Translate

sabato 28 gennaio 2012

Il Processo all’avv.Michele Santonastaso




Escluso  il “soliloquio” -  Nominati 4 periti -  L’udienza rinviata al 10 febbraio nel corso della quale deporranno 2 pentiti ed un ispettore di polizia della Dda – L’accusa chiede la nomina di un perito labiale ed uno per i gesti. Garofalo: “Non sono scienze esatte e non e’ possibile nominare periti” – Chiesta dal p.m. la sospensione  dei termini per la scadenza della custodia cautelare.



     S. Maria C.V. -  ( di Ferdinando Terlizzi ) – Ancora una udienza densa di avvenimenti e di colpi di scena quella di ieri  innanzi la  prima sezione del Tribunale di S. Maria C.V., ( collegio A – Presidente  Orazio Rossi, a latere Francesca AuriemmaPaola Cervo, - Pm. della DdA Dr. Antonello Ardituro ), per il processo a carico dell’avvocato Michele Santonataso,  accusato di concorso  in associazione mafiosa e di corruzione in atti giudiziari,  difeso dagli avvocati Avv.ti Giuseppe  Garofalo,   Gaetano Pastore e  Stefano Sorrentino.
    Assieme a Santonastaso,  sono imputati anche Francesco Bidognetti, - difeso dagli avvocati Emilio Martino e Nicola Filippelli,   in video conferenza dal Carcere di Parma, perché in regime di 41 bis  e Carmelo Fichera,  perito dell’Università di Catania,

     Il Tribunale,  che aveva riservato a questa udienza lo scioglimento delle riserve sull’ammissibilità delle intercettazioni ambientali e telefoniche, specialmente quelle avvenute nel carcere de L’Aquila, tra Francesco Bidognetti ed il suo difensore Avv. Santonastaso  ha emesso una ordinanza con la quale ha rigettato tutte le eccezioni della difesa con esclusione della intercettazione individuata dalla difesa di Santonastaso come un “soliloquio del boss”.  Il Tribunale ha poi stabilito di trattare il processo ogni venerdi ( ogni 15 gg. ) con udienza dalla mattina al pomeriggio.
     A questo punto il piemme d’udienza Ardituro ha chiesto la nomina di periti specializzati per le intercettazioni da interpretare ( stile sordomuti ) labiali e quelle gestuali. Oltre naturalmente a quelle fonetiche e visive. Il Dr. Ardituro, ha insistito in modo particolare, sulla nomina di esperti che sapessero interpretare specialmente il labiale. Nello stesso tempo  ha chiesto che i periti indicassero oltre alla frase anche il tempo della parola o del gesto trattandosi di colloqui in carcere, che non indicassero la persona A o B ma per nome  per ogni partecipante. Infine ha chiesto la sospensione dei termini  della custodia cautelare trattandosi di processo grave, lungo e complesso.
   
     In effetti vi sono molte accuse all’imputato che partono da un gesto o da un segno con le labbra, come i colloqui con il pentito  Luigi Guida o quelli con il boss Bidognetti. Si vuole per esempio attribuire al gesto del boss di portare le due dita sulla spalla per “leggere” che il suo interlocutore  avrebbe potuto rivolgersi al “sergente” (contranome di un noto pentito della schiera di Setola)… ed altre stregonerie del genere, come l’invio di un bacio che avrebbe potuto significare l’esecuzione di un nemico. Gesti, sussurri labiali, per la difesa rimangono tali anche se per l’accusa sembrano macigni.

    Dal  canto suo la difesa, prima l’avvocato  Stefano Sorrentino e poi l’Avv. Giuseppe Garofalo,  hanno contestato la validità delle prove gestuali e labiali. “Sono scienze nuove che potrebbero far parte della stregoneria e non possono entrare a pieno titolo in un’aula giudiziaria”.

     “Non si tratta – ha detto Garofalo – di scienze  esatte,  e peraltro ogni personaggio ha un  modo di esprimersi e di fare gesti,  queste prove potrebbero essere addirittura fuorvianti”. Il Presidente Rossi ha rinviato alla prossima udienza lo scioglimento della riserva sul se ammettere o meno i periti “labiali” e “gestuali”.

    Il Tribunale – rinviando per la prossima udienza del 10 febbraio – ha  nominato ben 4 pariti ( ed altrettanti saranno nominati nella prossima udienza )  ed ha disposto l’escussione di 2 collaboratori di giustizia Raffaele Piccolo e Bruno Danise, oltre all’ispettore della DdA Giuseppe Gatti.

     I periti nominati sono 4: Luca De Gregorio,  da Napoli; Teresa Verde da Portici; Daniele Silvestri ( ma non è il cantante ) da Napoli e Angelo Musella,  da Modena, gli stess  hanno giurato ed accettato in udienza chiedendo un termine di 90 giorni e dichiarando tutti che le operazioni peritali avranno inizio il 6 febbraio prossimo presso i rispettivi studi.      




BUON ESITO DELLA DIFESA DEL PENALISTA GENNARO IANNOTTI PER LA MAMMA DI CASERTA ACCUSATA DI AVER PROVOCATO LA MORTE DELLA FIGLIOLETTA NELLA PISCINA DI CASA








Il penalista Gennaro Iannotti ( al centro )  con il prof. Ciro Centore e l'Avvocato Generale della Corte di Cassazione Raffaele Ceniccola 


E' stata assolta con la formula più ampia - fatto non sussiste - la mamma del piccolo R. R., il bimbo di tre anni morto nella piscinetta gonfiabile della sua casa di parco Cerasole, dal reato di omicidio colposo. L'episodio si verifico' il 7 luglio del 2010. Il piccolo RR, dopo aver fatto colazione,  fece ingresso nella piscina che la madre gli aveva gonfiato e nella quale venne ritrovato morto dalla stessa che si era allontanata per pochi minuti per andare a fare una doccia. Le indagini partirono in maniera serrata  sebbene la Procura di Santa Maria CV escluse subito l'ipotesi dolosa avanzata nei primissimi momenti a causa di problemi depressivi di cui soffriva la madre del bambino. Quasi un anno e' durato il rito abbreviato a causa delle udienze che hanno visto un serrato confronto tra il consulente dell'accusa e la consulente della difesa all'esito del quale il GUP, Cettina Scognamiglio, disponeva una perizia collegiale che escludeva ogni responsabilità della signora OS essendo il bambino affetto da una grave cardiopatia occulta che ne ha causato la morte. Venerdì la sentenza che ha certificato l'estraneità della mamma del piccolo RR. Soddisfatto l'avvocato Gennaro Iannotti che insieme alla consulente dott.ssa Francesca Latte, ha assistito la signora: "E' stata una sentenza che restituisce un po' di serenità alla signora. La scelta tecnica del rito abbreviato ha pagato non solo in termini di celerità del processo, sgravando la mamma dal ciclico ricordo di quella maledetta giornata, ma anche i termini di risultato processuale che e' stato il migliore tra quelli possibili." 

lunedì 23 gennaio 2012

15° Udienza del processo all’On. Nicola Cosentino



ASSENTE L’IMPUTATO – COMPLETATO IL CONTROESAME DEL CAP. STARACE- MOLTO DIBATTUTA LA ESCUSSIONE DELL’EX PREFETTO CORRADO CATENACCI – PROSSIMA UDIENZA IL 6 FEBBRAIO SARA’ ASCOLTATO IL SUB COMMISSARIO PAOLUCCI –




         Santa Maria Capua Vertere – ( di Ferdinando Terlizzi ) – Ieri, come nella precedente udienza era assente l’On. Nicola Cosentino mentre erano presenti i suoi difensori Avv. De Caro e Montone. Il Tribunale, Prima Sezione . ( Presidente Gianpaolo Guglielmo, giudici Luigi D’Angiolella e Tommaso Perrella, P.M.  Alessandro Milita ) ha impegnato l’intera giornata,  per la conclusione della escussione del capitano Pasquale Starace, ex comandante del Noe di Roma e firmatario del rapporto che ha concluso poi le indagini della DdA.

