virtuoso – di un compito per elezione assegnato che è, più che teste, attore-protagonista della sua temporalità, sapendo portare la spola tra memoria ed attesa. Che tragga abbondante materia dai faldoni, dagli incartamenti giudiziari, non si deve soltanto ad una urgenza biografica ( e ad una pulsione insopprimibile all’autoanalisi, alla verifica ); c’è anche che la logica processuale è tale pur essa da giocarsi in accordo e in unisono con la temporalità e da insistere su una partitura contrappuntistica di memorie e di attese”.


Dubbio(*)
Nel giorno che la luce sferza
come lastra di translucido vetro
e brilla la brigataccia dei pensieri vaghi e leggeri
t'acquieti e t'accordi
col caso, il fatto, la regola
e la lettera della legge che li modella.
Tutto è compiuto,
la norma, il diritto e la coscienza.
Hai plasmato le cose, hai scritto
pagine, e pagine, pagine,
hai rispettato righi e spazi:
l'espressione del concetto
combacia
con l'estetica delle dimensioni e l'ordine delle parole
(ora paragonare l'ergastolo che deborda e corre a capo
e l'eleganza di vent'anni in ordinati versi
- a parte il dubbio sulle verità degli altri,
sull'orgoglio della pena, dono grazioso,
con dignitosa rima informatica -
o la miserabile sciatteria d'altri dettami
buttati giù con quattro zampe di gallina,
pennino cavallotti, inchiostro acqua-tinta
nell'azzurrina luce dell'abat-jour?).
Ma d'improvviso, calato a occidente,
le situazioni ed i rapporti definiti
svaniscono come in diffusa nebbia,
in altre intelligenze appena attinte
quasi fuori di te;
in altra logica che trascende
giudizi, conseguenze,
esecuzioni e giudicati.
Ti guardi intorno meschino smarrito
nell'affanno della giustizia:
restituzione in termini, proposta impugnazione,
circostanze contrarie ... solo ombre
staccate da un corpo opaco;
e nulla t'appartiene se non l'irrisolto
perché di quest'investitura.



(*)Da “Dies ad quem” di Alfonso Malinconico






Nel 2002 nasce “Te agradezco Espana” ( Edizioni Marcus – Napoli – Prologo e traduzione italiana di Inoria Pepe Sarno ) un libricino di poesie leggendo le quali ( specialmente Ode alla lingua spagnola ) si può comprendere in poche battute la storia… ( inquisizione compresa) della Spagna.
Nel 2005 la produzione letteraria di Malinconico si focalizza su due pubblicazioni: Un saggio su Salvatore Di Giacomo “Racconti fantastici” – (Edizioni L’Argonauta Latina – inserito nella Collana di letteratura diretta da U. Pannunzio e M. Rosolini ) e una raccolta di poesie “Sul rame dei sogni” ( con prefazione di Giorgio Patrizi - Marcus Edizioni – Napoli ). Leggendo il saggio su Di Giacomo, Malinconico mi ha fatto capire che “Napoli è stata anche Patria di camorra letteraria”. Io conosco Di Giacomo per la bellissima poesia sul carcere S. Francesco di Paola, fuori la Porta Capuana :“ A San Frasncisco/ mo sono ‘o risveglio/chi dorme e chi veglia/chi fa infamità o per “Assunta Spina” ( ma io sono un incolto ).
Avendo in animo di scrivere un pezzo su Alfonso Malinconico ( mio vecchio amico degli anni Sessanta quando seguivo per “Il Roma” il processo ai rivoltosi del calcio di Caserta, lui è citato anche nel mio ultimo libro “Il delitto di un uomo normale”, proprio nelle vesti di componente del collegio che giudicava i rivoltosi di Caserta. Spesso mi sono chiesto: ”Fu un tribunale fascista? Il P.M. Raffaele Raimondi certamente lo era. Sparò 200 anni di reclusione per quattro scalmanati che ruppero qualche vetrina. Anzi è stato proprio il giudice Malinconico che mi ha convinto che fu pre-costituito un plotone di esecuzione. Malinconico, infatti, mi ha confessato di aver dovuto lottare con gli altri componenti del collegio – specialmente col Presidente – ( Luigi Arcella, l’altro giudice era Antonio Blandini) per far concedere agli imputati le attenuanti della cosiddetta suggestione da folla o tumulti).
Dicevo, ho avuto veramente delle difficoltà, per la sua vasta ( e poliedrica) produzione artistica e letteraria che mi totalmente smarrito. Lo avevo perso d’occhio dagli anni Ottanta. Ho provato a cliccare il suo nome su Google! Una miriade di presenze: “Risvolti” – Quaderni di linguaggi in movimento fondati da Giorgio Moio – dal 2004; Partecipazione al Convegno dell’Unione dei Giudici scrittori Europei; Poesie sul sito “Vico Acitillo 124”; “Bloggerdellapace”, l’invito per la presentazione del libro a Milano; Il Nuovo Territorio ( con foto ) e sintesi di interviste televisive – nonché numerose citazioni di premi letterari vinti un poco dovunque…
Nel 2006 l’ex Màlino ( ora Alfonso Malinconico… come ci tiene a sottolineare lui stesso, in una delle bellissime dediche che mi ha voluto riservare sui suoi “piccoli gioielli della letteratura” ) ha pubblicato un libricino dal titolo: “Sestetto Misto” ( Marcus Edizioni – Napoli con introduzione di Alessandro Carandente) con poesie dedicate a vari personaggi: Borges, Caccioppoli, Cavallo, Joyce, Mandela, Natta.
Nel 2007 il Malinconico poeta licenzia alle stampe “Elementi” (acqua, aria, fuoco, melma, sole, suono, terra, vuoto) per la Marcus Edizioni di Napoli con prefazione di Gerardo Pedicini. Con la stessa casa editrice pubblica anche …”E vuò sapè pecchè?” un volume di poesia dialettale e sperimentazione in Campania.
Nel 2008 vede la luce un lavoro tutto imperniato sul Massimario della Cassazione. “Blebb, variazioni su Massimario”, con la casa Editrice Fabio D’Ambrosio editore – Milano, con interventi dei critici Tomaso Binga, Marcello Carlino e Lamberto Pignotti. La sua ultima fatica letteraria, invece, – a mia conoscenza - è “DIRITTO E LETTERATURA”: Manzoni e Pirandello. Il saggio pubblicato da Edizioni Empirìa di Roma reca una prefazione di Nino Borsellino con la grafica di Bruno Conte. “Malinconico – scrive Borsellino – ha scoperto le carte che attribuiscono alla letteratura un di più di conoscenza che è anche un di più di espressività, e così ha scoperto anche le sue carte segrete di giudice e di letterato. Da qui sarà opportuno proseguire”.