     Nel pomeriggio tardi,  il capitano Starace – su impulso della  pubblica accusa  - ha evidenziato le intercettazioni telefoniche registrare sull’utenza del capo gabinetto del Prefetto Catenacci,  Dr, Ernesto Raio con l’ex piemnme di S. Maria C,V,. Donato Ceglie. Poi si è soffermato su quelle tra Michele Orsi, Ciro Turiello, Giovanni Cristiani, dell’Arch De Biasio. Nelle intercettazioni tra Ceglie e Raio si parla di una riunione avvenuta tra il Prefetto Catenacci ed il Pubblico Ministero della Procura Sammaritana Donato Ceglie.
    
     Poi le solite  chiarificazioni sulle discariche Bortolotto, Lo Uttaro, e S. Maria la Fossa. E lotta che la Impregilo faceva alla Fibe per cercare di farle perdere il contratto firmato con l’allora commissari odi Governo Antonio Bassolino.

     E’ stato poi la volta dell’ex Prefetto Corrado Catenacci,   succeduto a Bassolino  in qualità di commissari di Governo per l’emergenza rifiuti in Campania. “ appena mi sono insediato ha detto  Catenacci – ho nominato i sub commissari nuvi esautorando i vecchi Paolucci, Facchi e Verrone. Bassolino per la verità mi aveva pregato di non cambiarli e mi segnalò altri nominativi anche un tale Ciro Turiello , pare fosse un ingegnare. Fu difficile allntanare Facchi il quale bivaccò nel mio ufficio per circa un mese.

     La scelta dell’Arch. De Biasio mi fu imposta dal Vice Prefetto Ernesto Raio, mio capo di gabinetto. Anche il piemme Ceglie diede un parere favorevole alla sua nomina. Claudio  De Biasio era in ottimi rapporti con l’on. Mario Landolfi e con altri politici del posto, quali Cosentino e altri.  Addirittura lo stesso Pecoraro Scanio, allora ministro,  mi raccomandò di nominarlo. Anche il Sottosegretario Bertolaso mi ha sollecitato la sua nomina.

     Certo Catenacci è un ex Prefetto ma ha pure 76 anni,  con tutte le difficoltà mnemoniche di un uomo della sua età. Per questo è stato spesso richiamato ai ricordi e spesso ha detto cose diverse da quelle riferite specialmente nel  processo a Cipriano Chianese che si sta svolgendo presso la Corte  di Assise di Napoli. Poi è scoppiata una diatriba sulla discarica Bartolotto e il Prefetto Catenacci ha detto che per quella operazione vennero nominati tre vice prefetti ( Pisapia e Tarantino) perché c’era  stata una relazione del Prefetto Ietti che aveva segnalato  infiltrazioni camorristiche nella gestione del sito.

     Molte notizie – ha detto Catenacci – mi venivano direttamente dalla struttura che era presso il mio ufficio che era formata  da uomini dell’antimafia della guardia di finanza e  dei carabinieri. Il
Prefetto Catenacci è caduto varie volte in contraddizioni e spesso il piemme Milita ha dovuto ricordargli fatti e avvenimenti che aveva già detto in altre sedute.

     Infine Catenacci ha detto di aver scoperto che la Fibe dava il 6% dell’incasso ad un noto avvocato amministrativista di Napoli, che ha gonfiato i dati, acquistando terreni da destinare a discariche solo sulla carta per poter ottenere dei finanziamenti, e che ha fatto decine di denunce per ogni cosa ed ha spifferato tutto il malaffare camorristico e politico innanzi alla Commissione d’inchiesta Parlamentare sulla emergenza dei  rifiuti.

     L’udienza è stata aggiornata al prossimo 6 febbraio per la escussione e controesameme del Sub commissario Paolucci. . 






sabato 21 gennaio 2012

Ieri 2 processi per Santonastaso. Viva attesa per la decisione del Riesame. L’Avv. Garofalo, difensore dell’avv. Santonastaso: “IL DIRITTO ALLA MENZOGNA DELL’IMPUTATO VIENE AUTOMATICAMENTE TRASFERITO AL DIFENSORE. SULLA ESISTENZA DELLE ESIGENZE CAUTELARI LA CASSAZIONE HA EMESSO SENTENZE DI ANNATE… COME I VINI”.


NEL PRIMO E’ ACCUSATO DI AVER RIPORTATO ALL’ESTERNO ORDINI  DI UN BOSS E DI AVER CORROTTO IL PROF. FICHERA PER UNA PERIZIA FONICA IN CONCORSO CON FRANCESCO BIDOGNETTI RINVIATO AL 27 GENNAIO - NEL 2° E’ ACCUSATO DI AVER RICEVUTO DELAZIONI  DEI PENTITI TRAMITE L’AVV. DE CAPUA E RINVIATO PER L’ASTENSIONE DEI PENALISTI AL 4 MAGGIO

Rinviata la video conferenza dal carcere de l’Aquila del boss Francesco Bidognetti impegnato nel proceso in atto nell’aula bunker del carcere sammaritano - Pericolo di scarcerazione per i boss del processo “Domizio” per scadenza del termine massimo di carcerazione preventiva

 

      S. Maria C.V.  ( di Ferdinando Terlizzi ) -  Un doppio fuoco di fila ieri,  per i processi a carico dell’avv. Michele Santonastaso;  il primo a ruolo   innanzi la  prima sezione penale del Tribunale di S. Maria C.V.,  Presidente Orazio Rossi, giudici Francesca Auriemma e  Carla Montanaro, Pubblico Ministero della DdA,  Antonello Ardituro, la cui  difesa,  in tutti i processi, ( ne sono 4,  oltre al Riesame )  è stata assunta dagli Avv.ti Giuseppe Garofalo, Gaetano Pastore, Stefano Sorrentino e  Laura Arena ). 

     Santonastaso, raggiunto da 2 ordinanze di custodia cautelare,  è detenuto da oltre un anno e mezzo,  a Secondigliano. Nei prossimi giorni è attesa la decisione del Riesame sulla sua libertà. Ne hanno discusso l’altro giorno  presso l’8° Sezione  gli avvocati Sorrentino e Garofalo.