Chi ripaga gli innocenti dalla mala giustizia?

MAXI-PROCESSO AIMA: CHI RIPAGHERA' GLI INNOCENTI CHE HANNO PERSO TUTTO?
Chi ridarà la dignità ad un professionista distrutto? Si poteva evitare l’arresto? Parla uno dei protagonisti della vicenda Aima, il giornalista Ferdinando Terlizzi


Vengono nel cuore della notte, alla tre. Ti mettono a soqquadro l’abitazione. Spavaldi e ciarlieri, spaventano tutti i famiLiari. Alcuni rimarranno traumatizzati per tutta la vita. Rivoltano la tua casa come un calzino (nelle celle si chiama la sforbiciata), mandando per aria non solo gli effetti personali. Cancellano in poche ore la tua vita sociale, la tua professionalità, i tuoi affetti, e dal qual momento cominci a scendere nella putredine. Non importa che hai il porto d’armi di pistola, il passaporto, sei cronista giudiziario (all’epoca ero cronista del “Corriere del Mezzogiorno”, l’inserto del “Corriere della Sera,”, direttore di “New Antenna Sud”, di “Detective&Crime”, di “Mediapress”), loro sono convinti che tu sei colpevole, perché ha parlato l’oracolo (nel mio caso Pasquale Pirolo). Ma cosa cercavano nella mia abitazione? Nella circostanza sequestrarono tutte le foto che mi ritraevano assieme ai politici. Presunzione di innocenza? Se ne fottono! Io non ero in casa – mi diedi alla macchia – (altrimenti che cronista giudiziario sarei stato?). Mi ricordai la famosa frase di Salvemini: ”se mi dovessero accusare di aver violentato la madonnina del Duomo di Milano, non mi difendo, scappo all’estero”. E così feci. Lessi attentamente le 1500 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare: un vero e proprio teorema, fondato sull’aria fritta. “Lui non poteva non sapere”, etc.etc.” Subito capiì che mi avevano incastrato perché avevo scritto, nel 1996, alcuni articoli contro un pubblico ministero. L’accusa? Tutta inventata. Addirittura ridicola: fui definito "un interno del clan dei casalesi, il contabile dei centri di scamazzo, amministratore di fatto della Sam (Unicoop), che aveva truffato l’Aima, per conto della camorra”. Il teorema era stato bene architettato dalla Guardia di Finanza, che mi aveva “dipinto” come la memoria storica di tutte le nefandezze che erano state perpetrate nel triangolo “Carinola-Teano- Sessa Aurunca”. Del resto le fiamme gialle non sono nuove a teoremi del genere. In un recente rapporto hanno scritto, parlando di un imprenditore che andava necessariamente messo in cattiva luce: ”il tizio è da ritenersi molto vicino al clan dei casalesi, perché ha celebrato la festa del suo matrimonio, in una villa, il cui custode è il suocero, del cognato, del fratello di Sandokan”. Di questo passo, tra non molto, si potrà essere arrestati per “violenza sessuale” su se stessi, solo per avere il culto di Onan. E dopo alcuni giorni di latitanza (il mio difensore, l’avvocato Giuseppe Garofalo, tramite mio figlio, mi fece sapere che se non mi fossi costituito il Riesame non avrebbe mai fissato l’udienza per la revoca dell’ordinanza), mi feci “catturare” in un albergo a 5 stelle, come i grandi boss. E scendendo ancora più sotto della putredine finii in quella che viene definita la “latrina” d’italia, nel Padiglione Genova di Poggioreale. Compagni di cella, Ciro Formicola, boss di Portici, accusato di essere il mandante di vari omicidi e Peppe Zofra, accusato di essere il boss di Pozzuoli. Che importanza aveva se io non ero mai stato in galera? Del resto, il carcere, non è scuola di vita? Erano le 14 del 12 luglio del 1998, il Tg3 parlò di me: ”Preso a Frosinone il braccio destro di Sandokan”. Poca importava se io Sandokan non l’ho mai conosciuto.In sede di Riesame subito fui scagionato dal tribunale della Libertà per il 416 bis, ma rimasi in carcere per la truffa, passando, però, al Padiglione Salerno. Con l’incidente probatorio fui addirittura assolto dall’accusa di interno della camorra. Ieri la fine di un incubo. Mi sia consentita una riflessione: ”Con quello che ho perso, con quello che ho sofferto, con quello che mi hanno fatto, l’assoluzione me la sbatto a quel posto”.

Sessa Aurunca la città di Mastu Raffaele dove chi si alza più presto comanda...

SESSA AURUNCA (CASERTA): CITTADINI SEGNALANO ABUSI IN CITTA', I CASI

Sessa Aurunca ( di Ferdinando Terlizzi) - Le coscienze dei cittadini probi ed onesti, che tengono a cuore le sorti della loro città, si sono ribellate, ( molti sono schifati da uno strapotere in mano ad avventurieri senza scrupoli e senza una “vera”occupazione, se non quella di passare la giornata accanto al sindaco, in cerca di una qualche prebenda, sia essa derivante da uno spettacolo da allestire o da un qualsiasi incarico purchè remunerativo), di fronte agli spocchiosi atteggiamenti della civica amministrazione e sono resuscitati finanche i …morti. Tra le tante attestazioni di solidarietà e di sprono per continuare la battaglia, giuntemi in redazione, mi ha particolarmente colpito quella di… Galeazzo Florimonte, ( il famoso vescovo letterato, ispiratore del Galateo - Galateo, infatti proviene da Galeazzo - nato a Sessa Aurunca il 1478 e morto nel 1567 ), ma non tanto per l’ambizioso pseudonimo scelto, quanto per la precisione e minuziosità degli abusi denunciati. L’anonimo sessano, infatti, è un poco sconfortato come me, in quanto, pur avendo presentato, sia pure in forma anonima, delle circostanziate denunce, non ha visto, finora, alcun risultato. Dicevo come me. Infatti, ho presentato una denuncia querela contro Silvestro Mancini e Andrea Grella, per gravissimi abusi edilizi, ( compresi quelli perpetrati da alcuni dei proprietari di villette, al Parco Marianna, a via Monte Ofelio, dove sono stati costruiti box per auto, sopra a questi, terrazze con calpestii, ringhiere, balconate con pergole per uva e quanto altro, nonché vani adibiti a ricovero per legna e attrezzi, non previsti nelle concessioni edilizie, anche di recente, - parlo del 2007 - senza che nessuno intervenisse ), e contro Andrea Sullo, per moltissimi abusi in commercio, ma finora i risultati sono stati zero. Anzi addirittura controproducenti, perché, i funzionari del comune di Sessa Aurunca, che sono collusi con i titolari degli abusi, per occultare le loro malefatte, hanno scatenato una guerra ( di apparenza e di circostanza!) contro tutti gli esercizi pubblici, quantomeno per dimostrare che non vi è solo un supermercato che non è in regola… ma anche altri. E’ una tecnica però, che non impressiona né noi né gli inquirenti, in quanto noi abbiamo denunciato precisi fatti che hanno “date certe” in atti pubblici e non sono più “né sanabili”, con vari espedienti, “né occultabili”. Attendiamo solo che la giustizia faccia il suo corso e che il Procuratore della Repubblica ordini il sequestro di tutta la documentazione giacente presso il Comune. “Ho letto con estremo gusto e piacere” – ha scritto il “Vescovo” Florimonte, nella sua missiva recapitata in redazione – “il suo “pezzo” dell’8 settembre pubblicato sul quotidiano on-line” - “casertasette.com” dal titolo “Miliardi in arrivo per danni Centrale” – poi, dopo altri complimenti per i miei interventi giornalistici, in varie sedi precisa: “Ho scelto la forma anonima di denuncia, perché, come lei ha ben specificato nel suo articolo, gli autori degli scempi che adornano quotidianamente la nostra città, sono dei veri “boss”; e a me – precisa il “Vescovo “ – “al momento, manca la possibilità di poterli affrontare a viso aperto. Le allego copie di due missive da me inviate e sottoscritte a nome di Galeazzo Florimonte. Come noterà, la prima aveva un elenco di destinatari più vasto della seconda – tra i quali parecchi organi di stampa a carattere locale - ma nessuno di questi ha avuto il coraggio di pubblicare una riga ne tanto meno di approfondire le informazioni da me fornite”. Ma che dice di nuovo e di interessante il “Vescovo di Sessa”, che merita addirittura un mio approfondimento? Molte cose. Alcune già conosciute e da me denunciate, ma “lui” è informatissimo ed aggiunge particolari assai interessanti. Vediamo. Nella missiva indirizzata al Procuratore della Repubblica del 9 maggio ultimo scorso ( le lettere che mi sono giunte in redazione, che sono numerose, saranno da me consegnate alla Procura della Repubblica, ed allegate alla mia denuncia, che è stata già assegnata ad un P.M., assieme ai miei articoli ), esordisce:” …(omissis) … Questa è una lettera che vuole provare a denunciare un fatto triste e grave figlio della miseria umana che ci attanaglia e che convive in maniera stabile con noi tutti abitanti di questa provincia vittima di se stessa e del suo nefasto retaggio culturale fatto di prepotenza, vigliaccheria, cupidigia e ignoranza. Siamo tanti a parlare dietro questo foglio di carta. In questa cittadina – sonnolenta e indolente che all’apparenza lascia una immagine di oasi tranquilla – ormai da anni – ha luogo uno squallido spettacolo messo in scena da un personaggio gretto e infido”. Dopo una serie di altre considerazioni e di denuncia di altri abusi il “Vescovo” entra direttamente nel vivo e nella sua circostanziata denuncia precisa ulteriormente:” Innanzitutto mettiamo un nome e cognome al protagonista di questa storiaccia: Antonio Sussolano, funzionario egemone dell’ufficio tecnico del comune di Sessa Aurunca. Il Sussolano si è distinto per una indefessa e solerte opera di controllo del settore edilizio, scrivendo decine e decine di diffide al giorno, indirizzate ai tecnici comunali che – secondo lui – avevano chiuso un occhio anche per piccoli abusi. Il “Vescovo”, dopo aver descritto il geometra come un vero e proprio autore di mille nefandezze nel settore edilizio e dopo averlo perfino accusato di essere capace di timbrare il cartellino delle presenze in giornate in cui si trovava in ferie o in malattia e ad accumulare falsamente ore ed ore di straordinario, evidenzia poi la storia di un palazzo alla via Raccomandata, di 4 piani e mansarda, ( quest’ultima ancora in costruzione ), con una concessione edilizia rilasciata nel 1996. Ma la cosa strana sta nel fatto che, per la mansarda, sarebbe stata già presentata domanda di condono prima ancora che fosse costruita. Nella denuncia presentata il 24 agosto u.s., sono anche allegate alcune significative foto, di un altro scempio che si sta realizzando sotto gli occhi di tutti e per il quale, nonostante la nostre segnalazioni giornalistiche, e le denunce del “Vescovo” nulla finora si è fatto. Si tratta di un manufatto in costruzione e destinato a diventare punto vendita ( bar o quant’altro ) dell’esistente stazione di distribuzione di gas per auto sita sull’Appia tra Sessa e Cascano. Pare che al realizzo di questa opera siano interessati – denuncia il “Vescovo” - sia il Sussolano che Carmine Tortora e Aldo Trabucco ( definiti nella denuncia una “associazione di stampo tecnico-imprenditoriale”), i quali avrebbero in concorso con sconosciuti, collaborato ad alterare lo stato dei luoghi e a contravvenire al divieto di costruzione per vincolo “idro-geologico” con una “marachella” che se risultasse vera sarebbe semplicemente un “falso in atto pubblico aggravato perché commesso da pubblico ufficiale”. Per capire. Premettiamo che, una costruzione in cemento armato su due livelli, alla distanza di una manciata di metri, dal corso d’acqua “Rio Cammerella”, non è consentita dal vincolo idro-geologico che esiste sull’area, il regolamento impone una distanza minima di 150 metri. Tutto sarebbe stato autorizzato – come spiega il “Vescovo”, con un imbroglio messo in atto dal geometra Sussolano. Il “Rio Cammarella”, il cui inizio è in località “Valogno” del Comune di Sessa Aurunca rientra nell’elenco delle acque pubbliche di ci al D.R. 09/12/1909 – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°45 del 24/02/1910 – Regione Campania - servizio lavori pubblici - ufficio del Genio Civile di Caserta. Detto corso d’acqua rientra nei limiti per i quali è ritenuto pubblico ai sensi della Legge Galasso. Chi ha istruito la pratica verso il Genio Civile di Caserta, per ricevere il nulla-osta, ha alterato il vero nome del corso d’acqua chiamandolo semplicemente “Rio Cannarella”. Infine, le due denunce del “Vescovo”, accusano il “trio” di atti di intimidazione e di ricatto nei confronti del vecchio proprietario del sito che sarebbe stato costretto a cedere l’impianto perché l’opera in mano sua sarebbe stata irrealizzabile. (22 settembre 2007)