     Quest’ultimo, in particolare,  ha sviluppato una affascinante tesi  sul cosiddetto “diritto alla menzogna dell’imputato” che viene trasferito automaticamente al difensore; Garofalo,  inoltre,  ha dimostrato che in materia di “esigenze cautelari”  per i reati di cui all’art. 416 bis,  la Cassazione è contraddittoria: “Si tratta – ha spiegato il decano del Foro – di una giurisprudenza ad annate, come il vino, alcune sezioni ritengono che sia un reato “permanente”,  per cui  l’imputato non potrebbe beneficiare di misure meno afflittive, altre sezioni,  invece,  la pensano al contrario ritenendolo permanente solo nella fase pre-arresto e non durante la detenzione. Dipende dall’annata. Bisogna avere fortuna per capitare con la “giurisprudenza” favorevole…”.

     Nel processo innanzi al Presidente Rossi, che lo vede coinvolto,  con  Francesco Bidognetti e Carmine Alfio  Fichera,  l’avv. Santonastaso è accusato di   favoreggiamento e falsa perizia; nei due capi d’imputazione si contesta il fatto che  Augusto La Torre per salvarsi dall’accusa di un duplice omicidio ( Rosselli-Riccardi ) avrebbe preordinato un falso alibi, facendo dire ad un teste, Giuseppe Mandara, escusso quale parte offesa in un altro processo, che si trovava insieme al La Torre il giorno dell’omicidio, coincidente con l’onomastico dello stesso, ossia il 27/03/90.

      In merito invece all’accusa di favoreggiamento di Francesco Bidognetti per il duplice omicidio ( Griffo-Stroffolino: i due amanti trucidati e gettati in un pozzo, per punire lei che era stata la moglie del boss Alberto  Beneduce),  la difesa afferma  che il fatto  non è mai stato contestato con autonomo capo d’imputazione, per il semplice motivo che l’accusa del Torre è un’autentica menzogna. Infatti l’accusa consiste nel fatto che l’avv. Santonastaso uno o due giorni precedenti all’udienza nella quale il La Torre testimoniò nel processo a carico di  Francesco Bidognetti, per il duplice omicidio Griffo - Stroffolino, gli avrebbe chiesto di riferire circa l’astio nutrito da Dario  De Simone nei confronti di Bidognetti al fine di screditare il collaboratore.

       Infine per l’accusa di corruzione e falsa perizia  essa  consiste nel fatto che nel corso del Processo a carico di  Luigi Cimmino  e altri,  per il delitto di omicidio, in cui era imputato Aniello Bidognetti, l’imputato avesse corrotto i periti di ufficio  Alberto Fichera e  Alessandro  Berretta,  nominati ex officio dalla Corte di Assise di Napoli,  al fine di falsificare la perizia fonica dietro corresponsione di 100 mila euro e, quindi, conseguendo poi l’assoluzione di Aniello  Bidognetti.
     La difesa di Fichera, affidata all’avv. Bruno Von Arx,  sostiene che non vi è stato alcun falso,  mentre quella di Santonastaso  ( diversamente dall’accusa) sostiene che ci sia stato uno “scambio”  di bobine e che i periti – senza accorgersene – avrebbero lavorato su materiale diverso. La difesa di Francesco Bidognetti è sostenuta Emilio Martino e Elsa Cardone e per l’occasione  sostituiti dall’avv. Nicola Filippelli.
     Questo processo,  iniziato alle ore 14,00, nonostante l’astensione dei penalisti, (ma celebratosi per espressa richiesta dell’imputato detenuto ) è stato subito rinviato al 27 prossimo,  in quanto,  il coimputato Francesco Bidognetti,  era impegnato  in concomitanza, dal carcere di massima sicurezza de L’Aquila – in video  conferenza – con l’aula bunker del carcere sammaritano,  dove si stava   celebrando il processo cosiddetto “Domizio”,  per il quale vi sono boss in carcere,  che potrebbero essere liberati,  in quanto,  i primi di aprile,  scadrebbero i termini massimi di custodia preventiva.
     Il Presidente Orazio Rossi,  d’accordo con l’accusa e le difese,  ha concordato un calendario per la celebrazione delle prossime udienze scadenzandole ogni 15 giorni. Molto probabilmente venerdì 27 si discuterà di un eventuale stralcio della posizione Bidognetti,  ma si darà inizio alla fase dei testi d’accusa ed inoltre  il tribunale scioglierà,   probabilmente,  anche la riserva sull’ammissione o meno delle intercettazioni. Il piemme della DdA ha anticipato che avrebbe citato l’Ispettore Carmine Gatti per la relativa escussione.
     In mattinata,  innanzi la II° Sez. Collegio A,  del Tribunale di S. Maria C.,V.  (Presidente Flora Mazzaro, giudici Morra e Caramico D’Auria ),  era incardinato  l’altro  processo a carico dell’avvocato Michele Santonastaso, accusato  di rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale,  in concorso con l’avvocato Catello Di Capua (che ha già scelto la via dell’abbreviato e che per un capo d’accusa è stato assolto mentre per l’altro è stato condannato a 2 anni e pochi mesi ). Questo processo è stato rinviato al prossimo 4 maggio,  per l’adesione allo sciopero da parte del difensore Avv. Giuseppe Garofalo.
     Secondo l’accusa,  l’avvocato Catello Di Capua, in qualità di avvocato difensore di fiducia di alcuni collaboratori di giustizia ed in particolare di Armando Martucci – su richiesta del Santonastaso ( ma la difesa obietta  il contrario ) sottoposto ad indagini preliminari per l’accusa  di cui all’art. 416 bis, in qualità di istigatore e diretto, anche se non esclusivo, beneficiario delle divulgazioni, gli rilevava indebitamente le notizie segrete concernenti il procedimento penale pendente presso la DDA di Napoli da lui apprese per avere partecipato ed assistito ad interrogatori del citato collaboratore.













sabato 14 gennaio 2012

ENNESIMA SCONFITTA GIUDIZIARIA PER ANDREA SULLO & C.


 CONFERMATA ANCHE IN APPELLO LA SENTENZA DI PRIMO GRADO

IL   COMMERCIANTE SESSANO INVENTO’ IL CROLLO DEL PALAZZO PER SFRATTARE LA VEDOVA DEL FRATELLO ASSIEME AI FIGLI CONDANNATO ALLE SPESE E AL DANNO 


Una fàida familiare con  eredità contesa,  con testamento falso e soprusi  vari – Una persecuzione,  con abuso di processi,  che dura da anni,  costringendo la povera donna alle cure psichiatriche -  Esito favorevole alla vedova  anche in sede penale su una fantomatica denuncia per truffa – Negato davanti ai giudici non solo il rapporto di lavoro ma addirittura il rapporto di parentela. 







Sessa Aurunca ( di Ferdinando Terlizzi ) -  Anche in sede di appello,  il Tribunale di S. Maria C.V.,  avverso il reclamo che Andrea Sullo,  commerciante di Sessa Aurunca e Presidente del Consorzio Aurunca Shopping,   aveva proposto,  dopo  il rigetto del ricorso da parte del Tribunale di Carinola,  è stato conclamato che il palazzo  alla via XXI Luglio, dove abita la vedova del fratello Maria Francescone con i figli Michele e Simona Sullo, “non crolla”… e che il ricorso alla giustizia,  mediante un avventato art. 700 ( provvedimenti di urgenza)  era tutto strumentale.
     Il personaggio, ben noto alle cronache giudiziarie, inventò l’imminente crollo di un edificio,  con il pretesto di sfrattare la cognata, vedova del fratello Salvatore Sullo, che occupa un appartamento nel Palazzo di Via XXI Luglio, in Sessa Aurunca, assieme ai figli. Questa vicenda, che si trascina ormai da anni, è  l’ultimo atto di una fàida familiare che Andrea  e Nicolina Sullo,  stanno combattendo,  contro la vedova di un fratello e contro i figli,  inventando processi per fatti inesistenti, con risvolti penali, civili ed amministrativi. Ma per fortuna, finora, pare che la giustizia degli uomini li abbia colpiti,  in attesa che intervenga quella celeste,  con più  severi e definitivi provvedimenti.
     L’Odissea, per la povera vedova, è iniziata vari anni or sono, allorquando Andrea  Sullo fece consegnare alla cognata  un testamento che la rendeva usufruttuaria di un appartamento ( quello appunto oggetto del fantomatico crollo ) con assegnazione della proprietà al figlio Michele. Il tutto nasceva da un testamento di Michele Sullo, padre dei fratelli Nicolina, Andrea e Salvatore Sullo. Il testamento era stato pubblicato per Notar Degli Uberti  con studio in Sessa Aurunca,  a cura della signora Nicolina Sullo.
      Sta di fatto, però, che Andrea Sullo,  smentendo notai, giustizia e parenti,  denunciò in Tribunale che il testamento era falso in quanto il padre era cieco. Il processo per le attribuzioni delle responsabilità è in corso presso la Corte di Appello di Napoli, dove stranamente, è rimasta contumace la Nicolina Sullo.  
     Appena poi la vedova, che aveva svolto la sua attività,  come donna addetta alle pulizie,  sia nell’abitazione dei coniugi, Rosanna Di Resta – Andrea Sullo,   che  presso il  supermercato di  proprietà del Sullo, ( basterebbe già solo questo fatto di aver costretta la cognata ad un lavoro così degradante ed usurante per tratteggiare la personalità dell’individuo )  richiese a mezzo del suo avvocato le spettanze per il lavoro svolto,  Andrea Sullo inventò un tentativo di truffa e denunciò la povera donna.
     Anche qui giunse dopo 5 anni la giustizia degli uomini,  a mezzo di una sentenza penale emessa del Giudice di Carinola Dr. Sergio Enea,  che assolse la donna. Nel giudizio penale la vedova è stata assistita dagli avvocati penalisti Gennaro Iannotti e Dario Pepe, mentre il Sullo  che si era costituito parte civile era difeso da Luigi Imperato.
     Il piemme d’udienza, nella circostanza, chiese per la  Maria Francescone, per la presunta truffa all’Inps e al Sullo,   vari mesi di reclusione. Invece, come poi accertò la sentenza – passata in cosa giudicata e quindi senza impugnativa - si trattava dell’ennesimo bluff di Andrea Sullo e dei suoi accoliti ( avvocati compresi Sic!!!) )
 Per questa sentenza di assoluzione,  vi è stato un tentativo di conciliazione,  a mezzo dell’avv. Ugo Centore,  presso la Camera di Mediazione Forum di Gaeta dove, il Sullo, pur essendosi presentato con l’assistenza dell’Avv. Luisa Durazzano,   ha rigettato la richiesta del risarcimento del danno. Pende ora giudizio civile presso il Tribunale di Carinola, mentre presso la Sezione Lavoro del Tribunale di S. Maria C.V. vi è in corso il giudizio di merito per le spettanze lavorative la cui difesa è affidata all’avv. Giuseppe Monarca per la vedova ed alla stessa Luisa Durazzano per il Sullo.
     Ma la fàida è appena all’inizio. Nel frattempo muore la mamma  Concetta Di Marco,  “ab intestata” e per entrare in  possesso dei beni ( terreni, fabbricati, valori, depositi bancari - vi è uno spostamento di una ingente somma di denaro  “banca a banca”,  addirittura il giorno della morte ) la vedova deve intentare un giudizio che è  ancora in atto presso il Tribunale di Carinola.
       I Sullo però, visti andati a vuoto i precedenti maldestri  tentativi,   ne inventavano altri e intimavano lo sfratto dall’appartamento,  alla vedova e ai figli,  adducendo che lei non aveva  titolo per occuparlo. Il relativo processo per sfratto è incardinato presso il Tribunale di Carinola e l’udienza è fissata per i prossimi giorni.
     Ma nel frattempo,  data la lungaggine giudiziaria, e non essendo andato a buon fine il tentativo di farsi giustizia “con l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni”,   Andrea Sullo pensava  bene di usufruire di un art. 700 per  inventare il crollo imminente e… infatti, ha intentato una lite, da tutti definita temeraria, sovvertendo quanto affermato dai vigili urbani, dal sindaco, dai vigili del fuoco e persino dal CTU.
     Per la ordinanza emessa dal Comune ( indotto in errore dalle pretese del presunto crollo ) la Francescone ha dovuto addirittura attivare il Tar,  con un ricorso a firma del Prof. Avv. Ciro Centore, poi abbandonato per la diversa decisione dell’Ente. Un fatto è certo  - e lo ha statuito il giudice – il palazzo è nel degrado per abbandono dei proprietari ed i lavori di riattintatura debbono essere eseguiti dagli stessi.
      Successivamente il giudice del Tribunale di S. Maria C.V. – Sezione  Distaccata di Carinola,  Dott.ssa Maria Carolina De Falco,  infatti, dopo aver nominato un CTU nella persona dell’ing. Giorgio Tzitelis, da Caserta, sentite le parti istanti, Andrea Sullo e Nicolina Sullo, assistite dall’avvocato Luisa Durazzano ( con l’ausilio  dell’ing. Giuseppe Trabucco ) e i convenuti, in contraddittorio, Michele Sullo, Simona Sullo e Maria Francescone, Ved. Sullo, assistiti dall’avv. Domenico Stanga, con l’ausilio del tecnico di parte Geom. Massimiliano Cresci, rigettò il ricorso per “difetto di periculum in mora”.
     Stessa decisione,  l’altro giorno,  del giudice del Tribunale di S. Maria C.V. che ha rigettato l’appello, accogliendo in  pieno le doglianze dell’avvocato Domenico Stanga,  che ha dimostrato come il reclamo fosse improponibile ed illegittimo specie per  la pretesa dello sfratto,   per esempio,   che era stata attivata solo nei confronti della vedova e non già  anche nei confronti degli altri proprietari o inquilini dello stabile,   e la dice lunga sulla cervellotica invenzione del crollo riservandosi una ulteriore fase per la richiesta dei danni e delle spese.  
    




venerdì 13 gennaio 2012

ENNESIMA UDIENZA DEL PROCESSO SANTONASTASO


LUNEDI' IL RIESAME PER LA  SUA LIBERTA' - SONO CESSATE LE ESIGENZE CAUTELARI? IL PROFE3SSIONISTA CASERTANO E' DETENUTO DA UN ANNO E MEZZO. E' ACCUSATO DI AVER DIFESO MA ANCHE COLLABORATO CON I BOSS DELLA CAMORRA    




 S. Maria C.V. -  ( di Ferdinando Terlizzi ) -  Con inizio alle 14 si  è tenuta ieri, presso la  prima sezione del Tribunale di S. Maria C.V., ( collegio A – Presidente  Orazio Rossi, a latere Francesca Auriemma e  Paola Cervo, - Pm. della DdA Dr. Antonello Ardituro ), l’ennesima udienza  per il processo a  carico dell’avvocato Michele Santonataso,  accusato di concorso e falso,   e difeso dagli avvocati Avv. ti Giuseppe  Garofalo,   Gaetano Pastore e  Stefano Sorrentino.