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Le interviste impossibili... di Giovanna Canzano

Ferdinando Terlizzi parla di sè e del suo nuovo libro
Pubblicato da admin in Interviste il 12 marzo 2009

terlizziDi Giovanna Canzano 11 marzo 2009 L’Editore “IL FILO” di Viterbo, ha pubblicato nel mese di Febbraio 2009, con la prefazione del criminologo Carmelo Lavorino, il libro: “Il delitto di un uomo normale” di Ferdinando Terlizzi che racconta la vicenda di un medico che uccise un giovane, amante della sua… amante.
ANZANO 1- Parlaci del tuo libro….
TERLIZZI - Si tratta di un reportage all’interno di una vicenda “boccaccesca”, degli anni Sessanta e dell’analisi accurata e dettagliata - con precisi riferimenti - al delitto di un medico di S. Maria C.V. in provincia di Caserta, (la città nella quale tu sei vissuta in giovane età o sbaglio?) e dei 4 processi che ne seguirono. Il singolare della vicenda è rappresentato dal fatto che i difensori volevano farlo passare per pazzo per evitargli l’ergastolo. Mentre lui e la madre “avversavano” questa tesi. I periti di ufficio lo ritennero sano di mente. Quelli di parte uno “schizofrenico incapsulato”. Il pubblico ministero della Corte di Assise di S. Maria C.V. chiese l’ergastolo ma lui venne condannato a 24 anni.
CANZANO 2- Raccontaci brevemente la vicenda.
TERLIZZI - Ecco, il medico sammaritano Aurelio Tafuri, nel 1958, conosce Anna Maria Novi, 20 anni, bella, ma “piena di passato”. Nanà (come era chiamata nel giro la Novi), infatti, aveva fatto l’entraîneuse al “Trocadero”, un locale notturno di Napoli, molto in voga allora, che si trovava sulla via Caracciolo, con vista mozzafiato sul golfo di Napoli, all’altezza dove oggi esiste il ristorante “Rosso Pomodoro”. Nel 1959 la ballerina s’innamora di uno studente che faceva l’indossatore per l’Alta moda, Gianni de Luca. Questi la mette incinta e decide di sposarla, nonostante l’avversione feroce della famiglia. Tafuri, intanto, invaghito della Novi, continuava a sborsare fior di milioni, mantenendo un ibrido “menage a trois” (quando non diventava un “quartetto”, per l’inserimento del primo amante della Novi, un ingegnere, o addirittura un “quintetto”, allorquando si inseriva un gay). Nella comitiva non mancava, infatti, Carlo D’Agostino, un sarto omosessuale che vendeva costosi abiti alla ballerina (pagati dai suoi amanti occasionali), e organizzava spogliarelli privati e “poker strip”, per i più intimi frequentatori della villa di Castelvolturno, di proprietà del farmacista Giovanni Tafuri, cugino del dermatologo Casertano. Il 9 Marzo del 1960, Tafuri, stanco ormai delle “vessazioni” a cui il giovane sottopone la sua “amata”, decide di ucciderlo. Dopo averlo attratto in un tranello, con la scusa di avergli procurato un posto di lavoro in una clinica, lo colpisce con una sbarra alla testa. Poi gli conficca un punteruolo nel cuore, gli lega due mattoni ai piedi e lo getta nelle limacciose acque del fiume Volturno, dal Ponte della Scafa di Caiazzo. Nel carcere scrive il racconto della sua vita. Gli avvocati che si susseguirono nei quattro gradi di giudizio, in un processo lungo e clamoroso, non riuscirono a farlo passare per pazzo.