      Il Tribunale,  che aveva riservato a questa udienza lo scioglimento delle riserve sull’ammissibilità delle prove, ha emesso una ordinanza ed ha rinviato per il prosieguo ( escussione dei  primi testi d’accusa ) al prossimo 20 gennaio alle ore 14,00 -  In precedenza il Presidente aveva verificato la regolarità del collegamento video dal carcere di massima sicurezza de L’Aquila dove è rinchiuso in regime di 41 bis l’altro coimputato Francesco Bidognetti difeso dagli avvocati Filippelli e Cardone. Era presente, infine, per il prof. Alfio Carmelo Fichera,  accusato di aver falsificato una perizia fonica,  l’avv. Nicola Aversano.

     Ha preso quindi la parola il rappresentante della pubblica accusa dr. Antonello Ardituro, della DdA, il quale  ha duramente replicato alle eccezioni della difesa,  specie per quanto attiene alla utilizzabilità o meno di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali,  e,  specialmente per quanto attiene alla tardiva iscrizione nel registro degli indagati della accusa di 416 bis all’avvocato Santonastaso.

     Il piemme nel depositare una lunga memoria a conforto dell’accusa,  ha sostenuto che tutto ciò che è stato depositato ( anche le intercettazioni che secondo la difesa sarebbero inutilizzabili perché fuori termine o non  autorizzate ) è di ritenersi valido e probante anche in considerazione delle numerose pronunce della Corte di Cassazione. Il piemme ha anche depositato un elenco di tutte le iscrizioni a carico dell’imputato.

     Il Dr. Ardituro in particolare ha detto che sono utilizzabili tutte le intercettazioni effettuate dai luoghi remoti ed anche quelle in luoghi diversi da quelli autorizzati ed ha spiegato che si tratta di una attività investigativa “in prosieguo” per cui pur cambiando il numero dell’utente o il luogo, non occorre una nuova autorizzazione per eseguire intercettazioni. Si è poi soffermato sul “soliloquio” di Bidognetti che è interpretato in modo unilaterale ( stile piemme ) non dando la possibilità di una diversa interpretazione.
   
     Sulla questione sollevata dalla difesa per la  distruzione delle intercettazioni che non sono ritenute legittime,  il piemme ha ricostruito tutta una giurisprudenza in merito che,  alla fine,  darebbe ragione all’accusa. Per la DdA insomma è tutto valido il materiale acquisito agli atti.

     Di parere diametralmente opposto la difesa che,  per bocca dell’avv. Gaetano Pastore,  ha sollevato dubbi e perplessità sulla autenticità di alcuni documenti  esibiti dall’accusa. In particolare, ad un certo momento vi è stato uno sbandamento generale nell’aula di giustizia: il frontespizio del dossier che reca l’elenco delle iscrizioni nel registro degli indagati dell’imputato è diverso da         quello rilasciato a suo tempo ai difensori.  Ed è una doppia falsificazione -  ha detto l’avv. Pastore -  perché è stato indotto in errore anche il Gip al quale sono state consegnate le  carte del processo Santonastaso. Una distrazione? Una documentazione inveritierà?  Un copia e incolla sbagliato? L’ennesimo?

    Definire questa fase del dibattimento una incertezza kafkiana è dire poco. E’ da tempo che i difensori vanno battendosi contro la mole di documenti esibiti dalla DdA che ritengono ripetitivi e non attinenti alla prospettata gravità dell’accusa. Resta sempre da definire quella frontiera invisibile, quel confine attraverso il quale finisce il compito dell’avvocato ( legale) ed inizia quello della collaborazione illegale abusando della funzione. E’ tutto da provarsi nelle prossime udienze, allorquando, si ritiene che  il professionista casertano faccia ’ le sue  prime dichiarazioni spontanee.

    Intanto lunedì è una giornata “campale” per Michele Santonastaso; è fissato infatti presso l’8 sezione del Riesame di Napoli, la discussione della sua libertà. Sono cessate le esigenze cautelari? Potranno essere concesse restrizioni meno afflittive? Si può continuare a tenere in galera un professionista  che se ha sbagliato lo ha fatto nell’esercizio delle sue funzioni? Si potrà tenere ai ferri un cittadino – incensurato – per tutta la durata di un processo che si profila lungo, tortuoso, contraddittorio e singolare? Ai giudici l’ardua sentenza!

     Ecco uno stralcio dell’ordinanza emessa dal Presidente Rossi:” Il Tribunale, a scioglimento della riserva assunta all'udienza del 16 dicembre scorso in ordine alle richieste di prove, formulate dalle parti ed esaminate le questioni di inutilizzabilità e legittimità delle intercettazioni ambientali, poste dalla difesa dell'imputato Michele Santonastaso all 'udienza del 4 gennaio osserva.   Si ammette. ex art. 495 c.p.p. : l'esame dei testi della lista del Pubblico Ministero, depositata il 10 ottobre del 2011, nulla, peraltro, sul punto, osservando le altri parti processuali”.

    Non sono stati ammessi alcuni testi indicati dalla difesa ( piemme, codifensori  e verbalizzanti ) perché incompatibili. E il Tribunale ha precisato: “ in tal senso appare opportuno richiamare quanto precisato dalla giurisprudenza di legittimità in tema di incompatibilità a prestare l'ufficio di testimone da parte del difensore, che sia stato tale nel medesimo procedimento. poiché questa sovrapposizione è inconciliabile con la natura dialettica dell'accertamento processuale”. Che la difesa dell'imputato Santonastaso richiama nella memoria. depositata. ex art. 111 c.p.p  all'udienza del 16 dicembre.  Che qui interessano. la posizione non del Pubblico Ministero. bensì quella dell'ausiliario suo o del giudice ed in tal senso si è precisato che per il Giudice ed il Pubblico Ministero vi è una incapacità a testimoniare di portata ben più ampia di quella dei rispettivi ausiliari ed essa comprende.  Se il Pubblico Ministero. che è stato tale in un procedimento penale. dovesse testimoniare in esso. dovrebbe dismettere la sua funzione giudiziaria e verrebbe meno quella sua posizione di personale estraneità e distacco rispetto ai fatti di causa. che gli devono essere propri. Vi è dunque. nei limiti di cui alla lettera D dell'articolo 197 c.p.p .. per il Pubblico Ministero una assoluta inconciliabilità fra la sua funzione giudiziaria e l'ufficio di testimoniare.

     Il Tribunale ha poi concluso con varie ammissioni: “Sì ammette l'esame dei testi della lista dell'imputato Fichera.,   Si ammette. poi, l'esame dell'imputato Santonastaso, chiesto dal solo Pubblico Ministero ; l'esame dell'imputato Fichera, chiesto dal Pubblico Ministero e dalla sua difesa; l'esame dell'imputato Bidognetti, chiesto dal Pubblico Ministero e dalla sua difesa. Rispetto, invece, alle richieste di perizie trascrittive, che sono provenienti dalla pubblica accusa e dalla difesa dell'imputato Santonastaso, alla luce delle eccezione, formulate dalla predetta difesa all'udienza del 4 gennaio ci si riserva di provvedere all'esito delle valutazioni del Pubblico Ministero”.  


lunedì 9 gennaio 2012

14° Udienza del processo all’On. Nicola Cosentino






ASCOLTATO COME TESTE D’ACCUSA L’EX MINISTRO DELL’AM
BIENTE ALTERIO MATTEOLI – IL PROCESSO AGGIORNATO AL 23 GENNAIO PER IL CONTROESAME DEI SUB COMMISSARI  NICOLA PAOLUCCI E IL PREFETTO CORRADO CATENACCI – DI SCENA ANCORA IL CAPO DEL NOE CAPITANO PASQUALE STARACE -



         Santa Maria Capua Vertere – ( di Ferdinando Terlizzi ) - Mentre oggi si dovrebbe sapere se la Camera deciderà o meno l’arresto dell’On. Nicola Cosentino ieri in Tribunale è proseguito il processo che lo vede accusato di scambio di voti e concorso esterno in associazione mafiosa.
     L’unico teste ascoltato dalla Prima Sezione . ( Presidente Gianpaolo Guglielmo, giudici Luigi D’Angiolella e Tommaso Perrella, P.M.  Alessandro Milita ) è stato l’ex Ministro dell’Ambiante Alterio  Matteoli, autore,  il 18 dicembre del 2002, di una lettera con la quale precisava che i poteri “per aprire o chiudere una discarica”,  spettavano soltanto al Commissario Straordinario del Governo per la gestione della emergenza dei rifiuti in Campania.   
     Su impulso della pubblica accusa,  l’ex ministro, ha chiarito alcuni punti oscuri della vicenda. Ha detto, tra l’altro, che lui, non essendo un esperto, per documentarsi aveva cmpiuto numerosi viaggi all’estero ( Vienna, Parigi) e in Italia  aveva più volte visitato l’impianto di Brescia. Ha spiegato poi del perché fu costretto a scrivere quella lettera  - indirizzata ai sub commissari dell’epoca – in quanto si era creato un clima di ostilità, un vento ostile e denigratorio ( falso)  nei confronti della Impregeco ( Gruppo Fiat assieme alla FIBE ) da parte dei gruppi della Provincia di Caserta che volevano fare lo “sgambetto” al gruppo di Torino”. 
     “Nonostante il fronte negativo –  ha detto ancora Metteoli - la Impregeco  era riuscita a portare a termine il suo lavoro con una percentuale della lavorazione dei rifiuti fino all’85% e sarebbe arrivata fino a 100% se non ci fosse stato lo sgambetto delle organizzazioni politiche e mafiose locali”.
      Proseguendo nella sua deposizione  il sen. Matteoli, su precise domande del piemme della DdA dr. Alessandro Milita,  ha detto che la Fibe si sarebbe poi anche attivata per la costruzione dell’inceneritore di Acerra e di S. Maria La Fossa. Poi ha voluto rievocare il suo dissidio con il vescovo di Caserta Mons. Raffaele Nogaro,  il  quale intervenendo per la discarica “Lo Uttaro”, sollevò una polemica inutile per la quale lui dovette rispondere che sarebbe stato più agevole per il presule “amministrare le anime e lasciar stare la monnezza”.

     Successivamente la difesa dell’On. Cosentino, rappresentata dal Prof. Agostino De Caro,   non ha posto domande di rilievo ma ha chiesto un tempo maggiore per il controesame dei testi già sentiti.  Il Presidente ha stabilito d’accordo tra le parti la prossima udienza del 23 gennaio nel corso della quale sarà effettuato il controesame dei due sub commissari Nicola Paolucci e Corrado Catenacci, e nella stessa udienza dovrebbe iniziare anche il controesame del cap. Pasquale Starace, firmatario del rapporto, ed ex comandante del nucleo Noe dei carabinieri di Roma.

     La giornata di oggi è fondamentale ( per ciò che avverrà a Roma ) e spiegherà la sua influenza anche sul processo in atto. Noi non crediamo che la Camera farà arrestare l’On. Cosentino per vari motivi. Il primo riguarda il fatto che le accuse odierne sono meno gravi delle precedenti. Il secondo è che le stesse sono per la massima parte “de relato” e fondate sul “lui non poteva non sapere”,( tutti gli arresti di mani pulite ) e che i capitali impiegati per la costruzione del Centro Commerciale “Il Principe” erano di provenienza illegale ( riciclaggio mafioso ). Ci si domanda perché anche i miliardi erogati dalla Unicredit erano di provenienza mafiosa?  E ancora. E’ proprio di ieri la notizia secondo la quale il piemme ed il pentito (Carmine Vassallo ( assuntore dichiarato di cocaina, definito il Ministro dell’Ambiente dei Casalesi ) sarebbero stati smentiti da una perizia del perito del tribunale di Napoli dr. Luigi Boeri.
     Tuttavia, in questa seconda vicenda, che ha coinvolto il coordinatore del P.d.L campano, vi sono molti nodi da sciogliere. Una  mancata  astensione di un magistrato di orientamento rosso e addirittura simpatizzante delle br? Del perché ( e questo a nostro avviso è stato un errore tattico della difesa di Consentino ) presentarsi alla Camera con un giudicato negativo del Riesame e della decisione del Gip? La fretta, è spesso cattiva consigliera. Attendiamo gli sviluppi di oggi per un quadro completo della vicenda.

   
    






      



giovedì 5 gennaio 2012


Processo Santonastaso
BRACCIO DI FERRO  TRA ACCUSA E DIFESA PER L’UTILIZZO DELLE INTERCETTAZIONI REGISTRATE NEI COLLOQUI TRA IL BOSS E IL SUO DIFENSORE -
GLI AVVOCATI: INTERCETTAZIONI  GIA’ RESE INUTILIZZABILI CON DEC RETO DEL GIP – PROSSIMA UDIENZA IL 13 GENNAIO


     S. Maria C.V. -  ( di Ferdinando Terlizzi ) -  Si è tenuta ieri presso la  prima sezione del Tribunale di S. Maria C.V. ( collegio A – Presidente  Orazio Rossi, a latere Francesca Auriemma e  Paola Cervo, - Pm. della DdA Dr. Gianfranco Scarfò ) innanzi alla quale si svolge il processo a  carico dell’avvocato Michele Santonataso,  accusato di concorso con la camorra, detenuto a Secondigliano,   e difeso dagli avvocati Avv. ti Giuseppe  Garofalo, Roberto Pastore e  Stefano Sorrentino.