CANZANO 3- Chi erano gli avvocati impegnati nel processo?

TERLIZZI - I più i grandi dell’epoca. Per la famiglia di Aurelio Tafuri si alternarono alla difesa gli avvocati: Alfonso Martucci, Ciro Maffuccini, Giuseppe Marrocco, Giuseppe Garofalo e prof. Enrico Altavilla. In appello vi si aggiunse il futuro presidente della Repubblica Giovanni Leone. Per la famiglia della vittima gli avvocati: Michele Verzillo, Luigi Bagnulo, On. Luigi Renato Sansone, On. Guido Cortese, On. Prof. Alfredo De Marsico.

CANZANO 4- Ma il libro parla solo di Tafuri?

TERLIZZI - No! Accenna alle mie vicende personali (mi ripropongo, così come ho preannunciato, di pubblicare un prossimo libro dedicato alla mia carriera di… kriminale), ma parla anche di altri delitti. Il delitto di Rita Squeglia, (la mestrina di Recale, che strangolò a Positano il suo amante, Nicola Acconcia, a cui è stato dedicato un film “Senza movente”); dello stilista Gucci, di Giovanni Fenaroli, della Circe di Mondragone - Petronilla d’Agostin0, condannata a 30 anni di reclusione - per aver istigato, con prestazioni sessuali, il genero ad uccidere il marito. Della vicenda si è anche occupata la Rai nella trasmissione “Un giorno in Pretura”, diretta da Roberta Petrelluzzi. Del primo delitto di mafia, quello dell’onorevole Notarbartolo. Della celebrazione a Santamaria “per legittima suspicione” del processo contro i mafiosi di Sciara (Sicilia) che uccisero il sindacalista Salvatore Carnevale. Un processo clamoroso nel quale furono impegnati due futuri presidenti della Repubblica: Giovanni Leone e Sandro Pertini. La vicenda giudiziaria dell’ex sindaco DC di Sessa Aurunca, che tentò di far uccidere un suo avversario politico. Della strage dell’Ipoteca di S. Maria C.V., dove un secondino, Cavasso uccise sette persone per il mancato rilascio di un certificato catastale che gli negava una eredità. Fu riconosciuto totale e parziale infermo di mente e condannato a 15 anni di reclusione. Tra qualche giorno lo vedremo seduto al bar a leggere il giornale.

CANZANO 5- E di fatti locali?

TERLIZZI - Moltissimi. Accenno all’assassinio del dr. Carlo Gallozzi (vittima della mente malata del suo fattore per una squallida vicenda tra lesbiche). Del viagra “fai da te” di Roberto Tafuri, farmacista di Santamaria, figlio del cugino del protagonista del mio libro, processato per Viagra “pezzottato” e assolto. Di tante altre vicenda come quella dello scandalo per la speculazione edilizia di Baia Domizia, della rivolta di Cellole, dell’assalto della Br alla Caserma Pica di Santamaria, dell’assassinio del giudice sammaritano Nicola Giacumbi, ucciso a Salerno dalle Brigate rosse. Riporto ampi stralci di altri libri che citano Tafuri: “Kriminal tango”. Ricostruisco, per i più giovani, la “case” chiuse della provincia di Caserta prima delle legge Merlin. Insomma, ritengo che il libro tratti uno spaccato di storia non solo sammaritana…

CANZANO 6- Raccontaci delle tue origini.

TERLIZZI - Nel 1937, un giovedì, sono venuto alle luce e messo su questo mondo di “monnezza”, (ma Antonio Bassolino il re della monnezza di Napoli non era ancora nat0) dall’amore tra mio padre Raffaele - di origine pugliese, - un anarchico individualista, operaio ebanista del Genio Militare e mia madre Maria Vastano - (una casalinga, figlia di un piccolo imprenditore edile). Ad aspettarmi nella modesta casa di Via Torre vi era mio fratello Salvatore, detto Toruccio, (passato “all’altra sponda” fin da giovanetto, avendo abbracciato la carriera di funzionario di polizia prima a Catania e poi a Bologna) e mia sorella Carmela, detta Melina, bizoga (una zita ntussecosa) e donna di chiesa. Avevo tre anni, quando iniziò la guerra. Ricordo quei giorni di paura e di stenti, di allarmi per i bombardamenti, per le fughe notturne nei ricoveri antiaerei. Per sintetizzare diciamo che, da quando sono nato, fino al 1945 (avevo otto anni) non c’era nulla da mangiare. Ho patito la fame. E oggi, che, quando apro il frigorifero - stracolmo - quasi i cibi cadono, ho una stretta al cuore ricordando quei giorni di digiuno forzato. Non ho foto della mia fanciullezza, ma mi vedevo allo specchio come i ragazzini del terzo mondo, con le costole da fuori.
Mia madre, quando mi portava nel grembo, aveva già 4 fratelli emigrati in America che la volevano con loro. Lei non se la sentì di affrontare il viaggio e rimase a Santamaria. Peccato! Forse negli USA (chissà?) sarei diventato qualcuno, un Piter Arnet, giornalista della Cnn, magari, o avrei avuto il premio giornalistico più ambito negli Usa, il Pulitzer. Qui invece, per aver scritto articoli contro un procuratore della Repubblica (che voleva farsi giustizia da solo, richiedendo indietro i soldi che aveva perso in un crack di investitori, lo stesso che ha fatto arrestare Lady Mastella) e contro capi clan della “camorra”, hanno tentato, prima di uccidermi e poi mi hanno fatto arrestare, accusandomi di concorso esterno in “camorra”. Processato, dopo 10 anni, sono stato assolto. Chi mi ripaga il perduto? Gli affetti, il lavoro, gli amici, (quelli che mi hanno voltato la faccia e quelli che mi sono stati vicini), l’onorabilità, il dubbio, il sospetto? Come ho detto in varie occasioni: “Con quello che ho passato, con quello che ho perso - mi si passi il termine - l’assoluzione…” Ma tutto sommato è andata bene. Perché, forse, in America, sarei andato alla sedia elettrica da… innocente!