      Il Tribunale,  che aveva riservato a questa udienza lo scioglimento delle eccezioni sulla utilizzabilità delle intercettazioni,  depositate dall’accusa nella precedente udienza, ha dovuto invece emettere una ordinanza con la quale ha stabilito che nella prossima udienza del 13 gennaio,  il piemme ha facoltà di interloquire sulle eccezioni della difesa prospettate nella precedente e nella presente udienza e che il tribunale scioglierà la riserva nella udienza successiva ( da fissare ) inoltre ha stabilito che nella udienza del 13 prossimo emanerà una ordinanza ammissiva delle prove.

     Nello stesso processo, come è noto sono anche imputati  anche Francesco Bidognetti ( in collegamento video conferenza dal supercarcere di Parma in regime di 41 bis ) e il prof, Carlo Fichera dell’Università di Catania. Il primo difeso dagli avvocati Filippelli e Martino ed il secondo dall’avv. Von Arx, sostituito dall’avv. Alberto Esposito.

     In apertura hanno parlato gli avvocati Pastore e Sorrentino che hanno presentato memorie ( illustrate in udienza ) con le quale contestano tutte le intercettazioni depositate dall’accusa ( per la massima parte avvenute nella sala colloquio del supercarcere  de L’Aquila, tra Francesco Bidognetti e Michele Santonastaso ) ed anche quelle ambientali e telefoniche avvenute tra i due addirittura in udienza.

     In effetti la difesa di Santonastaso ha chiesto al Tribunale di voler dichiarare la inutilizzabilità
di tutte le intercettazioni perché effettuate oltre i termini  consentiti e previsti dalla legge. In particolare gli avvocati hanno spiegato che le intercettazioni depositate dall’accusa sono già stata ritenute inutilizzabili dal Gip di Napoli in più di una circostanza da ben tre sezioni e che anche la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata in merito alla inutilizzabilità di quelle effettuate oltre il termine e senza proroga.
     Ben 4 Gip si sono espressi contro l’utilizzo delle predette ( molte delle quali addirittura avvenute in udienza per telefono tra il difensore ed il boss detenuto e quindi hanno trattato argomenti puramente difensivi di quella udienza e di quel processo. La difesa si è poi soffermata sul fatto che l’accusa nonostante fosse a conoscenza che vari provvedimenti dei Gip di Napoli avessero reso “inutilizzabili” tutte le intercettazioni captata nel carcere dell’Aquila e nel corso delle diverse udienza, e nonostante ciò ha ritenuto lo stesso di doverle depositare come valida prova contro lì imputato.

     Si arriva al parossismo quando – ha spiegato l’avvocato Stefano Sorrentino – addirittura si fa riferimento ad un fantomatico colloquio ( 25/10/2006) che  non è stato né riportato né trascritto sia nella nota dei carabinieri sia nel decreto di urgenza chiesto dalla DdA forse perché in realtà si tratta di un colloquio ma di un “monologo” perché è scomparsa o mai registrata la voce dell’avv. Michele Santonastaso.

     La difesa del professionista casertano precisa ancora che la richiesta di urgenza da parte dell’accusa era pretestuosa perché dal 12 al 19 novembre del 2006 era stata proclamata una astensione nazionale delle Camere Penali per cui non si sarebbero tenute le udienze neppure per gli imputati detenuti. Ed ancora che lì imputato Bidognetti addirittura aveva rinunciato alla presenza in udienza rifiutando anche la video conferenza.  Che dalla nota dei carabinieri risulta che il sopralluogo presso il Carcere di Spoleto  la installazione delle microspie risale al 22 novembre del 2006  ovvero non prima, ma dopo 5 giorni dall’adozione della decretazione d’urgenza e dopo 18 giorni sarà data esecuzione allo stesso.

     Numerose sono la incongruenze e omissioni contestate dalla difesa e infatti – “dopo varie  richieste di proroghe – il Gip scopre la “magagna” ( Sic! …letterale nei documenti depositati)  e con una rigorosa e puntuale motivazione rigetta la richiesta di proroga non prima di aver evidenziato con aspra e rigorosa  critica il rigetto. Ed infatti il piemme non aveva allegato né messa disposizione del Gip gli atti svolti precedentemente per ricostruire la cronistoria delle predette autorizzazioni.

     “Il Gip rilevava inoltre che – pur nella carenza documentale – emergeva in modo indiretto dagli atti la stessa anomalia che dette intercettazioni attenevano unicamente al rapporto difensivo tra l’avv. Santonastaso e Francesco Bidognetti e non fossero estese alle comunicazioni del  Santonastaso con l’esterno”.
     Che, inoltre – come ha dichiarato la difesa – le valutazioni fino allora svolte non erano frutto di un’analisi di un colloquio, bensì della sola parola del Bidognetti. Che alcuna forma di incompatibilità o dovere di astensione previsti dal codice deontologico erano ravvisabili negli atti esaminati – viceversa la condotta  dell’avv. . Santonastaso appariva legittima e frutto di consentite strategie processuali”.

      Sul punto il Gip scrive: “A voler dare allo scambio di vedute – tra il Santonastaso e il Francesco Bidognetti – circa il cambio di  strategie – ma di chi? dei P.M.? – una unilaterale  valenza delinquenziale è ad avviso dell’estensore – del tutto impropria e soprattutto legata su un pregiudizio investigativo privo di concreti riferimenti fattuali”.    

    


  

mercoledì 4 gennaio 2012


CAMORRA, CASERTA:CORTO CIRCUITO GIUDIZIARIO: I PASSARELLI NON COLLUSI MA VITTIME

Accusati di essere collusi con la camorra, gli imprenditori Passarelli erano in realtà sotto tiro dello stesso cartello camorristico nel quale erano indicati dalla Procura antimafia. Ad accusare gli estorsori la stessa Procura che li riteneva solidali. Pentiti, testimoni e denunce, dopo 3 anni, fanno scattare gli arresti. Un caso già visto con la vicenda degli imprenditori di Marcianise, Tartaglione. Ma può un sodale di un gruppo essere vittima con tanto di spari di kalashnikov ed estorsioni a suon di migliaia di euro? Il corto circuito giudiziario tutto italiano