CANZANO 7- Qual è stata la tua prima esperienza di lavoro?

TERLIZZI - Da giovane - nei periodi che non andavo a scuola - ho fatto il garzone di bottega, e l’addetto alla consegna delle bombole di gas per uso domestico. La marca era Domogas, presso la ditta di Antimo & Nicola Valentino alla Via Mazzocchi di Santamaria. Successivamente ho avuto significative esperienze come animatore, alternandomi nel ruolo di cantante e presentatore. Finita la scuola e dopo una breve esperienza come venditore, (prima di “carta paglia” per i macellai), per conto delle cartiere della famiglia Iannuccilli, poi quale agente di commercio, per la “Parmaset Powder”, una azienda americana che produceva polveri per arricciare i capelli delle donne - (allora i parrucchieri per signore erano rarissimi) ho iniziato a collaborare con gli ufficiali giudiziari del Tribunale di S. Maria C.V. in qualità di amanuense. Lavoro che mi è stato poi molto utile per affrontare il concorso nel Ministero di Grazia e Giustizia.

Negli anni ‘60 sono stato assunto all’AERIT, (dei fratelli Lamberti di Aversa) per conto di questa società, che gestiva le esattorie comunali, ho svolto l’attività di ufficiale esattoriale, nei comuni di Gragnano, Cicciano, Aversa e Sparanise, dopo aver superato l’esame di abilitazione alla professione, presso la Procura della Repubblica del Tribunale di S. Maria C.V. (1960-1961).

Successivamente ho svolto, come detto, pratica in qualità di amanuense, presso gli ufficiali giudiziari del Tribunale di S. Maria C.V. (mio indimenticabile maestro è stato Andrea Mastroianni, padre di avvocati, ufficiali giudiziari; fratello di ufficiali giudiziari, cancellieri, magistrati).

Dal 1958 al 1964 ho ricoperto l’incarico di segretario regionale del sindacato Cisl degli addetti agli uffici Unici degli ufficiali giudiziari.

Nel 1964, quale vincitore di concorso, sono stato destinato dal Ministero della Giustizia presso l’ufficio Unico Notifiche Esecuzioni e Protesti della Corte di Appello di Napoli. Sono stato negli uffici di Castelcapuano per quasi vent’anni, nel corso dei quali, però, ho svolto intensa attività sindacale, occupando cariche di vertice:
capo ufficio stampa del Segretario Nazionale CISL - Feder-Giustizia; Vice direttore del periodico sindacale “IL PUNTO”; Distaccato presso la segreteria particolare del Sottosegretario all’Industria On. Paolo Barbi, dove ho curato l’ufficio stampa ed i rapporti con gli elettori del collegio Napoli-Caserta.

CANZANO 8- Dopo aver lasciato il posto statale che hai fatto?

TERLIZZI - Nel 1984, dimessomi dall’impiego statale, perché incompatibile, ho ricoperto importanti incarichi di vertice in aziende pubbliche e private ed ho fatto parte di consigli di amministrazione di organismi comunitari, sia in Italia che all’estero.

Fin dal 1968, però, - quattro anni dopo il mio primo impiego statale - e di pari passo con l’attività sindacale e politica presso la direzione nazionale della Democrazia Cristiana - ho iniziato una intensa attività giornalistica, specializzandomi nella cronaca giudiziaria. Ho seguito - per oltre un trentennio - i più significativi processi per conto di numerose testate giornalistiche, televisive e radiofoniche. Ho partecipato, come giornalista, si intende (sic!), alla rivolta del pallone scoppiata a Caserta in seguito alla retrocessione della Casertana in serie B (1969); a quella per l’autonomia di Cellole, che intendeva staccarsi da Sessa Aurunca, quando furono incendiati i pullman della ditta Petteruti e vennero condannati moltissimi cittadini, nonché a quella di Reggio Calabria: Boia chi molla!

CANZANO 9- Con quali testate giornalistiche hai lavorato?

TERLIZZI - Nel corso della mia attività pubblicistica ho scritto articoli per:

Motoclismo, Baseball, Caserta:Economia & Lavoro, Il Giornale del Mezzogiorno, La Realtà, Gazzetta di Caserta (sia quella diretta da Riccardo Scarpa che quella diretta da Pasquale Clemente), Sport7, Il Cittadino, Ultim’ora, I Popolari, Europa News, Napoli Notte, Il Roma, Roma Sera, Il Tempo, Il Messaggero, Paese Sera, Il Mattino, Il Diario, Il Giornale di Napoli, Il Denaro, CentoCittà, Il Corriere del Mezzogiorno, (il dorso campano del “Corriere della Sera”).

Con l’avvento della radio e tv libere ho fondato e diretto diverse emittenti:
Radio Capys, Tele-Radio Volturnia, Radio Galatea, Radio Mitreo, Telecaserta - Can 57, Teletifata, New Antenna Sud.

Ho poi diretto anche diverse agenzie stampa, delle quali la più importante è certamente “Mediapress”. Nel 1966 ho diretto l’Ufficio Stampa del Moto Club di Santa Maria Capua Vetere e sono stato “speaker” ufficiale di tutte le manifestazioni motoristiche.

Nel 1970 sono entrato prima al “Napoli Notte”, un quotidiano della sera del Gruppo Lauro e poi a “Il ROMA”, dove ho lavorato per la cronaca nera e giudiziaria della provincia di Caserta. Ho fatto le mie prime esperienze giornalistiche, prima presso la storica Redazione de “Il Tempo” (Corso Trieste a Caserta) dei fratelli Scarpa( Riccardo Scarpa ora abita a Roma ed è inviato speciale de Il Tempo ) e poi presso la Redazione de “Il Roma” diretta da Federico Scialla (un vero e proprio laboratorio giornalistico da dove sono usciti quasi tutti i giornalisti casertani).
Dal 1971 al 1978 ho ricoperto l’incarico di segretario provinciale della Federazione Motociclistica Italiana. Sotto la mia gestione - con la collaborazione del C.O.N.I - si sono svolte le più significative manifestazioni motociclistiche di velocità, regolarità e motocross. Il circuito di velocità dell’”Arco Adriano”, l’”8 del Tifata”, il “Motogiro della Campania”, il circuito di cross sul “Campo Fossarini”.

Nel 1973 ho fondato e diretto i periodici “CRONACHE” e “ALE’ GLADIATOR”. Sia a Cronache che a Teleradio Volturnia hai collaborato anche tu… quando muovevi i primi passi nel mondo giornalistico… ricordi?

Nel 1975 sono stato nominato capo ufficio stampa dell’ “ASI” Caserta (Area Sviluppo Industriale).

Nel 1976 e fino al 1978 ho diretto l’ufficio provinciale del “Servizio Opinioni” della Rai Tv per li rilevamento dei dati di ascolto (come il moderno Auditel).

Nel 1977 sono stato premiato con targa d’argento dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Santa Maria Capua Vetere per “l’intensa attività giornalistica in favore delle tematiche dell’avvocatura”. Nello stesso anno sono stato eletto presidente del Gruppo Giornalisti Responsabili Radio e Tv libere della Provincia di Caserta.

CANZANO 10- Hai avuto attestati e riconoscimenti nel corso della tua attività non solo giornalistica?

TERLIZZI - Certamente e numerosi. Dal 1983 al 1989 sono stato responsabile dell’Ufficio Stampa della Confcooperative di Caserta e delegato in Prefettura nella Commissione per il controllo delle Cooperative e Mutue.

Dal 1979 e fino al 1992 sono stato responsabile delle Relazioni Esterne del gruppo “Unicoop” (un colosso agro-alimentare delle cooperative bianche) ed all’interno dello stesso ho ricoperto gli incarichi dì: direttore responsabile del periodico “Telex”(1998) e della emittente libera “New Antenna Sud”. Contestualmente, ho ricoperto gli incarichi, prima di responsabile dell’ufficio acquisti, poi dell’ufficio marketing. Nel 1983 sono stato cooptato nel consiglio di amministrazione e sono stato nominato amministratore delegato. Nel 1987 sono stato nominato liquidatore del consorzio.

Nel 1980 l’Accademia Tiberina di Roma mi ha conferito la “Medaglia d’Oro” per benemerenze acquisite nel campo giornalistico.

Dal 1982 al 1988 sono stato ininterrottamente eletto nel consiglio direttivo dell’Associazione Stampa di Caserta. Nel 1983 sono stato delegato quale responsabile del coordinamento degli uffici stampa della provincia di Caserta.

Nel 1983, da parte della Presidenza della Stampa Europea, mi è stato assegnato il premio internazionale di giornalismo “Aquila d’Oro” per una serie di reportage dall’estero (Libano, Israele, Egitto, Turchia, Grecia, Emirati Arabi) sul tema della cooperazione in agricoltura.

Nel 1984 ho ricevuto a Londra, dalle mani del giornalista Ruggero Orlando (mitico corrispondente Rai da New York), il titolo accademico di “Doctor in Economie and Commercial Sciences” in forza della laurea honoris causa conferitami dall’Università americana “Pro Deo” di New York.

Nello stesso anno, quale consulente editoriale della Sen ( Società Editrice Napoletana) ho curato la stampa e la pubblicazione della prima edizione del volume “La Seconda Guerra Napoletana”.

Nel 1985, sono stato nominato con decreto del Prefetto, consigliere della Camera di Commercio di Caserta, ed ho fatto parte della Giunta Esecutiva e della redazione del periodico “Caserta Economia & Lavoro”.

Nel 1988 in rappresentanza dell’organismo camerale, sono stato designato:
quale componente del Consiglio Generale del Banco di Napoli; ho rappresentato l’Union Camere in seno al Consiglio Regionale della Campania; ho fatto parte del comitato per il credito agevolato; della commissione per il riconoscimento dei vini Doc; della commissione per i problemi della pesca. Sono stato eletto nel consiglio di amministrazione del consorzio “Caserta Export”. Ho proposto alla Giunta Camerale (1987) gli studi di fattibilità: per la progettazione del traforo del Matese; per la navigabilità del Volturno; per la costruzione della metropolitana “Capua-Maddaloni”.