CASERTA, 4 GENNAIO 2011 (Casertasette) - Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta e della Stazione di Parete hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (PP.MM. Dott. Sirignano, Falcone, Conzo, Maresca, Milita), nei confronti di dieci affiliati e fiancheggiatori dell’ala stragista del clan “dei casalesi”, cd. “gruppo Setola”, resisi responsabili a vario titolo di estorsione e detenzione illegale di armi, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan “dei casalesi”. I provvedimenti - come recita una nota dell'Arma - traggono origine da due distinte attività d’indagine condotte dai citati reparti nel periodo in cui il gruppo SETOLA stava ponendo in essere in provincia di Caserta la cd. “strategia del terrore” (maggio 2008 – gennaio 2009), che viene concordemente indicata, da numerosi provvedimenti giudiziari, come la più aggressiva e sanguinaria degli ultimi anni di storia della criminalità organizzata in provincia di Caserta, in quanto bersaglio del gruppo erano testimoni di giustizia, imprenditori, congiunti di collaboratori di giustizia, tutti reati, commessi al fine di rafforzare il gruppo Bidognetti (di cui SETOLA Giuseppe era reggente in quel periodo storico). Nella presente vicenda delittuosa, ai soggetti colpiti dal provvedimento restrittivo, è contestata l’estorsione commessa nei confronti degli imprenditori PASSARELLI, a loro volta già oggetto di indagini per riciclaggio di ingenti capitali della camorra casalese in attività imprenditoriali. Nello specifico, gli esiti delle investigazioni a carico dei PASSARELLI, eredi di Dante Passarelli (deceduto per cause naturali nel 2004 come deciso dal gip su richiesta di archiviazione del pm). E’ in tale ambito che gli imprenditori oggetto di inchieste giudiziarie da parte della stessa Procura( leggi qui l'ultima vicenda giudiziaria che li riguarda ) si ritrovano ad essere anche vittime di condotte estorsive attuate da affiliati allo stesso cartello casalese. La vicenda sostanzialmente presenta i canoni classici del reato di estorsione aggravata, posta in essere ai danni di imprenditori (poiché tale è la veste che assumono, nella singola circostanza, i fratelli PASSARELLI) ad opera di affiliati ad un’organizzazione di tipo mafioso (quali sono, appunto, SETOLA Giuseppe e i propri complici in relazione alla loro organicità al clan dei Casalesi). Il sodalizio capeggiato da SETOLA Giuseppe, nel periodo in cui quest’ultimo è stato latitante (7 Aprile 2008 – 14 Gennaio 2009), ha dato luogo, nei territori “governati” dalla falange del clan “dei casalesi” riconducibile alla famiglia BIDOGNETTI (ma non solo in quelli), alla realizzazione di una incessante serie di delitti, caratterizzati da spaventosa violenza e straordinaria brutalità, capaci di conferire, in breve tempo, al gruppo criminale (non a caso denominato gruppo stragista) una infelice notorietà anche a livello mondiale. Il gruppo stragista, nel periodo in esame, sebbene fosse formalmente confederato al clan dei Casalesi, ha evidenziato una notevole autonomia di gestione dei singoli affari illeciti i quali, pur rimanendo genericamente ascritti al novero delle attività delittuose gestite dall’ organizzazione casalese, si presentano, in realtà, come fatti costituenti l’atto finale di un più generale disegno criminoso, un obiettivo complessivo da conseguire e presentare, da parte di SETOLA Giuseppe, ai vertici del clan senza troppe spiegazioni sui metodi coi quali è stato raggiunto. Emerge indiscutibilmente, in capo a SETOLA Giuseppe, l’attribuzione del più ampio margine decisionale circa l’attuazione dei programmi criminali sul territorio. In questo senso depongono concordemente numerose indagini condotte dalla D.D.A. della Procura di Napoli. In siffatto ambito criminale, cioè quello contraddistinto dalla piena autonomia gestionale degli affari illeciti da parte di Giuseppe SETOLA, vengono ad annidarsi alcune vicende delittuose, come quella oggetto della presente misura cautelare, che a primo acchitto sembrano poco comprensibili ma che in definitiva, lumeggiati dalla inamovibile volontà del gruppo SETOLA di pervenire ad ogni costo al raggiungimento del suddetto obiettivo, finiscono per delinearsi in maniera chiara ed infelicemente logica. Il caso non è isolato: si prendano ad esempio, a questo proposito, le vicende estorsive perpetrate da SETOLA Giuseppe ed i propri affiliati ai danni del noto concessionario di motocicli TAMBURRINO Luigi, che dimostrano, concretamente, la tesi descritta poc’anzi: i noti rapporti – anche di parentela – del TAMBURRINO con la famiglia BIDOGNETTI (indiscutibilmente posta al vertice del clan “dei casalesi”) e la ritenuta appartenenza dell’imprenditore stesso al sodalizio criminoso, non sono evidentemente serviti ad evitare, da parte del gruppo stragista, la realizzazione di complesse e multiformi condotte estorsive ai suoi danni poiché, evidentemente, ritenute indispensabili al raggiungimento dell’obiettivo economico assegnato a SETOLA Giuseppe. I soggetti destinatari della misura cautelare in carcere sono: - SETOLA Giuseppe cl.’70; - SANTORO Salvatore cl.’87; - GRANATO Davide cl.’75; - LETIZIA Giovanni cl.’80; - CIRILLO Alessandro cl.’76; - ALFIERO Massimo cl.’72; - NATALE Carmine cl.’57; - NATALE Emilio cl.’86; - MASSARO Arturo cl.’68; - ESPOSITO Stefano cl.’84, i primi sette già detenuti, mentre gli ultimi tre liberi.
Di seguito si riportano i capi d’imputazione contestati agli arrestati: - in particolare, con minaccia consistita nel far valere la forza di intimidazione che promana dall’associazione camorristica di cui gli stessi fanno parte, costringevano PASSARELLI Biagio, Franco, Davide e Gianluca al versamento della somma di denaro pari ad euro 120.000,00 euro, richiesta a titolo estorsivo per svariate motivazioni ed in particolare: 30.000,00 euro per l’acquisto di un immobile sito in Lusciano; 25.000,00 euro come prestito personale in favore di SETOLA Giuseppe; 25.000,00 euro per la struttura realizzata quale sede della Commerciale Europea, di Pignataro Maggiore; 40.000,00 euro a titolo di provento estorsivo periodico; - inoltre, SETOLA Giuseppe, LETIZIA Giovanni e CIRILLO Alessandro detenevano e portavano in luogo pubblico un fucile mitragliatore “Kalashnikov” e due pistole semiautomatiche, armi rinvenute e sequestrate il 30.09.2008 da questo Comando in Giugliano in Campania (Napoli) – località Varcaturo – in occasione dell’arresto dei latitanti CIRILLO Alessandro, LETIZIA Giovanni e SPAGNUOLO Oreste. Nello specifico, il giorno 15 Settembre 2008, in Villa Literno, al fine di costringere i componenti della famiglia PASSARELLI a presentarsi al cospetto di SETOLA Giuseppe e di altri affiliati al gruppo, esplodevano numerosissimi colpi di arma da fuoco, all’indirizzo delle saracinesche dell’attività commerciale MD, esercizio commerciale che al momento dell’agguato era fortunatamente chiuso al pubblico, ubicato in Villa Literno, nell’immobile di proprietà della famiglia PASSARELLI; infine sempre gli stessi, in epoca compresa tra il 16 ed il 30 Settembre 2008, in Varcaturo (Napoli), presso il ristorante ARAMACAO, al fine di portare a compimento il loro proposito estorsivo, illecitamente detenevano e portavano le armi sopra indicate, durante il pranzo consumato unitamente alle vittime dell’estorsione, mettendole in bella vista dei fratelli Passarelli, con ciò intensificando la minaccia estorsiva perpetrata nei confronti di questi ultimi.
· Inoltre Cronaca
· News di redazione 







Articolo più letto relativo a Cronaca:
CASERTA, CUOCO UCCISO A TEANO: ESEGUITA AUTOPSIA





Punteggio medio: 5
Voti: 1







Ti prego, aspetta un secondo e vota per questo articolo:

 Eccellente
 Ottimo
 Buono
 Normale
 Cattivo









 Pagina Stampabile  Pagina Stampabile


 Invia questo Articolo ad un Amico  Invia questo Articolo ad un Amico