Con mozione personale, poi adottata dalla Giunta, ho proposto di intitolare il salone centrale della sede della Camera di Commercio al compianto presidente Giovanni Maggio.

Sempre nel 1985 mi è stato conferito a Parigi, da parte della Fondazione francese “International Business Corporation”, il titolo di “Chevalier du Travail dell’Europe unì”.

Nel 1986 sono stato eletto consigliere della Camera di Commercio Europea a Bruxelles ed in seno alla stessa ho ricoperto gli incarichi di tesoriere, capo ufficio stampa e direttore del periodico “EuropNews”.

Nel 1987 l’Accademia delle Scienze Economiche e Commerciali di Milano mi ha conferito alcuni riconoscimenti internazionali quali:
“Leader delle Attività Professionali”, “Cavaliere del Lavoro Italiano nel mondo”; “Artefice del progresso della Regione Campania”.

Nel 1987, sempre per la “Sen” (Società Editrice Napoletana) ho curato la stampa e la pubblicazione della seconda edizione del volume “La Seconda Guerra Napoletana”, uno spaccato sulla camorra storica scritto da Giuseppe Garofalo. L’illustrazione della copertina è stata realizzata dal giudice-pittore Gennaro Del Tufo.

Nel 1991, ho ricevuto a Parigi, il titolo di “Commandeur” dall’ “Ordre International Des Chevalieres de l’Etoile de la Pax”.

Nel 1992 ho fondato e diretto fino al 1994, il periodico che si occupava di Ecologia Ambiente e Sanità “L’eco d’Europa”.

Dal 1992 al 1998 sono stato direttore responsabile della rivista a tiratura nazionale “Detective & Crime”, edita dal criminologo Carmelo Lavorino. In tale veste, nel 1994, sono stato accreditato quale inviato speciale presso la “Worid Ministerial Conference On Organized Transnational Crime”, organizzata dall’ Onu.

Dal 1993 sono direttore responsabile dell’Agenzia giornalistica “MEDIAPRESS”, (che ha fornito servizi al gruppo “TCN-Telecapri” e “MEDIASET”).

Nel 1996, per l’editore Tullio Pironti, ho curato la stampa e la pubblicazione del volume “Teatro di Giustizia” di Giuseppe Garofalo. L’illustrazione della copertina è stata realizzata dal giudice-pittore Alfonso Malinconico.

Nel 2003 sono stato responsabile dell’ufficio stampa provinciale della FEDER MEDITERRANEO- (Organizzazione Indipendente- Membro della Task Force ONG del Consiglio d’Europa).

Nel 2002-2004 - ho collaborato con l’Ufficio acquisizione e sviluppo della “GI.RO - COMUNICATION”- Dealer della “ALBACOM”.

Dal 2003 al 2005 ho curato i rapporti con i Media per l’Assessore alla Cultura dell’Amministrazione Provinciale di Caserta.

Nel 2005, sempre quale consulente editoriale di Tullio Pironti editore, ho curato la stampa e la pubblicazione della III° edizione della “Seconda guerra napoletana alla camorra” di Giuseppe Garofalo. La Copertina è stata realizzata da Lorenzo De Rosa, architetto, nipote dell’autore.

A Novembre 2006, la trasmissione Matrix di Canale 5, ha riproposto un mio servizio televisivo andato in onda su “New Antenna Sud” su un duplice omicidio di camorra degli anni 80 in Provincia di Caserta.

CANZANO 11 - Quali sono i programmi editoriali per il lancio del tuo libro?

TERLIZZI - Sono vasti e importanti. Tutti organizzati in ogni dettaglio dalla mia casa editrice “Il Filo” di Roma. Approfitto della possibilità che mi hai dato, con questa intervista, per ringraziare pubblicamente tutto lo staff della redazione de “Il Filo”, ed in particolare Giuseppe Palladino (editing), Elisa Ponti, Francesco Corti ( grafica), Valeria Bergamaschi ( promozioni), Valentina Petrucci ( ufficio stampa), Giorgia Grasso ( direttore di produzione) e tutti i collaboratori della casa editrice. Un grazie anche al criminologo Carmelo Lavorino per la pregevole prefazione del mio libro. Il programma del lancio? Cito solo i riferimenti più importanti. La distribuzione avverrà tramite il gruppo delle librerie di Ugo Mursia. Il 20 aprile, presso la libreria de Il Filo, in Roma, avverrà la presentazione ufficiale. Ci saranno poi interviste e servizi su varie rubriche specializzate come Libri Oggi - speciale Il Filo ( a cura di Andrea Menaglia) trasmessa via satellite su “Romasat” 851 e radiofonica “La luna e il falò” - Nuova spazio Radio ( 88,150 nel Lazio ) e in streaming su “www.elleradio.it” - Il libro avrà anche una grossa presenza sul Web (www.ilfiloonline.it) e potrà anche essere ordinato all’e-shop del sito http://www.ilfiloonline.it/shop/.

CANZANO 12- Quali interessi curi attualmente?

TERLIZZI - Attualmente mi occupo delle relazioni esterne di un gruppo immobiliare e sono coordinatore dei Media per la “Law Business Consulting”. Ma ho già in allestimento un nuovo libro… Un duplice omicidio per una questione tra… lesbiche.

Intervista al giornalista Ferdinando Terlizzi
autore del libro “Il delitto di un uomo normale”…
eticamente deviato da una passione ignominiosa.
Edito da IL FILO - Pagine 600 - Euro 24,00 -
Prefazione del criminologo Carmelo Lavorino.